Titolo originale Na bol´šoj doroge
Personaggi
Tichon Evstigneev, proprietario di una bettola sulla strada maestra
Semën Sergeevič Borcov, possidente andato in rovina
Mar´ja Egorovna, sua moglie
Savva, vecchio pellegrino
Nazarovna
pellegrine
Efimovna
Fedja, operaio di passaggio
Egor Merik, vagabondo
Kuz´ma, viandante
Postiglione
Cocchiere della Borcova
Pellegrini, mercanti di bestiame, gente di passaggio, eccetera
L’azione si svolge in una provincia della Russia meridionale.
La scena rappresenta la bettola di Tichon. A destra il banco e gli scaffali con le bottiglie. In fondo una porta che dà all’esterno. Fuori, sopra la porta, è appesa una lanterna rossa bisunta. Per terra e sulle panche lungo le pareti giacciono pellegrini e gente di passaggio. Molti, per mancanza di posto, dormono seduti. È notte fonda. All’alzarsi del sipario si sente un tuono e nel vano della porta si vede un lampo.
SCENA PRIMA
Tichon sta dietro il banco. Su una delle panche è semisdraiato scompostamente Fedja che suona in sordina la fisarmonica. Accanto a lui è seduto Borcov che indossa un logoro soprabito estivo. Per terra, vicino alle panche, si sono sistemati Savva, la Nazarovna e la Efimovna.
EFIMOVNA (alla Nazarovna) Scuoti un po’ il vecchio! Sembra proprio che stia per rendere l’anima a Dio.
NAZAROVNA (sollevando dal viso di Savva un lembo del pastrano) Ehi, benedetto! Sei vivo o sei già morto?
SAVVA Perché dovrei essere morto? Sono vivo, cara! (Si solleva sul gomito) Coprimi i piedi, anima buona! Ecco cosí. Quello destro un po’ di piú. Ecco cosí, cara! Che Dio ti benedica!
NAZAROVNA (coprendo i piedi di Savva) Dormi, caro!
SAVVA Come si fa a dormire? Avessi la forza di sopportare questo tormento, allora del sonno, cara, si potrebbe fare a meno. Non è degno il peccatore di avere quiete. Che cos’è questo rumore, pellegrina?
NAZAROVNA Un temporale mandato da Dio. Il vento urla, e piove a dirotto. Sul tetto e sui vetri la pioggia batte come una cascata di ceci. Senti? Si sono aperte le cateratte del cielo… (Un tuono). Dio benedetto, Dio benedetto, Dio benedetto…
FEDJA Che sconquasso! Sembra che non la voglia smettere piú! Uuuh… Pare il lamento della foresta… Uuuh… Il vento ulula come un cane… (Muove le spalle) Che freddo! Sono bagnato come un pulcino, e la porta è spalancata… (Suona in sordina) Anche la mia fisarmonica ha preso acqua, cristiani, e non se ne cava niente di buono, se no vi sparerei un concertino da restar senza fiato! Fantastico! Una quadriglia o una polca, mettiamo… o una musichetta russa… Le sappiamo suonare tutte. In città, quando facevo il cameriere al Grand Hotel, di soldi non ne ho tirati su, ma in fatto di fisarmonica sono diventato un mago. Anche la chitarra so suonare.
UNA VOCE DA UN ANGOLO Chi è stupido fa discorsi da stupido.
FEDJA Stupido è chi lo dice.
Pausa.
NAZAROVNA (a Savva) Dovresti startene al caldo adesso, tu, vecchio, tenere il piede al riparo. (Pausa). Vecchio! Benedetto! (Scuote Savva) Non starai mica per morire, eh?
FEDJA Dovresti bere un po’ di vodka, nonnino. La mandi giú e nella pancia ti senti un incendio che ti solleva il cuore. Bevila!
NAZAROVNA Non fare lo smargiasso, giovanotto! Il vecchio forse sta per rendere l’anima a Dio e si pente dei suoi peccati, e tu a fare questi discorsi, e ci metti anche la fisarmonica… Smettila di suonare, sfrontato!
FEDJA E tu perché ti sei appiccicata a lui? Lui sta male, e tu non la smetti con le tue scemenze… Lui è un sant’uomo e non può dirti le parolacce che ti meriti, e tu invece sei tutta contenta perché ascolta una scema come te… Dormi, nonnino, non darle retta. Lasciala blaterare e fregatene. La lingua delle donne è la scopa del diavolo: spazza via il buono e il cattivo. Fregatene… (Batte le mani) Sei magro come uno stecco, fratello mio! Uno scheletro morto, fatto e finito! Non hai carne addosso! Non stai mica morendo sul serio, eh?
SAVVA Perché dovrei morire? Salvami, Signore, dal morire fuori tempo… Patirò la mia parte, ma poi con l’aiuto di Dio mi rimetterò in piedi… La Madre di Dio non mi lascerà morire in terra straniera… morirò in casa mia…
FEDJA Di dove sei?
SAVVA Di Vologda. Della città di Vologda… sono un borghese di laggiú…
FEDJA E dov’è Vologda?
TICHON Oltre Mosca… È una provincia…
FEDJA Capperi… Ne hai fatto di strada, barbone mio! E sempre a piedi?
SAVVA Sempre, giovanotto. Sono stato al monastero Tichon Zadonskij, e adesso vado ai Monti Sacri… E dai Monti Sacri, se il Signore lo vorrà, a Odessa… Di lí, dicono, si può andare a Gerusalemme per pochi soldi. Una ventina di rubli dovrebbero bastare…
FEDJA E a Mosca ci sei stato?
SAVVA Come no? Quattro o cinque volte…
FEDJA È una bella città? (Comincia a fumare) Vale la pena?
SAVVA Ci sono molti santuari, amico… E là dove ci sono molti santuari, si sta sempre bene…
BORCOV (si avvicina al banco, rivolgendosi a Tichon) Ti prego ancora una volta! Versamene, per l’amore di Cristo!
FEDJA Quel che conta in una città è la pulizia… Se c’è polvere, bisogna innaffiare, se c’è sporco, bisogna pulire. Le case devono essere alte… il teatro, il commissariato… i vetturini… Io ho vissuto in città e certe cose le conosco…
BORCOV Dammene un bicchierino… quello piccolo. A credito! Pagherò!
TICHON Piantala.
BORCOV Te ne prego! Fammi questo piacere!
TICHON Va’ via.
BORCOV Tu non mi capisci… Cerca di capirlo, ignorante, se nella tua testa di legno di bifolco c’è almeno un grammo di cervello: non sono io a chiederlo, ma le mie budella, per dirla alla tua maniera di bifolco! È la mia malattia che te lo chiede! Cerca di capirlo!
TICHON Non c’è niente da capire… Vattene!
BORCOV Ma se adesso non bevo, lo vuoi capire una buona volta, se non soddisfo la mia passione, sono capace di commettere un delitto. Sono capace di qualunque cosa! Tu, cialtrone, ne avrai pur visto, nella tua vita di oste, di ubriachi. Possibile allora che tu non sia ancora riuscito a renderti conto di che razza di gente è? Sono dei malati! Puoi metterli in catene, caricarli di botte, farli a pezzi, ma la vodka gliela devi dare! Senti, usami questa gentilezza! Fammi questo piacere! Che umiliazione! Dio mio, che umiliazione!
TICHON Fuori i soldi e ci sarà la vodka.
BORCOV Dove vado a prenderli? Non ho piú un centesimo! Mi sono bevuto tutto! Che cosa potrei darti? Mi è rimasto soltanto questo soprabito, ma non posso dartelo… Sotto sono nudo… Vuoi il berretto? (Si toglie il berretto e lo dà a Tichon).
TICHON (esaminando il berretto) Ehm… C’è berretto e berretto… Questo qui sembra un colabrodo…
FEDJA (ride) Un berretto da nobiluomo! Te lo metti quando vai per la città e lo togli davanti alle madamigel...