La figlia unica
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La figlia unica

  1. 168 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Informazioni su questo libro

Siamo in una città del Nord Italia, durante le feste di fine anno a cavallo del millennio. Rachele Luzzatto è la figlia unica di una facoltosa famiglia ebraica. Curiosa e irrequieta, spiazzante osservatrice capace con i suoi commenti di ribaltare i luoghi comuni degli adulti, Rachele è però piuttosto confusa riguardo alla propria identità. Da un lato, per prepararsi alla cerimonia del suo Bat Mitzvah, deve impegnarsi nello studio della lingua ebraica, delle preghiere e dei precetti. Dall'altro, i suoi insegnanti la reputano adatta a interpretare il ruolo della Vergine Maria nella recita di Natale. A Rachele piacerebbe partecipare con i suoi compagni di scuola alla rappresentazione, peccato che il padre la pensi diversamente. Convinto della sua fede e dei suoi principî, il padre di Rachele non può accettare che la ragazzina impersoni proprio «la madre di Dio». Ma le ferme idee del padre non sono le uniche ad affollare (e disorientare) i pensieri di Rachele negli anni cruciali per la sua formazione. Ci sono i racconti, avventurosi e terribili insieme, del nonno paterno, spacciatosi per prete in un paesino di mare, per sopravvivere alle persecuzioni durante la seconda guerra mondiale; le convinzioni della nonna materna, atea dichiarata, o la fervente fede di suo marito, cattolico devoto. Quando poi, in quegli stessi giorni di festa e confusione, viene diagnosticata al padre una grave malattia, le inquietudini e le domande di Rachele diventano gli universali interrogativi di ogni essere umano di fronte al mistero. Con La figlia unica Yehoshua ci conduce con brio e freschezza a una protagonista e a un luogo insoliti per la sua produzione letteraria. È la prima volta che il grande scrittore israeliano ambienta una storia in Italia, un paese con cui ha una relazione speciale, e di cui si sente quasi «cittadino onorario». E come sempre, le sue parole sono le chiavi giuste per spalancare le gabbie dell'identità e dell'appartenenza.

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Informazioni

Editore
EINAUDI
Anno
2021
Print ISBN
9788806246259
eBook ISBN
9788858437926

1.

L’insegnante non sente bussare alla porta. E nemmeno gli alunni, completamente assorti nel racconto. È l’ultima ora di lezione prima delle vacanze natalizie e dalle grandi finestre si vedono svolazzare tardive foglie autunnali. Nel cortile, accanto a genitori arrivati a prendere i ragazzi piú piccoli, si accalcano gli studenti degli ultimi anni, che faticano a separarsi gli uni dagli altri. Ma la professoressa Emilia Gironi, che ha sostituito per un anno un’altra insegnante in maternità ed è oggi al suo ultimo giorno di lavoro, è ben decisa a non lasciare liberi i suoi alunni se non dopo aver finito di riversare in loro lo spirito candido e umanitario di Edmondo De Amicis.
Soltanto Andrea, sconcertato dal fatto che il personaggio del giovane Ciccillo insista ad accudire un estraneo moribondo anziché tornare al suo paese con il padre guarito, si accorge dei colpi alla porta e si affretta a interrompere il racconto: – Prof, hanno bussato.
L’insegnante va ad aprire con la sua copia di Cuore ancora in mano. – Ciccillo! – esclama divertita nel riconoscere un suo vecchio studente, che sembra uscito direttamente dalle pagine del libro. È stato mandato per riferire che l’alunna Rachele Luzzatto deve presentarsi dalla preside con zaino e cappotto.
Al centro della classe, quasi si aspettasse quella chiamata, si alza una bella ragazzina, alta, con i capelli ricci e gli occhi luminosi. Infila rapidamente nello zaino libri e quaderni e poi va a prendere il cappotto, con passo leggero. Per l’insegnante, però, non è facile congedarsi per l’ultima volta da un’alunna a cui si è affezionata. La trattiene, le allaccia un nastrino di seta al polso sottile: – Chiedi a tuo padre che ti trovi Cuore. Cosí potrai finire di leggere questo racconto, e magari anche gli altri.
– Ma abbiamo già letto tutto il libro alle elementari, – protesta Rachele, – perché dovrei rileggerlo?
– Perché ci si dimentica, – risponde l’insegnante, – e invece bisogna ricordare. E a gennaio vieni a trovarmi, cosí mi racconterai cos’hai provato e pensato, se ti sei rattristata o, chissà, magari ti sei commossa per il malato sconosciuto o per Ciccillo, che non voleva abbandonarlo.
– Ma come farò a raccontarglielo? – domanda Rachele. – Lei non ci sarà piú, non sarà piú la nostra insegnante.
La professoressa sorride. – Vieni a trovarmi a casa. Ecco, questo nastrino di seta ti ricorderà di me.
Con mano leggera accarezza la testa riccioluta della ragazza e l’accompagna, insieme allo studente, nel corridoio in penombra, rischiarato ogni tanto dalla luce delle aule vuote.
– Non sei tenuto a venire con me, conosco la strada, – dice Rachele al ragazzo. Ma lui non ha nessuna intenzione di abbandonare quell’allieva cosí carina. È stata la preside a chiedergli di portargliela, ed è quello che farà. Rachele lo osserva. Ha circa tre anni piú di lei e i capelli chiari. Si chiama davvero Ciccillo?
– No, – ride lui, – ci mancherebbe.
– Allora perché non hai corretto la prof?
– Perché anch’io sono stato suo alunno e la conosco. So che le piace affibbiare ai suoi studenti i nomi dei personaggi dei libri.
– Allora come ti chiami veramente?
– Enrico.
– Enrico? – Rachele sorride. – È il nome del protagonista di Cuore.
– Forse. Non ricordo. E anche se fosse? Mi chiamo Enrico e basta. Ecco, siamo arrivati.
La preside, però, non è nel suo ufficio ed Enrico, fedele a una missione a cui ormai ha preso gusto, accompagna Rachele in sala professori, dove gli insegnanti e tutto il personale sono riuniti intorno a un panettone gigantesco ripieno di uvetta e canditi per festeggiare l’arrivo del Natale e del nuovo anno. Per non perdere la ragazza nel trambusto generale, le afferra delicatamente la mano e si fa strada verso la preside. – Ecco la studentessa che mi ha chiesto di portarle. Se vuole la posso accompagnare anche alle prove della recita.
Ma Rachele, per quanto carina, non parteciperà alla recita, né canterà nel coro, perché suo padre non glielo permette. – Suo padre? – si stupisce Enrico. – E perché mai? – La preside ignora la domanda e porta Rachele nel suo ufficio per informarla che la segretaria di suo nonno ha telefonato per chiedere che non torni a casa ma vada allo studio del nonno, perché suo padre e sua madre torneranno tardi dal loro viaggio fuori città.
– Conosci la strada o ti devo far accompagnare?
No, Rachele conosce la strada, non ha bisogno di una scorta.
– E dov’è lo studio di tuo nonno?
– Vicino al Duomo.
La preside non si accontenta di quell’indicazione. Vuole sapere il nome della via. Rachele non se la ricorda, ma in ogni caso conosce la strada, c’è stata un sacco di volte. È una piccola stradina dietro il Duomo. Tuttavia la preside ha paura a mandare una ragazzina tanto giovane da sola in centro e le chiede i dettagli del percorso. Rachele allora lo tratteggia nell’aria: con la mano destra e tre dita sollevate raffigura il Duomo e le guglie delle torri campanarie e della cupola, mentre con la sinistra traccia un vicolo in cui ci sono una pasticceria e una libreria, vicolo che sfocia poi in una piazza da cui si diramano varie vie, tra le quali anche quella di suo nonno. Dapprima ci si imbatte in un cancello blu, che non è quello giusto. E non è giusto nemmeno quello dopo, grigio. Piú avanti, però, c’è un terzo cancello che le dita delicate della ragazzina ora aprono per entrare in un cortile dove, dietro a una statua di una donna dall’aria triste, si nasconde un piccolo ascensore. A Rachele, però, è vietato usarlo da sola, e perciò sale le scale fino al terzo piano, dove ci sono gli studi del nonno e del padre.
Per quanto colpita dalla descrizione, la preside propone di telefonare comunque a casa della studentessa per chiedere che sia la cuoca a venire a prenderla.
– La cuoca?
– La signora che cucina per voi e qualche volta ti aspetta all’uscita.
– Quella non è la cuoca, – spiega Rachele sorridendo, – è Tersilla, la donna delle pulizie.
– Allora chiamiamo Tersilla.
– Non c’è. Ieri papà l’ha mandata a trascorrere le feste con i figli e i nipoti.
– E allora chiamiamo davvero la cuoca. Qual è il suo nome?
– Martina. Però papà ha mandato anche lei al paese con la nostra cagna, perché nell’albergo in montagna dove andremo a sciare non la vogliono. È un cane da caccia, ed è un po’ selvatica.
– Tenete in casa un cane da caccia?
– Sí, e al paese ha anche un fratellino piú piccolo.
La preside riflette stupita sulle risposte dell’alunna, i cui grandi occhi ora sembrano umidi di lacrime. Non può far altro che lasciarla andare da sola. Nel frattempo, però, il cielo si è rannuvolato.
– Hai un ombrello, o un cappello?
Rachele odia gli ombrelli, e oggi non ha preso nessun cappello perché papà le aveva assicurato che non avrebbe piovuto. La preside va all’armadietto di metallo in cui tiene i fascicoli degli studenti e prende un grande berretto color kaki, sbiadito, che scuote dalla polvere e calca sulla testa della ragazza. – Ecco, se oggi tuo padre non riesce a fermare la pioggia, almeno non ti si bagneranno i riccioli –. Poi soppesa lo zaino che Rachele porta sulla schiena per accertarsi che non sia sovraccarico, quindi la saluta.
La maggior parte degli insegnanti è già uscita dalla stanza, ad eccezione delle professoresse di musica e di religione, in attesa che la collega Emilia lasci finalmente liberi gli studenti che dovranno prendere parte alla recita. Anche Enrico è ancora lí. Raschia avanzi di panettone dalla carta e insiste per sapere perché il padre di Rachele non le permette di partecipare alla recita.
– Perché lei non è cattolica, – spiega la preside, – per questo suo padre non vuole che partecipi.
– Ma è solo una recita, non è mica una messa.
– Sí, glielo abbiamo spiegato, – dice la prof di religione, – ma il signor Luzzatto è stato irremovibile. «Avete già fatto fuori abbastanza ebrei, evitate di portarci via anche quei pochi rimasti».
– Fatto fuori? – mormora Enrico sconcertato. – Noi?
– Intendeva durante la guerra, – spiega la preside, pentita di non aver chiesto al ragazzo di accompagnare Rachele.
– Ma non siamo stati noi a perseguitare gli ebrei, sono stati i tedeschi, – ribatte Enrico.
– Abbiamo tentato di spiegargli anche questo, – si intromette l’insegnante di musica, – ma lui continua a dire che gli italiani li hanno aiutati.
– Bisogna ammettere che un po’ ha ragione, – riconosce la preside. – I fascisti erano alleati dei nazisti.
– Ma… – insiste Enrico, sul quale la ragazzina ha fatto decisamente colpo, – suo padre non è italiano come noi?
– Sí, lo è, certo… Ma è anche un po’ diverso.
– In che senso? Che cosa fa?
– Niente di particolare. È avvocato, come il nonno di Rachele, ed è di famiglia benestante. Pensate, – dice la preside con un sorriso, – in casa non solo hanno due domestiche, ma anche un cane da caccia.
– Un cane da caccia? – L’insegnante di musica sembra divertita. – E per cacciare chi?
– E io che volevo che la nostra Rachele recitasse la parte della Madonna e stesse accanto al bambino, – interviene ancora la professoressa di religione, che in gioventú è stata una suora finché non ha rinunciato ai voti. – In fondo Gesú non è nato in Italia, ma in Terra Santa. Ed è come se i riccioli e la carnagione olivastra di Rachele arrivassero direttamente da lí.

2.

Appena superato il cancello della scuola, Rachele fa per togliersi il berretto, ma le prime gocce di pioggia le fanno cambiare idea. «Già, – pensa, ricordando le parole della preside con un sorriso, – oggi papà non è riuscito a fermare la pioggia. Però magari dove sono loro non piove».
Sarebbe curiosa di vedersi con quello strano berretto in testa. Se però tornasse indietro per guardarsi allo specchio appeso accanto alla sala professori, la preside potrebbe pentirsi di averla lasciata andare da sola e magari finirebbe per affibbiarle un accompagnatore. Spera di trovare lungo la strada un altro specchio e, prima di imboccare corso Garibaldi, svolta verso il cimitero comunale dov’è sepolta la nonna di sua madre, morta prima che potessero dirle che sua nipote si sarebbe convertita all’ebraismo. A testa china, con aria seria, si aggrega a un corteo funebre che avanza tra file di croci, poi entra in una piccola cappella. Lí, al suono di un’orazione, sgattaiola verso un bagno nella speranza di trovare, in un cimitero cristiano, uno specchio che le permetta di osservare il proprio riflesso.
Sí, quello strano berretto le nasconde i riccioli, p...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. La figlia unica
  4. 1.
  5. 2.
  6. 3.
  7. 4.
  8. 5.
  9. 6.
  10. 7.
  11. 8.
  12. 9.
  13. 10.
  14. 11.
  15. 12.
  16. 13.
  17. 14.
  18. 15.
  19. 16.
  20. 17.
  21. 18.
  22. 19.
  23. 20.
  24. 21.
  25. 22.
  26. 23.
  27. Il libro
  28. L’autore
  29. Dello stesso autore
  30. Copyright