L'aria di un crimine
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L'aria di un crimine

  1. 232 pagine
  2. Italian
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  4. Disponibile su iOS e Android
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L'aria di un crimine

Informazioni su questo libro

Un cadavere viene trovato accanto a una fontana nella piazza del paese. Nessuno l'ha visto da vivo, nessuno sa chi sia. L'indagine sembra senza speranza, anche perché la gente di Región è abituata a parlare pochissimo e a compiere nel silenzio le proprie vendette. Una carrellata di personaggi memorabili, una lingua affascinante, da far girare la testa. Nel suo unico giallo Juan Benet, per molti il piú grande scrittore spagnolo del Novecento, mette in crisi i canoni del genere poliziesco esaltando nell'ambiguità la forza della letteratura.Juan Benet, convinto che l'umanità continui «a essere tribale», in L'aria di un crimine affida alla voce del narratore il linguaggio del numinoso che esalta l'onnipotenza dei fenomeni naturali, ostili dalla notte dei tempi a ogni forma di civiltà. Il fatto che Región stia andando in rovina, anche (ma non solo) come conseguenza della guerra civile, conferma soltanto l'andamento ciclico della storia del mondo. Il male ha radici piú oscure e universali, come già temevano uno scienziato e un umanista che agli albori del XX secolo misero a soqquadro i fondamenti delle nostre conoscenze. In una lettera del 1932 Albert Einstein domanda a Sigmund Freud se ci sia un modo di liberare per sempre l'umanità dalla sventura della guerra. Piuttosto a disagio, nella sua risposta articolata Freud conclude di non avere speranze che la pulsione di morte si allenti. Con pari sgomento, Juan Benet è in allerta fin da giovane, ma non per questo capitola. Ne è prova la sua scrittura nata da un desiderio che non si acquieta, da una mancanza che di racconto in racconto rilancia il dilemma, scava, attende.
dalla prefazione di Elide Pittarello

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Informazioni

Editore
EINAUDI
Anno
2021
Print ISBN
9788806247300
eBook ISBN
9788858435984

XVII.

Il capitano e i suoi uomini arrivarono a casa Zúñiga a mezzogiorno circa di martedí, una settimana dopo il Piccolo. Lasciarono i cavalli all’ombra dell’olmo e si disposero a mangiare qualcosa e a riposare sulla riva del fiume, dove il caporale Martí fece un tuffo. Aprirono qualche scatola di sardine e di tonno e si prepararono dei panini, ognuno col suo pane.
Il capitano entrò nell’atrio; da una stanza del piano superiore divisa all’interno da tramezzi, scale e tappeti, giungeva l’eco smorzata di una conversazione di donne, parole che la distanza trasformava in agitazione di coleotteri, voli repentini e nervosi, e colpi contro un vetro.
Chiamò senza avere risposta e uscí di nuovo sullo spiazzo esterno. Fece il giro della casa saltando il muretto dell’orto, e le voci alternativamente si avvicinavano e si allontanavano, come se l’ombra e il sole fossero mezzi diversi per la loro propagazione. Quando sbucò di nuovo sullo spiazzo, notò tracce di pneumatici, abbastanza recenti. Non pioveva da due settimane, quindi potevano essere lí da allora. C’erano dei solchi molto evidenti di una manovra intorno all’olmo, non oltre la casa. Altre tracce si perdevano in direzione del fiume e della collina.
Non c’era un uomo in casa, e le donne non sapevano niente, o seppero dire solo – dalla rampa della scala due voci che a malapena si mettevano d’accordo – che in quei giorni era passata di lí la solita gente, un paio di automobili dirette alla montagna e la gente delle miniere che attraversava il fiume.
Non grazie all’informazione, ma guidato dal suo istinto e dalle tracce lasciate dall’auto, il capitano decise di modificare il piano precedente e invece di seguire la strada del fiume fino al canyon preferí guadare la corrente un po’ piú a monte e continuare per i campi fino alla conca mineraria, per poi aggirare le falde dell’Hurd e raggiungere El Salvador e Bocentellas al ritorno a San Mamud.
Erano circa le sei di sera quando entrarono al villaggio minerario La Cenicienta, o ciò che ne rimaneva. Quattro padiglioni a un piano di forma allungata, di costruzione approssimativa, con tetto di lamiera a due spioventi e porte e finestre con infissi metallici e tutti i vetri rotti; situati a livelli diversi seguivano la topografia formando una specie di strada in salita chiusa dalle latrine. Tre delle baracche erano state abbandonate e devastate, di alcune si erano portati via persino gli infissi delle finestre, mentre le pareti esibivano vecchie cicatrici rattoppate alla buona con bulloni e pezzi di ferro. Quando il capitano entrò in una baracca, un uccello cercò rifugio in un cornicione di legno agitando furiosamente le ali. Un riquadro di sole illuminava resti di feci non molto recenti sul pavimento.
La quarta baracca era ancora abitata. Con quattro pali, una rete e una lamiera avevano tirato su un recinto dove mezza dozzina di galline ostentavano la loro sciocca indifferenza al mondo.
L’uomo della baracca non si disturbò a salutare il capitano, quando gli passò accanto con un secchio di carbone in mano. Non si sarebbe disturbato a voltare la testa nemmeno se avesse incontrato il Papa che lo benediceva dalla sedia gestatoria. Era vissuto a lungo quell’uomo. A lungo e male. Era vecchio, si era messo in pensione parecchi anni prima, quando gli avevano diagnosticato una pneumoconiosi di terzo grado. Dopo aver lavorato come responsabile delle baracche a La Cenicienta, e allorché una dopo l’altra, persino quella di silice, tutte le miniere della piccola conca ebbero chiuso, lui aveva scelto di rimanere in quell’angolo sperduto, non certo perché ci fosse affezionato ma perché non aveva voglia di andare altrove.
Non era l’unico. Altri uomini piú giovani e in salute avevano preferito rimanere per dedicarsi a una sorta di lavoro minerario furtivo, scavando in cerca di quel leggendario filone d’argento, che quanti piú uomini e capitali rovinava tanto piú fresca e vigorosa conservava la sua leggenda. Campavano come potevano, a volte si spostavano per un periodo e andavano a lavorare nelle miniere dell’alto Bierzo o alla fonte del Sil, o persino nelle Asturie, ma non tanto con lo scopo di guadagnare o di cambiare provvisoriamente vita, quanto per godersi una stagione di riposo e tornare con nuove energie a cercare il filone. Qualcuno diceva che arrivavano a un centinaio, ma altri assicuravano che non erano piú di due dozzine. In genere si organizzavano in gruppi di otto, dieci o dodici che formavano una specie di cooperativa per distribuire le spese, chi poteva contribuiva in cambio di future partecipazioni. Attiravano alcuni commercianti che a scadenze fisse salivano su a cavallo per vendere – o barattare per un geode o pietre con incrostazioni metalliche o un serpente fossile – vestiti usati, orologi falsi, bagatelle varie, fotografie e stampe religiose o pornografiche. Non era raro che ci fossero vittime del grisú, a nessuno importava piú di tanto. Non lasciavano vedove o bambini, li avevano abbandonati da molto tempo. Qualcuno rimaneva sepolto vivo e quando un gruppo decideva di investigare – questa era la prosopopea per designare il loro lavoro – un filone trascurato per molto tempo, non era raro trovare tra i resti delle vecchie miniere il cadavere – non decomposto – di un compagno di cui nessuno, avendo lui deciso di agire per conto suo, aveva avvertito la mancanza.
Ma il vecchio della baracca non era uno di loro; lui rappresentava la permanenza, poco meno della corona, cosí come La Cenicienta era la capitale. Non aveva bisogno di muoversi, non sarebbe mai uscito da lí. A volte ospitava inquilini nella baracca, ma piú spesso era solo. Non gli mancavano provviste per le sue necessità e a nessuno rifiutava una cena, persino un pollo. Perciò con una certa frequenza riceveva regali.
Si sedette sulla soglia della porta e disse:
– No, non è passato nessuno da qui. Nessuno deve passare da qui. Solo i giusti. Ma i giusti non passano da qui perché sono già qui. L’ha detto chiaramente il Signore, per bocca di un suo principe, che dei giusti sarà il regno di questo mondo. Lei ha un bell’aspetto, abbia cura di sé. Nessuno può dire: ecco l’acqua del Giordano che non berrò mai. Ma di tutto ciò hanno colpa le circostanze. Le circostanze. Non ci dovrebbero essere, perché cosí non ci sarebbero peccatori né ingiusti. Capisce? Capisco che per lei sia difficile, un uomo di cosí bell’aspetto. E quella divisa? Quella è una divisa? Che tipo di voti ha fatto lei? Io li ho fatti tutti, compreso quello di silenzio, perché quando parlo, parlo da solo, che è come non farlo con nessuno, e quando parlo con gli altri parlo di cose senza importanza. Sciocchezze. Bravate. Le Scritture.
Il capitano aveva mandato gli uomini a perlustrare i dintorni e siccome si attardavano decise di passare la notte a La Cenicienta. Il vecchio della baracca fece i preparativi per ospitarli e poi si sedette sul primo gradino della porta e riprese a parlare:
– Odio le circostanze, non dovrebbero esistere. E intuisco che la saggezza del nostro popolo, che è grande, un giorno le eliminerà. Prima o poi, le eliminerà, e allora… Non mi piacerebbe essere nella pelle degli umili, perché di loro sarà solo il regno dei cieli. L’ha detto il Signore, per bocca di uno dei suoi principi, da me non aspettatevi nulla. Io non ho niente da fare qui. Il Signore è potente, ma il nostro popolo anche. Il nostro popolo non è solo il piú potente, ma è potente come il Signore. Le circostanze feriscono, lo dicono le Scritture. Nella mia vita ne ho trovate di tutti i tipi, e lo stesso posso dire delle donne. Fateci attenzione, come con il cibo. Occhio! Il nostro popolo le supererà e non prevarranno; il nostro popolo è grande, molto grande e un giorno insorgerà contro le circostanze, e allora… Mi capisce? Lei è giovane e uomo di bell’aspetto. Stia attento! Mi creda, si sta attenti solo alle apparenze, e quindi, essendo lei giovane e di bell’aspetto, guarderanno alla sua apparenza. Cos’altro può chiedere? No, non può chiedere altro. Senta, io ho visto di tutto in questa vita, ma solo per un istante, per un momento, ed è terribile. Avrei voluto vederlo piú a lungo? Non lo so. Nel momento dell’esplosione ho visto la resa del generale Pinto davanti alla miniera, e nel soffitto ho contemplato molte volte, ma tante volte, il naufragio della Reina Regente, per non parlare di tante altre cose. E allora? Me lo sono chiesto a volte, e allora? Io conosco la legge dei numeri e a quale cifra corrisponde ogni istante, capisce quanto è importante? E allora? Le dirò anche una cosa che forse la sorprenderà, perché lei è giovane e di aspetto sano. Le dirò una cosa: non si lasci trascinare alla sconfitta, ci arrivi coi suoi mezzi. Guardi che l’ho sempre detto, in genere sono uomini dignitosi, ma anche molto testardi, come tutti quelli che vivono sotto terra. Lo dico sempre, come fate a fallire cosí? Fallite in una forma stupida, con poca grazia. Non imparerete mai a fallire con talento? Neanch’io, devo riconoscerlo, ho fallito come si deve, quando ho fallito. Ho avuto molti successi nella vita, sono stato fortunato, lo riconosco. Non ho avuto molti fallimenti, ho conosciuto i successi, o no? La fortuna mi ha accompagnato, non posso negarlo. Una volta ho visto il festino di Baldassare e la mano che scrisse LIBERTÀ A PRESTES, o a Haya de la Torre. Eravamo grandi amici là dentro; abbiamo parlato di quello, non avevano un’opinione. Il denaro? Le dirò una cosa, perché lei sembra giovane e gode di buona salute. Stia attento! Le dirò: non badi al denaro. Lo dicono le Scritture. Qualsiasi cosa prima del denaro, non serve forse il denaro per comprare ogni cosa? Aspettare cosa, quindi? Quanto alle donne, stia attento! Non so niente sul loro modo di vivere, che dev’essere simile al nostro, però stia attento, imparano ad amare solo dopo aver amato e conoscono solo dopo aver conosciuto; ossia non hanno molta ispirazione. E questo è grave. Perciò si dice che solo nella guerra e nel danno si conosce il cuore. Capisce? Lo so che sono cose molto difficili e che bisogna essere preparati. Le dirò, cerchi di non essere mai preparato. Se la trovano preparato è peggio perché la beccano in pieno, e lei pensa che non la beccano dato che è preparato? No, certo che no. È l’unico modo in cui la trovano preparato. Evidentemente la vita non è niente male; ora, potrebbe essere meglio? Sí e no, di conseguenza la questione è risolta. Chi oserebbe negarlo?
D’improvviso si alzò e scomparve per rifugiarsi nella stamberga che si era allestito, in fondo alla baracca.
Il mattino seguente il capitano andò a perlustrare i contrafforti meridionali dell’Hurd, il bacino di San Juan, la grotta della Mansurra e la capanna dell’Indio. Non trovò nessuno, nemmeno pastori, della valle o del monte, cosí diversi tra loro. Come al solito, dal camino della capanna dell’Indio usciva fumo, e nella cucina, dove gli uomini indugiarono a lungo, riscaldava a fuoco lento una pentola di ghisa di cui uno di loro alzò il coperchio per annusare e approvare la minestra. L’Indio viveva da solo, ed era noto che non gli andava di farsi vedere a casa sua. Di lui si dicevano cose molto diverse; si diceva che fosse di Ferrellán e che tutti lo conoscevano, ma nessuno lo riconosceva come l’Indio, perché cosí lui voleva; si diceva che avesse ucciso il padre e che...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Sull’incertezza
  4. L’aria di un crimine
  5. I.
  6. II.
  7. III.
  8. IV.
  9. V.
  10. VI.
  11. VII.
  12. VIII.
  13. IX.
  14. X.
  15. XI.
  16. XII.
  17. XIII.
  18. XIV.
  19. XV.
  20. XVI.
  21. XVII.
  22. XVIII.
  23. XIX.
  24. XX.
  25. XXI.
  26. XXII.
  27. XXIII.
  28. XXIV.
  29. XXV.
  30. XXVI.
  31. XXVII.
  32. Il libro
  33. L’autore
  34. Copyright