Alcune parole dei taccuini sono del tutto illeggibili e sono segnalate nel testo. Altre si possono leggere con grande difficoltà e non sono sicuro di averle interpretate bene. In quest’ultimo caso l’ho segnalato utilizzando il corsivo. I numeri tra parentesi quadre si riferiscono ai cambiamenti di pagina nel testo originario. I corsivi nei titoli sono di Lidia. Nei due taccuini sono presenti alcuni disegni a carattere naturalistico che riproducono la campagna e le montagne monregalesi, in particolare attraverso la vista che Lidia aveva dalla sua casa. Cinque dei disegni risultano separati dal resto delle pagine e conservati da Lidia insieme ai taccuini. Sono stati realizzati su fogli singoli, ma con lo stesso tipo di carta.
Primo taccuino.
[1] La libertà è la facoltà di fare ciò che si deve e non ciò che si vuole
In un anno di prigionia ho riflettuto parecchio, arrivando a questa constatazione: ho vissuto male fino a 19 anni, e nell’anno che segue e forse per poco piú ancora pago il fio dei miei falli.
Dal giorno in cui mi hanno arrestata ho avuto l’impressione di avere meritato questa prova per ben altri motivi che quelli che mi hanno portata in prigione, soprattutto per essermi comportata come una vera [2] imbecille. A tutto posso trovare una scusa, ma non l’imbecillità, quando si è affetti da codesta malattia si resta nel guscio, sotto le ali della chioccia e non ci si cimenta in imprese nelle quali oltre alla nostra si può mettere a repentaglio la vita di altre persone.
Quando ero studentessa avevo preso queste poche parole come motto, ma purtroppo in effetto [sic] non sono rimaste che un motto. Godendo di una libertà illimitata ho fatto piú volte cose che mi tornavano gradite ma che richiedevano una certa elasticità di coscienza, anzi a volte avrei dovuto pensare a una vera metamorfosi: coscienza che si cambia in [3] gomma pirelli, ma solo adesso riesco a rendermi conto di questo. Pago ora, e pago soprattutto due grandi errori della mia vita, uno dovuto alla mia stupidità, l’altro alla mia debolezza.
È difficile sapere quale sia il piú grave: l’uno riguarda solo me stessa, l’altro poteva nuocere a piú persone, ma per fortuna nel momento del pericolo è ritornata la presenza di spirito e l’intelligenza, e siamo giusti, se ha avuto una conseguenza l’ha avuta solo nei miei riguardi.
Queste conseguenze mi hanno portata a Ravensbruch [sic] dopo qualche mese di prigionia in Italia dove già il mio carat [4] tere ha incominciato a subire una completa metamorfosi, ed ora a non ancora 20 anni d’età ho il piacere di sentirmi dire da tutti quelli che mi avvicinano se ho dai 24 a 26 anni.
La maturità di spirito ha portato un precoce invecchiamento nel viso: ho già molte rughe sulla fronte e agli angoli della bocca, gli occhi non brillano della luce della giovinezza, e già molti fili bianchi brillano fra i miei capelli.
Pochi dei vecchi amici e dei vecchi compagni mi riconoscerebbero; dell’«enfant terribile» non resta piú [5] nulla, della figlia della montagna men che meno, ieri sera come ultima prova della morte dell’antica Lidia ho dovuto constatare che non so piú ballare, ma forse c’è qualcosa di guadagnato in tutte queste perdite, forse tornando potrò essere una ragazza normale e senza tanti grilli per la testa.
[6] A spasso per il campo
Non so quanto pagherebbero [sic] un giornalista americano per vivere due ore nel nostro campo, ad ogni modo sono certa che né la piú grande fantasia di giornalista, né il piú bravo fra tutti i registi o gli scenografi di Oliwod [sic] saprebbe sia immaginare, sia rendere la scena del vascraum [sic] e dei gabinetti del Siemens Lager.
Un puritano dovrebbe fare un vero sforzo e mettere a letto con un buon sonnifero il suo pudore e la sua coscienza, prima di entrare a visitare questo blocco, questi saloni di toeletta di nuovo genere, ma credo che anche [7] il piú spregiudicato nudista, troverebbe che in fin dei conti lo spettacolo a cui deve assistere è un tantino esagerato.
Come ho detto si tratta di tutto un blocco adibito alla toeletta di piú di duemila persone; entrando per la porta centrale ci si trova in una specie di anticamera che porta come ornamento una scritta a caratteri cubitali blu e neri
«La pulizia e l’ordine portano alla libertà»
Si direbbe questa la grande promessa; il paese incantato ove con un po’ di sapone e un po’ d’acqua si acquista la libertà, perciò non c’è da esitare e di volo si [8] gira a destra e si entra: confusione, colpi di gomito, pestate di piedi… certo la libertà porta confusione, ma dal [parole non leggibili] la porta di fondo ma ora non scorgo nessun viso brillante di gioia per la sua prossima partenza dal campo, nessuno che esce senza numero [parola non leggibile] per la sua nettezza ma forse c’è altra uscita. Le fortunate mortali passeranno per la porta che si trova in fondo, di fronte all’entrata ma che per ora è ancora ermeticamente chiusa. Ma intanto, libertà o no, bisogna prima entrare e cominciare la caccia a un lavabo, [parola non leggibile] per essere delle candidate alla liberazione… già però sulla [9] loro scritta hanno dimenticato di aggiungere «Pazienza» e non solo per attendere la libertà, ma anche per attendere il nostro turno per lavarci.
Intanto devi incominciare a subire una specie di selezione che viene fatta dalla direttrice e signora, sovrana della sala.
La casta polonese, i triangoli neri tedeschi e l’aristocrazia ceca ha il diritto di lavarsi nei lavabi di sinistra, puliti, lucidati con la sabbia ed in ordine ad ogni ora del giorno; puoi senza compenso avere pieni secchi d’acqua calda affinché i loro corpi delicati non rabbrividiscano al contatto con l’acqua gelata, possono asciugare la loro biancheria sulla stufa, e se le aggra [10] da per non perdere tempo prezioso anche abbrustolire il loro pane. Ed ecco entrare una privilegiata e seguita da un’altra, che le porta il secchio per l’acqua calda, lo sgabello per appoggiare i panni, poiché, Dio ci guardi, non appenderebbe mai i suoi vestiti ad un chiodo al muro, ove per disgrazia un giorno può averci appeso i suoi lasciandovi come ricordo, orrore e scandalo, un pidocchio.
Il paggio regge pure con delicatezza e venerazione il sacco di...