La memoria delle farfalle
eBook - ePub

La memoria delle farfalle

  1. 288 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub

La memoria delle farfalle

Informazioni su questo libro

Giulia ha sedici anni, pochi grilli per la testa e un'amica del cuore, Alice, con cui trascorre tutte le sue giornate tra la scuola e il tempo libero. Finché un giorno Alice muore sotto i suoi occhi e il mondo di Giulia va in pezzi.
Una sera incontra Mattia: diciotto anni, capelli ribelli, un ragazzo dolce e semplice che nelle ore libere dal liceo lavora in un allevamento di farfalle, la sua passione. Anche lui ha subito una perdita, sua madre è morta pochi mesi prima e sta ancora cercando di ricostruire la sua vita attorno a quell'assenza. Giulia e Mattia si cercano, si innamorano, si perdono, fino al momento in cui capiscono che insieme possono essere più forti.
Ma con il passare dei mesi, Giulia si rende conto che la realtà intorno a sé nasconde delle ombre. Alice aveva dei segreti e lei, forse a causa del trauma della perdita, li aveva dimenticati. Un passo alla volta, Giulia deve trovare il coraggio di affrontare il dolore, le cose non dette e quelle che ha dimenticato, arrivando a scoprire quanto può essere forte l'amore, in tutte le sue forme.

Domande frequenti

Sì, puoi annullare l'abbonamento in qualsiasi momento dalla sezione Abbonamento nelle impostazioni del tuo account sul sito web di Perlego. L'abbonamento rimarrà attivo fino alla fine del periodo di fatturazione in corso. Scopri come annullare l'abbonamento.
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Perlego offre due piani: Base e Completo
  • Base è ideale per studenti e professionisti che amano esplorare un’ampia varietà di argomenti. Accedi alla Biblioteca Base con oltre 800.000 titoli affidabili e best-seller in business, crescita personale e discipline umanistiche. Include tempo di lettura illimitato e voce Read Aloud standard.
  • Completo: Perfetto per studenti avanzati e ricercatori che necessitano di accesso completo e senza restrizioni. Sblocca oltre 1,4 milioni di libri in centinaia di argomenti, inclusi titoli accademici e specializzati. Il piano Completo include anche funzionalità avanzate come Premium Read Aloud e Research Assistant.
Entrambi i piani sono disponibili con cicli di fatturazione mensili, ogni 4 mesi o annuali.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì! Puoi usare l’app Perlego sia su dispositivi iOS che Android per leggere in qualsiasi momento, in qualsiasi luogo — anche offline. Perfetta per i tragitti o quando sei in movimento.
Nota che non possiamo supportare dispositivi con iOS 13 o Android 7 o versioni precedenti. Scopri di più sull’utilizzo dell’app.
Sì, puoi accedere a La memoria delle farfalle di Annamaria Piscopo in formato PDF e/o ePub. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.

Informazioni

Editore
RIZZOLI
Anno
2020
Print ISBN
9788817144230
eBook ISBN
9788858699966

PARTE PRIMA

Ma te ne accorgi quando lui non c’è più. Ti accorgi di un’enormità di posti dove lui non c’è più, e senti anche un sacco di cose che lui non dice più. Io le sento. Le sento continuamente.
NATHAN FILER, Chiedi alla luna

Capitolo I

MATTIA

Alla tivù danno un documentario sulle farfalle. Mio padre alza il volume per attirare la mia attenzione. Ma io non sollevo neppure la testa mentre mi allaccio le scarpe, sono già in ritardo per il turno pomeridiano. “Quando esce dalla crisalide, ha le ali accartocciate come un paracadute, e in meno di un’ora le distende poco per volta e le lascia asciugare” dice la voce femminile.
«Per cena torni?» Mio padre se ne sta seduto sul divano di finta pelle leggendo la gazzetta. Mi guardo intorno, nella cucina regna il caos, con le pentole ammucchiate nel lavello e il tavolo ricoperto di piatti sporchi.
«Non mi aspettare, faccio tardi.» Infilo la felpa rossa, quella con le tasche bucate.
“La farfalla si aggira speranzosa nello spazio ristretto in cui è confinata, sbatte le ali dapprima senza convinzione, poi con speranza. È questo il momento, secondo molti, in cui si accende la sua memoria. Registra la presenza dell’osservatore, le sue mani e i suoi occhi quando la lascia andare. E secondo molti esperti se ne ricorderà. La memoria delle farfalle è ancora oggi oggetto di studio.”
«Se ne ricorderà» sussurro a me stesso, e quasi corro alla porta.
Sono abituato ormai a vedere mio padre a casa a quest’ora, da quando ha perso il lavoro due mesi fa.
Lui dice di non preoccuparmi, che ha i soldi da parte per emergenze del genere e che presto gli restituiranno il taxi. Non gli ho detto che ho letto su internet che se ti ritirano la patente in stato di ebbrezza mentre sei in servizio, le probabilità di riaverla indietro sono poche. Non è impossibile, ma quasi.
«Preparo la carbonara, dài, ti aspetto» dice speranzoso. Sono quasi tentato di assecondarlo. Poi si alza dal divano e viene verso di me. Zoppica ancora. Ci vorranno settimane, forse mesi, se continua a non seguire la riabilitazione, ha detto l’ultimo medico da cui siamo andati dopo l’incidente. Tutto in lui mi ricorda me stesso, così evito gli specchi, per non dover incastrare la mia immagine sulla sua, i capelli scuri in disordine, come se qualcuno ci tuffasse le mani dentro in continuazione, e gli occhi chiari. A volte vorrei avere gli occhi di mia madre. Spesso vorrei riaverla tutta intera, come se fosse uscita a fare la spesa o fosse andata a trovare mia zia Anna a Frosinone.
«Piuttosto cerca di mettere ordine» gli dico guardando un’ultima volta la pila di piatti.
Poi come sempre sbatto la porta e corro in strada. Ci sono momenti in cui vorrei davvero che il teletrasporto esistesse; sono in ritardo di dieci minuti e corro a perdifiato per le strade della Garbatella. Fino a qualche anno fa era un quartiere come tanti, poi ci hanno girato quella fiction per la tivù e ora pullula di turisti che prima di passare alla fontana di Trevi vengono a farsi il servizio fotografico sotto casa mia. Il fiato quasi mi manca, è da tempo che non mi alleno. Supero l’edicola di Francesco, il mio migliore amico e compagno di banco, alto più o meno come due Vigorsol messi in pila. Così in quinta ginnasio quando passavamo nei corridoi tutti ci guardavano, il gigante e il nanetto. Non ho tempo di fermarmi a salutarlo, mi infilo sul 251 e dopo una mezz’ora sono all’allevamento. Ho in mente solo le quattro versioni di latino che devo tradurre per domani, mentre Mario, il proprietario, mi guarda male. Mi sbrigo a infilarmi la tuta verde e senza accampare giustificazioni inutili entro nella serra. La temperatura non è ottimale, me ne accorgo da come mi pizzica la pelle.
Ogni minima variazione può essere fatale. Leo, il ragazzo del turno precedente, non deve essersene accorto. Afferro il telecomando e regolo la temperatura dell’aeratore principale. Ci mette qualche istante, ma avverto subito la sensazione di benessere.
Ora è tutto giusto. Controllo i bozzoli immaturi, mescolo un po’ di terreno e poi aspetto l’arrivo della crisalide. Ogni volta che entro qui e aggiusto le capsule Petri, o semplicemente resto a fissare l’allevamento principale, rimango sbalordito da tanta perfezione. L’allestimento centrale è un lungo tavolo di legno massiccio, da cui spuntano le varie gabbie come braccia in un corpo senza fine. Lavoro qui da quattro anni. Fu mia madre a trovarmi il posto. Mario, il proprietario, la corteggiava quando erano ragazzi, ma poi lei si è messa con mio padre e lui ha sposato Sofia. Ricordo che non riuscivo a crederci, quando mi spiegò di cosa si trattava.
«Farfalle?»
«Sì, hai presente quelle con le ali?»
«Vuoi dire che il tuo ammiratore mi pagherà per fissare delle farfalle?»
«Non è il mio ammiratore.»
«Ma mi pagherà o no?» A questo punto del mio ricordo lei ride. Ma non so se sia accaduto davvero. Rideva poco, non ne aveva mai tempo, presa tra la spesa, il bucato, il pranzo e la cena.
«Sì, ma non trascurare la scuola, lo sai che ci tengo.»
«Papà lo sa?»
«Cosa?»
«Che questo tipo era innamorato di te.» Mi tira uno strofinaccio.
Sì, questo è successo davvero. Ricordo l’odore di vaniglia del detersivo per la lavatrice sui vestiti ancora umidi, quando li ritirava la sera. Era di sera che ci vedevamo. Io le raccontavo tutto o quasi, anche di quella volta che mi accesi una sigaretta e per poco non mi strozzai con il fumo.
È in questi momenti che lei mi manca di più. Mia madre se n’è andata sei mesi fa. Un tumore al seno. Non sapeva neppure di cosa stava morendo, finché un giorno non è svenuta mentre era al supermercato. È successo tutto velocemente, come se la malattia avesse fretta. Quando il mio insegnante di matematica si è avvicinato e mi ha chiesto di seguirlo fuori, ho pensato che avesse scoperto che avevo copiato il compito in classe. Stavo già cercando la scusa perfetta, quando mia zia Anna è comparsa nel corridoio, e mi ha stretto come se volesse farmi male. Non ho pianto subito, né nei giorni successivi. La morte non la conoscevo, non mi spaventava, non mi era mai morto neppure un gatto. Non sapevo come affrontarla, non lo so neppure ora.
Mario entra senza far rumore, mi fa cenno di abbassare le luci. Poi mi si avvicina. Potrebbe essere mio padre, potrebbe tranquillamente portarmi a casa con lui, prendersi cura di me. Potremmo parlare della mamma, mi racconterebbe qualche storia di quando si sono conosciuti. Sarebbe triste e bello insieme.
«Tuo padre come se la passa?» Ha i capelli lunghi tirati in un codino troppo stretto sulla nuca.
«Sta tutto il giorno a incasinare la cucina, mentre finge di leggere. Non ha più un lavoro, il suo unico figlio lo odia. Direi bene» mi fermo a respirare, mentre la rabbia mi assale come ogni volta che parlo di lui.
«Devi dargli tempo.» Mario sbuffa come se neanche lui ci credesse davvero.
«Quest’anno ho la maturità, poi c’è il lavoro, ’sto cazzo di esame per la patente, visto che mi hanno bocciato già due volte.»
«Questo sabato ce ne andiamo in campagna con il mio furgone, vedrai che nessuno ti boccerà quando avrai imparato il parcheggio alla Super Mario.» Ma sotto la tuta indossa degli scarponi argentati, che gli danno l’aria di un supereroe. Si avvicina e mi scompiglia i capelli. Odio questo gesto. E lui lo sa, ma non importa. Se fosse mio padre rideremmo insieme.
«Il mese prossimo parto con Sofia, ti ricordi che te l’avevo accennato.»
«Penso a tutto io, anche a tenere d’occhio Leo.»
«Mattia?» È già sulla porta. «Ogni tanto divertiti, esci, trovati una ragazza e… Sì, insomma hai capito.»
Non rispondo, lui se ne va.
Grazie, papà.

GIULIA

Strascico i piedi sulla moquette mentre mia madre mi spinge nello studio. Lei resta fuori, nella sala d’attesa. Entro e mi guardo intorno. Alla parete una stampa di un quadro che conosco, le Ballerine alla sbarra di Degas e due attestati di laurea. La stanza è essenziale, dai colori tenui. Servirà a favorire il dialogo o una stronzata del genere. Pochi mobili, oltre alla scrivania in mogano noto un pianoforte verticale nell’angolo che dà verso la finestra. Non so perché ma me l’aspettavo. In sottofondo una melodia breve che si ripete. Devo averla già sentita altrove perché mi ritrovo ad anticiparla nella testa. E quasi mi immagino mentre mi siedo al pianoforte e inizio a suonarla. Mi siedo, invece, dal lato giusto della scrivania. Lei entra da una porta così piccola che non l’avevo neppure notata. Sorride. Dio, sembra di essere in un centro benessere e che lei voglia spalmarmi una maschera di fango sul viso. Magari la pelle mi diventerà tirata come la sua. È giovane, però. E alta e magra. In effetti non somiglia all’idea di psicoterapeuta che mi ero fatta. Viene dalla mia parte e allunga la mano. Gliela stringo come ipnotizzata.
«Sono Angela» mi dice. Lentamente si siede dietro la scrivania su una poltrona di pelle blu. Prende un’agenda e ci scrive qualcosa. Per un po’ non dice niente. Poi riprende senza sollevare lo sguardo. «Scusami, Giulia, giusto? Mi stavo appuntando di passare in pasticceria alle sei, ho questo brutto vizio di dimenticare le cose.» Sgrana gli occhi, sono verdi come i miei, ma più grandi.
«È bella la sua agenda» mormoro quasi a bocca chiusa. Me la passa. Sembra fatta di legno, con una cordicella così sottile che ho paura di spezzarla. La accarezzo lentamente.
«L’ho comprata a Londra, in un mercatino a Portobello, ci sei mai stata?»
Scuoto...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Prologo
  4. PARTE PRIMA
  5. PARTE SECONDA
  6. Copyright