“Tormentare” è un termine usato quasi esclusivamente dagli uomini per descrivere un particolare comportamento femminile.
Molte donne negano di essere assillanti, e affermano di limitarsi a ricordare al sesso opposto di fare determinate cose, peraltro necessarie, tipo sbrigare alcune mansioni domestiche, assumere i medicinali prescritti, riparare gli oggetti rotti e raccogliere quanto sparpagliato per casa. Una certa dose di tormento viene, dunque, ritenuta utile. Che fine farebbero, in effetti, molti uomini se non avessero accanto una donna che li convincesse a non bere troppa birra e a non rimpinzarsi di salsicce o, quanto meno, a fare esercizio e a controllare regolarmente il colesterolo? Il tormento può, talora, salvare la vita.
Per la società l’uomo, viceversa, non tormenta mai. Lui non è un seccatore: sa farsi valere, è un leader nato e, immancabilmente, trasmette saggezza... ricordando gentilmente alla donna la strada da prendere, se per caso si perde. Senza dubbio critica, incolpa, si lamenta, ma è sempre per il bene del sesso opposto. Quando dispensa consigli, quali “Guarda la cartina prima di metterti in viaggio! Quante volte te lo devo dire?” e “Potresti farti un po’ più carina quando vengono a casa i miei amici?” dimostra un’ammirevole perseveranza e, soprattutto, un profondo interessamento.
Analogamente, con il loro comportamento, le donne sono convinte di dimostrarsi attente e premurose, anche se di rado gli uomini vedono la questione sotto la stessa luce. Una moglie rimprovererà il marito per aver lasciato l’asciugamano bagnato sul letto, per essersi sfilato i calzini e averli lasciati in giro per casa, per non essersi ricordato di portare fuori i rifiuti. Sa di essere fastidiosa, ma crede che l’unico modo per far capire qualcosa a un uomo sia ripetere all’infinito le stesse istruzioni, affinché lui un giorno le assimili. Le sue lamentele sono perciò fondate, malgrado sappia di essere pedante, si sente giustificata a continuare. Le amiche, del resto, sono della sua stessa opinione: non considerano lei una seccatrice, ma ritengono il marito pigro e difficile da gestire, e si dimostrano solidali con la moglie afflitta.
The Man Song, la canzone scritta da Sean Morley e spesso riprodotta in Internet, riscosse grande successo quando uscì. Piace alle donne poiché afferma che il tormento può dare buoni risultati, ovvero aiuta l’uomo a comprendere chi comanda; ma piace anche agli uomini, poiché asserisce una cosa che forse, segretamente, hanno sempre saputo:
“Quanto prima imparerai chi è il capo da queste parti,
tanto prima potrai impartirmi ordini, amore...
Perché qui sono io il capo...
Ma è tutto nella mia testa...”
Di solito però, quando una donna comincia a ripetere ordini, il cervello maschile recepisce un dato solo: il tormento. Come un rubinetto che gocciola, l’assillo lo devasta interiormente e può indurlo a covare risentimento. In tutto il mondo gli uomini mettono il tormento al primo posto nella lista dei difetti della partner. Solo negli Stati Uniti si verificano più di duemila casi di uxoricidio l’anno, e quasi sempre il marito sostiene di essere stato esasperato dai continui rimproveri della moglie. A Hong Kong un uomo che aveva colpito la consorte alla testa con un martello, causandole gravi danni cerebrali, fu condannato a scontare una pena ridotta dal giudice, convinto che l’imputato fosse stato spinto a commettere quell’atto di violenza dalle molestie della donna.
La moglie assilla e il marito brontola
Le donne tormentano, gli uomini istruiscono.
Dopo aver letto Perché le donne non sanno leggere le cartine e gli uomini non si fermano mai a chiedere?, un uomo che si firma “Henpecked Jeremy” (ossia Geremia il bistrattato), ci inviò la seguente e-mail:
“Ho bisogno del vostro aiuto. Sono sposato con la Regina delle Seccatrici e non posso sopportare oltre i suoi rimproveri, le sue lamentele e le sue molestie, nemmeno per un minuto in più. Da quando arrivo a casa a quando vado a dormire, mi assilla senza tregua. Siamo arrivati a un punto in cui l’unica conversazione fra noi si verifica quando mi elenca tutte le cose che non ho fatto durante la giornata, la settimana, il mese, o da quando siamo sposati. La situazione è diventata tanto negativa che chiedo persino di poter fare straordinari sul lavoro. Capite? Preferisco lavorare di più che tornare a casa. Lo stress che subisco quando ascolto le sue lamentele è tale che, mentre rientro a casa in auto, mi viene mal di testa. Invece dovrebbe essere il contrario... dovrei essere contento di uscire dall’ufficio e di tornare da lei. Mio padre mi diceva sempre che tutte le donne si lagnano e tormentano, ma io non gli ho mai creduto finché non mi sono sposato. Persino i miei amici sostengono che le rispettive mogli li assillano in continuazione. È vero che sono tutte seccatrici per natura? Per favore, aiutatemi”.
Riportiamo anche una conversazione tra donne, ascoltata per caso in un ristorante:
Donna bionda: “Non gli va mai bene niente. Si lamenta sempre. Se non ho voglia di fare sesso quando lui ne ha, brontola talmente tanto che a volte mi concedo pur di zittirlo. Certo che non è la stessa cosa se io non sono dell’umore giusto. Lui insiste all’infinito, e mi è più facile accontentarlo che starlo ad ascoltare”.
Donna bruna: “Stephen è uguale. Trova sempre da ridire su ciò che faccio. Se mi vesto bene per uscire a cena con i suoi amici, si lamenta che mi faccio bella più per loro che per lui. Poi comincia a insinuare che forse trovo loro più attraenti di lui. Se mi vesto normalmente, sostiene che di lui non m’importa abbastanza da curare il mio aspetto. A volte penso di non avere vie d’uscita”.
Terza donna: “E allora perché gli uomini dicono sempre che siamo noi a rompere?”
Risata generale.
L’arte del tormento nella storia
Storicamente la donna è sempre stata considerata una scocciatrice. Fino al Diciannovesimo secolo le leggi inglesi, americane ed europee autorizzavano il marito a lamentarsi pubblicamente dei tormenti o dei rimproveri subiti da parte della moglie. Se le accuse venivano provate, quest’ultima era condannata alla “sedia a immersione” (o “sedia a bagno”), uno strumento molto usato negli Stati Uniti e in Gran Bretagna per punire le streghe, le prostitute, i piccoli criminali e le bisbetiche. La donna in questione veniva legata a una sedia, appesa all’estremità di un braccio mobile, e immersa nel fiume o nel lago più vicino per un determinato lasso di tempo. Il numero d’immersioni dipendeva dalla gravità del crimine e/o dal numero di trasgressioni precedenti.
In un documento di un tribunale britannico risalente al 1592 si legge:
“...la moglie di Walter Hycocks e la moglie di Peter Phillips sono volgari bisbetiche. Si ordina pertanto che vengano esortate in chiesa a por fine ai loro continui rimproveri. Ma se i mariti o i vicini si lamenteranno una seconda volta, saranno punite con la sedia a immersione”.
La seguente poesia di Benjamin West, pubblicata nel 1780, denota quanto in passato gli uomini prendessero sul serio il tormento inflitto loro dalle mogli.
La sedia a bagno
Laggiù, amici, in quello stagno
vi è una macchina chiamata sedia a bagno;
che dalla legge prende il potere
di recare in città gioia e terrore
se le femmine querule alla discordia istigano,
usano lingua oscena, o per la cuffia si tirano,
se le chiassose dame dovessero iniziare
la casa con orrido baccano a governare,
andate via, griderete, a onorar lo scranno;
comanderemo noi la lingua a non far danno.
La bella colpevole occupa il sedile
con aria sì solenne, e molto ostile;
giù, giù sul fondo la sedia scenderà;
ma subito la nostra speranza fallirà;
lei torna alla carica e s’infuria ancor di più
delle bisbetiche punite che prima andaron giù.
Perciò, tant’acqua noi sul fuoco possiam gettare,
ma il rogo, ahimè, continuerà a bruciare.
Se è così, amici miei, con gaudio magno
fatele fare presto un altro bagno,
e, invece di perder la pazienza,
ripetere dobbiam, e con coscienza.
Niente più mogli chiassose, né furiose amanti,
niente più fuochi ardenti, ma acque calmanti.
Se la sedia a immersione non era sufficiente, esisteva una punizione peggiore: alcune donne venivano portate in giro per la città, come monito per tutte le altre, con il volto coperto da una maschera di ferro dotata di una barra d’acciaio, che entrava in bocca e teneva abbassata la lingua. L’ultima donna a essere condannata alla sedia a immersione in quanto “volgare bisbetica” fu Jenny Pipes di Leominster, in Inghilterra, nel 1809.
Come si sente l’“assillatrice”
L’“assillatrice” spera sempre che la vittima, sentendosi incolpata, agisca in modo più positivo e, anche se sa che non sempre capisce di essere in torto, si augura che cambi comportamento se non altro per far cessare le invettive. Le donne sanno di essere moleste, ma ciò non significa che si divertano; di solito usano un atteggiamento del genere per raggiungere un fine.
Alcune hanno trasformato il tormento in una vera e propria arte. Noi ...