Un paese
eBook - ePub

Un paese

  1. 112 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub

Informazioni su questo libro

In pieno neorealismo, quando al cinema vengono proiettati i film di De Sica, Visconti e Rossellini, dall'incontro tra un grande fotografo e un grande scrittore e sceneggiatore nasce questo classico della «letteratura per immagini», reso unico dalla bellezza delle fotografie del maestro modernista Paul Strand e dall'approccio geniale di Zavattini ai testi di accompagnamento, che a distanza di mezzo secolo continuano ad affascinare il lettore e immergerlo senza retorica in un mondo contadino al tramonto.

Domande frequenti

Sì, puoi annullare l'abbonamento in qualsiasi momento dalla sezione Abbonamento nelle impostazioni del tuo account sul sito web di Perlego. L'abbonamento rimarrà attivo fino alla fine del periodo di fatturazione in corso. Scopri come annullare l'abbonamento.
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Perlego offre due piani: Base e Completo
  • Base è ideale per studenti e professionisti che amano esplorare un’ampia varietà di argomenti. Accedi alla Biblioteca Base con oltre 800.000 titoli affidabili e best-seller in business, crescita personale e discipline umanistiche. Include tempo di lettura illimitato e voce Read Aloud standard.
  • Completo: Perfetto per studenti avanzati e ricercatori che necessitano di accesso completo e senza restrizioni. Sblocca oltre 1,4 milioni di libri in centinaia di argomenti, inclusi titoli accademici e specializzati. Il piano Completo include anche funzionalità avanzate come Premium Read Aloud e Research Assistant.
Entrambi i piani sono disponibili con cicli di fatturazione mensili, ogni 4 mesi o annuali.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì! Puoi usare l’app Perlego sia su dispositivi iOS che Android per leggere in qualsiasi momento, in qualsiasi luogo — anche offline. Perfetta per i tragitti o quando sei in movimento.
Nota che non possiamo supportare dispositivi con iOS 13 o Android 7 o versioni precedenti. Scopri di più sull’utilizzo dell’app.
Sì, puoi accedere a Un paese di Cesare Zavattini,Paul Strand in formato PDF e/o ePub. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.

Informazioni

Editore
EINAUDI
Anno
2021
Print ISBN
9788806250065
eBook ISBN
9788858437957

Un paese

Guardiamo insieme le fotografie di Paul Strand sotto le quali si leggono le confidenze dei miei compaesani. Le parole sono in sostanza dei miei compaesani, mi pare di non averne quasi mai tradito lo spirito. E questi che vedrete, che parlano, non li abbiamo scelti perché proprio loro avevano qualche cosa da dire, ormai si sa che tutti hanno qualche cosa da dire, perciò mi sarebbe piaciuto interrogarne almeno un migliaio, fare un bel librone dando una pagina a ciascun luzzarese. Un’opera cosí la dovrei fare un giorno, è solo questione di buona volontà, o se non ci penserò io ci penserà qualche altro, e in un modo che mi auguro piú profondo e completo, su uno qualsiasi dei luoghi abitati in Italia.
C. Z.
Ero affezionato alla campagna perché di razza sono sempre stato contadino, mezzadro o affittuario, ma adesso bisogna sempre dare dei soldi sottobanco al padrone quando si fa il contratto, allora ho detto basta e con un amico ho messo su da sei mesi una fonderia piccola ma con tutto, la prima che c’è mai stata a Luzzara, e lavoriamo 12 ore al giorno se si vuole far fronte.
Era una delle ragazze piú belle e piú buone, mia zia mi ha detto che lei l’ha incontrata e ha detto: Ciao, Paolina, dove vai? ma la Paolina non ha risposto a nessuno, mia zia pensava che andava a un appuntamento anche se pioveva. Stavamo sotto Natale, verso sera, e lei andava a buttarsi nel Po per amore, non l’hanno piú trovata e pare che sia nell’anca della Paolina, che si chiama della Paolina da allora, ma con dei metri di sabbia sopra perché la sabbia anche in un giorno arriva e fa un isolotto.
Meno si lavora e meno si lavorerebbe. Dopo un po’ di giorni di lavoro che uno si abitua, bisogna lasciare il posto a un altro, perché la torta è piccola e noi terrazzieri siamo in tanti. Può darsi che l’anno venturo vada a Roma per mezzo di un amico che sta là, se mi trova un posto come autista o uomo di fiducia in un magazzino. Non sono di quelli che odiano Luzzara, a Luzzara ci starei volentieri ma coi soldi in tasca, anche se quelli che non li hanno ti odiano; io non mi farei odiare perché basta due o tremila lire all’anno di beneficenza per non farsi odiare, però certi non dànno neanche un soldo perché non gliene importa niente dell’odio dei compaesani.
A coltivare il frumento da seme ci vuole molta cura, ma dà soddisfazione. Col vento e con l’acqua il prodotto cala di un quarto. Di solito una biolca fa dai 13 ai 15 quintali di frumento, coi sistemi di oggi si può arrivare a 20, non perché io e i miei nipoti vogliamo troppo, vogliamo solo quello che la terra può dare. Non siamo come la famiglia che sta nell’altra corte, sono tre fratelli e mai contenti, hanno detto che prima del ’60 devono mettere insieme tante biolche per vivere da signori tutte le famiglie. Hanno già 80 biolche e sono loro che si alzano di notte a vuotare i cessi di Luzzara, però si sono rovinati tutti la salute. Quando erano giovani hanno detto sposiamoci ma nessuno deve fare piú di due figli a testa, ed è stato cosí.
I buoi oggi costano circa 450 000 al paio. Se un bue si mette a correre improvvisamente, è per liberarsi da un tafano; invece sopportano le mosche negli occhi, che sono come su un piattino di zucchero. Quando pigliano acqua per un temporale, la pelle gli si attacca, si raffreddano facilmente e dalle narici vengono giú per giorni e giorni candelotti di muco. Li castriamo intorno ai due anni e loro svengono su un asse che stendiamo sotto; ci vuole una quindicina di giorni dopo l’operazione perché i tuoi siano pronti da attaccare al carro. Siccome hanno le unghie delicate li ferriamo come i cavalli, solo che non è un ferro a forma di cavallo, ma una mezza soletta che noi chiamiamo scarpetta e va messa sotto la pianta dello zoccolo nella metà verso l’esterno. I buoi capiscono molto; durante l’aratura tirano la macchina e vanno e vengono da una testa all’altra del campo dritti come su una riga; ogni volta che si arriva a una testa del campo abbiamo l’abitudine di staccare la macchina e i buoi fanno la voltata; loro, appena sentono che stacchiamo la macchina smettono di colpo lo sforzo, prima ancora che siano usciti dal terreno arato.
Sono rimasta vedova 35 anni fa con tre figlie e quattro maschi. Ho di proprietà undici biolche di terra di bosco e tre biolche le ho in affitto, cosí ci viviamo con il mio figlio che non si è sposato e mio nipote. Non sono mai stata capace di andare in bicicletta. Del mangiare luzzarese la cosa che mi piace di piú sono i cappelletti, però se li faccio io, perché so che cosa c’è dentro. Non ho mai avuto tempo di pensare alla politica ma al Ricovero c’è una vecchia di 98 anni che non si parla col figlio di 72 perché lei ha votato differente da lui.
Sono di Casoni di Luzzara. Ho appena finito un romanzo che si intitola Il fiume, cioè il Po che fa crollare un argine ed entra in paese, entra nelle case e ne esce con stracci, rottami, sedie, pezzi di credenza, tutto. Cosí finisce. È la storia di tre famiglie di contadini come me, il contadino che fischietta sempre quando va al lavoro e fino alla sera la sua schiena non si raddrizza, per questo i suoi colloqui sono brevi. Il contadino che quando entra nella stalla e accende la lucerna a petrolio che pende legata con un filo di ferro dal soffitto, fa voltare per l’improvvisa luce traballante le vacche che irrigidiscono le orecchie e continuando sempre a ruminare con la bava alla bocca guardano chi entra, poi si rimettono come prima. Quando il frumento, seminato bene, ai primi di giugno comincia a essere già color dell’oro, appena coperto ancora da un manto verdognolo, è bello per il contadino ammirare quelle spighe che ondeggiano al vento come le chiome reali della dea speranza.
A noi villarottesi i luzzaresi ci sfottono perché prima della guerra è venuto uno che diceva: io sono un marchese e bisogna ricostruire la chiesa, tutti ci hanno creduto e per un mese è stato il padrone, gli abbiamo dato soldi polli e gli hanno regalato anche una gabbia con un canarino ma si è saputo dopo che appena fuori del paese l’ha buttata via. Il primo sospetto è venuto a uno che nel guardare la moglie del marchese ha visto mentre saliva una scala che aveva un buco sotto la suola. Il nostro arciprete ci aveva creduto e piangeva di gioia, ma è meglio lui che quei preti che non ci avevano creduto.
Faccio la terza, mi piace leggere la storia ma non voglio piú studiare. D’estate mi piace nuotare nel canalino e fare i tuffi. Ho un amico che nuota nel Po che sta lontano otto chilometri. Una volta ci sono andato e mi hanno fatto vedere un uccello che fa i buchi sulle rive, li fa nei punti piú alti perché se l’acqua cresce non entra nei buchi dove lui ha il nido. Nel nido fa un buco di entrata e uno di uscita, cosí scappa piú presto se arriva l’acqua.
25 anni fa, sul «Resto del Carlino» c’era un articolo su Luzzara col titolo: «Il paese dei milionari» e si potrebbe chiamare ancora cosí per via degli agrari, ma c’è tanta gente che non lavora piú di 70-80 giorni all’anno e si diventa cattivi per forza. Se uno fa 52 settimane di lavoro in due anni, lasciando giú 25, 30 lire alla settimana, quando è disoccupato tira il sussidio. Lo tira per 180 giorni, dopo basta. Io non sono mai riuscito a tirare il sussidio perché in 20 anni piú di 4 mesi di lavoro all’anno non li ho mai fatti. Questo anno non avevo i cappelletti il giorno di Natale. Il sussidio invernale della Prefettura è stato di mille lire e non a tutti. Chi ha dei soldi li impiega nel formaggio, perché costa poca mano d’opera, con un uomo si tiene dietro a un intero magazzino. Fra contadini e bracciante non c’è molta amicizia, perché il contadino meno può chiamare il bracciante meno lo chiama, ma quando c’è stata l’alluvione contadini e braccianti si sono uniti e tutti portavano i sacchetti di sabbia sull’argine. La cosa piú bella di Luzzara è le cooperative; muratori, braccianti, terrazzieri ci siamo messi insieme nel ’38 perché eravamo stanchi di essere disoccupati. Per prendere in proprio i primi lavori, hanno messo insieme quelle poche migliaia di lire guadagnate con la emigrazione, ma i governi e le banche sono quasi sempre stati contro. Un giorno abbiamo detto: bisogna fare la Casa del Popolo, perché da quella vecchia erano riusciti a metterci fuori e tutti noi operai abbiamo preso un’azione da mille lire ciascuno e, fatto il rogito, subito si dette inizio alla costruzione delle fondamenta, c’erano in media 50 operai al giorno che lavoravano con tutte ...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Un paese
  4. Il libro
  5. Gli autori
  6. Copyright