I sonetti del Burchiello
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I sonetti del Burchiello

  1. 384 pagine
  2. Italian
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I sonetti del Burchiello

Informazioni su questo libro

Da sempre considerato il maestro della poesia comica toscana, il Burchiello è stato in parte penalizzato dall'oscurità dei suoi versi. Ma spesso il nonsenso attribuito alle sue immagini o ai suoi accostamenti logici è solo difficoltà linguistica, incapacità interpretativa del lettore non coevo. Ecco perché è importante avere questa prima edizione commentata dei sonetti burchielleschi: per recuperare leggibilità e dare riferimenti a una comicità sostanzialmente realistica. Grazie al lavoro filologico ed esegetico di Michelangelo Zaccarello, la comicità del Burchiello risulta mutata nella sostanza: assai meno surrealista di quello che appariva, più comprensibile e forse ancora più divertente. Domenico di Giovanni detto il Burchiello (Firenze 1404 - Roma 1449) esercitò la professione di barbiere. Inventore di un genere poetico, ebbe grande fama e numerosi imitatori. Il corpus della sua opera è sempre stato tramandato insieme a sonetti «alla burchia» di altri autori.

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Informazioni

Editore
EINAUDI
Anno
2015
Print ISBN
9788806169893
eBook ISBN
9788858417911
LI
1 Cesare imperador vago et onesto
non ritrovando il dí di Carnasciale
dette una petitione alle cicale
dinanzi a’ cinque savi del Bisesto:
5 di che, come i ranocchi seppon questo,
inanimati contro all’uficiale,
destorono il guardian dello spedale
che dormiva sognando fare agresto.
9 E Scipïone era smontato a piede
per far dell’erba alle chiocciole sue,
che avien fatto la scorta a Dïomede:
12 non ebbe tanto sdegno Cimabue
del colpo che gli dette Ganimede
quando gli fece far d’un boccon due,
15 e la question lor fue
perché e castron son molto a noia a’ pesci
portando il verno i foderi a rovesci.
1 Incipit ricalcato sul diffuso Ilario imperador savio e discreto (non a caso fra gli ‘aggergati’ al corpus elencati in Sonetti del Burchiello, p. 277), e in generale sui sonetti d’encomio basati su exempla prudentiae, clementiae e simili 3 la ‘cicala’ è depositaria del canto e del divertimento, in perenne contrapposizione alla formica lavoratrice (come nei sonetti pucciani Andando la formica alla ventura e Mancando alla cicala che mangiare) e dunque incaricata di ritrovare il Carnevale: identica contrapposizione a XIV, 7-8, dove una processione di formiche celebra la ‘cacciata’ del carnevale 4 tribunale immaginario: il Bisesto è l’anno bisestile, ma arieggia il Digesto giuridico 5 l’assurdità del nesso sintattico è artificio assai frequente nel corpus, qui abbinato a seppon questo, tratto formulare (cfr. XXVIII, 15 e n.) 6-8 inanimati: accesi d’ira, cfr. POLIZIANO, Detti, 166: «mal contra lui inanimati»; l’uficiale è l’ufficiale di giustizia, esecutore delle condanne; il guardian dello spedale echeggia lo spedalingo di XII, 5; fare agresto significa ‘fare la cresta’, ‘l’avanzo’ sui soldi ricevuti per comprare qualcosa, e deriva dal fatto che i contadini, per truffare i padroni, prendevano l’uva ancora acerba e ne facevano appunto agresto (cioè il succo dell’uva acerba, eventualmente stagionato, usato per condire vivande: cfr. XXXI, 7 e TROLLI, Lessico, p. 111), per venderlo in proprio: cfr. ZA, Studio, VI 53: «Il qual fece in levante nuovo agresto» e Malm. Racq., VII 7 6 e n. (p. 258) 9-11 sincretismo greco-romano, combinato a deminutio: si ‘faceva erba’ ai cavalli durante le soste, ma le chiocciole, spesso abbinate a tartarughe e granchi per la dura corazza, stanno qui forse per le ‘testuggini’ dell’esercito romano (cfr. X, 9 e LX, 16) 12-14 non ebbe tanto: movenza stilistica alta, che usa la figura della privatio; Cimabue è nome spesso rianalizzato su bue ‘sciocco’, e come tale è passato in proverbio (cfr. LAPUCCI 1993, p. 70: «Cimabue conosceva i bufali nella neve»); il coppiere degli dèi serve una sostanziosa ma indigesta pietanza (colpo mortale, cfr. XXII, 15 e n.), ma fare d’un boccon due poteva anche significare ‘darsi un contegno affettato e schizzinoso’ 15-17 l’immagine bizzarra è forse legata al semplice fatto che la lana era utilizzata per foderare gli indumenti invernali, e, non essendo l’inverno periodo di tosatura, pareva ai pesci che i becchi portassero i mantelli a rovescio, col fodero fuori.
LII
[Sonetto del B. in romanescho (Mg8);
Sonetto del B. fece alla romanesc(h)a (L6 Mg1);
Sonetto di B. alla romana (Vb1);
Sonieto Romaniesco lo meglio di lo monno (Uo)]
1 Iesso la parte di duonna Mathienza
cuoppiavaccina, ca prode vi faccia:
quattro melangole et una ramolaccia,
hanci spieso un carlin, non ci ripienza.
5 E quissi mercatanti da Fiorenza
che agano in Campo Mierlo fatto caccia
presentano alla sposata che ’l saccia
un capo cervio con gran riverenza.
9 Disse lo santal «Danza, che sie acciso!
Maldetta, ma li muorti tuoi, maldetta!
non bi’ ca simo nello paraviso?»
12 E Caciotuosto, e Giannuzzo Sberretta,
Paluozza, Iacomella l’ago intiso
che pranzan madiman con Capaccetta.
15 Issa se nde diletta
che vaga mo’ massera alla calata
e faccian quattro scuorze di fogliata.
Sonetto di parodia dialettale, che ritrae un quadretto matrimoniale simile al gemello CXLIII, da cui vengono mutuati vari personaggi (la famiglia Mathienzo, la sposa, i mercatanti da Fiorenza); al pari di quello si appoggia a un’approfondita conoscenza del volgare romano del Quattrocento, maturata durante il soggiorno a Roma (fra il settembre 1443 e il gennaio 1449: cfr. BOSCHETTO 1998). Si noti tuttavia l’indebita e parodica estensione del dittongo metafonetico ai nomi femminili o comunque uscenti in -a (duonna, cuoppiavaccina, scuorze mentre Paluozza è metatetico; nel sonetto CXLIII, si ha nuotte e nuonna); la mimesi dialettale è altrimenti accurata. Per un’analisi linguistica approfondita, cfr. UGOLINI 1985 e TAVONI 1992, pp. 301-7. Il sonetto si può parafrasare: ‘Ecco il contributo di donna Mattienza allevatrice di vacche, buon pro’ vi faccia: quattro arance e un ravanello, ci ha speso un carlino senza pentirsene; e questi mercanti fiorentini che hanno cacciato in campo Merlo regalano alla sposa, facendole riverenza, una testa di cervo come avvertimento (allusivo alla fedeltà coniugale). Rivolto ai coniugi, il padrino disse: – Balla, ti venisse un colpo! Disgraziata, li mortacci tua, disgraziata! Non vedi che siamo in paradiso? – E Caciotosto, Giannuzzo Sberretta, Paolozza e Giacomella l’hanno capito bene che domani sono a pranzo con Capaccetta. La sposa se ne rallegra, che questa sera vada alla festa paesana e che facciano un quintale di pasta sfoglia’ 1 Mathienza: come a CXLIII, 13, il tipico cognome romano è utilizzato per il nesso paretimologico con ‘matto’ 4 carlin: «valeva baiocchi sette e mezzo, una somma cioè abbastanza esigua» (UGOLINI 1985, p. 28) 6 agano: forma ipercaratterizzata per il romanesco ago o aco (cfr. CXLIII, 6); Campo Mierlo: famoso luogo di caccia, cfr. UGOLINI 1985, p. 31 9 che sie acciso: trasposizione di un modo toscano, cfr. ANGIOLIERI, Rime, XXXI 6: «Or va’, che sii ucciso!» 12-14 l’onomastica contribuisce alla mimesi dell’ambientazione romana, come in MOLZA, Novelle, VII: «Rienzo Jacovaccio», «Menico di Janni di Lolla Rosso», «Jacomella» ecc. 16 calata: tipica festa campestre romana, cfr. UGOLINI 1985,...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. I sonetti del Burchiello
  3. Introduzione di Michelangelo Zaccarello
  4. Nota al testo
  5. I sonetti del Burchiello
  6. I
  7. II
  8. III
  9. IV
  10. V
  11. VI
  12. VII
  13. VIII
  14. IX
  15. X
  16. XI
  17. XII
  18. XIII
  19. XIV
  20. XV
  21. XVI
  22. XVII
  23. XVIII
  24. XIX
  25. XX
  26. XXI
  27. XXII
  28. XXIII
  29. XXIV
  30. XXV
  31. XXVI
  32. XXVII
  33. XXVIII
  34. XXIX
  35. XXX
  36. XXXI
  37. XXXII
  38. XXXIII
  39. XXXIV
  40. XXXV
  41. XXXVI
  42. XXXVII
  43. XXXVIII
  44. XXXIX
  45. XL
  46. XLI
  47. XLII
  48. XLIII
  49. XLIV
  50. XLV
  51. XLVI
  52. XLVII
  53. XLVIII
  54. XLIX
  55. L
  56. LI
  57. LII
  58. LIII
  59. LIV
  60. LV
  61. LVI
  62. LVII
  63. LVIII
  64. LIX
  65. LX
  66. LXI
  67. LXII
  68. LXIII
  69. LXIV
  70. LXV
  71. LXVI
  72. LXVII
  73. LXVIII
  74. LXIX
  75. LXX
  76. LXXI
  77. LXXII
  78. LXXIII
  79. LXXIV
  80. LXXV
  81. LXXVI
  82. LXXVII
  83. LXXVIII
  84. LXXIX
  85. LXXX
  86. LXXXI
  87. LXXXII
  88. LXXXIII
  89. LXXXIV
  90. LXXXV
  91. LXXXVI
  92. LXXXVII
  93. LXXXVIII
  94. LXXXIX
  95. XC
  96. XCI
  97. XCII
  98. XCIII
  99. XCIV
  100. XCV
  101. XCVI
  102. XCVII
  103. XCVIII
  104. XCIX
  105. C
  106. CI
  107. CII
  108. CIII
  109. CIV
  110. CV
  111. CVI
  112. CVII
  113. CVIII
  114. CIX
  115. CX
  116. CXI
  117. CXII
  118. CXIII
  119. CXIV
  120. CXV
  121. CXVI
  122. CXVII
  123. CXVIII
  124. CXIX
  125. CXX
  126. CXXI
  127. CXXII
  128. CXXIII
  129. CXXIV
  130. CXXV
  131. CXXVI
  132. CXXVII
  133. CXXVIII
  134. CXXIX
  135. CXXX
  136. CXXXI
  137. CXXXII
  138. CXXXIII
  139. CXXXIV
  140. CXXXV
  141. CXXXVI
  142. CXXXVII
  143. CXXXVIII
  144. CXXXIX
  145. CXL
  146. CXLI
  147. CXLII
  148. CXLIII
  149. CXLIV
  150. CXLV
  151. CXLVI
  152. CXLVII
  153. CXLVIII
  154. CXLIX
  155. CL
  156. CLI
  157. CLII
  158. CLIII
  159. CLIV
  160. CLV
  161. CLVI
  162. CLVII
  163. CLVIII
  164. CLIX
  165. CLX
  166. CLXI
  167. CLXII
  168. CLXIII
  169. CLXIV
  170. CLXV
  171. CLXVI
  172. CLXVII
  173. CLXVIII
  174. CLXIX
  175. CLXX
  176. CLXXI
  177. CLXXII
  178. CLXXIII
  179. CLXXIV
  180. CLXXV
  181. CLXXVI
  182. CLXXVII
  183. CLXXVIII
  184. CLXXIX
  185. CLXXX
  186. CLXXXI
  187. CLXXXII
  188. CLXXXIII
  189. CLXXXIV
  190. CLXXXV
  191. CLXXXVI
  192. CLXXXVII
  193. CLXXXVIII
  194. CLXXXIX
  195. CXC
  196. CXCI
  197. CXCII
  198. CXCIII
  199. CXCIV
  200. CXCV
  201. CXCVI
  202. CXCVII
  203. CXCVIII
  204. CXCIX
  205. CC
  206. CCI
  207. CCII
  208. CCIII
  209. CCIV
  210. CCV
  211. CCVI
  212. CCVII
  213. CCVIII
  214. CCIX
  215. CCX
  216. CCXI
  217. CCXII
  218. CCXIII
  219. CCXIV
  220. CCXV
  221. CCXVI
  222. CCXVII
  223. CCXVIII
  224. CCXIX
  225. CCXX
  226. CCXXI
  227. CCXXII
  228. CCXXIII
  229. Prospetto delle sigle
  230. Riferimenti bibliografici
  231. Postilla
  232. Elenco dei capoversi
  233. Il libro
  234. L’autore
  235. Copyright