Il conte di Montecristo
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Il conte di Montecristo

  1. 1,248 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Il conte di Montecristo

Informazioni su questo libro

Nessun romanzo, forse, ha avuto tante edizioni, tanti adattamenti cinematografici e televisivi; è diventato un musical, un fumetto con Paperino, è stato immortalato sulle figurine Liebig, condensato nelle strisce della Magnesia San Pellegrino e oggi ispira la serie televisiva americana Revenge. Tutti quindi possono dire di conoscerne almeno a grandi linee la trama e il protagonista, anche chi non lo ha mai letto. Ma non c'è trasposizione che valga il godimento di aprirlo e rimanere intrappolati senza scampo nel suo inesorabile ingranaggio narrativo.

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Informazioni

Editore
EINAUDI
Anno
2015
Print ISBN
9788806225186

Capitolo centodiciassettesimo

Il cinque ottobre

Erano circa le sei di sera. Una luce opalina attraversata dai raggi d’oro di un bel sole d’autunno scendeva dal cielo sul mare bluastro.
Il calore del giorno si era spento a poco a poco e si cominciava a sentire quella lieve brezza simile al respiro della natura che si risveglia dopo la siesta ardente del mezzogiorno, alito delizioso che rinfresca le coste del Mediterraneo e porta da una riva all’altra il profumo degli alberi mescolato all’acre sentore del mare.
Su quell’immenso lago che si estende da Gibilterra ai Dardanelli e da Tunisi a Venezia un leggero yacht, dalle linee pure ed eleganti, scivolava nei primi vapori della sera. Si muoveva come un cigno che apre le ali al vento e sembra sfiorare l’acqua. Avanzava rapido e aggraziato lasciandosi dietro una scia fosforescente.
A poco a poco il sole, di cui abbiamo salutato gli ultimi raggi, era scomparso dietro l’orizzonte occidentale, ma come per dare ragione ai sogni scintillanti della mitologia, i suoi bagliori indiscreti, ricomparendo in cima a ogni onda, sembravano rivelare che il dio di fuoco si era appena nascosto nel seno di Anfitrite, che tentava invano di celare il suo amante tra le pieghe del suo mantello azzurro.
Lo yacht avanzava rapidamente, anche se in apparenza c’era appena abbastanza vento per far ondeggiare le ciocche ricciolute di una ragazza.
In piedi, a prua, un uomo di alta statura, abbronzato, con gli occhi spalancati, vedeva avvicinarsi la terra sotto forma di una massa scura e conica che sbucava dai flutti come un immenso cappello catalano.
– È Montecristo? – domandò con voce grave e venata di una profonda tristezza il viaggiatore ai cui ordini il piccolo yacht sembrava momentaneamente obbedire.
– Sí, Eccellenza, – rispose il nostromo, – arriviamo.
– Arriviamo! – mormorò il viaggiatore con un indefinibile accento di malinconia.
Poi aggiunse sottovoce:
– Sí, quello sarà il porto.
E sprofondò di nuovo nei suoi pensieri, che si traducevano in un sorriso piú triste di quanto sarebbero state delle lacrime.
Qualche minuto dopo a terra si vide il bagliore di una fiamma che si spense subito e il rumore di un’arma da fuoco giunse fino allo yacht.
– Eccellenza, – disse il nostromo, – ecco il segnale da terra, volete rispondere personalmente?
– Che segnale?
Il nostromo tese la mano verso l’isola sui cui pendii saliva, solitaria e biancastra, una nuvoletta di fumo che si lacerava allargandosi.
– Ah, sí, – disse come uscendo da un sogno, – date qui.
Il nostromo gli porse una carabina già carica; il viaggiatore la prese, la sollevò lentamente e sparò in aria.
Dieci minuti dopo ammainavano le vele e gettavano l’ancora a cinquecento passi da un porticciolo.
Il canotto era già in mare con quattro rematori e il pilota. Il viaggiatore scese e invece di sedersi a poppa, guarnita in suo onore di un tappeto azzurro, rimase in piedi a braccia conserte.
I rematori aspettavano, con i remi mezzo sollevati, come uccelli che fanno asciugare le ali.
– Andate! – disse il viaggiatore.
Gli otto remi si immersero nel mare all’unisono e senza far schizzare nemmeno una goccia d’acqua; poi la barca, obbedendo alla spinta, scivolò via rapidamente.
In un attimo furono in una piccola baia formata da una insenatura naturale; la barca toccò un fondale di sabbia fine.
– Eccellenza, – disse il pilota, – salite sulle spalle di due uomini, vi porteranno a terra.
Il giovane rispose a quell’invito con un gesto di totale indifferenza, sporse le gambe dalla barca e si lasciò scivolare nell’acqua che gli arrivò fino alla vita.
– Eh, Eccellenza, – mormorò il pilota, – non è bene quello che state facendo, e il padrone ci rimprovererà.
Il giovane continuò ad avanzare verso la riva, seguendo i due marinai che sceglievano il migliore fondale.
Dopo una trentina di passi arrivarono a terra; il giovane batteva i piedi sul suolo asciutto e cercava con gli occhi intorno a sé il cammino che stavano per indicargli, perché ormai era buio.
Mentre girava la testa una mano si posò sulla sua spalla e una voce lo fece trasalire.
– Buongiorno, Maximilien, – diceva quella voce, – siete puntuale, grazie!
– Siete voi, conte, – esclamò il giovane con una reazione che somigliava alla gioia, stringendo con entrambe le mani quella di Montecristo.
– Sí, come vedete, puntuale come voi. Ma siete fradicio, caro amico; dovete cambiarvi, come direbbe Calipso a Telemaco308. Venite dunque, da questa parte c’è un alloggio pronto per voi, dove dimenticherete fatiche e freddo.
Montecristo si accorse che Morrel si voltava. Aspettò.
Il giovane infatti guardava con sorpresa gli uomini che lo avevano trasportato: non avevano detto una parola, lui non li aveva pagati, eppure erano ripartiti. Anzi, si sentiva già il battito dei remi della barca che tornava al piccolo yacht.
– Ah, sí, – disse il conte, – state cercando i vostri marinai?
– Certo, non ho dato loro niente, ma se ne sono andati.
– Non preoccupatevi, Maximilien, – disse Montecristo ridendo. – Ho un contratto con la marina perché l’accesso alla mia isola sia esente da qualunque imposta di trasporto e di viaggio. Sono abbonato, come si dice nei paesi civilizzati.
Morrel guardò il conte con stupore.
– Conte, – disse, – non siete come a Parigi.
– In che senso?
– Ecco, qui ridete.
La fronte di Montecristo si rabbuiò di colpo.
– Avete ragione di richiamarmi a me stesso, Maximilien, – disse. – Rivedervi era una gioia per me, e dimenticavo che ogni gioia è passeggera.
– Oh, no, conte! – esclamò Morrel afferrando di nuovo la mano del suo amico. – Anzi, ridete, siate felice, e dimostratemi con la vostra indifferenza che la vita è brutta solo per chi soffre. Oh, siete caritatevole, siete buono, siete grande, amico mio, ed è per darmi coraggio che fingete questa allegria.
– Vi sbagliate, Morrel, – disse Montecristo, – era perché ero davvero felice.
– Allora vi dimenticate di me. Pazienza!
– In che senso?
– Sí, perché, sapete, amico, come diceva il gladiatore entrando nel circo del sublime imperatore, io vi dico: «Il morituro ti saluta».
– Non vi siete consolato? – domandò Montecristo con una strana occhiata.
– Oh, – rispose Morrel con uno sguardo pieno di amarezza, – pensavate davvero che potessi?
– Sentite, capite bene le mie parole, vero, Maximilien? Non mi prendete per un uomo banale, per un chiacchierone che fa discorsi vaghi e privi di senso? Quando vi domando se vi siete consolato, vi parlo da uomo per il quale il cuore umano non ha piú segreti. Ebbene, Morrel, scendiamo insieme in fondo al vostro cuore e sondiamolo. È ancora quell’impazienza febbrile e dolorosa che fa sobbalzare il corpo come sobbalza il leone punto dalla zanzara? È sempre quella sete divorante che si estingue solo nella tomba? È quell...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Il conte di Montecristo
  3. Prefazione di Michele Mari
  4. Nota
  5. I. Marsiglia – L’arrivo
  6. II. Padre e figlio
  7. III. I Catalans
  8. IV. Il complotto
  9. V. Il pranzo di nozze
  10. VI. Il sostituto procuratore del re
  11. VII. L’interrogatorio
  12. VIII. Il castello d’If
  13. IX. La sera del fidanzamento
  14. X. Lo studiolo delle Tuileries
  15. XI. L’orco della Corsica
  16. XII. Padre e figlio
  17. XIII. I Cento giorni
  18. XIV. Il prigioniero furioso e il prigioniero pazzo
  19. XV. Il numero 34 e il numero 27
  20. XVI. Un erudito italiano
  21. XVII. La cella del prete
  22. XVIII. Il tesoro
  23. XIX. Il terzo attacco
  24. XX. Il cimitero del castello d’If
  25. XXI. L’isola di Tiboulen
  26. XXII. I contrabbandieri
  27. XXIII. L’isola di Montecristo
  28. XXIV. Abbacinato
  29. XXV. Lo sconosciuto
  30. XXVI. La locanda del Pont du Gard
  31. XXVII. Il racconto
  32. XXVIII. I registri delle prigioni
  33. XXIX. La ditta Morrel
  34. XXX. Il cinque settembre
  35. XXXI. Italia – Sinbad il marinaio
  36. XXXII. Risveglio
  37. XXXIII. Banditi romani
  38. XXXIV. Apparizione
  39. XXXV. La mazzolata
  40. XXXVI. Il carnevale romano
  41. XXXVII. Le catacombe di San Sebastiano
  42. XXXVIII. L’appuntamento
  43. XXXIX. I convitati
  44. XL. Il pranzo
  45. XLI. La presentazione
  46. XLII. Il signor Bertuccio
  47. XLIII. La casa di Auteuil
  48. XLIV. La vendetta
  49. XLV. La pioggia di sangue
  50. XLVI. Il credito illimitato
  51. XLVII. La pariglia di pomellati
  52. XLVIII. Ideologia
  53. XLIX. Haydée
  54. L. La famiglia Morrel
  55. LI. Piramo e Tisbe
  56. LII. Tossicologia
  57. LIII. Robert le Diable
  58. LIV. Il rialzo e il ribasso
  59. LV. Il maggiore Cavalcanti
  60. LVI. Andrea Cavalcanti
  61. LVII. Il campetto di erba medica
  62. LVIII. Il signor Noirtier de Villefort
  63. LIX. Il testamento
  64. LX. Il telegrafo
  65. LXI. Come liberare un giardiniere dai ghiri che gli mangiano le pesche
  66. LXII. I fantasmi
  67. LXIII. La cena
  68. LXIV. Il mendicante
  69. LXV. Scena coniugale
  70. LXVI. Progetti di matrimonio
  71. LXVII. Lo studio del procuratore del re
  72. LXVIII. Un ballo estivo
  73. LXIX. Le informazioni
  74. LXX. Il ballo
  75. LXXI. Il pane e il sale
  76. LXXII. La signora de Saint-Méran
  77. LXXIII. La promessa
  78. LXXIV. La tomba della famiglia Villefort
  79. LXXV. Il verbale
  80. LXXVI. I progressi di Cavalcanti figlio
  81. LXXVII. Haydée
  82. LXXVIII. Ci scrivono da Giannina
  83. LXXIX. La limonata
  84. LXXX. L’accusa
  85. LXXXI. La stanza del fornaio in pensione
  86. LXXXII. L’effrazione
  87. LXXXIII. La mano di Dio
  88. LXXXIV. Beauchamp
  89. LXXXV. Il viaggio
  90. LXXXVI. Il giudizio
  91. LXXXVII. La provocazione
  92. LXXXVIII. L’insulto
  93. LXXXIX. La notte
  94. XC. Il duello
  95. XCI. Madre e figlio
  96. XCII. Il suicidio
  97. XCIII. Valentine
  98. XCIV. La confessione
  99. XCV. Padre e figlia
  100. XCVI. Il contratto
  101. XCVII. La strada per il Belgio
  102. XCVIII. L’Hôtel de la Cloche et de la Bouteille
  103. XCIX. La legge
  104. C. L’apparizione
  105. CI. Locusta
  106. CII. Valentine
  107. CIII. Maximilien
  108. CIV. La firma di Danglars
  109. CV. Il cimitero del Père-Lachaise
  110. CVI. La spartizione
  111. CVII. La Fossa dei leoni
  112. CVIII. Il giudice
  113. CIX. Le assise
  114. CX. L’atto di accusa
  115. CXI. Espiazione
  116. CXII. La partenza
  117. CXIII. Il passato
  118. CXIV. Peppino
  119. CXV. Il menu di Luigi Vampa
  120. CXVI. Il perdono
  121. CXVII. Il cinque ottobre
  122. Il libro
  123. L’autore
  124. Dello stesso autore
  125. Copyright