La leggenda del santo bevitore
eBook - ePub

La leggenda del santo bevitore

  1. 80 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub

La leggenda del santo bevitore

Informazioni su questo libro

Andreas vive a Parigi, sulle sponde della Senna, quasi ogni giorno sotto un ponte diverso. Ha commesso un delitto per amore e ne accetta le conseguenze rassegnato ma non troppo. È un uomo d'onore, o almeno ci prova. Si trascina nell'esistenza prendendola cosí come viene. Perché forse non c'è niente di meglio e niente di peggio che bersi un altro bicchiere di Pernod. Un romanzo breve e metaforico in cui Joseph Roth, attraverso lo sguardo illuso di un reietto santo e peccatore, riflette tutta l'assurda dolcezza della vita.

Domande frequenti

Sì, puoi annullare l'abbonamento in qualsiasi momento dalla sezione Abbonamento nelle impostazioni del tuo account sul sito web di Perlego. L'abbonamento rimarrà attivo fino alla fine del periodo di fatturazione in corso. Scopri come annullare l'abbonamento.
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Perlego offre due piani: Base e Completo
  • Base è ideale per studenti e professionisti che amano esplorare un’ampia varietà di argomenti. Accedi alla Biblioteca Base con oltre 800.000 titoli affidabili e best-seller in business, crescita personale e discipline umanistiche. Include tempo di lettura illimitato e voce Read Aloud standard.
  • Completo: Perfetto per studenti avanzati e ricercatori che necessitano di accesso completo e senza restrizioni. Sblocca oltre 1,4 milioni di libri in centinaia di argomenti, inclusi titoli accademici e specializzati. Il piano Completo include anche funzionalità avanzate come Premium Read Aloud e Research Assistant.
Entrambi i piani sono disponibili con cicli di fatturazione mensili, ogni 4 mesi o annuali.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì! Puoi usare l’app Perlego sia su dispositivi iOS che Android per leggere in qualsiasi momento, in qualsiasi luogo — anche offline. Perfetta per i tragitti o quando sei in movimento.
Nota che non possiamo supportare dispositivi con iOS 13 o Android 7 o versioni precedenti. Scopri di più sull’utilizzo dell’app.
Sì, puoi accedere a La leggenda del santo bevitore di Joseph Roth, Enrico Ganni in formato PDF e/o ePub. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.

Informazioni

Editore
EINAUDI
Anno
2015
Print ISBN
9788806226251
eBook ISBN
9788858419922
I.
Una sera di primavera del 1934 un signore di una certa età scese i gradini in pietra che da uno dei ponti sulla Senna conducono alle sue rive. È lí che come quasi tutti sanno, ma in questa occasione merita di essere riportato alla memoria degli uomini, sono soliti dormire, ma sarebbe meglio dire accamparsi, i barboni di Parigi.
Uno di questi barboni stava per caso andando incontro al signore di una certa età, il quale, sia detto per inciso, era ben vestito e dava l’impressione di essere un viaggiatore intenzionato a visitare i luoghi di interesse di città sconosciute. Il barbone aveva la stessa aria malconcia e miseranda di tutti quelli con cui divideva l’esistenza, ma al signore di una certa età appariva degno di particolare attenzione; non sappiamo il perché.
Era, come si è detto, già sera, e sotto i ponti, in riva alla Senna, il buio era piú intenso che non sopra, sul lungofiume o sui ponti. Il barbone visibilmente malconcio barcollava un po’. Sembrava non notare l’anziano signore ben vestito. Ma lui, che non barcollava e anzi camminava con passo fermo e sicuro, aveva evidentemente notato subito l’uomo barcollante. Il signore di una certa età sbarrò addirittura la strada all’uomo malconcio. Si fermarono l’uno di fronte all’altro.
– Dove andate, fratello? – chiese il maturo signore ben vestito.
L’altro lo osservò un istante poi disse:
– Non sapevo di avere un fratello e non so dove mi conduce il cammino.
– Cercherò di indicarvelo io, il cammino, – disse il signore. – Ma non vogliatemene, se vi chiedo un insolito piacere.
– Sono disposto a rendervi qualsiasi servizio, – rispose l’uomo malconcio.
– Mi rendo conto che avete non pochi difetti. Ma Dio mi ha messo sul vostro cammino. Avrete indubbiamente bisogno di denaro, vi prego di non offendervi se ve lo dico! Io ne ho troppo. Volete dirmi onestamente quanto ve ne serve? Almeno per il momento?
L’altro ci pensò su per qualche secondo, poi disse: – Venti franchi.
– È senza dubbio troppo poco, – replicò il signore. – Ve ne servono certo duecento.
L’uomo malconcio arretrò di un passo, sembrò sul punto di cadere, ma riuscí, pur barcollando, a stare comunque in piedi. Poi disse: – Preferirei indubbiamente duecento franchi a venti, ma sono un uomo d’onore. Credo che vi siate fatto un’idea errata sul mio conto. Non posso accettare il denaro che mi offrite, e questo per i seguenti motivi: primo perché non ho il piacere di conoscervi, secondo perché non so come e quando potrei restituirvelo, terzo perché nemmeno voi avrete la possibilità di sollecitarne la restituzione. Non ho infatti un indirizzo. Vivo sotto i ponti di questo fiume e quasi ogni giorno sotto uno diverso. Anche se senza indirizzo sono tuttavia, come ho già ribadito, un uomo d’onore.
– Nemmeno io ho un indirizzo, – rispose il signore di una certa età, – anch’io vivo ogni giorno sotto un ponte diverso, eppure vi prego di accettare cortesemente i duecento franchi – peraltro una somma ridicola per un uomo come voi. Quanto alla restituzione, devo ampliare il discorso per informarvi sul perché non posso, per esempio, indicare una banca dove ridarmi il denaro. Sono infatti diventato cristiano perché ho letto la storia della piccola santa Teresa di Lisieux. E ora sono particolarmente devoto a quella piccola statua della santa che si trova nella cappella di Ste Marie des Batignolles e che non credo faticherete a trovare. Non appena quindi avrete quei miserabili duecento franchi e la vostra coscienza vi indurrà a non essere piú debitore di una somma cosí ridicola, andate, ve ne prego, nella cappella di Ste Marie des Batignolles e consegnate il denaro nelle mani del prete che avrà appena celebrato messa. Nel caso che lo dobbiate a qualcuno, è alla piccola santa Teresa. Ma ricordate: a Ste Marie des Batignolles.
– Vedo, – disse allora l’uomo malconcio, – che avete compreso appieno me e la mia onorabilità. Vi do la mia parola che manterrò la parola. Ma posso andare a messa solo la domenica.
– Come credete, di domenica, – disse il signore di una certa età. Estrasse duecento franchi dal portafoglio, li diede all’uomo barcollante e disse: – Vi ringrazio.
– È stato un piacere, – rispose questi scomparendo subito nel buio profondo.
Perché lí sotto intanto si era fatto buio, mentre sopra, sui ponti e sul lungofiume si accendevano i lampioni argentei per annunciare l’allegra notte di Parigi.
II.
Anche il signore ben vestito svaní nell’oscurità. Aveva ricevuto il miracolo della conversione. E aveva deciso di vivere la vita dei poveri fra i poveri. E perciò viveva sotto il ponte.
Quanto invece all’altro, era un bevitore, addirittura un ubriacone. Si chiamava Andreas. E viveva affidandosi al caso, come molti bevitori. Era da tanto tempo che non possedeva duecento franchi. E forse proprio per questo, perché era da tanto tempo, alla precaria luce di uno dei rari lampioni sotto uno dei ponti estrasse un pezzo di carta e il moncone di una matita, e si annotò l’indirizzo della piccola santa Teresa e la somma di duecento franchi che da quel momento le doveva. Salí una delle scale che dalle rive della Senna conducono al lungofiume. Là, sapeva, c’era un ristorante. E lui entrò e mangiò e bevve in abbondanza, e spese molto denaro e si fece dare anche un’intera bottiglia per la notte che, come al solito, intendeva passare sotto il ponte. Anzi, da un cestino della cartastraccia, raccattò anche un giornale. Non per leggerlo, ma per coprirsi. Perché i giornali tengono caldo, lo sanno tutti i barboni.
III.
La mattina successiva, avendo dormito insolitamente bene, Andreas si alzò piú presto del solito. Dopo lunga riflessione si ricordò di avere vissuto un miracolo, un vero miracolo. E poiché in quella ultima calda notte, coperto dal giornale, credeva di avere dormito particolarmente bene, come non succedeva da tempo, decise anche di lavarsi, cosa che per molti mesi, ossia durante la stagione fredda, non aveva piú fatto. Prima di levarsi i vestiti tuttavia, tornò a infilare la mano nella tasca sinistra interna della giacca, dove, volendo dar retta ai suoi ricordi, doveva trovarsi il resto tangibile del miracolo. Per lavarsi quanto meno la faccia e il collo cercò allora un punto particolarmente appartato sull’argine della Senna. Poiché aveva l’impressione che vi fosse gente ovunque, gente miserabile quanto lui appunto (ridotta male, come improvvisamente prese a definirla fra sé e sé) in grado di assistere alle sue abluzioni, rinunciò al proposito e si accontentò di immergere nell’acqua le mani. Quindi tornò a infilarsi la giacca, toccò nuovamente la banconota nella tasca sinistra interna sentendosi del tutto purificato e addirittura trasformato.
Si avviò verso la giornata, verso una delle sue giornate che da tempi immemorabili era abituato a sprecare, deciso a recarsi anche oggi nella solita Rue des Quatre Vents dove si trovava il ristorante russo-armeno Tari-Bari, e dove investiva in bevande a buon mercato il poco denaro che il caso quotidianamente gli concedeva.
Passando davanti alla prima edicola però si fermò, attratto dalle immagini di alcuni settimanali, ma anche perché preso dall’improvvisa curiosità di sapere che giorno fosse, quale la data e chi ne fosse il santo protettore. Comprò quindi un giornale e vide che era giovedí, e all’improvviso ricordò di essere nato di giovedí e senza guardare la data decise di considerare quel giovedí il giorno del suo compleanno. Ed essendo ormai preda di un’infantile gioia da giorno festivo, non esitò nemmeno un istante a votarsi a buoni, anzi nobili propositi e a non entrare nel Tari-Bari, bensí, giornale alla mano, in un locale migliore per prendervi un caffè, corretto però con il rhum, e mangiare pane e burro.
Raggiunse quindi, sicuro di sé nonostante gli abiti cenciosi, un bistrot per bene, si sedette a un tavolo, lui che da molto tempo era abituato a stare in piedi, o meglio: ad appoggiarsi al banco. Si sedette dunque. E poiché di fronte al suo posto si trovava uno specchio, non poté esimersi dall’osservare il proprio volto, ed ebbe la sensazione di fare in quel momento di nuovo conoscenza con se stesso. E si spaventò. Allo stesso tempo comprese però anche perché negli ultimi anni avesse tanto temuto gli specchi. Non era infatti un bene vedere il riflesso del proprio volto. E finché non si era costretti a guardarlo, era quasi come non averlo, il volto, o di avere ancora quello vecchio, quello che proveniva dall’epoca prima del degrado.
Ora invece si spaventò, come si è detto, in particolare nell’istante in cui paragonò la propria fisionomia a quella degli uomini per bene seduti nelle immediate vicinanze. Una settimana prima si era fatto radere, alla meglio, fin dove era possibile, da uno dei compagni di sventura che, dietro modico compenso, di tanto in tanto erano disposti a radere un fratello. Adesso invece era necessario, avendo deciso di iniziare una nuova vita, farsi radere davvero, definitivamente. Decise di andare da un vero barbiere, prima ancora di ordinare qualcosa.
Detto fatto – andò da un barbiere.
Quando tornò nel locale, trovò occupato il posto dove era stato seduto e poté quindi vedersi allo specchio solo da lontano. Ma bastò per fargli capire che era cambiato, ringiovanito e piú bello. Anzi, sembrava che il suo volto emanasse uno splendore che metteva in secondo piano lo stato pietoso dei vestiti e il pettino visibilmente consunto della camicia – e la cravatta a righe bianche e rosse annodata al colletto dai bordi sfilacciati.
Si sedette quindi, il nostro Andreas, e, cosciente del proprio rinnovamento, con la voce sicura che un tempo aveva avuto e che adesso sembrava essere tornata come una cara vecchia amica, ordinò un café, arrosé rhum. Che gli fu effettivamente servito, e, come gli parve di notare, con tutto il dovuto rispetto riservato di solito dai camerieri ai clienti di riguardo. Il nostro Andreas ne fu lusingato in modo particolare, si sentí addirittura esaltato, e la circostanza confermò in lui la supposizione che proprio quel giorno fosse il suo compleanno.
Un signore che sedeva solo vicino al barbone, lo osservò per qualche tempo, si voltò e disse: – Volete guadagnare del denaro? Potete lavorare da me. Domani trasloco. Potreste dare una mano a mia moglie e anche agli imballatori. Siete abbastanza robusto, mi pare. Potete farlo, non è vero? Volete farlo, non è vero?
– Certo che voglio, – rispose Andreas.
– E a quanto pensavate, – chiese il signore, – per due giorni di lavoro? Domani e sabato? Dovete infatti sapere che il mio appartamento è abbastanza grande, e vado a stare in uno ancora piú grande. E ho anche molti mobili. E io stesso ho da fare nel mio negozio.
– Affare fatto, ci sto! – disse il barbone.
– Bevete qualcosa? – chiese il signore.
E ordinò due Pernod, e brindarono, il signore e Andreas, e si misero anche d’accordo sul compenso: ammontava a duecento franchi.
– Ne beviamo un altro? – chiese il signore dopo avere svuotato il primo bicchiere di Pernod.
– Ma questa volta tocca a me, – disse Andreas il barbone. – Perché voi non mi conoscete: sono un uomo d’onore. Un lavoratore onesto. Osservate le mie mani! – e mostrò le sue mani. – Sono mani da lavoratore, sporche, callose, ma oneste.
– Me ne compiaccio! – disse il signore. Aveva occhi sfavillanti, un volto roseo da bambino con proprio nel mezzo dei baffetti neri. Era, nel complesso, un uomo abbastanza gentile, e ad Andreas piaceva.
Bevvero quindi insieme e Andreas pagò il secondo giro. E quando il signore con il volto da bambino si alzò, Andreas vide che era molto grasso. Prese un biglietto da visita dal portafoglio e vi scrisse il suo indirizzo. Dallo stesso portafoglio estrasse poi una banconota da cento franchi, consegnò entrambi ad Andreas e commentò: – Per essere certo che domani venite! Domattina alle otto! Non dimenticate! Il resto ve lo darò! E dopo il lavoro prenderemo insieme un altro aperitivo. A rivedervi! caro amico! – Poi il signore, il signore grasso con il volto da bambino se ne andò, e nulla stupí Andreas piú del fatto che l’uomo grasso avesse estratto indirizzo e denaro dallo stesso portafoglio.
Adesso che possedeva il denaro e aveva la prospettiva di guadagnarne ancora, decise di procurarsi a sua volta un portafoglio. A questo scopo si mise in cerca di un negozio di pelletterie. Nel primo che trovò strada facendo c’era una giovane commessa. Gli parve molto carina, lí dietro il bancone, con indosso un severo vestito nero, sul petto un davantino bianco, ricciolini sulla testa e un pesante bracciale d’oro al polso destro. Davanti a lei si tolse il cappello e disse allegro: – Vorrei un portafoglio –. La ragazza gettò una fugace occhiata al suo abbigliamento malandato, ma nel suo sguardo non c’era alcuna cattiveria, aveva solo voluto inquadrare il cliente. Nel negozio infatti c’erano portafogli costosi, di prezzo medio e molto a buon mercato. Per evitare domande inutili, salí subito su una scala e prese una scatola dal ripiano piú in alto. Era lí che venivano infatti custoditi i portafogli che alcuni clienti avevano restituito e scambiato con altri. Andreas vide cosí che questa ragazza aveva gambe molto belle e scarpe a collo basso molto leggere, e si ricordò dei tempi quasi dimenticati in cui anche lui aveva accarezzato polpacci simili, baciato piedi simili; dei volti, tuttavia, non si ricordava piú, dei volti delle donne; fatta eccezione per uno, quello per cui era stato in prigione.
Nel frattempo la ragazza scese dalla scala, aprí la scatola e lui, senza prestarvi troppa attenzione, scelse un portafoglio fra quelli collocati sopra tutti gli altri. Pagò, si rimise il cappello e sorrise alla ragazza, e la ragazza gli sorrise a sua volta. Si mise distrattamente in tasca il portafoglio, lasciando però il denaro dov’era. Il portafoglio gli parve all’improvviso inutile. A occuparlo erano invece la scala, le gambe, i piedi della ragazza. Per questo si avviò verso Montmartre, in cerca dei posti in cui un tempo aveva assaporato quei piaceri. In un vicolo stretto e ripido trovò infatti il locale con le ragazze. Si sedette a un tavolo con alcune di loro, pagò da bere a tutti e scelse una delle ragazze, e per la precisione quella seduta accanto a lui. Dopo andò con lei. E sebbene fosse solo pomeriggio, dormí sino a quando albeggiò – ed essendo di animo buono i padroni lo lasciarono dormire.
La mattina successiva, il venerdí dunque, andò al lavoro, dal signore grasso. Doveva aiutare la padrona di casa a imballare, e sebbene gli imballatori fossero già all’opera, Andreas ebbe comunque molto da fare, con incarichi ora pesanti ora piú leggeri. Nel corso della giornata tuttavia sentí i suoi muscoli ritrovare la forza e fu contento del lavoro. Perché con il lavoro era cresciuto, minatore come suo padre, e ancora un po’ contadino, come suo nonno. Se solo non lo avesse tanto agitato la padrona di casa con i suoi ordini assurdi, lo faceva impazzire spedendolo nello stesso istante prima di qua e poi di là. D’altro canto poteva capire che fosse nervosa. Neanche per lei doveva essere uno scherzo traslocare cosí su due piedi, e forse la spaventava anche la nuova casa. Se ne stava lí vestita di tutto punto, con cappotto, guanti e cappello, borsetta e ombrello, sebbene dovesse sapere che in quella casa avrebbe passato un’intera giornata, una notte e anche il giorno successivo. Di tanto in tanto doveva truccarsi le labbra, Andreas lo capiva benissimo. Perché era una signora.
Andreas lavorò tutto il giorno. Quando ebbe finito, la padrona di casa gli disse: –Domattina venite puntuale alle sette –. Dalla borsetta estrasse un borsellino, conteneva delle monete d’argento. Cercò a lungo, estrasse una moneta da dieci franchi, poi però la ripose, alla fine decise di prendere cinque franchi.
– Tenete, la mancia! – disse. – Ma, – aggiunse, – non spendetela tutta per bere, e domattina siate puntuale!
Andreas ringraziò, se ne ...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. La leggenda del santo bevitore
  3. I.
  4. II.
  5. III.
  6. IV.
  7. V.
  8. VI.
  9. VII.
  10. VIII.
  11. IX.
  12. X.
  13. XI.
  14. XII.
  15. XIII.
  16. XIV.
  17. XV.
  18. Bibliografia essenziale
  19. Il libro
  20. L’autore
  21. Copyright