Camminava quasi al suo fianco, arretrato di due passi. Senza guardarsi indietro lei gli disse: – Non ho intenzione di rivolgerle la parola.
– Capisco perfettamente.
– Se capisse perfettamente non mi seguirebbe.
Lui disse: – Quando uno porta una ragazza fuori a cena deve accompagnarla a casa.
– No che non deve. Non se lei gli dice di andarsene e lasciarla in pace.
– Non posso farci niente, sono stato educato cosí, – ribatté lui. Tuttavia attraversò e continuò a camminare di fianco a lei, ma sul lato opposto della strada. Quando furono a un isolato da dove abitava la donna, lui riattraversò. Le disse: – Voglio assolutamente scusarmi.
– E io non voglio starla a sentire. E non si incomodi a cercare di dare spiegazioni.
– Grazie. Sí, insomma, preferirei non cercare di dare spiegazioni. Se per lei va bene.
– Non va bene un bel niente. «Va bene» non ha posto in questa conversazione –. Eppure la sua voce era mite.
– Ovviamente, la capisco. Ma non riesco proprio a rassegnarmi.
– Non mi sono mai sentita tanto in imbarazzo. Mai, in tutta la mia vita.
Lui disse: – Be’, mi conosce da pochissimo tempo.
Lei si fermò. – Adesso la butta sullo scherzo. Divertente.
E lui: – È un mio problema. Mi fanno ridere le cose sbagliate. Gliene ho parlato, mi pare.
– E comunque, da dove è sbucato fuori? Stavo camminando per i fatti miei, e all’improvviso me la sono ritrovata dietro.
– Sí. Mi spiace se l’ho spaventata.
– No, affatto. Sapevo che era lei. Nessun ladro riuscirebbe a essere tanto furtivo. Sicuramente era nascosto dietro un albero. Roba da matti.
– Be’, – disse lui, – a ogni modo, l’ho accompagnata a casa sana e salva –. Si cavò di tasca il portafogli ed estrasse una banconota da cinque dollari.
– E adesso che fa? Mi dà dei soldi qui, sulla porta di casa? Che cosa dovrebbe pensarne la gente? Lei vuole rovinarmi la vita!
Lui rimise a posto i soldi e il portafogli. – Un gesto davvero sconsiderato. Volevo soltanto farle sapere che non ho tentato di filarmela senza pagare il conto. So che sicuramente lei ne è convinta. Vede, i soldi li avevo. Volevo dimostrarglielo.
Lei scosse il capo. – E io che ho rovistato il fondo della borsetta cercando di racimolare abbastanza monete da venticinque e dieci cent per pagare le braciole di maiale che non avevamo mangiato. Sono andata via che dovevo ancora venti cent all’uomo.
– Bene, le farò avere i soldi. Con discrezione. Infilati in un libro, o chessò. Ho quei libri che lei mi ha prestato –. Poi aggiunse: – Mi è sembrata una bellissima serata, fino all’ultima parte. Un’ora sgradevole su tre. Un piccolo prestito personale, che le verrà restituito al piú presto. Magari domani.
Lei disse: – A quanto pare lei si aspetta che continui a sopportarla!
– In effetti, no. In genere la gente non lo fa. Non la biasimerei. So com’è –. Poi disse: – La sua voce è mite perfino quando è arrabbiata. Un fatto insolito.
– Forse è perché litigare in mezzo alla strada non è quel che mi hanno insegnato.
– In realtà mi riferivo a un altro genere di mitezza –. Poi riprese: – Ho qualche minuto, se vuole approfondire l’argomento in privato.
– Sbaglio, o si è appena invitato a entrare? Ebbene, non c’è nulla da approfondire. Vada a casa, o dove va di solito. Io ho chiuso con questa storia, qualunque sia. Lei porta solo guai.
Lui annuí. – Non l’ho mai negato. O perlomeno, l’ho fatto di rado.
– Questo glielo concedo.
Rimasero là impalati per un minuto intero.
Lui disse: – Ho atteso con impazienza questa serata. Non voglio che finisca, davvero.
– Nonostante io sia infuriata con lei.
Lui annuí: – È proprio per questo che non mi decido ad andare via. Non la rivedrò piú. Adesso invece è qui…
Lei disse: – Non avrei mai immaginato che mi avrebbe messa in un tale imbarazzo. Ancora non me ne capacito.
– Veramente, lí per lí mi è sembrata la soluzione migliore.
– La credevo un gentiluomo. Piú o meno, insomma.
– Lo sono, molto spesso. In quasi tutte le situazioni. Inveterato, perlopiú.
– Bene, io sono arrivata. Ora può andare.
– Ha ragione. Lo farò. Ma mi riesce un po’ difficile. Mi conceda ancora qualche minuto. Non appena lei entrerà in casa, probabilmente andrò via.
– Se dovesse arrivare qualche bianco si dileguerà, e pure alla svelta.
Lui indietreggiò di un passo. – Come? È convinta che sia andata cosí?
– Li ho visti, Jack. Quegli uomini. Non sono cieca. Né stupida.
Lui disse: – Non so perché si degna di parlare con me.
– Anche a me piacerebbe saperlo.
– Cercavano solo di recuperare certi crediti. A volte in questi casi diventano assai violenti. Vede, non posso rischiare un alterco. L’ultimo per poco non mi è costato trenta giorni. E questo, forse, l’avrebbe messa ancora piú in imbarazzo.
– Certo che è proprio un bel tipo!
– Può darsi, – disse lui, – però non sono… Oh, sono cosí contento che me lo abbia detto. Rischiavo di lasciare che pensasse… Non vorrei mai che lei…
– La verità non è molto meglio, sa. A dire il vero…
– Sí che lo è. Senza alcun dubbio.
– Quindi, adesso io dovrei perdonarla perché quello che ha fatto non è la cosa peggiore in assoluto che avrebbe potuto fare.
– Be’, sarebbe un punto di vista difendibile, non le pare? Sí, insomma, ora che abbiamo chiarito questa faccenda mi sento molto meglio. Pensi quanto sarebbe stato diverso se fossi andato via dieci minuti fa. Allora sí che non l’avrei mai piú rivista.
– E chi ha detto che ora invece sí?
Lui annuí. – Non posso fare a meno di pensare che ho qualche probabilità in piú.
– Forse, se decido di crederle. E forse no.
– Dovrebbe proprio credermi, – disse lui. – Che male farebbe? Potrebbe sempre sbattermi giú il telefono se dovessi chiamarla. Rimandare indietro le mie lettere. Non cambierebbe nulla. Tranne il fatto che non dovrebbe sopportare dei pensieri tanto spiacevoli su come ha trascorso qualche ora nell’arco di un paio di settimane. La bellissima serata che avremmo dovuto avere. Potrebbe perdonarmi quel tanto.
– Perdonare me stessa, – disse lei, – per essere stata cosí sciocca.
– Anche questo è un modo di vederla.
Lei si voltò a guardarlo. – Non rida di queste cose, non fanno ridere affatto, né ora né mai, – disse. – Mi pare che ne abbia voglia. E se sta cercando di blandirmi, sappia che non funziona.
Lui annuí. – Non funziona. Lo so fin troppo bene. La mia è una reazione involontaria, chimica. Il contatto tra Jack Boughton e… l’aria. Sa, come il fosforo. Senza vera fiamma, ovviamente. Piú del genere fungo luminescente. Un calore rosato di imbarazzo che avvolge qualsiasi cosa ordinaria. Non c’è verso di nasconderlo. È come se l’entropia avesse un nimbo…
– La smetta di parlare, – disse lei.
– È un fatto nervoso.
– Sí, lo so.
– Non ci faccia caso.
– Lei mi spezza il cuore.
Lui rise. – Parlo solo per trattenerla qui ad ascoltare. Non ho certo intenzione di spezzarle il cuore.
– No, ora sí che mi sta dicendo la verità. È un peccato. Non ho mai saputo di un bianco che traesse cosí poco beneficio dal fatto di essere bianco.
Lui rise. – Ha i suoi vantaggi, perfino per me. Si presuppone che io sappia quante bolle ci sono in una saponetta. Ho avuto l’onore di contribuire a fare di certi tipi assai poco credibili dei dignitari civili. Ho…
– Basta, – disse lei. – Basta, basta. Lunedí dovrò spiegare la Dichiarazione d’indipendenza. Non c’è niente di buffo in questo.
– Vero. Niente di niente –. Poi aggiunse: – Le assicuro che sto per dirle una cosa vera, Miss Della. Quindi, mi ascolti bene. Non è un fatto che capita tutti i giorni –. Infine riprese: – È assurdo che la figlia di un ministro del culto, un’insegnante di liceo, una giovane donna con delle ottime prospettive per il futuro, bazzichi un barbone incallito, inveterato. Perciò smetto di importunarla. Non mi rivedrà piú –. Si scostò di un passo.
Lei lo guardò. – Mi sta dicendo addio! Perché questa decisione? Io le ho detto addio, e lei mi ha trattenuta qui ad ascoltare le sue stupidaggini cosí a lungo che avevo quasi dimenticato di averlo fatto.
– Mi spiace, – disse lui. – Capisco cosa intende. Ma cercavo di fare quello che farebbe un gentiluomo. Ammesso che un gentiluomo possa venire a trovarsi nella mia stessa situazione. Potrei costarle tutto, e non potrei mai giovarle in alcun modo. Be’, questo è ovvio. Le sto dicendo addio perché sappia che capisco come stanno le cose. Anzi, le sto facendo una promessa, e la manterrò. La stupirò, vedrà.
Lei disse: – I libri che le ho prestato.
– Li troverà davanti alla sua porta domani. O poco dopo. Insieme ai soldi che le devo.
– Non li rivoglio. Anzi, forse sí. Immagino che abbia scritto sulle pagine.
– Solo a matita. Cancellerò tutto.
– No, non lo faccia. Ci penserò io.
– Già, capisco che potrebbe procurare una certa soddisfazione.
– Allora, – disse lei, – le ho detto addio. Lei mi ha detto addio. Ora se ne vada.
– E lei entri in casa.
– Lo farò non appena se ne sarà andato.
Scoppiarono a ridere.
Poco dopo lui disse: – Stia a vedere. Ci riesco, sa –. E si levò il cappello e a passo sciolto si allontanò con le mani in tasca. Se si guardò indietro, lo fece dopo che lei si era chiusa la porta alle spalle.
Una settimana dopo, rientrando da scuola, lei trovò il suo Amleto su un gradino del portichetto. Dentro c’erano due dollari e un’annotazione a matita nella seconda di copertina.
Avessi una benedizione, almeno una,
La grazia scenderebbe su di te, o nessuna,
Avessi una preghiera unica vivente
Con te andrebbe, come l’aria clemente.
Avesse il mio cuore un solo filo intatto
atto tatto tratto fatto patto
Ah, sono un disastro con queste rime!
Le devo un dollaro. E un libro.
Un lungo addio!
Imbarazzante. Assolutamente l’ultima persona al mondo. Incredibile. Dopo quasi un anno. Spense la sigaretta contro la lapide. Con una certa delicatezza, era fumata solo a metà. E a che scopo, poi. Doveva essere stato proprio l’odore di fumo a far sí che lei si fermasse per guardarsi intorno, che levasse gli occhi verso di lui. Se avesse tentato di sgusciare di nuovo indietro, dove lei non poteva vederlo, l’avrebbe soltanto spaventata ancora di piú, perciò non gli restava altro da fare che parlarle. Della. Eccola lí, che indugiava sul viale ai margini della luce del lampione, lo sguardo puntato su di lui. Nella sua immobilità riconobbe l’esitazione di chi è in dubbio: lo conosceva davvero, oppure aveva soltanto colto una somiglianza? E comunque, doveva allontanarsi, reprimendo l’impulso di mettersi a correre nel caso in cui l’uomo, che non fosse o addirittura che fosse lui, apparisse strano o pericoloso? Ebbene, in tutta sincerità, strano lo era, a gironzolare in un cimitero a notte fonda, su questo non c’era alcun dubbio. Ma forse si era fermata proprio nella speranza di conoscerlo davvero, pronta ad accogliere qualunque cenno di rassicurazione, perciò lui si levò il cappello e disse: – Buonasera. Miss Miles, se non sbaglio –. Lei si portò una mano al viso come per ricomporsi.
– Sí, – rispose. – Buonasera –. C’erano lacrime nella sua voce.
Allora lui disse: – Jack Boughton.
Lei si mise a ridere, lacrime nella sua risata. – Ma certo. Sí, insomma, mi era parso di riconoscerla. È cosí buio che non ne ero sicura. A fissarlo, il buio diventa ancora piú buio. Piú difficile vedere qualsiasi cosa. Non mi sono resa conto che avevano chiuso i cancelli. Non ci ho proprio pensato.
– Sí. Dipende dal punto in cui ci si trova, il buio. È relativo. I miei occhi si sono abituati. Perciò immagino che di conseguenza anche la luce sia relativa, no? – Imbarazzante. Aveva voluto sembrare intelligente, dal momento che quella mattina non si era rasato e la cravatta la portava arrotolata in tasca.
Lei annuí, e guardò la strada davanti a sé, ancora indecisa.
Come aveva fatto a riconoscerla? Aveva passato mesi e mesi a far caso alle donne che in un modo o nell’altro le somigliavano, finché aveva pensato di aver smarrito il ricordo di lei a furia di apparenti somiglianze. Un paletot come il suo, un cappellino come il suo. A volte il suono di una voce gli faceva credere che voltandosi l’avrebbe vista. Pessima idea. La sua risata significava che doveva essere in compagnia. Forse non voleva dare a vedere di conoscerlo. Allora proseguiva, un po’ piú adagio della folla, pensando che superandolo lei gli avrebbe rivolto la parola, se voleva; lo avrebbe ignorato, se voleva. In una o due occasioni si era fermato a guardare la vetrina di un negozio per lasciar passare l’immagine riflessa di lei, ma erano soltanto i soliti estranei, in un flusso interminabile. Nonostante fosse cauto, a volte qualche donna scambiava la sua attenzione per una confidenzialità non gradita. Un utile memento. Se glielo avesse lanciato lei, uno sguardo simile avrebbe fatto male, pensava. Eppure, tutta quell’attesa, se attesa era, lo aiutava a rimanere sobrio e di solito gli rammentava di radersi. Avrebbe davvero potuto essere lei, prima o poi, e se, rasato e sobrio, si fosse portato la mano al cappello, sarebbe stato piú probabile che gli sorridesse.
E invece eccola lí, nel cimitero, di tanti posti, e di notte, pronta a essere un po’ contenta di vederlo. – Sí, – disse lui, – ci ho fatto caso. A quel che dice del buio –. Raggiungimi lí, pareggia il conto. Io sono il Principe delle tenebre. No, non poteva dirlo. Era una battuta che doveva tenere per sé. Sarebbe andato lui da lei, sotto la luce del lampione. Anzi, no. Se fosse passato un poliziotto avrebbe potuto mettersi in testa di pronunciare la parola «adescamento», dato che lui era losco e lei nera. Dato che si trovavano insieme nel cimitero di notte. Meglio tenersi a distanza. E sapeva che a distanza il suo aspetto ci guadagnava sempre, acquisiva addirittura un che del gentiluomo. Indossava la giacca. La cravatta era nella tasca. Disse: – Lei non dovrebbe proprio essere qui, – un’osservazione ridicola, visto che era lí. Poi, quasi a mo’ di spiegazione: – Di notte c’è della gente assai strana –. Per quanto ci fosse anche lui in mezzo alle lapidi, consolato un pochino dal fatto che lei non poteva vederlo abbastanza bene da notare la differenza tra l’opinione che aveva di lui in quel momento di evidente sollievo, quale che fosse, e com’era lui in realtà. Non cos’era in realtà, fu il suo primo pensiero. Passare la notte in un cimitero, clima permettendo, non era un delitto, niente che concorresse a definire lui. Era vietato, ma non c’era niente di male. In termini generali. A volte, se era a corto di soldi, subaffittava la sua camera alla pensione per qualche giorno.
Lui disse: – Mi prenderò cura di lei, se vuole. Sí, insomma, la sorveglierò. Fino a quando non riapriranno i cancelli –. Ovviamente, quale che fosse stata la sua risposta...