Confessioni di una coppia scambista al figlio morente
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Confessioni di una coppia scambista al figlio morente

Una raccolta di racconti atrocemente comici

  1. 208 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Confessioni di una coppia scambista al figlio morente

Una raccolta di racconti atrocemente comici

Informazioni su questo libro

"Un'antologia di racconti, stringi stringi, consiste in un pugno di storie messe in fila su una superficie piana, tutte ragionevolmente fresche e inappuntabili. Confessioni di una coppia scambista al figlio morente è un prodotto differente: il piano è inclinato e i racconti si graffiano le fiancate a vicenda. Nel pigia pigia cogliamo lampi di Roger Federer e insalate russe sepolte in cortile, sacerdotesse del glam rock ed esecuzioni pubbliche in riviera, euroconvertitori bluastri e Hiv; il piccolo apologo morale si stempera nell'horror, l'amarcord si schianta nell'allucinazione. Alessandro Gori è una persona a modo e non si compiace del collasso, ma lo registra suo malgrado come l'autore di quel filmino su Kennedy: un altro mondo non è possibile, tanto vale prendere appunti prima che il cerchio magico dell'infanzia si tramuti definitivamente in un anello di fumo. Siamo tutti in bilico, sembra volerci suggerire, su quell'esile grissino da tonno in scatola con cui ci illudevamo di tagliare le tenebre e penetrare il mondo."Cagliostro Soncini, Vanity Fair

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Informazioni

Print ISBN
9788817160902
eBook ISBN
9788831807135

ANA E FRANCO III

[Da Franco Locatelli a Ana Matronic]
Spaghetti, pollo e insalatina e una tazzina di caffè… a malapena riesco a mandar giù… invece ti ricordi che appetito insieme a te… a Detraaaaaups…
Anaaaaaaaa… ho fatto le pazzie per te… ricoooordi… che giorni di follie… a Detraaaaaups…
[Da Ana Matronic a Franco Locatelli]
Che stile, Franco. Complimenti per il glamour, veramente. Senti, ti faccio un piccolo riassunto: non ti sento da giorni, hai ignorato la mia ultima damn’d fuckin’ email totalmente distensiva (apprezza), mi hai umiliata col tuo silenzio, facendomi sentire ridicola col mio affannarmi a mantenere uno straccio di rapporto con te neanche fossi Richard Branson con Mike Oldfield. Poi all’improvviso, una mattina a caso, poche righe buttate là di un testo che dopo una ricerca (pure del tempo ci devo perdere) trovo essere di una canzonetta di tale Fred Bongusto. Cosa devo capire? Se è un modo per riallacciare un rapporto, un trapper di quinta categoria con un pitale tatuato in faccia avrebbe avuto un po’ più di classe. Se invece hai cercato di umiliarmi ancora: ci sei riuscito. Complimenti. Clap clap. Che poi il finale è «a Detroit». E noi due a Detroit non ci siamo mai stati, per mia fortuna. Sai invece con chi ci sono stata? Con Christopher Owens dei Girls. E ho detto tutto.
[Da Franco Locatelli a Ana Matronic]
Buongiorno piccola Ana,
innanzitutto ti chiedo scusa. Questa mia missiva è frutto di un (fortunato?) errore. Stavo radendomi la barba e canticchiavo fra me e me. Di solito la canzone che intono è “Hymn” dei Barclay James Harvest, seguita in morbida dissolvenza da “Love Is for Living” quando faccio le basette. Questa volta, complice il fatto che era il primo giorno d’estate, mi è venuto di accennare quest’altro motivo, sostituendo a «Lola» il tuo nome senza nemmeno accorgermene. «Detroit» è uscito deformato in «Detraups», perché in quel momento stavo radendomi il collo, quindi lo tendevo e tendevo anche un po’ la bocca.
Non so come, forse per una goccia d’acqua finita sul cellulare, mi si è attivato il dettato automatico su una email vuota, col tuo indirizzo già impostato che avevo lì in attesa di scriverti. Libera di non credermi: l’avrei fatto oggi. Perdonami il ritardo ma volevo farmi un po’ desiderare, lo ammetto. E poi stamattina ero felice perché ieri ho operato con successo un paziente che i miei colleghi davano per spacciato. Un signore sulla cinquantatreina con una cisti molto estroflessa. Una protuberanza talmente ingombrante che lui, per vergogna, gli metteva una maschera d’argento, un completo nero e la spacciava per un signore accanto a lui: il teologo Corazzesi. Purtroppo questi sono scenari che, se all’esterno possono apparire inquietanti, rappresentano la normalità nel nostro lavoro, spesso asprigno.
[Da Ana Matronic a Franco Locatelli]
Ciao Franco e buongiorno. Ti credo. E ammetto che mi era anche venuto il dubbio. In quello sfortunato nostro unico incontro da Settembrini notai il tuo cellulare, un Alcatel con scocca turchese. Conosco bene il modello, ce l’ho avuto per quasi un anno, e sono impazzita per questa cosa che partivano i dettati in email, ma che cazzo… Che poi io sono stata pure fortunata, perché per un inanellarsi di eventi che non ti sto a spiegare, queste email dettate e inviate random hanno fatto sì che ricevessi a casa in visione una selezione dei pupazzetti della serie Masters of the Universe Origins. Li ho visti, ne ho scartato uno, poi però boh… roba da bambini, plasticaccia cinese, non mi parevano questo gran prodotto. Così ho chiesto il reso e loro sai cosa? Me li hanno lasciati. Non sono neanche passati a ritirarli. That’s all folks!
[Da Franco Locatelli a Ana Matronic]
Perdonami Ana,
sai darmi gli indirizzi e dirmi cosa c’era scritto sulle email che ti sono partite? Così sfrutto anch’io questa “gabola”. Non ti nego che la serie dei Masters of the Universe Origins l’avevo già attenzionata per mio nipote. Mi imbarazza un po’ a dirlo, ma io negli anni dell’Università sono stato appassionato della serie classica. Ho scelto però di non acquistare la nuova serie e questo per un semplice problema: Man-At-Arms. Devi sapere che l’originale era glabro, mentre questo nuovo l’hanno fatto coi baffi. E va bene, comprendo che nel cartone animato era baffuto, che lo è nell’immaginario popolare e così era sensato replicarlo. A onor del vero è pure più caratteristico con questo bel mustacchio anni Ottanta. Quello che mi dà un po’ fastidio è il fatto che gli hanno fatto i baffi neri e non castani come ce li ha invece nel cartone. In buona sostanza, per correggere un errore ne hanno fatto uno più grande. Ma siete la Mattel, stateci attenti, cavolo! Altra cosa che non sopporto è quando nel programma I soliti ignoti un concorrente indica uno dei personaggi appellandolo semplicemente con un numero. Per esempio: «Scelgo il numero 1». Nossignore! Si dice: «L’IGNOTO numero 1!». Scusa lo scatto nervoso, spero di non averti spaventata.
[Da Ana Matronic a Franco Locatelli]
Guarda, sono di frettissima perché stiamo registrando delle b-side per Latex Cow, ma appena ho un attimo ti cerco tutto. Posso dirti una cosa intanto? Rileggici. Non siamo carini? Guardaci: abbiamo litigato, ci siamo a nostro modo traditi, in momenti diversi ci siamo voltati le spalle. Eppure è più forte di noi: quando siamo insieme, anche virtualmente, dimentichiamo tutto. Ti mando un cuoricino.
[Da Franco Locatelli a Ana Matronic]
Cara Ana,
lo so bene. Piccolissimo omaggio: ti amo.
Ora scappo perché devo “operare” un bel pollo alla diavola. Nel senso che me lo sbrano.
[Da Giovanni Rezza a Ana Matronic]
Ana, non ti sento da settimane, non so cosa diavolo combini. Questo silenzio mi sta facendo scapocciare. Non lo so, siamo fidanzati “virtualmente” da due mesi, ci si divertiva a coglionare belli sciallati Franco, ci eravamo pure accaparrati uno stock arrogante di cialde Caffitaly accollando a lui le spese e improvvisamente mi volti il culo. Guarda caso, proprio alla vigilia del nostro primo incontro fuori dal deep web!
Non so come comportarmi. A me di avere a che fare con te stuzzica non poco. Ricordi quella poesia trap che ti mandai e che tanto apprezzasti? Ne ho scritte altre, sto pensando pure di partecipare a un contest che fanno a Quintiliani, anche se i partecipanti hanno in media vent’anni. Ecco che te ne sfodero un’altra “a zì” (dite così voi giovani, vero?). L’ho dedicata a mia moglie Adelaide per le nozze d’oro che festeggiamo domenica, non te la prendere.

Sfigati out of here

Adelaide ti amo tanto
ma prima rivolgo a loro il mio canto
sfigati del cazzo
baciatemelo paonazzo
paonazzo per aver fistato
le vostre troie di Stato
oggi faccio cinquant’anni di matrimonio
mi è costato un patrimonio
ma mi trovo molto bene
addirittura facciamo delle cene
tipo che anche stasera
facciamo due o tre cene
e se poi dopo piove?
… Allora chiudiam tutto e poche scene!!!
Ma Adelaide torniamo a noi
ti ho comprato cento rose all’Interflora
ma il bacio coniugale voglio ora!
[Da Polizia di Stato a Giovanni Rezza]
Opaco cittadino Rezza,
ci risulta un uso improprio da lei agito nei confronti della suddetta applicazione per apparecchio telefonico portatile che andiamo a enunciare dopo i due punti: Spotify. Lei avrebbe sottoscritto l’atto di abbonarsi al programma Spotify nella tipologia squisitamente “family” e ne farebbe opaco uso con altri individui ambosessi automuniti non residenti sotto il suo stesso tetto in legno lamellare ventilato a quattro falde con travi a vista di color vinaccia. È vera questa cosa? Se è vera, lei è in arresto! Se è falsa, le porgiamo le nostre più opache scuse.
[Da Giovanni Rezza a Polizia di Stato]
Gentile Polizia di Stato,
mi preme informarvi che avete sbagliato indirizzo… e di tanto! Io modestamente sarei il tipo con la maschera da fantasma della saga di Scream. Non so quanto vi convenga, cari miei. E ora forza: qual è il film della saga de Lo squalo che è stato diretto da Steven Spielberg in persona? Il quarto? Il secondo? Il terzo? O forse… eheheheh… il primo?
[Da Franco Locatelli a Ana Matronic]
Buongiorno bambina,
hai visto che bella giornata oggi? Senti, visto che stacco prima, oserei quasi proporti una passeggiata fuori porta, così cancelliamo il brutto ricordo del nostro primo incontro. Ti passo a prendere con la Clio allo studio di registrazione e ce ne andiamo a Fregene? Ristorantino, cinemino (esce il nuovo film con Antonello Fassari), sorbettaccio al chiaro di luna e poi nanne. Che ne dici?
[Da Ana Matronic a Franco Locatelli]
Gentile signor Locatelli,
chi le scrive è Ana Lynch, in arte Ana Matronic, leader del gruppo musicale Scissor Sisters. La contatto non senza un po’ d’imbarazzo. È con stupore e, non le nego, con molta inquietudine che ho scoperto fra lo spam di questa casella postale diverse email in entrata e in uscita verso il suo indirizzo. Io non le ho mai scritte, è evidente che l’account mi è stato hackerato. Mi sono permessa di leggerle e ho rinvenuto uno scambio molto intimo. Sono sinceramente dispiaciuta se questa notizia le provocherà dolore, ma ho trovato corretto avvertirla. Cordialità.
[Da Franco Locatelli a Ana Matronic]
Gentile signorina Ana Lynch,
buongiorno (almeno per lei). Non so nemmeno dove trovo la forza di scriverle. La ringrazio per aver condiviso con me questa sua scoperta, anche se le confesso che mi ha annientato. In questo momento mi sento come un corpo esanime che la risacca ha portato sul bagnasciuga, sgraziato, gonfio e seminudo, con una folla di bagnanti che incuriositi mi circondano, mi guardano prima spaventati e poi ridono. Vorrei nascondermi, essere risucchiato dalla terra, ma sono morto. Sono stato colpito al cuore e ucciso stamattina. Mi deve scusare, trovo oltretutto paradossale sfogarmi con lei, che nemmeno mi conosce. Ma mi sento solo e senza appigli come non mi sono mai sentito. Stavo vivendo l’amore più bello e più tenero della mia vita. E tutto è svanito così, come una zolletta di zucchero nel tè. Mi chiedo a questo punto chi era la donna che ho incontrato da Settembrini. Vero è che non mi ha rivolto parola ed era coperta da un completo nero e una maschera d’argento.
E adesso? Ricominciare a sessant’anni? E chi ci crede più. Persa Ana, ho solo voglia di restarmene in pigiama, iniziare a trascinare i piedi sul parquet, stendermi su questo letto singolo e lasciarmi morire, riscaldato dal sole arrogante e giovane che penetra dalle tapparelle. Lui è lo stesso dei miei vent’anni, io ormai sono solo un vecchio.
[Da Ana Matronic a Franco Locatelli]
Gentile signor Locatelli,
sono colpita anch’io dalla sua storia e addolorata. L’unica cosa che posso dirle è che, se per lei non è un problema, può continuare a scrivermi come se non fosse successo nulla. Anzi, non le nego che mi piacerebbe lo facesse. Mi sono appassionata a quello scambio e sono stata sedotta dai suoi modi. E il suo mondo interiore così percepibile, la sua intelligenza, la sua sensibilità, la sua bontà, anche di fronte all’aridità della mia sosia, mi hanno commossa ed emozionata. Per lei la storia d’amore può continuare inalterata, per me inizia oggi.

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. CONFESSIONI DI UNA COPPIA SCAMBISTA AL FIGLIO MORENTE
  4. TOTEM
  5. ANA E FRANCO
  6. MONDO ASINO
  7. UNA SETTIMANA AL MARE
  8. BANNATO!
  9. COME STAPPARE UNA BOTTIGLIA DI SPUMANTE
  10. ENGASO 4000
  11. TEMPESTA DI CITOCHINE
  12. SARRACENIA LEUCOPHYLLA
  13. DOMENICA BESTIALE
  14. UN FANTASTICO TRAGICO VILLAGGIO
  15. NAPOLETANITÀ
  16. LE PENNE ALLA GODANO
  17. IL TELEFONINO
  18. L’EUROCONVERTITORE
  19. L’INSALATA RUSSA
  20. RISATE A DENTI RADI
  21. LA SITUAZIONE PANETTONI
  22. BALOCCHI E PROFUMI
  23. ANA E FRANCO II
  24. INDRO MONTANELLI, MUSICISTA
  25. I BUONI MAESTRI
  26. QUIDA AL BONPINO FERPETTO
  27. TIMBERLAND
  28. AUTOGESTIONE HORROR
  29. 20 CURIOSITÀ SUI MALATI TERMINALI
  30. TRATTATELLO DEFINITIVO SUL BODYSHAMING
  31. VELENO PER TOPI
  32. K.
  33. UNA FACCIA PULITA
  34. I GELATI SONO BUONI
  35. LA POSTA DI ALFREDINO
  36. LE PALLINE DEI CAMPIONI
  37. NON CHIAMATECI COMICI
  38. CIAO SANDRA
  39. LE RAGAZZE DI AREZZO WAVE
  40. IL CAMMELLO LENTO
  41. ANA E FRANCO III
  42. LETTI
  43. RINGRAZIAMENTI
  44. Copyright