
- 264 pagine
- Italian
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eBook - ePub
Informazioni su questo libro
C'è una cosa che Hap Collins e Leonard Pine non riescono mai a farsi bastare: i problemi. In un modo o nell'altro finiscono sempre col cacciarsi in situazioni in cui nessuno vorrebbe cacciarsi. Cosà quando il loro amico Marvin Harmon propone loro di occuparsi di un duplice omicidio irrisolto ci si buttano a capofitto. La faccenda però puzza di guai da lontano un miglio. Entrambe le vittime stavano per ereditare un bel gruzzolo e una delle due era invischiata in uno strampalato culto di adoratori di vampiri dall'aria tutt'altro che lecita. Come se non bastasse, dallo sfondo delle foto della scena del crimine emerge un dettaglio ancora piú inquietante: la testa di un diavolo, del colore del sangue, dipinta su di un albero...
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Informazioni
1.
A bordo della macchina di Leonard, lungo il marciapiede e sotto un lampione fracassato, stavamo guardando una casa a circa un isolato di distanza. La strada era buia, la casa era buia e la casa vicina era altrettanto buia, mentre alle spalle di tutta quella roba c’era un campo da baseball abbandonato, con l’erba alta e bruciata dal sole estivo, ormai secca da un paio di mesi ma ancora intatta, i festoni ricurvi come lame di spada piegate all’estremità . Un vento autunnale e pungente spingeva tutt’attorno le foglie secche, e l’aria fresca entrava con effetto piacevole dai finestrini abbassati. Anche dietro il campo da baseball c’era un gran buio.
Tutta quella zona non era certo il luogo piú indicato per il cazzeggio. Si rischiava di farsi ritrovare al mattino dentro un fosso con la gola tagliata, le tasche vuote e tracce di sperma – o, al limite, qualcosa di appuntito – dritte su per il culo. Il tipico posto in cui anche i topi sono di proprietà delle gang.
Fatto sta che eravamo lÃ. Vittime sacrificali del destino.
– Mi sembra d’essere uno spaccagambe a noleggio, – dissi.
– Perché, cos’altro sei? – rispose Leonard.
– Che situazione del cazzo.
– Ha menato una vecchia, Hap. L’ha ripulita ben bene. Sarà anche una situazione del cazzo, ma di quelle con tanto di cappello e cravatta.
– Cappello e cravatta?
– È un modo di dire.
– Ma dai.
– Va bene, me lo sono inventato io.
– Ecco, bravo.
– Il fatto è che gli sbirri non hanno mosso un dito.
– Ma se l’hanno fermato per interrogarlo.
– Mica cazzi, – disse Leonard. – Solo che era la parola della signora Johnson contro la sua, e difatti adesso è libero come un fringuello e se la dorme della grossa in quella casa assieme al suo amichetto, con tutti i soldi della vecchia.
– Però l’amichetto non l’ha menata, – dissi.
– SÃ, va be’, ma almeno impara a non frequentare la gente sbagliata.
– Perché, io con te cosa faccio?
– Ma io sono pieno di fascino, – disse Leonard, scrocchiandosi le nocche. – Pronto?
– Non sono mica sicuro, – risposi.
– E che c’è da pensare? Ormai ’sto lavoro l’abbiamo preso.
– Ai soldi, intanto. Venticinque dollari, da dividere in due. Tutto qui? Sul serio?
– Da quand’è che stai dietro ai soldi?
– Da quando la mia parte è dodici e cinquanta.
– Ci ripaghiamo quelle mazze da baseball del cazzo, – disse lui.
– Ah, poco ma sicuro. E magari, a festa finita, ci avanza anche mezzo dollaro.
– Di che ti lamenti, allora? Tanto di guadagnato.
– Rischiamo di ritrovarci in galera, tanto per dire. Io, te, Marvin e la signora Johnson, tutti e quattro seduti su una branda a sferruzzare maglioni con la scritta FESSO sul davanti.
Leonard sospirò, lasciandosi andare contro il sedile col tipico tono del padre che intende spiegare al figlio perché i brutti voti a scuola ti fanno andare poco lontano nella vita. – ’Sto coglione non aprirà bocca. Deve mantenere una reputazione da duro, lui. Secondo te vuole far sapere in giro che è stato colto di sorpresa e preso a botte da un biancuzzo spompato e da un bellissimo megafrocio armati di mazze da baseball?
– Reputazione? Ha menato una vecchia, che razza di reputazione è?
– Magari ’sta parte non la fa sapere. Dice soltanto che è un pezzo grosso di qualche gang eccetera. Magari si crede una leggenda. E noi siamo qui solo per recuperare i quattrini della signora Johnson.
– Cioè dovremmo conciare per le feste qualcuno per la modica somma di ottantotto dollari?
– E spiccioli.
– Già , Leonard, vediamo di non scordarcelo. Piú quarantacinque cent.
– Quarantasei. ’Ste cose contano, se devi sfangartela solo con la pensione. E poi guarda che a noi ce ne vengono in tasca venticinque, piú la parte che va a Marvin.
– Lo sai anche tu che lui non vuole un centesimo, e noi pure, e che questo mica è un lavoro vero e proprio. Stiamo solo facendo un piacere a qualcuno, tutti quanti. Marvin alla vecchia, e noi a lui.
– SÃ, va be’, comunque possiamo sempre far finta, – disse Leonard. – Almeno ci si diverte. Non ti è mai capitato?
Gli rifilai un’occhiataccia. – E mentre noi giochiamo a far finta, in quella casa magari c’è gente che fa sul serio. E io sono stufo di menare le mani e di buscarne a mia volta.
– D’accordo, allora. Le meno io. Tu non spacchi nulla, né i mobili né le ossa di quel tipo. Ci limitiamo a fargli sapere che non ci piace come s’è comportato, e io lo randello sulle parti molli.
– Fai tanto per dire, eh? Tu sà che hai intenzione di spaccare qualcosa.
Leonard non rispose subito. – Le ha rotto una mano, quindi mi sembra giusto romperla pure a lui. Ma tu puoi anche tenerti lontano da questa faccenda, fratello. Basta che te ne stai là e tieni d’occhio il suo amico. Quello grosso, Chunk. Mi seccherebbe sentirmelo ficcare su per il culo.
– Sbaglio, o gira voce che questo amico è un vero armadio? – dissi.
– Sei piú contento se lo tengo d’occhio io, quel tale, e tu gli spacchi la mano?
– No.
– Ma che cazzo, fratello. Ti vuoi decidere? Eh?
Tirai un sospiro. – Spaccagliela tu.
– Possiamo andare, allora?
– Va bene. Però, quando saremo dietro le sbarre a Huntsville, ricordati che quest’idea non mi piaceva.
– Adesso me lo segno, – disse Leonard. – Ti darò anche la mia razione di pane, in galera.
– Ripeti un po’ il nome di questo tipo.
– E che differenza fa?
– Se devo menare qualcuno, preferisco sapere come si chiama.
– Quello che ha preso i soldi è Thomas Traney. Il suo amico, quello grande e grosso, gira sotto il nome di Chunk. Non so altro. E già lo sapevi anche tu.
– SÃ, ma non ci stavo poi cosà attento. Mica credevo che lo facevamo davvero. Tra un po’ ci toccherà torcere il polso a qualche bambinetto delle elementari per sapere chi ha fregato i soldi della merenda. O magari possiamo fregarglieli direttamente noi, duri come siamo.
– Hai finito di rompere i coglioni? – disse Leonard, infilandosi un paio di guanti e porgendone un paio anche a me.
Feci di sà con la testa, li infilai a mia volta, mi sporsi dietro il sedile, presi le mazze da baseball e ne allungai una a Leonard.
2.
Scendemmo dalla macchina, attraversando l’erba secca del prato buio per poi salire sulla veranda posteriore. Mi voltai a guardare il campo da baseball e l’oscurità che lo circondava, casomai qualcuno ci stesse tenendo d’occhio.
Niente.
Leonard appoggiò un orecchio sulla porta.
– Piú silenzio che nel cervello di un politicante, – disse.
– E faremmo meglio a lasciarlo cosÃ.
Leonard toccò la porta e la spinse appena. – Non regge un cazzo.
Questa volta non commentai. Troppo tardi. Eravamo in ballo.
Lui fece un passo indietro e le affibbiò una robusta pedata. La serratura cedette, cosà come il legno, e la porta si aprà andando a sbattere contro il muro. Eccoci dentro.
C’era un corridoio, che imboccammo subito. A sinistra, una stanza con la porta aperta. Vi guardai dentro. Solo cumuli di paccottiglia. Guardai Leonard e scossi il capo. Tutta la casa puzzava di sigaretta.
Leonard proseguà lungo il corridoio, determinato come chi deve aprire la strada. Feci fatica a stargli dietro. Aprà di colpo una porta sulla destra ed entrò. Detti un’occhiata. Un materasso sul pavimento, con sopra una donna, piú una finestra che lasciava trapelare un raggio di luna. Per quel che riuscivo a capire, la tipa era scura di pelle, con gli occhi sbarrati e nuda dalla cintola in su. Quel che non si vedeva di lei era avvolto in un copriletto. Da come piegò appena la testa alla mia sinistra mi resi conto che stava guardando qualcuno nell’angolo. – Attento! – dissi.
Leonard ruotò su se stesso e si udà uno sparo e tutto quanto si illuminò per un attimo e una pallottola sibilò in aria e andò a conf...
Indice dei contenuti
- Copertina
- Frontespizio
- Devil Red
- 1.
- 2.
- 3.
- 4.
- 5.
- 6.
- 7.
- 8.
- 9.
- 10.
- 11.
- 12.
- 13.
- 14.
- 15.
- 16.
- 17.
- 18.
- 19.
- 20.
- 21.
- 22.
- 23.
- 24.
- 25.
- 26.
- 27.
- 28.
- 29.
- 30.
- 31.
- 32.
- 33.
- 34.
- 35.
- 36.
- 37.
- 38.
- 39.
- 40.
- 41.
- 42.
- 43.
- 44.
- 45.
- 46.
- 47.
- 48.
- 49.
- 50.
- 51.
- 52.
- 53.
- 54.
- 55.
- 56.
- 57.
- 58.
- 59.
- 60.
- 61.
- 62.
- 63.
- 64.
- 65.
- 66.
- 67.
- 68.
- 69.
- 70.
- 71.
- 72.
- 73.
- Il libro
- L’autore
- Dello stesso autore
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