
- 96 pagine
- Italian
- ePUB (disponibile sull'app)
- Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub
Il silenzio
Informazioni su questo libro
Manhattan, 2022. Una coppia è in volo verso New York, di ritorno dalla loro prima vacanza dopo la pandemia. In città, in un appartamento nell'East Side, li aspettano tre loro amici per guardare tutti insieme il Super Bowl: una professoressa di fisica in pensione, suo marito e un suo ex studente geniale e visionario. Una scena come tante, un quadro di ritrovata normalità. Poi, all'improvviso, non annunciato, misterioso: il silenzio. Tutta la tecnologia digitale ammutolisce. Internet tace. I tweet, i post, i bot spariscono. Gli schermi, tutti gli schermi, che come fantasmi ci circondano ogni momento della nostra esistenza, diventano neri. Le luci si spengono, un black-out avvolge nelle tenebre la città (o il mondo intero? Del resto come fare a saperlo?) L'aereo è costretto a un atterraggio di fortuna. E addio Super Bowl. Cosa sta succedendo? È l'inizio di una guerra, o la prima ondata di un attacco terroristico? Un incidente? O è il collasso della tecnologia su se stessa, sotto il proprio tirannico peso? È l'apparizione di un buco nero, l'aprirsi di una piega dello spazio e del tempo in cui le nostre vite scivolano inesorabilmente? Di certo c'è questo: era dai tempi di Rumore bianco che Don DeLillo non ci ricordava con tanta accecante precisione che viviamo, disperati e felici, in un mondo delilliano.
Domande frequenti
Sì, puoi annullare l'abbonamento in qualsiasi momento dalla sezione Abbonamento nelle impostazioni del tuo account sul sito web di Perlego. L'abbonamento rimarrà attivo fino alla fine del periodo di fatturazione in corso. Scopri come annullare l'abbonamento.
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Perlego offre due piani: Base e Completo
- Base è ideale per studenti e professionisti che amano esplorare un’ampia varietà di argomenti. Accedi alla Biblioteca Base con oltre 800.000 titoli affidabili e best-seller in business, crescita personale e discipline umanistiche. Include tempo di lettura illimitato e voce Read Aloud standard.
- Completo: Perfetto per studenti avanzati e ricercatori che necessitano di accesso completo e senza restrizioni. Sblocca oltre 1,4 milioni di libri in centinaia di argomenti, inclusi titoli accademici e specializzati. Il piano Completo include anche funzionalità avanzate come Premium Read Aloud e Research Assistant.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì! Puoi usare l’app Perlego sia su dispositivi iOS che Android per leggere in qualsiasi momento, in qualsiasi luogo — anche offline. Perfetta per i tragitti o quando sei in movimento.
Nota che non possiamo supportare dispositivi con iOS 13 o Android 7 o versioni precedenti. Scopri di più sull’utilizzo dell’app.
Nota che non possiamo supportare dispositivi con iOS 13 o Android 7 o versioni precedenti. Scopri di più sull’utilizzo dell’app.
Sì, puoi accedere a Il silenzio di Don DeLillo, Federica Aceto in formato PDF e/o ePub, così come ad altri libri molto apprezzati nelle sezioni relative a Letteratura e Letteratura generale. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.
Informazioni
Il silenzio
A Barbara Bennett
Prima parte
1.
Parole, frasi, numeri, distanza destinazione.
L’uomo sfiorò il pulsante, modificando la posizione verticale del sedile. Si ritrovò con gli occhi fissi sul piú vicino dei piccoli schermi posizionati in alto, appena sotto la cappelliera: parole e numeri che cambiavano di continuo con il procedere del volo. Altitudine, temperatura esterna, velocità, ora di arrivo. Aveva sonno, ma continuava a guardare.
Heure à Parigi. Heure à Londra.
– Guarda, – disse, e la donna annuí appena, continuando a scrivere su un quadernino azzurro.
L’uomo prese a snocciolare le parole e i numeri ad alta voce, perché altrimenti qual era il senso, a che pro limitarsi a osservare quei dettagli che cambiavano sempre per poi perdersi nei ronzii gemelli della sua mente e dell’aereo.
– Ok. Altitudine trentatremila e due piedi. Oh quanta precisione, – disse. – Température extérieure meno cinquantotto C.
S’interruppe e aspettò che la donna dicesse Celsius. Ma la donna, che guardava il quaderno poggiato sul tavolino estraibile davanti a sé, si fermò a pensare per qualche istante e poi riprese a scrivere.
– Ok. Ora di New York dodici e cinquantacinque. Non è specificato se a.m. o p.m. Ma direi che non ce n’è bisogno.
L’importante era dormire. Aveva bisogno di dormire. Ma il flusso di parole e numeri era incessante.
– Ora di arrivo sedici e trentadue. Velocità quattro sette uno miglia all’ora. Tempo di viaggio restante tre ore e trentaquattro minuti.
– Sto ripensando a quello che ci hanno dato da mangiare, – disse lei. – E allo champagne con il succo di mirtilli.
– Che però tu non hai preso.
– Mi sembrava un po’ troppo pretenzioso. Invece non vedo l’ora di assaggiare gli scones.
Parlava e scriveva contemporaneamente.
– Ci tengo a pronunciare la parola in modo corretto, – disse. – Con la o breve. Oppure è un suono lungo?
Lui la osservava scrivere. Cos’è che stava scrivendo? Quello che lei stessa diceva? Le cose che si dicevano?
Lei disse: – Celsius. C maiuscola. Era un cognome. Il nome non me lo ricordo.
– Ok. E vitesse? Che cosa significa vitesse?
– Sto pensando a Celsius e ai suoi studi sulla misurazione in gradi centigradi.
– E poi c’è Fahrenheit.
– C’è anche lui, sí.
– Ma che cosa significa vitesse?
– Eh?
– Vitesse.
– Vitesse. Velocità, – rispose lei.
– Vitesse. Settecentoquarantotto km all’ora.
L’uomo si chiamava Jim Kripps. Ma per tutte le ore del volo il suo nome coincideva con il numero del posto a sedere. Questa era la prassi consolidata, la sua prassi personale, in conformità con il numero scritto sulla carta d’imbarco.
– Era svedese, – disse lei.
– Chi?
– Il signor Celsius.
– Non avrai mica dato una sbirciatina di nascosto sul cellulare?
– Sai come vanno queste cose.
– Riemergono dalle profondità della memoria. Quando ti verrà anche il nome comincerò a sentirmi sotto pressione.
– Sotto pressione per cosa?
– Perché a quel punto a me toccherà farmi venire in mente il nome del signor Fahrenheit.
Lei disse: – Torna a guardare il tuo schermo d’alta quota.
– Questo volo. Tutti questi voli a lunga percorrenza. Tutte queste ore. Qualcosa che va oltre la noia.
– Accenditi il tablet. Guardati un film.
– Mi va di parlare. Niente cuffie. A tutti e due va di parlare.
– Niente auricolari, – disse lei. – Parlare e scrivere.
Lei, Tessa Berens, era la moglie di Jim: pelle scura, un misto di ascendenze caraibiche, europee e asiatiche, autrice di poesie che spesso venivano pubblicate su riviste letterarie. Inoltre, parte del suo tempo lo dedicava a curare i contenuti per un sito di consulenza che rispondeva agli abbonati su questioni che spaziavano dalla perdita dell’udito all’equilibrio corporeo passando per la demenza.
Lí, in aria, gran parte di ciò che loro due si dicevano sembrava la funzione di un qualche processo automatizzato, osservazioni generate dalla natura stessa del volo di linea. Niente chiacchiere a ruota libera, come succede alle persone che si trovano nella medesima stanza o al ristorante, luoghi dove il moto è in gran parte frenato dalla forza di gravità e le conversazioni tendono a fluttuare liberamente. Ore e ore passate a sorvolare oceani o sterminate distese continentali, frasi concise, racchiuse in se stesse, in un certo senso, passeggeri, piloti, hostess e steward, ogni parola cancellata dalla memoria nell’istante in cui l’aereo tocca la pista d’atterraggio e comincia a rullare per un tempo infinito alla volta del primo manicotto d’imbarco disponibile.
Solo lui, pensò, ne avrebbe conservato qualche frammento che gli sarebbe riaffiorato alla memoria nel cuore della notte, a letto: immagini di persone addormentate avvolte nelle coperte della compagnia aerea, simili a cadaveri, l’alta hostess che gli chiedeva se volesse dell’altro vino, la fine del volo, il segnale delle cinture di sicurezza che si spegneva, il senso di sollievo, i passeggeri in piedi nei corridoi, in attesa, gli assistenti di volo all’uscita, tutti che ringraziavano e facevano cenni di saluto con la testa, i sorrisi da mille miglia.
– Scegliti un film. Guardatelo.
– Ho troppo sonno. Distanza destinazione milleseicentouno miglia. Ora a Londra diciotto e quattro. Velocità quattrocentosessantacinque miglia all’ora. Leggo tutto quello che compare sullo schermo. Durée du vol tre ore e quarantacinque minuti.
Lei chiese: – A che ora è la partita?
– Inizia alle sei e mezzo.
– Facciamo in tempo ad arrivare a casa?
– Non l’avevo già letto sullo schermo? Ora di arrivo bla bla e bla bla.
– Atterriamo a Newark, non dimenticarlo.
La partita. In un’altra vita forse le sarebbe interessato qualcosa. Il volo. Avrebbe voluto trovarsi già a destinazione senza questo intermezzo. C’è qualcuno a cui piacciono i voli lunghi? Evidentemente questo qualcuno non era lei.
– Heure à Parigi diciannove e otto, – continuò lui. – Heure à Londra diciotto e otto. Velocità quattrocentosessantatre miglia all’ora. Abbiamo appena perso due miglia all’ora.
– Ok, ora ti dico quello che sto scrivendo. Semplice. Alcune delle cose che abbiamo visto.
– In che lingua?
– Inglese elementare. Da filastrocca per bambini.
– Ma se abbiamo opuscoli, libretti, interi volumi.
– Ho bisogno di vederlo scritto con la mia grafia, magari tra vent’anni, ammesso che sarò ancora viva, e trovare un elemento mancante, qualcosa che adesso mi sfugge, ammesso che saremo tutti ancora vivi tra venti, dieci anni.
– E per riempire il tempo. Anche questo.
– Per riempire il tempo. Per fare qualcosa di noioso. Vivere la vita.
– Ok. Température extérieure meno cinquantasette F, – disse lui. – Mi sto sforzando di pronunciare il piú correttamente possibile questo francese elementare. Distanza destinazione millecinquecentosettantotto miglia. Avremmo dovuto contattare il servizio di autonoleggio.
– Possiamo tranquillamente prendere un taxi.
– Tutte queste persone, un volo come questo. Avranno macchine che le aspettano. Una ressa immane alle uscite. Sanno tutti benissimo dove andare.
– Hanno imbarcato i bagagli, molti di loro, alcuni. Noi no. Siamo in vantaggio.
– Ora a Londra diciotto e undici. Ora di arrivo sedici e trentadue. La stessa dell’ultima volta. Rassicurante, direi. Ora a Parigi diciannove e undici. Altitudine trentatremila e tre piedi. Durée du vol tre ore e sedici minuti.
Pronunciare le parole e i numeri, parlare, entrare nel dettaglio, significava permettere a quegli indicatori di vivere per un po’, di essere ufficialmente, o volontariamente, osservati; la lettura udibile, pensò lui, del dove e del quando.
Lei disse: – Chiudi gli occhi.
– Ok. Velocità quattrocentosettantasei miglia all’ora. Tempo d’arrivo stimato.
Aveva ragione lei, meglio non imbarcare i bagagli, ci conviene ficcarli nella cappelliera. Guardò lo schermo e pensò alla partita, un pensiero fugace, non riusciva a ricordare chi fossero gli avversari dei Titans.
Ora di arrivo sedici e trenta. Température extérieure meno quarantasette C. Ora a Parigi venti e tredici. Altitudine trentaquattromila e due piedi. Gli piaceva l’idea dei due piedi. Una cosa decisamente degna di nota. Temperatura esterna meno cinquantatre F. Distance à parcours.
I Seahawks, ma certo.
Kripps era un tipico cognome da persona alta, e lui era alto, sí, ma con discrezione, e assecondava il suo bisogno di essere ordinario. Non era una di quelle figure la cui testa svetta fiera al di sopra della folla, ma una sagoma curva che si bea del proprio anonimato.
Ripensò alle procedure d’imbarco, tutti i passeggeri finalmente seduti, la cena che stava per arrivare, la sensazione umida e calda delle salviettine per le mani, lo spazzolino, il dentifricio, i calzini, la bottiglia d’acqua, il cuscino abbinato alla coperta.
Si vergognava forse un po’ all’idea di tutti questi comfort? Nonostante il costo, stavolta avevano preferito evitare di affrontare un lungo viaggio nello spazio angusto della classe economica e avevano deciso di volare in business.
Mascherina per gli occhi, crema idratante per il viso, un assistente di volo che ogni tanto passava con il carrello dei vini e altri alcolici.
Guardò lo schermo appeso in alto, e quello che sentiva era il richiamo di uno sciocco compiacimento. Si riteneva un turista nel senso piú rigoroso del termine. Aerei, treni, ristoranti. Non provava mai il desiderio di vestire in modo elegante. Sarebbe stato come indossare i panni di una seconda personalità fraudolenta. L’uomo nello specchio, l’ammirazione per la raffinatezza della sua stessa immagine.
– Che giorno era quando ha piovuto? – chiese lei.
– Sul tuo quaderno dei ricordi ti segni quando ha piovuto. Immortali un giorno di pioggia. Il senso di una vacanza è viverla in modo straordinario. Me l’hai detto tu stessa. Conservare il ricordo delle cose salienti, le ore e gli istanti piú intensi. Le lunghe passeggiate, il buon cibo, le enoteche, la vita notturna.
Nemmeno lui ascoltava quello che stava dicendo, sapeva che era solo aria fritta.
– Jardin du Luxembourg, Île de la Cité, Notre-Dame, mutilata ma viva. Centre Pompidou. Conservo ancora il biglietto.
– Mi serve sapere il giorno che ha piovuto. Lo scopo è andare a rileggermi gli appunti tra qualche anno e notare la precisione, il dettaglio.
– È piú forte di te.
– Non voglio essere io la piú forte, – disse lei. – Voglio solo tornare a casa e mettermi a fissare il muro.
– Tempo d’arrivo stimato un’ora e ventisei minuti. Ti dico quello che mi ricordo. Il nome di questa compagnia aerea. Due settimane fa, all’andata, la compagnia era un’altra, le scritte sugli schermi non erano bilingui.
– Questo schermo però è di tuo gradimento. Ti piace il tuo schermo.
– Mi aiuta a nascondermi dal rumore.
Ogni cosa predeterminata, un lu...
Indice dei contenuti
- Copertina
- Frontespizio
- Il silenzio
- Uomo alla finestra
- Il libro
- L’autore
- Dello stesso autore
- Copyright