
- 1,248 pagine
- Italian
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eBook - ePub
Il conte di Montecristo
Informazioni su questo libro
Nessun romanzo, forse, ha avuto tante edizioni, tanti adattamenti cinematografici e televisivi; è diventato un musical, un fumetto con Paperino, è stato immortalato sulle figurine Liebig, condensato nelle strisce della Magnesia San Pellegrino e oggi ispira la serie televisiva americana Revenge. Tutti quindi possono dire di conoscerne almeno a grandi linee la trama e il protagonista, anche chi non lo ha mai letto. Ma non c'è trasposizione che valga il godimento di aprirlo e rimanere intrappolati senza scampo nel suo inesorabile ingranaggio narrativo.
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Informazioni
Capitolo centodiciassettesimo
Il cinque ottobre
Erano circa le sei di sera. Una luce opalina attraversata dai raggi d’oro di un bel sole d’autunno scendeva dal cielo sul mare bluastro.
Il calore del giorno si era spento a poco a poco e si cominciava a sentire quella lieve brezza simile al respiro della natura che si risveglia dopo la siesta ardente del mezzogiorno, alito delizioso che rinfresca le coste del Mediterraneo e porta da una riva all’altra il profumo degli alberi mescolato all’acre sentore del mare.
Su quell’immenso lago che si estende da Gibilterra ai Dardanelli e da Tunisi a Venezia un leggero yacht, dalle linee pure ed eleganti, scivolava nei primi vapori della sera. Si muoveva come un cigno che apre le ali al vento e sembra sfiorare l’acqua. Avanzava rapido e aggraziato lasciandosi dietro una scia fosforescente.
A poco a poco il sole, di cui abbiamo salutato gli ultimi raggi, era scomparso dietro l’orizzonte occidentale, ma come per dare ragione ai sogni scintillanti della mitologia, i suoi bagliori indiscreti, ricomparendo in cima a ogni onda, sembravano rivelare che il dio di fuoco si era appena nascosto nel seno di Anfitrite, che tentava invano di celare il suo amante tra le pieghe del suo mantello azzurro.
Lo yacht avanzava rapidamente, anche se in apparenza c’era appena abbastanza vento per far ondeggiare le ciocche ricciolute di una ragazza.
In piedi, a prua, un uomo di alta statura, abbronzato, con gli occhi spalancati, vedeva avvicinarsi la terra sotto forma di una massa scura e conica che sbucava dai flutti come un immenso cappello catalano.
– È Montecristo? – domandò con voce grave e venata di una profonda tristezza il viaggiatore ai cui ordini il piccolo yacht sembrava momentaneamente obbedire.
– SÃ, Eccellenza, – rispose il nostromo, – arriviamo.
– Arriviamo! – mormorò il viaggiatore con un indefinibile accento di malinconia.
Poi aggiunse sottovoce:
– SÃ, quello sarà il porto.
E sprofondò di nuovo nei suoi pensieri, che si traducevano in un sorriso piú triste di quanto sarebbero state delle lacrime.
Qualche minuto dopo a terra si vide il bagliore di una fiamma che si spense subito e il rumore di un’arma da fuoco giunse fino allo yacht.
– Eccellenza, – disse il nostromo, – ecco il segnale da terra, volete rispondere personalmente?
– Che segnale?
Il nostromo tese la mano verso l’isola sui cui pendii saliva, solitaria e biancastra, una nuvoletta di fumo che si lacerava allargandosi.
– Ah, sÃ, – disse come uscendo da un sogno, – date qui.
Il nostromo gli porse una carabina già carica; il viaggiatore la prese, la sollevò lentamente e sparò in aria.
Dieci minuti dopo ammainavano le vele e gettavano l’ancora a cinquecento passi da un porticciolo.
Il canotto era già in mare con quattro rematori e il pilota. Il viaggiatore scese e invece di sedersi a poppa, guarnita in suo onore di un tappeto azzurro, rimase in piedi a braccia conserte.
I rematori aspettavano, con i remi mezzo sollevati, come uccelli che fanno asciugare le ali.
– Andate! – disse il viaggiatore.
Gli otto remi si immersero nel mare all’unisono e senza far schizzare nemmeno una goccia d’acqua; poi la barca, obbedendo alla spinta, scivolò via rapidamente.
In un attimo furono in una piccola baia formata da una insenatura naturale; la barca toccò un fondale di sabbia fine.
– Eccellenza, – disse il pilota, – salite sulle spalle di due uomini, vi porteranno a terra.
Il giovane rispose a quell’invito con un gesto di totale indifferenza, sporse le gambe dalla barca e si lasciò scivolare nell’acqua che gli arrivò fino alla vita.
– Eh, Eccellenza, – mormorò il pilota, – non è bene quello che state facendo, e il padrone ci rimprovererà .
Il giovane continuò ad avanzare verso la riva, seguendo i due marinai che sceglievano il migliore fondale.
Dopo una trentina di passi arrivarono a terra; il giovane batteva i piedi sul suolo asciutto e cercava con gli occhi intorno a sé il cammino che stavano per indicargli, perché ormai era buio.
Mentre girava la testa una mano si posò sulla sua spalla e una voce lo fece trasalire.
– Buongiorno, Maximilien, – diceva quella voce, – siete puntuale, grazie!
– Siete voi, conte, – esclamò il giovane con una reazione che somigliava alla gioia, stringendo con entrambe le mani quella di Montecristo.
– SÃ, come vedete, puntuale come voi. Ma siete fradicio, caro amico; dovete cambiarvi, come direbbe Calipso a Telemaco308. Venite dunque, da questa parte c’è un alloggio pronto per voi, dove dimenticherete fatiche e freddo.
Montecristo si accorse che Morrel si voltava. Aspettò.
Il giovane infatti guardava con sorpresa gli uomini che lo avevano trasportato: non avevano detto una parola, lui non li aveva pagati, eppure erano ripartiti. Anzi, si sentiva già il battito dei remi della barca che tornava al piccolo yacht.
– Ah, sÃ, – disse il conte, – state cercando i vostri marinai?
– Certo, non ho dato loro niente, ma se ne sono andati.
– Non preoccupatevi, Maximilien, – disse Montecristo ridendo. – Ho un contratto con la marina perché l’accesso alla mia isola sia esente da qualunque imposta di trasporto e di viaggio. Sono abbonato, come si dice nei paesi civilizzati.
Morrel guardò il conte con stupore.
– Conte, – disse, – non siete come a Parigi.
– In che senso?
– Ecco, qui ridete.
La fronte di Montecristo si rabbuiò di colpo.
– Avete ragione di richiamarmi a me stesso, Maximilien, – disse. – Rivedervi era una gioia per me, e dimenticavo che ogni gioia è passeggera.
– Oh, no, conte! – esclamò Morrel afferrando di nuovo la mano del suo amico. – Anzi, ridete, siate felice, e dimostratemi con la vostra indifferenza che la vita è brutta solo per chi soffre. Oh, siete caritatevole, siete buono, siete grande, amico mio, ed è per darmi coraggio che fingete questa allegria.
– Vi sbagliate, Morrel, – disse Montecristo, – era perché ero davvero felice.
– Allora vi dimenticate di me. Pazienza!
– In che senso?
– SÃ, perché, sapete, amico, come diceva il gladiatore entrando nel circo del sublime imperatore, io vi dico: «Il morituro ti saluta».
– Non vi siete consolato? – domandò Montecristo con una strana occhiata.
– Oh, – rispose Morrel con uno sguardo pieno di amarezza, – pensavate davvero che potessi?
– Sentite, capite bene le mie parole, vero, Maximilien? Non mi prendete per un uomo banale, per un chiacchierone che fa discorsi vaghi e privi di senso? Quando vi domando se vi siete consolato, vi parlo da uomo per il quale il cuore umano non ha piú segreti. Ebbene, Morrel, scendiamo insieme in fondo al vostro cuore e sondiamolo. È ancora quell’impazienza febbrile e dolorosa che fa sobbalzare il corpo come sobbalza il leone punto dalla zanzara? È sempre quella sete divorante che si estingue solo nella tomba? È quell...
Indice dei contenuti
- Copertina
- Il conte di Montecristo
- Prefazione di Michele Mari
- Nota
- I. Marsiglia – L’arrivo
- II. Padre e figlio
- III. I Catalans
- IV. Il complotto
- V. Il pranzo di nozze
- VI. Il sostituto procuratore del re
- VII. L’interrogatorio
- VIII. Il castello d’If
- IX. La sera del fidanzamento
- X. Lo studiolo delle Tuileries
- XI. L’orco della Corsica
- XII. Padre e figlio
- XIII. I Cento giorni
- XIV. Il prigioniero furioso e il prigioniero pazzo
- XV. Il numero 34 e il numero 27
- XVI. Un erudito italiano
- XVII. La cella del prete
- XVIII. Il tesoro
- XIX. Il terzo attacco
- XX. Il cimitero del castello d’If
- XXI. L’isola di Tiboulen
- XXII. I contrabbandieri
- XXIII. L’isola di Montecristo
- XXIV. Abbacinato
- XXV. Lo sconosciuto
- XXVI. La locanda del Pont du Gard
- XXVII. Il racconto
- XXVIII. I registri delle prigioni
- XXIX. La ditta Morrel
- XXX. Il cinque settembre
- XXXI. Italia – Sinbad il marinaio
- XXXII. Risveglio
- XXXIII. Banditi romani
- XXXIV. Apparizione
- XXXV. La mazzolata
- XXXVI. Il carnevale romano
- XXXVII. Le catacombe di San Sebastiano
- XXXVIII. L’appuntamento
- XXXIX. I convitati
- XL. Il pranzo
- XLI. La presentazione
- XLII. Il signor Bertuccio
- XLIII. La casa di Auteuil
- XLIV. La vendetta
- XLV. La pioggia di sangue
- XLVI. Il credito illimitato
- XLVII. La pariglia di pomellati
- XLVIII. Ideologia
- XLIX. Haydée
- L. La famiglia Morrel
- LI. Piramo e Tisbe
- LII. Tossicologia
- LIII. Robert le Diable
- LIV. Il rialzo e il ribasso
- LV. Il maggiore Cavalcanti
- LVI. Andrea Cavalcanti
- LVII. Il campetto di erba medica
- LVIII. Il signor Noirtier de Villefort
- LIX. Il testamento
- LX. Il telegrafo
- LXI. Come liberare un giardiniere dai ghiri che gli mangiano le pesche
- LXII. I fantasmi
- LXIII. La cena
- LXIV. Il mendicante
- LXV. Scena coniugale
- LXVI. Progetti di matrimonio
- LXVII. Lo studio del procuratore del re
- LXVIII. Un ballo estivo
- LXIX. Le informazioni
- LXX. Il ballo
- LXXI. Il pane e il sale
- LXXII. La signora de Saint-Méran
- LXXIII. La promessa
- LXXIV. La tomba della famiglia Villefort
- LXXV. Il verbale
- LXXVI. I progressi di Cavalcanti figlio
- LXXVII. Haydée
- LXXVIII. Ci scrivono da Giannina
- LXXIX. La limonata
- LXXX. L’accusa
- LXXXI. La stanza del fornaio in pensione
- LXXXII. L’effrazione
- LXXXIII. La mano di Dio
- LXXXIV. Beauchamp
- LXXXV. Il viaggio
- LXXXVI. Il giudizio
- LXXXVII. La provocazione
- LXXXVIII. L’insulto
- LXXXIX. La notte
- XC. Il duello
- XCI. Madre e figlio
- XCII. Il suicidio
- XCIII. Valentine
- XCIV. La confessione
- XCV. Padre e figlia
- XCVI. Il contratto
- XCVII. La strada per il Belgio
- XCVIII. L’Hôtel de la Cloche et de la Bouteille
- XCIX. La legge
- C. L’apparizione
- CI. Locusta
- CII. Valentine
- CIII. Maximilien
- CIV. La firma di Danglars
- CV. Il cimitero del Père-Lachaise
- CVI. La spartizione
- CVII. La Fossa dei leoni
- CVIII. Il giudice
- CIX. Le assise
- CX. L’atto di accusa
- CXI. Espiazione
- CXII. La partenza
- CXIII. Il passato
- CXIV. Peppino
- CXV. Il menu di Luigi Vampa
- CXVI. Il perdono
- CXVII. Il cinque ottobre
- Il libro
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