Un dono d'ali
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Un dono d'ali

  1. 352 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Un dono d'ali

Informazioni su questo libro

Un dono d'ali contiene i punti salienti di quindici anni della vita di Richard Bach, che cominciò a scrivere dopo aver imparato a volare. In questi suoi ricordi della vita prima del Gabbiano Jonathan Livingston ogni pensiero o azione riporta agli ingredienti straordinari delle sue opere: la gioia e il significato del volo, l'avventura, la libertà, l'ispirazione. Attraverso le parole di questo libro, il lettore potrà capire perché il volo sia così importante per l'autore, potrà condividere con lui la gioia delle sue esperienze in aria e incontrare quelle persone un po' "speciali" che sono gli amici di Bach nel mondo dell'aviazione. Comprendendo così infine anche il motivo del suo instancabile impegno nell'imparare a volare e vivere meglio.

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Informazioni

Editore
BUR
Anno
2021
Print ISBN
9788817113755

Alla deriva all’aeroporto Kennedy

La prima volta che vidi l’Aeroporto Internazionale Kennedy mi apparve come una immensa isola di cemento, sabbia, vetro, pittura e gru che giravano i loro colli d’acciaio, tenendo tra i denti travi per nuove costruzioni da sollevare in aria, in un cielo di kerosene bruciato. Quel luogo era un deserto sterile e scuro prima dell’alba, il pandemonio e una visione del futuro nelle ore di punta, quando i jet si incolonnavano in file di quaranta o sessanta in attesa del decollo e i voli in arrivo atterravano con cinque ore di ritardo, mentre bambini seduti sulle valige piangevano. Ogni tanto, anche un adulto piangeva.
Ma più osservavo, più cominciavo a vedere la realtà: il Kennedy, più che un luogo, è un’idea in cemento armato, con solidi, netti spigoli ai lati, l’idea orgogliosa in pietra che noi possiamo comandare sullo spazio e sul tempo. Abbiamo deciso di riunirci qui per crederci.
In qualunque altro luogo c’è meraviglia astratta per il mondo diventato piccolo, per le cinque ore per arrivare in Inghilterra, il pranzo-a-New York-cena-a-Los Angeles. Ma qui non è astratto, non è fatuo conversare. Qui succede. Alle dieci del nostro orologio saliamo a bordo del Volo 157 della BOAC e per le tre ci aspettiamo o di essere morti in un disastroso incidente o di chiamare un taxi a Londra.
Al Kennedy tutto è stato costruito per fare di questa idea una realtà. Il cemento c’è a questo scopo, come l’acciaio e il vetro, gli aeroplani, il rumore dei motori; lo stesso terreno è stato portato con i camion e versato nelle paludi per la realizzazione di questa idea. Qui non si tengono conferenze su come si taglia lo spazio-tempo in brandelli, qui lo si fa. Lo si fa con lo sfrecciare di un’ala nell’aria, con quel getto che fa tremare la terra quando è data tutta potenza ai giganteschi motori avidi di vento, bocche rotonde di metallo spalancate al massimo, che divorano dieci tonnellate di aria al minuto, inghiottendola fredda, infiammandola con poderosi cerchi di fuoco fino a una nera agonia, soffiandola fuori cento volte più veloce dai coni di scarico, trasformando vuota aria in calore in spinta in velocità per volare.
L’Aeroporto Kennedy è un bel numero di un mago eccellente. Non importa se ci crediamo: Londra apparirà tra cinque ore davanti ai nostri occhi e, dopo il pranzo, ceneremo a Los Angeles.
La folla. Io non amo la folla. Ma perché, allora, sto qui nell’ora di punta in uno dei più grandi aeroporti del mondo, a guardare le migliaia di persone che mi turbinano intorno e mi sento felice e caldo?
Forse è perché si tratta di un genere di folla differente.
I fiumi di gente che in qualunque altra parte del mondo, al mattino e alla sera, si riversano sui marciapiedi, si sospingono nelle stazioni delle metropolitane, in quelle dei treni e nei terminali degli autobus, sono fiumi di gente che sa bene dov’è e dove sta andando: è già passata di lì e sa che ci passerà ancora. Così consapevoli, non mostrano molta umanità dall’espressione del volto; l’umanità resta dentro, stracarica di problemi, contemplando gioie del passato e del futuro. Queste folle non sono gente, ma portagente, veicoli con gente dentro, a tendine abbassate. Non c’è molto da dire guardando una processione di carri tutti chiusi.
La folla all’Aeroporto Kennedy, invece, non si trova nelle stesse condizioni tutte le mattine e tutte le sere, e nessuno è proprio sicuro di dove è e di dove dovrebbe essere. Perciò c’è nell’aria un vago senso di emergenza, dove è lecito parlare con un estraneo, chiedere un’indicazione o un aiuto, lecito dare una mano a qualcuno un po’ più sperduto di noi. L’espressione non è fissa in volto, le tendine non sono completamente abbassate, e si può vedere la gente dentro.
Mi sono accorto, stando a un parapetto del secondo piano e guardando giù, che questa gente da ogni parte del mondo è quella che fa andare le proprie nazioni, quella che dirige il corso della Storia. È stupefacente l’intelligenza che si può vedere in questa umanità, e l’umorismo, e il rispetto per gli altri.
Ci sono persone che controllano i governi, che protestano contro le cose ingiuste e le fanno cambiare: sono i membri della giuria della loro terra, con più potere di qualunque corte o di qualunque esercito, in grado di combattere contro qualunque ingiustizia. Sono quelli ai cui ideali si appellano gli uomini che tendono al raggiungimento di ogni bene. È per merito loro che si stampano i giornali, si creano cose, si fanno film, si scrivono libri.
Ci saranno anche dei criminali tra la folla del Kennedy, ci saranno degli uomini da poco, avidi e crudeli. Ma deve essere una minima parte, altrimenti come potrei provare quel calore, guardandola?
Qui nella colonna degli Arrivi Internazionali, per esempio, c’è una ragazza dai capelli scuri, con un vestito color vino, che si muove lentamente in mezzo a una folla ammassata tentando di attraversarla. Sono le otto e quattordici di un venerdì sera. Si guadagna la strada verso le porte automatiche al lato nord del fabbricato. Forse arriva, forse parte. Il suo volto non dice molto; segue la fila, ma non con attenzione, con pazienza.
Sulla sua destra la folla ha ceduto il passo a un pesante carrello di bagagli, una montagna mobile di cuoio e tela. Lei non lo vede arrivare nella sua direzione. Adesso tocca a lei cedere il passo, ma lei continua a essere distratta.
«ATTENZIONE, PER FAVORE!» grida il facchino e cerca di frenare il carrello all’ultimo momento prima di investirla. Lo gira leggermente, e le ruote di ferro rotolano a cinque centimetri da lei.
La ragazza dai capelli scuri con il vestito color vino finalmente vede il carrello. Si ferma di colpo, a mezzo passo, e senza una parola fa una smorfia di spavento.
Il carrello rotola via mentre lei sorride di se stessa, per il pericolo corso e al facchino per scusarsi di non aver fatto attenzione.
E il facchino: «Deve stare attenta, signorina». Poi ognuno va per la sua strada sorridendo. Lei esce da una porta, lui da un’altra. E io sto lì a guardare e provo una specie di tenerezza e di amore per tutto il genere umano.
È come guardare il fuoco, o il mare, guardare la gente al Kennedy. E io me ne sto là per settimane, rosicchiando un panino, magari solo per guardare. A incontrare, conoscere, augurare buon viaggio nel giro di pochi secondi a decine di migliaia di miei simili che non sanno o non si curano che li abbia visti, mentre seguono le loro strade indaffarati a condurre le loro vite e le loro nazioni.
Io non amo la folla, ma una certa folla sì.
Sul modulo c’era scritto:
Lenora Edwards, di nove anni. Parla inglese, minore non accompagnato; piccola per la sua età. Indirizzo Martinsyde Road Kings Standing 3B Birmingham. Inghilterra. Arriva sola con la TWA e deve prendere un volo per Dayton, Ohio. Riceverla è assisterla in transito. La piccola viene per una visita di tre settimane al padre. Genitori divorziati.
Per un giorno ho conosciuto quelli del Traveler’s Aid. Mi aveva sempre incuriosito vederli nei loro piccoli box, nelle stazioni ferroviarie, non aiutare nessuno, almeno per quanto potevo vedere.
Fu Marlene Feldman, una bella ragazza, già segretaria in uno studio legale, che prese il modulo, mi diede un bracciale del Traveler’s Aid e mi fece strada fino agli Arrivi Internazionali. Il volo di quella bambina avrebbe dovuto arrivare alle tre e quaranta di un weekend. Alle sei venimmo a sapere che per le sette ci sarebbe stato detto a che ora era previsto l’atterraggio.
«Probabilmente perderà la coincidenza» disse Marlene con una voce adatta a prepararsi al peggio. Deve essere stata una buona segretaria legale. Adesso era calma e controllata, e tirava le fila di programmi smagliati cercando di ritesserli per amore di Lenora Edwards.
«Puoi esserci in mezzo tutti i giorni, ma ogni volta che vedi un aereo decollare o atterrare, sei sempre affascinato. È proprio bello. E ogni volta che ne vedi uno andar su, dici “vorrei essere a bordo…”. Pronto, United? Qui Traveler’s Aid, avremmo bisogno di un volo tardi da Kennedy a Dayton, Ohio…»
Non c’erano voli tardi per Dayton.
Alle otto di sera, il volo con a bordo Lenora Edwards non aveva ancora atterrato, l’aeroporto era diventato una massa brulicante di passeggeri e di amici dei passeggeri che erano venuti ad attenderli.
Marlene Feldman, ancora con il telefono in mano, avrebbe dovuto staccare alle cinque, erano già le otto e mezzo, e non aveva mangiato.
«Un momento. Ancora una telefonata e poi andiamo a mangiare.» Fece il numero della TWA per la dodicesima volta, e finalmente avevano un volo in arrivo… il volo di Lenora avrebbe sbarcato tra venti minuti.
«Bene, la cena è saltata» disse Marlene. Il che non fu del tutto vero. I ristoranti al Kennedy erano affollati e anche le code in attesa erano lunghe, ma le macchine distributrici di delizie erano quasi deserte. Lei prese un tramezzino al formaggio Sunshine, e io una tavoletta di cioccolato.
Trovammo Lenora tra la folla, in dogana, che aspettava il suo bagaglio, una valigia bianca.
«Benvenuta in America» dissi. Non rispose.
Parlò con Marlene, con una limpida vocina inglese.
«Suppongo di aver perso il mio aereo, non è vero?»
«Ho paura di sì, tesoro, e non c’è un altro volo in partenza fino a domani mattina. Ma non preoccuparti. Ci penseremo noi. Hai fatto un buon volo arrivando?»
Filammo attraverso la dogana senza neanche fermarci al bancone, io con la pallida speranza che la valigia bianca non fosse piena di diamanti o di eroina. Non sembrava, ma non si può mai dire.
La folla adesso era peggio che in Times Square a Capodanno, e ci incuneammo lentamente tra la gente fino all’ufficio. Scusi. Scusi, per favore. Ce l’avremmo fatta? Cosa stava pensando quella povera bambina? Tutto questo caos, ricevuta da due stranieri, perso il volo, niente aereo fino a domani? Lei era calma come una tazza di tè. Se fossi stato io a nove anni in quel posto, sarei esploso in una nube di fumo verde.
Marlene era di nuovo al telefono, a chiamare il padre della bambina, a Dayton. «Signor Edwards. È Traveler’s Aid, Aeroporto Kennedy. Lenora è qui con noi, ha perso il volo per Dayton, perciò non vada all’aeroporto. Starà qui stanotte, ci penseremo noi. La richiamerò appena saprò cosa succede.»
«Come va, tesoro?» chiese, facendo un altro numero.
«Bene.»
Tutto sistemato. Lenora sarebbe stata per quella sera all’International Hotel con una hostess della TWA che era sul volo con cui era arrivata, e che l’avrebbe accompagnata al terminal della United Air Lines il mattino dopo.
Altra telefonata al padre, per dargli il nome e il numero della hostess e dell’hotel. «Lenora arriverà, con il volo 521, a Dayton alle dieci e ventisei del mattino. Va bene. Sì. Sì. Certo. Sarà fatto» diceva Marlene. «Non c’è di che.»
«OK, Lenora» disse dopo che finalmente il telefono fu abbassato «ti troverò al banco informazioni principale della United alle otto e un quarto domani mattina, e ti metteremo su quel volo, OK
La hostess della TWA passò a prendere la bambina, e mentre sparivano tra la folla rimise il libriccino che stava leggendo nella borsa. Il titolo era Animali del Bosco.
«Credevo che non dovessi cominciare il lavoro prima delle otto e mezzo, Marlene» dissi. «E non puoi dormire di più se sei rimasta cinque ore fuori orario la sera prima?»
Si strinse nelle spalle. «Otto e mezzo, otto e un quarto. Non morirò certamente per quindici minuti.»
«In questo momento l’ottanta per cento delle persone qui al Kennedy si è persa» mi disse la ragazza al banco informazioni. Certa gente diventa così nervosa che non pensa più. E non sanno dove vanno. È pieno di indicazioni, ma le indicazioni non le leggono…»
AREE DI IMBARCO DA 1 A 7 COINCIDENZE INTERNAZIONALI TERRAZZA VISITATORI VOLATE IN AMICIZIA CON LA UNITED USCITA AEROPORTO DI LOS ANGELES FERMATA AUTOBUS SERVIZIO ELICOTTERI NEW YORK AIRWAYS PER INFORMAZIONI PRENOTAZIONI E AUTOBUS GRATUITO USARE I TELEFONI DIETRO LA PORTA VIETATO ENTRARE VOLI IN ARRIVO VOLI IN PARTENZA SERVIZIO SPECIALE BIGLIETTI FUTURI ATTENZIONE LE SCARPE DA TENNIS SONO PERICOLOSE SULLE SCALE MOBILI PERSONAS SIN BOLETAS NO MAS ALLA DE ESTE PUNTO TAXI CON TASSAMETRO E LICENZA DEL DIPARTIMENTO DI POLIZIA SERVIZIO DI CARROZZE INTERAIRLINE PER TUTTE LE LINEE AEREE DEL KENNEDY 25 C/ NOLEGGIO LIMOUSINE E VETTURE INFORMAZIONI AL BANCO TRA LE PORTE A E B SERVIZIO DI COLLEGAMENTO GRATIS DAL LATO EST DEL TERMINAL DELLE AEROLINEE SCALA MOBILE ALLA SALA D’ASPETTO SUPERIORE SITUATA VICINO ALLO SPORTELLO VENDITA BIGLIETTI IL BAGAGLIO NON RITIRATO SARÀ PORTATO ALL’UFFICIO SERVIZIO BAGAGLIO ALL’AREA DI IMBARCO 1234567 STOP PRENDERE IL BIGLIETTO I PASSEGGERI MUNITI DI BIGLIETTO CONTROLLO QUI PER I VOLI 53,311,409 SE PROHIBE FUMAR DESPUES DE EST PUNTO SOLO PER AUTOBUS DELL’HANGAR PARCHEGGIO AUTO NOLEGGIO USATE LA CORSIA DI SINISTRA NEW YORK BROOKLYN LONG ISLAND E AL PARCHEGGIO LASCIARE UNO SPAZIO A SINISTRA DI TRE METRI E QUINDICI CENTIMETRI AREA COPERTA SPINGERE TRASPORTI DI TERRA TIRARE RISTORANTE APERTO FINO ALLE 3 AEPOAOT MOCKBA FERMATA AUTOBUS COLLEGAMENTO TERMINAL ESPRESSO PER LAGUARDIA SALA DE VISITANTES CINEMA UNITED SKYPORT TELEFONO PIÙ AVANTI PER PRENOTAZIONI SCOPRITE LA SALA DA COCKTAIL VOLANTE APERTA DALLE 1030 FINO A MEZZANOTTE FRANCOBOLLI POSTE US CONFRONTATE LO SCONTRINO RITIRO BAGAGLI POICHÉ MOLTI BAGAGLI SONO SIMILI PER FAVORE CONFRONTATE LO SCONTRINO RITIRO BAGAGLI CON LA VOSTRA TARGHETTA GRAZIE UFFICI BIGLIETTI INFORMAZIONI E BIGLIETTI PER CHIAMATE DIRETTE GRATIS 1. PREMERE IL TASTO DEL NUMERO DESIDERATO 2. SOLLEVARE IL RICEVITORE, IL COLLEGAMENTO SARÀ COMPLETATO IN CASO DI INCENDIO ROMPERE IL VETRO APRIRE LO SPORTELLO TIRARE IL GANCIO TAXI TIMES SQUARE $9 GRAND CENTRAL STATION $9 LAGUARDIA AIRPORT $4 PUNTI FUORI NEW YORK CITY TARIFFA DA UNA A 4-5 PERSONE SERVIZIO DI AUTOBUS PER GREENWICH RIVERSIDE STAMFORD DARIEN NORWALK WESTPORT BRIDGEPORT MILFORD NEW HAVEN MERIDIEN E HARTFORD PER INFORMAZIONI USARE QUESTA LINEA DIRETTA SERVIZIO DI LIMOUSINE DEL NEW JERSEY TRENTON WOODBRIDGE PRINCETON BERGEN COUNTY BRUNSWICK AEROPORTO DI NEWARK LIMOUSINE DI WESTCHESTER PER NEW ROCHELLE WHITE PLAINS TARRYTOWN E RYE ROCKLAND COUNTY PER NYACK E SPRING VALLEY TRAVELER’S AID SI PREGA COMPILARE ASSICURAZIONI DI VOLO OGGETTI SMARRITI JF...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Un dono d’ali
  4. Si dice che abbiamo dieci secondi
  5. Gente che vola
  6. Non ho mai sentito il vento
  7. Ho abbattuto il barone Rosso, e allora?
  8. Preghiere
  9. Ritorno di un pilota perduto
  10. Parole
  11. Attraverso il paese solo con il manometro dell’olio
  12. C’è sempre il cielo
  13. Acciaio, alluminio, dadi e bulloni
  14. La ragazza di tanti anni fa
  15. Alla deriva all’aeroporto Kennedy
  16. Prospettiva
  17. Il piacere della loro compagnia
  18. Una luce nella cassetta degli attrezzi
  19. Qualunque posto va bene
  20. Troppi piloti stupidi
  21. Pensa al nero
  22. Trovato a Pharisee
  23. Scuola di perfezione
  24. A sud per Toronto
  25. Gatto
  26. In torre alle 04.00
  27. Il fiocco di neve e il dinosauro
  28. MMRRrrrschrelcom.. e il festino a La Guardia
  29. Un vangelo secondo Sam
  30. La donna di Pecatonica
  31. C’è qualcosa che non va nei gabbiani
  32. Aiuto sono prigioniero di una fissazione
  33. Perché ti serve un aeroplano.. e come averlo
  34. Aviazione o volare? Scegli tu
  35. Voce nel buio
  36. Circo volante oggi
  37. Un pezzetto di terra
  38. Non alleniamoci
  39. Viaggio in un posto perfetto
  40. Looping, voci, e la paura di morire
  41. Quella cosa sotto il divano
  42. Un sacco a pelo da 71.000 dollari
  43. Morte nel pomeriggio. Una storia di volo a vela
  44. Dono a un ragazzo
  45. Un raduno aereo di sogno
  46. Un giorno gli Egizi voleranno
  47. Il paradiso è una interpretazione personale
  48. La mia casa è su un altro pianeta
  49. Avventure a bordo di uno chalet volante
  50. Lettera da un uomo timorato di Dio
  51. Copyright