Whatever it takes
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Whatever it takes

Mario Draghi in parole sue

  1. 288 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Whatever it takes

Mario Draghi in parole sue

Informazioni su questo libro

Whatever It Takes. È il 26 luglio 2012, Mario Draghi, Governatore della BCE, si trova ad affrontare la più grave - e a detta di molti irreversibile - crisi della moneta unica europea. Con quelle parole, che possiamo tradurre in italiano con «tutto ciò che è necessario», o più semplicemente «costi quel che costi», inizia la lenta risalita verso la stabilità e la crescita economica di cui l'area euro ha goduto fino alla pandemia del 2020.
Ricordiamo tutti quella dichiarazione, eppure, per un uomo da decenni al centro della vita pubblica italiana ed europea, le idee di Draghi sono sorprendentemente poco note ai più. Questo libro, curato da Jana Randow e Alessandro Speciale, già autori del bestseller Mario Draghi. L'artefice. La vera storia dell'uomo che ha salvato l'euro, cerca di riannodare i fili del pensiero dell'attuale premier, andando a raccogliere interviste, dichiarazioni ufficiali, discorsi pronunciati davanti a platee diverse (investitori, studenti, docenti, capi di Stato) nel corso dei lunghi anni alla Banca d'Italia, alla BCE e adesso a Palazzo Chigi. Emerge così un ritratto nuovo e quanto mai necessario dell'uomo e dell'economista, del tecnico e, dal febbraio 2021, dell'uomo di governo («Perché non ha mai voluto fare il politico?» gli chiese nel 2012 un giornalista tedesco. «Perché si fa ciò che ci piace» rispose Draghi ridendo).
Una figura di civil servant per cui fondamentale è stata la cura, negli anni, nel tenere unite comunicazione e azione, la capacità di lasciare il segno con i fatti più che con le parole. La selezione che Randow e Speciale presentano cerca proprio di far luce sui princìpi e le priorità che guidano l'azione di Draghi, e sull'evoluzione del suo modo di affrontare alcuni problemi e delineare le loro possibili soluzioni. Proprio in questo momento in cui a lui è affidata la ripresa del nostro Paese, la progettazione della stagione post-Covid, il piano sul futuro dell'Italia. Perché, come ha detto lui stesso nei giorni del suo insediamento, «si tratterà di ricostruire e di ricostruire meglio».

Domande frequenti

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Informazioni

Editore
RIZZOLI
Anno
2021
Print ISBN
9788817158787
eBook ISBN
9788831805056
Argomento
Economics

Le origini della crisi del debito europea

Whatever it takes


Lo si diceva molti anni fa, poi si è smesso di dirlo: l’euro è come un calabrone. Secondo le leggi della fisica non dovrebbe essere in grado di volare, eppure ci riesce. E ci è riuscito benissimo per parecchi anni.
Immagino che al tempo molti si chiedessero: «Ma com’è possibile?». Forse a permetterglielo era qualcosa nell’atmosfera, nell’aria. Poi qualcosa è cambiato, e dopo la crisi finanziaria sappiamo di cosa si tratta. Il calabrone doveva tramutarsi in un’ape vera e propria. E lo sta facendo.
Il primo messaggio che vorrei trasmettere è che l’euro è molto, molto più forte, e che l’eurozona è molto più forte di quanto si pensi. Non solo se la si considera nell’arco degli ultimi dieci anni, ma anche se la si guarda ora, si vede che per quanto riguarda inflazione, occupazione e produttività, l’eurozona ha fatto gli stessi progressi degli Stati Uniti o del Giappone, se non di meglio.
Il confronto poi diventa ancora più netto in tema di disavanzo e di debito. L’eurozona ha un deficit e un debito molto più bassi di questi due Paesi. E inoltre, cosa non meno importante, ha una bilancia commerciale in equilibrio, nessun deficit, e un grado di coesione sociale introvabile negli altri due Paesi. È un ingrediente molto importante per intraprendere tutte le riforme strutturali che permetteranno al calabrone di trasformarsi in ape.
Il secondo punto, il secondo messaggio che vorrei comunicare oggi, è che negli ultimi sei mesi ci sono stati progressi straordinari.
Se si confrontano gli Stati dell’eurozona oggi rispetto a sei mesi fa, si vedrà che oggi è un mondo completamente diverso, e in meglio. E questo progresso ha assunto varie forme.
A livello nazionale, perché so che proprio ora, mentre parlavo e glorificavo i meriti dell’euro, voi stavate pensando: Ma è questa è una media! E di fatto ci sono divergenze tali tra i singoli Paesi dell’eurozona, che le medie non sono più da considerarsi rappresentative. Ma nel corso degli ultimi sei mesi abbiamo visto che le variazioni tendono alla diminuzione e i Paesi tendono a convergere molto più di quanto abbiano fatto in anni. Paesi come il Portogallo, l’Irlanda, e anche Paesi che non sono sotto programma, come la Spagna e l’Italia. Ci sono stati progressi notevoli nel controllo del deficit e nelle riforme strutturali. E dovranno continuare. Ma il ritmo è stato impostato e tutti i segnali indicano che i Paesi non intendono rallentare o interrompere il processo di risanamento. È un lavoro complesso, perché per molti anni si è fatto pochissimo […].
Ma ci sono stati grandi progressi anche a livello sovranazionale. Per questo dico sempre che l’ultimo vertice è stato un vero successo. Perché per la prima volta da tanti anni, tutti i leader dei ventisette Paesi europei, compreso il Regno Unito, hanno dichiarato che l’unico modo per uscire dalla crisi attuale è avere più Europa, non meno Europa. Un’Europa fondata su quattro pilastri: unione fiscale, unione finanziaria, unione economica e unione politica. […]
Detto in due parole, questi pilastri significano che sempre più ciò che accade a livello di sovranità nazionale verrà esercitato a livello sovranazionale, e che regole comuni di bilancio vincoleranno l’azione dei singoli governi sul fronte fiscale.
Poi, con l’unione bancaria e dei mercati finanziari, avremo un unico supervisore per l’intera eurozona. E per dimostrare la piena determinazione ad andare avanti su questa via, e che queste non sono soltanto parole vuote, all’inizio di settembre la Commissione europea presenterà una proposta per l’istituzione del supervisore unico. Entro un mese, quindi. E credo di poter dire che lo stato dei lavori è molto avanzato.
Più Europa, quindi, ma anche i diversi tipi di firewall che sono stati oggetto di attenzione e ora sono pronti a funzionare molto meglio che in passato.
Dunque il secondo messaggio è che c’è stato un progresso maggiore di quanto si pensi.
Ma c’è anche un terzo punto che voglio evidenziare, e che in un certo senso è più politico.
Quando si parla di fragilità dell’euro, di fragilità crescente dell’euro, o addirittura di una crisi dell’euro, spesso gli Stati o i leader che non fanno parte dell’eurozona sottovalutano l’entità del capitale politico che viene investito nell’euro. Invece noi lo vediamo, e non credo che siamo osservatori imparziali, per cui la nostra conclusione è che l’euro è irreversibile.
Le mie non sono parole vuote, perché ho appena detto esattamente quali azioni sono state fatte, vengono fatte, per renderlo irreversibile.
Ma c’è un’altra cosa che voglio dirvi. All’interno del nostro mandato, la BCE è pronta a fare tutto il necessario per preservare l’euro.
E credetemi, sarà abbastanza.
Discorso alla Global Investment Conference, Londra, 26 luglio 2012
Il calabrone euro, come l’ha chiamato lei, si è davvero trasformato in ape?
A questa domanda non posso rispondere, perché subito dopo quel discorso una persona molto autorevole ha contestato le basi biologiche dell’analogia, perciò preferirei non svilupparla oltre.
Conferenza stampa dopo la riunione del consiglio direttivo della BCE, 24 ottobre 2019

Squilibri


All’interno di un’unione monetaria è normale che si producano divergenze nello sviluppo economico. Queste tuttavia non dovrebbero assumere una natura strutturale e persistente.
Purtroppo negli ultimi anni si è permesso l’accumulo di squilibri molto forti in vari Paesi europei. Le fonti erano molteplici: una disciplina fiscale insufficiente, eccessi finanziari, la mancata implementazione di riforme strutturali, soprattutto – ma non esclusivamente – sui mercati del lavoro e dei prodotti, e una significativa perdita di competitività. Tutti questi ambiti richiedono correzioni urgenti e risolute.
È evidente che non può essere responsabilità della BCE risolvere questi squilibri. Dal punto di vista della politica monetaria, il nostro obiettivo primario è il mantenimento della stabilità dei prezzi nell’area dell’euro nel suo insieme. A questo scopo, la BCE monitora costantemente tutte le informazioni pertinenti provenienti dai vari Paesi e settori economici dell’eurozona. Ma la posizione in termini di politica monetaria della Banca centrale deve restare focalizzata su tutta l’area dell’euro. Non può occuparsi delle divergenze tra singoli Paesi.
Questo è compito dei governi. È loro dovere attuare misure concrete per colmare le principali carenze in ambito fiscale, finanziario e strutturale. Ci sono stati progressi in molti Paesi. Ma a queste misure dovranno accompagnarsi riforme strutturali di stimolo alla crescita per agevolare le attività imprenditoriali, l’avvio di nuove aziende e la creazione di posti di lavoro. In questo i governi dovrebbero essere più ambiziosi.
Discorso introduttivo all’audizione della Commissione per i problemi economici e monetari del Parlamento europeo, Bruxelles, 25 aprile 2012

Programmi di aggiustamento


In seguito alla crisi, alcuni Paesi membri dell’Unione Europea e appartenenti all’area dell’euro hanno chiesto aiuti per risolvere i propri problemi di accesso ai mercati finanziari. Al tempo stesso si sono impegnati ad attuare le riforme necessarie a garantire un pieno accesso ai mercati finanziari in futuro.
Poiché questo tipo di assistenza può essere solo temporaneo, resta essenziale l’implementazione di riforme concrete e di qualità. In ultima analisi sarà questo a determinare il successo dei programmi di aiuto.
Nell’eurozona i programmi vengono progettati e monitorati attraverso l’operato congiunto di Commissione europea, BCE e Fondo monetario internazionale. Alla luce delle sue competenze la BCE fornisce degli input non soltanto riguardo al settore finanziario ma anche per quanto concerne la vigilanza degli Stati. La nostra esperienza con questa struttura congiunta è stata molto positiva e la collaborazione con la Commissione e l’FMI eccellente.
Le attuali condizioni economiche impongono a tutti i Paesi un riesame molto critico del proprio passato e l’assunzione di una visione rigorosamente obiettiva del proprio futuro.
È solo sullo sfondo del passato che si possono comprendere i programmi di aggiustamento attualmente in corso nei vari Paesi. In alcuni sono stati gli sviluppi e le politiche economiche trascorse a determinare gli squilibri. E questi squilibri – fiscali, macroeconomici ed esterni – non erano né sani né sostenibili. […]
Anche senza programmi di aiuto, molti policy maker hanno attuato riforme coraggiose. In Italia, per esempio, sono state implementate misure importanti per potenziare la competizione, ridurre gli oneri amministrativi e aumentare la flessibilità sul mercato del lavoro. La spending review del Paese contribuirà al raggiungimento degli obiettivi fiscali.
Discorso introduttivo all’audizione della Commissione per i problemi economici e monetari del Parlamento europeo, Bruxelles, 9 luglio 2012
Non c’è alcun dubbio che il processo di aggiustamento sarà doloroso. Ma dobbiamo ricordare che l’aggiustamento avrebbe causato difficoltà ben più gravi senza l’assistenza finanziaria. I programmi hanno dovuto risolvere squilibri macroeconomici accumulati per anni prima della crisi, spesso in conseguenza di politiche economiche nazionali sbagliate. […] Non possiamo attribuire ai pompieri la colpa dell’incendio.
Discorso introduttivo all’audizione della Commissione per i problemi economici e monetari del Parlamento europeo, Bruxelles, 12 novembre 2015

Austerity


L’austerity è stata essenziale, come rimedio necessario a una delle crisi finanziarie più gravi cui avessimo mai assistito. Prima del 2010, non vivevamo nel mondo reale. I nostri creditori, gli investitori istituzionali, non distinguevano tra Grecia e Germania nella concessione di credito. Tutto questo è cambiato di colpo quando sono sorti dubbi sulla solvibilità della Grecia. Gli investitori istituzionali hanno iniziato a riesaminare i profili di rischio di tutti i Paesi dell’Unione Europea. Sappiamo bene cos’è successo in seguito: il differenziale tra i tassi sui prestiti ha cominciato ad alzarsi, distinguendo tra Paesi giudicati affidabili (e dunque meritevoli di credito) e gli altri. Questa crisi ci ha impartito una lezione. Ci ha insegnato che non possiamo generare né una crescita sostenibile né un’equa distribuzione della prosperità accumulando debito. Ci ha anche costretti a concentrarci sulle variabili fondamentali di verifica dello stato di salute di ogni singola economia. È stato allora che ci siamo resi conto dell’urgenza delle riforme. Non fosse scoppiata la crisi, avremmo potuto concederci più tempo per implementarle, e magari avremmo affiancato misure di stimolo ai piani di austerity. Ma poiché le riforme non erano state attuate a tempo debito, si è dovuto implementarle in modo urgente e doloroso.
Intervista a «Le Journal du Dimanche», 15 dicembre 2013

Grecia


Poiché il Trattato non prende in minima considerazione la possibilità di un’uscita dall’euro, non spetta alla BCE prendere decisioni in merito. La Banca centrale europea continuerà a svolgere il suo mandato di preservare la stabilità dei prezzi sul medio termine, in conformità con quanto previsto dal Trattato, e l’integrità del nostro bilancio.
Ciò detto, mi preme dichiarare nel modo più esplicito la nostra netta preferenza: che la Grecia continui a restare nell’eurozona.
Discorso introduttivo al convegno della BCE in onore di José Manuel González-Páramo, Francoforte, 16 maggio 2012
Con il senno di poi, quanto siamo arrivati vicini a una «Grexit»? E adesso la possibilità è esclusa in modo definitivo?
È una domanda che mi hanno posto tantissime volte, alle conferenze stampa, nell’Eurogruppo e nel Consiglio europeo. E ogni volta ho risposto che la BCE ha sempre agito in base al presupposto che i membri attuali dell’unione monetaria europea continueranno a restare tali, Grecia compresa. Non spetta alla BCE decidere quali Paesi possano far parte dell’eurozona. E la BCE ha operato e continuerà a operare in conformità con questo principio.
Ma l’ipotesi è davvero fuori discussione?
Per quanto riguarda la BCE, non è mai stata in discussione. A mio parere lo abbiamo dimostrato in modo incontestabile in passato, a prescindere da ciò che dicevano gli altri o dalle voci che circolavano in proposito.
[…]
Qual è il suo messaggio principale per il governo greco della fase attuale? Per il nostro Paese è un momento cruciale, con le elezioni appena svolte e nell’imminenza della spending review.
Il mio è un messaggio di speranza e di determinazione. La Grecia ha attraversato un periodo molto duro in cui le condizioni economiche e di vita dei suoi cittadini sono peggiorate in modo considerevole. Il Paese ha pagato costi altissimi, sia in termini di economia sia di società. Ma negli ultimi tempi, il popolo e il governo greco hanno dimostrato una volontà ferrea di ripristinare la stabilità politica ed economica. Perciò il mio messaggio è: potenziate queste basi senza lasciarvi sopraffare dalla disperazione. Lottate per conservare la stabilità che avete costruito a un così caro prezzo, e presto ne vedrete i benefici. È questo il messaggio che vorrei comunicare e, francamente, il messaggio cui presterei ascolto, se mi trovassi nella stessa situazione.
Intervista a «Kathimerini», 11 ottobre 2015

Vigilanza unica


Un forte supervisore per tutta l’area, in grado di agire in modo rapido ed efficace, può ripristinare e mantenere la fiducia delle imprese in tutte le banche, indipendentemente dalla loro ubicazione. Può pertanto contribuire a una ripresa dei mercati interbancari e del credito.
In secondo luogo, il supervisore unico dovrebbe garantire un controllo uniforme, convergenza delle pratiche, condizioni di parità e quindi una riduzione dei costi di conformità delle banche. Un elemento importante per raggiungere la convergenza è il corpus unico di norme che l’Autorità bancaria europea sta sviluppando. Ma garantire la convergenza della regolamentazione non è sufficiente. Anche le pratiche di vigilanza devono convergere. La creazione di un manuale unico di vigilanza da parte dell’ABE è complementare a questo approccio. Le migliori pratiche dovrebbero diventare prassi standard. Il manuale unico di vigilanza dovrebbe assicurare pratiche uniformi tra i diversi Paesi anche quando le banche sono sottoposte a supervisione a livello decentrato all’interno del sistema.
In terzo luogo, il supervisore unico potrà identificare più facilmente collegamenti cross-country ed esposizioni, e quindi contribuire a una riduzione del rischio sistemico.
Discorso tenuto al 22° European Banking Congress, Francoforte, 23 novembre 2012

Dalle parole alle politiche: le operazioni definitive monetarie


Le Outright Monetary Transactions (OMT) sono state pensate allo scopo di contrastare la frammentazione e al tempo stesso preservare la credibilità degli obiettivi della politica monetaria della BCE. La loro funzione è eliminare il «rischio di ridenominazione», ovvero la percezione infondata di una possibile spaccatura dell’eurozona. Tuttavia gli interventi OMT sui mercati del debito pubblico saranno vincolati a un programma di aggiustamento macroeconomico. Questo impedirà alle OMT di ridursi a sovvenzioni di politiche nazionali insostenibili. Sarà quindi possibile garantire la natura di politica monetaria degli interventi potenziando al tempo stesso l’autonomia della BCE nel perseguimento del suo obiettivo di medio termine.
Discorso all’evento The Future of Europe in the Global Economy, organizzato dalla City of London Corporation, Londra, 23 maggio 2013
L’annuncio delle OMT ha avuto un impatto significativo sulla fiducia, come è giusto che sia. L’eccessivo spread tra i titoli di Stato si è ridotto, quello tra obbligazioni societarie e garantite si è ridotto, e varie banche nei Paesi in sofferenza sono state in grado di riottenere l’accesso ai mercati. Si tratta di sviluppi molto importanti per le prospettive di finanziamento dell’economia reale.
Discorso alla conferenza A European Strategy for Growth and Integration with Solidarity, Parigi, 30 novembre 2012
Questo importante miglioramento riflette in larga parte la smentita dei timori ingiustificati di un collasso sistemico dell’unione monetaria che prima era dato per scontato dai mercati. Perciò oggi l’eurozona è un luogo più stabile e resiliente in cui investire risp...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. WHATEVER IT TAKES
  4. Introduzione
  5. Biografia e cronologia degli eventi
  6. L’uomo e l’economista
  7. L’euro, «un progetto fortemente politico»
  8. L’esempio di Cavour
  9. Italia ed Europa
  10. Un’analisi del decennio scorso che sembra scritta oggi
  11. Otto anni a Francoforte: Draghi, presidente della BCE
  12. Le origini della crisi del debito europea
  13. I poteri dello Stato e i poteri delle banche centrali
  14. Il futuro dell’Europa
  15. Un’agenda per le riforme
  16. Il rapporto con la Germania
  17. Cosa serve per essere un leader
  18. La pandemia e oltre
  19. Copyright