L'amore ai tempi di Tinder
eBook - ePub

L'amore ai tempi di Tinder

In viaggio tra passioni cieche e algoritmi che ci vedono benissimo

  1. 192 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub

L'amore ai tempi di Tinder

In viaggio tra passioni cieche e algoritmi che ci vedono benissimo

Informazioni su questo libro

Quando rompe con il fidanzato, Judith Duportail si iscrive, nello stesso giorno, in palestra e a Tinder. Il desiderio di rimettersi in gioco le dà la spinta che ci vuole e così in breve tempo si trova a comprare un paio di pantaloni taglia 40 e a ricevere valanghe di messaggi di uomini interessati. Il suo senso di gratificazione e l'umore schizzano alle stelle. Questo finché scopre l'esistenza di un fantomatico Elo score: un punteggio "di desiderabilità" che Tinder attribuirebbe a tutti gli utenti. Così, mentre le sue avventure nel mondo dell'online dating si susseguono tra incontri improbabili, cocenti delusioni e innamoramenti più o meno corrisposti, l'autrice decide di andare più a fondo: con l'aiuto di avvocati, hacker e matematici, scopre che l'algoritmo alla base dell'app di incontri più famosa del mondo si basa su criteri sessisti e patriarcali. Sei un uomo? Con tutta probabilità vedrai sfilare sul tuo smartphone donne più giovani, con un curriculm meno ricco e uno stipendio più basso del tuo. E cosa può succedere se questo è davvero il criterio che regola più di un milione di nuovi appuntamenti a settimana? In un saggio narrativo che riesce a essere al contempo rigoroso come il miglior giornalismo investigativo e divertente come una rivista di gossip, l'autrice ci svela i meccanismi di Tinder, raccontando senza pudori le proprie personali esperienze e i loro risvolti più o meno piacevoli. Il risultato è un'indagine sorprendente sull'impatto della tecnologia sull'amore e sulla libertà.

Domande frequenti

Sì, puoi annullare l'abbonamento in qualsiasi momento dalla sezione Abbonamento nelle impostazioni del tuo account sul sito web di Perlego. L'abbonamento rimarrà attivo fino alla fine del periodo di fatturazione in corso. Scopri come annullare l'abbonamento.
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Perlego offre due piani: Base e Completo
  • Base è ideale per studenti e professionisti che amano esplorare un’ampia varietà di argomenti. Accedi alla Biblioteca Base con oltre 800.000 titoli affidabili e best-seller in business, crescita personale e discipline umanistiche. Include tempo di lettura illimitato e voce Read Aloud standard.
  • Completo: Perfetto per studenti avanzati e ricercatori che necessitano di accesso completo e senza restrizioni. Sblocca oltre 1,4 milioni di libri in centinaia di argomenti, inclusi titoli accademici e specializzati. Il piano Completo include anche funzionalità avanzate come Premium Read Aloud e Research Assistant.
Entrambi i piani sono disponibili con cicli di fatturazione mensili, ogni 4 mesi o annuali.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì! Puoi usare l’app Perlego sia su dispositivi iOS che Android per leggere in qualsiasi momento, in qualsiasi luogo — anche offline. Perfetta per i tragitti o quando sei in movimento.
Nota che non possiamo supportare dispositivi con iOS 13 o Android 7 o versioni precedenti. Scopri di più sull’utilizzo dell’app.
Sì, puoi accedere a L'amore ai tempi di Tinder di Judith Duportail in formato PDF e/o ePub, così come ad altri libri molto apprezzati nelle sezioni relative a Social Sciences e Cultural & Social Anthropology. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.

Informazioni

1

Cinque stelle su BlaBlaCar

Sono in anticipo per il corso di GAG, mi appoggio alla parete e aspetto. Lo squittio delle mie scarpe da ginnastica sul pavimento di linoleum mi ricorda l’ora di educazione fisica alle medie, quando aspettavamo nel corridoio che portava alla palestra mal riscaldata, per una fiacca ora di pallamano o di qualche altro “sport di squadra” che odiavo. Solo che qui la temperatura è ben regolata e sono l’unica che si veste ancora come allora: un pugno nell’occhio in mezzo a ragazze con trecce impeccabili che svolazzano mentre corrono sul tapis-roulant, agili come gazzelle.
Provo a scivolare lentamente lungo il muro per sedermi a terra, ma resto impigliata nell’angolo di una bacheca. Non me ne accorgo subito, tant’è che muovendomi verso il basso mi si alza la maglietta. Resto bloccata, come se fossi seduta su una sedia invisibile. Non capisco subito perché all’improvviso io abbia la pancia di fuori e resto un attimo così, perplessa. Poi una ragazza che non ho il coraggio di guardare mi libera e mi fa: «Ecco qui, signora, era la maglietta». Signora! Siamo nel 2014, ho ventotto anni e iniziano a darmi della “signora”. Mi fa sempre un po’ male, come una spina nel piede.
Finalmente seduta a terra, afferro il cellulare per darmi un tono. Stamattina ho scaricato Tinder, l’applicazione per incontri creata nel 2012 e sbarcata in Francia nel 2013. Ha avuto successo fin da subito, grazie a un meccanismo efficace: se ti piace una persona non c’è bisogno di farla lunga, basta scorrere a destra per selezionarla, a sinistra per eliminarla. Questo gesto fatto con il pollice o con l’indice si chiama swipe. Se la persona a cui avete messo il like, ricambia, allora c’è un match e potete comunicare. Altrimenti, non succede niente.
Nello stesso giorno mi sono iscritta sia a Tinder sia in una palestra Club Med Gym! “Il pacchetto post-rottura perfetto” ho scritto su Messenger alla mia amica Zoé, ostentando una finta tranquillità pari solo alla mia apprensione. In realtà le due cose nella mia testa sono associate alla convinzione che bisogna lavorare e migliorarsi per farsi notare.
L’idea mi è venuta questo sabato mattina dopo aver visto su Facebook la pubblicità di una palestra. Probabilmente non è un caso che ci sia incappata: a febbraio del 2017, proprio Facebook sul suo portale dedicato ai dati e alle ricerche ha pubblicato un’inchiesta1 sul comportamento degli utenti dopo la fine di una relazione. L’articolo è stato poi rimosso ma è ancora consultabile perché è stato ripreso da un gran numero di testate.2 Il social network si rivolgeva agli inserzionisti e spiegava loro i vantaggi di acquistare spazi pubblicitari con un target costituito da persone che si trovano in quella situazione. Stando all’articolo, sono una categoria di persone particolarmente predisposte a “sperimentare cose nuove o a dedicarsi a nuovi passatempi”. La prova: il 55% degli iscritti dopo essere rimasto single è partito per un lungo viaggio.
Va bene, non avevamo bisogno di Facebook e dei suoi studi per sapere che una persona sconvolta sarà incline ad apportare cambiamenti nella propria vita. Chiedete ai parrucchieri quante clienti si tingono i capelli in situazioni del genere. Ma in questo caso il concetto viene spinto un po’ più in là. È come se il social network fornisse ai parrucchieri l’accesso a una lista di persone che hanno appena chiuso una storia.
Manca ancora un quarto d’ora all’inizio del corso, ho tempo. Mi connetto a Tinder per la prima volta. L’applicazione mi chiede di scegliere, tra le foto di Facebook, quelle da usare per il mio profilo. Sfogliarle mi rassicura: non sono solo una scema con magliettona larga, leggings sdruciti e elastici delle mutande in vista. Seduta qui mi sento come un’alga. Un’alga strana, con gli elastici al posto delle foglie, un’alga che cresce in fondo al mare, senza forma, e che si fa attraversare dalle correnti senza reagire. Nelle immagini che sto guardando sfoggio sempre lo stesso sorriso, le pose in cui mi metto mi valorizzano il corpo e i capelli cadono come piace a me, niente frange di traverso o ciocche che si arricciano, niente rotolini di ciccia sulla pancia o cellulite sulle cosce.
È difficile credere che io sia la stessa persona, che io sia al contempo quest’alga e questa me ideale. Cerco le foto che nascondono il più possibile i miei fondali marini glaciali, gli abissi in cui evolvono i miei pensieri più oscuri, quelli più inconfessabili e ripugnanti, come quei pesci mostruosi che non vedono mai la luce del giorno e vivono rintanati nei relitti. In quella dove rido davanti alla Tate Modern, il museo di arte contemporanea di Londra, e dove sfoggio una bella sciarpa blu elettrico, si vedono i calamari giganti delle mie nevrosi? E in quella dove agito un bicchiere di vin brûlé con in testa il cappello da Babbo Natale, si vede che ho bisogno di affetto?
Mi blocco davanti a una di me in canoa, con i capelli al vento, in cui non mi si vede la ciccia sulle braccia. Per un attimo sento una fitta al cuore: me l’ha scattata il mio ex. Posso metterla su Tinder? No, decisamente no. Però è così bella… “E se incontro il mio nuovo amore grazie a questa foto qui? È come se il mio ex mi avesse fatto un regalo” finisco per convincermi. È un chiaro tentativo di giustificare una scelta inelegante. Sul mio profilo Tinder si vede quanti anni ho e che lavoro faccio: sono informazioni che vengono direttamente da Facebook. Nel campo bio scrivo: “Cinque stelle su BlaBlaCar”. Sono fiera della mia mossa. Tutte le ragazze single sulla trentina lo sanno: bisogna agire con astuzia per non essere etichettate come Bridget Jones. Voglio si capisca che sono perfettamente consapevole di essere al supermercato del rimorchio e che però la cosa mi diverte, che sono superiore. Ci sono le single vincitrici e le single perdenti, non è una categorizzazione che mi piace ma è così, ci sono quelle che tengono le redini della situazione e quelle che la subiscono. Ma se le seconde vogliono sperare di rimorchiare anche solo per una notte, anche solo per un’ora, devono spostarsi nel primo gruppo. E per farlo non c’è niente di meglio che guardare tutti dall’alto in basso con un pizzico di ironia.
A ogni modo, è vero. Non ho voglia di lanciarmi subito in una storia seria. Ho appena traslocato, fantastico immaginando una vita fatta di leggerezza, di avventure, di baci sul sedile posteriore di un taxi parigino, di notti passate a ballare e giornate a letto.
Quando esco dalla palestra vado a comprarmi un outfit sportivo da American Apparel. I leggings neri e la canotta basic di cotone più cari della mia vita. Chi se ne frega, mi serve l’uniforme. In coda alla cassa apro Tinder.
Davvero? Sta succedendo davvero? Tutti mi mettono un like… Tutti questi uomini? Bruni, biondi, barbuti, hipster con gli occhiali (all’epoca ancora non si portava il cappellino al contrario), tutti questi conquistatori ventenni e trentenni mi hanno messo un like? In realtà, non c’è niente di eccezionale. La stragrande maggioranza degli uomini, prima che Tinder limitasse il numero di like possibili, scorreva a destra tutte le ragazze e faceva la cernita in un secondo tempo. Io ci casco e mi godo questa piacevolissima illusione! Lascio che il mio narcisismo salga alle stelle, come se mi avessero somministrato una droga per endovena. Posso piacere a un sacco di uomini contemporaneamente!
Guardo di nuovo le mie foto profilo e dopo tutto, mi dico, è vero, non hanno tutti i torti. Sono bella, bella, bella! Ho le farfalle nello stomaco come se fossi innamorata. Non sono affatto l’unica che cerca conforto nel riflesso nero del cellulare: secondo uno studio,3 le donne utilizzano Tinder prima di tutto per migliorare l’immagine che hanno di se stesse, mentre gli uomini lo fanno per conoscere ragazze e avere storie di una sera e via.
All’inizio mi sono lasciata trascinare. Ogni match, come un micro cerotto, rimargina le ferite della mia autostima. A ogni notifica il mio ego si rinvigorisce. Scarico tutte le applicazioni di dating. C’è Happn, il concorrente francese di Tinder, che si presenta in modo diverso: dice che vuole metterci in contatto con le persone che magari abbiamo incrociato ma con le quali non abbiamo osato un approccio. Qui non ci sono swipe a destra o a sinistra, ma una lista di tutte le persone nelle vicinanze. Poi c’è OkCupid, che fa parte di Match Group – la casa madre di Tinder – e che ha anche una versione web dove bisogna compilare un profilo più classico e rispondere a domande sulla propria personalità. E ancora, AdopteUnMec, il pioniere francese, che sdrammatizzava gli incontri online già nel 2007, rivendicando di essere “femminista” in una campagna marketing in cui mostrava delle donne che facevano la spesa in mezzo agli uomini.
La mia preferita resta Tinder, per via del brivido che mi provoca ogni match. Tutte le mattine mi sveglio e guardo il cellulare prima ancora di uscire dal letto, voglio sapere quanti ce ne sono che mi scrivono.
Inizio a inanellare dates. Sviluppo una tecnica. Do sempre un appuntamento quando dopo ho qualcos’altro da fare. Per esempio, un aperitivo alle 19:00, spiegando che ho già un compleanno o una cena alle 20:30. Così mi lascio una via di fuga, nel caso in cui dovessi annoiarmi o sentirmi a disagio, cosa che, a onor del vero, succede spessissimo. Penso sempre che se il tipo mi piace, avrò modo di vederlo una seconda volta.
Ho un bel da fare con Tinder; quando ho appuntamento in un caffè, ho sempre la sensazione che tutti sappiano come ci siamo conosciuti e, in certi posti, è ancora vista come una situazione di cui vergognarsi. Poi, non è così facile conversare con un perfetto sconosciuto. Racconto sempre le stesse cose: «Sì, sì, sono cresciuta in Bretagna, sono venuta a Parigi dopo il diploma. E tu, di dove sei?»; «Sì, sono una giornalista, ma no, tranquillo, non scrivo un articolo su di te!» (be’, questo non è più del tutto vero!). Io che sognavo baci appassionati sulla porta di casa, al momento, più che altro, ho la sensazione di andare a colloqui di lavoro. Ma ci scherzo sopra perché non faccio che mettere alla prova la mia forza di seduzione. Il mio ego è sempre più in forma.
*
In palestra non mi sento più fuori posto, con le scarpe da ginnastica rosa abbinate al reggiseno sportivo. Apro Tinder tra una lezione e l’altra e, se ripenso alla prima volta in cui sono venuta qui, mi faccio un po’ pena.
Un venerdì pomeriggio, sono lì, seduta sulle scale, con una bottiglietta d’acqua accanto a me, che chatto contemporaneamente con quattro, cinque, sei uomini di cui non ho assolutamente alcun ricordo. Mi sento forte e padrona del gioco. Mi sento una di quelle donne di cui sognavo la vita quando, da adolescente, rubavo “Elle” a mia madre e leggevo le testimonianze di “Chloé, 31 anni, addetta stampa” che “sorride mentre afferma di non avere tempo per l’amore, prima di correre in ufficio con il suo pumpkin spice latte in mano”. O quando ascoltavo le canzoni di Vincent Delerm sulle ragazze del 1973, che avevano trent’anni quando io ne avevo diciassette.
Dal giorno in cui ho cominciato a usare Tinder non mi sento più una sfigata in amore. Nel corso della mia precedente relazione avevo fatto una gran fatica: avevo paura, ero gelosa, stavo sempre in guardia e poi mi sentivo in colpa perché ero gelosa. E prima del mio ex, stessa cosa, mi tenevo talmente distante che infatti, me lo ricordo, non ero dalla parte giusta. Ora, ho la sensazione di essere quella che tiene le carte in mano, ho io le chiavi, mi sento una donna alfa come succede tra le lupe: sono la capo branco, non quella che aspetta in ansia la risposta a un messaggio, che corre dietro a qualcuno. Ho finalmente scacciato dalla mia mente i calamari giganti… Un uomo mi scrive per messaggio: “Fai parte dell’uno per cento della bellezza, sei una di quelle donne che hanno tutto a disposizione” e la cosa peggiore è che mi piace un sacco. Sono finalmente dal lato giusto della gerarchia, dal lato giusto dell’Estensione del dominio della lotta.
A forza di fare la splendida in palestra, sono in forma come non mai. In primavera realizzo uno dei miei più grandi sogni: compro un paio di jeans slim taglia quaranta, celeste chiaro, di Zara, che continuerò a indossare anche quando saranno diventati troppo stretti. Per alcune ragazze si tratta solo di una taglia di pantaloni, per me, invece è il Sacro Graal. Esco dal negozio con le lacrime agli occhi. Sono felice come quando ho preso il diploma, o quando sono entrata a Scienze Politiche, o quando ho preso la patente, come quando sono andata a vivere da sola, o mi hanno pubblicato il primo articolo. E non ci vedo proprio nulla di male.
Non sto parlando del piacere di fare sport, di finire una corsa, di superare se stessi o che so io. No, quel giorno piango di gioia perché la taglia del mio culo finalmente corrisponde alla taglia di un culo ufficialmente bello. Da ragazzina ero grassa e ora mi prendo una rivincita su tutti gli idioti che incontravo all’intervallo nel cortile della scuola.
Ciò che non capisco è che in realtà non mi sto prendendo nessuna rivincita e che, anzi, mi sto unendo alla loro schiera, sto insultando me stessa, sto insultando la donna che ero fino a qualche settimana fa, quella che indossava la quarantaquattro, e quella che tornerò a essere a breve, ovviamente. Allo stesso tempo, sto insultando anche tutte le donne che non hanno la quarantaquattro, dato che mi sento di gran lunga superiore a loro. Sì, devo essere onesta: esulto. Piango di gioia mentre capitolo, ho appena confermato che mi tocca spendere soldi, tempo ed energie per piegarmi alle norme imposte. Sono talmente felice di modificare il mio corpo affinché corrisponda a un oggetto specifico, che non mi è nemmeno più chiaro che dovrebbero essere gli oggetti ad adattarsi a me, e piango di gioia. Mi ci vorrà un po’ prima di capire che non mi sono mai mancata tanto di rispetto come in quel momento. Sono la cagnolina del patriarcato, ansiosa di esibire il mio conformismo scodinzolando, da brava allieva del capitalismo sessuale, ma in quel momento non mi pongo nessuno di questi problemi perché, a forza di sguazzare inebriata nel mio ego, come un maiale nel fango, mi sono anestetizzata il cervello.
Tra non molto ci sbatterò la faccia.
1. What Mends a Broken Heart on Facebook, insights.fb.com, 3 febbraio 2017, articolo a oggi rimosso.
2. Lo studio rimosso è ripreso in particolare in quest’articolo: Comment Facebook commercialise vos chagrins d’amour [online], capital.fr, 6 febbraio 2017.
3. Renzini G., Lutz C., Love at First Swipe? Explaining Tinder Self-Presentation and Motives, “Mobile Media & Communication”, vol. 5, settembre 2016.

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. L’AMORE AI TEMPI DI TINDER
  4. 1. Cinque stelle su BlaBlaCar
  5. 2. Punteggio segreto
  6. 3. Sbrigati
  7. 4. Mirage
  8. 5. Un rifiuto di troppo
  9. 6. Tinder mi rende…
  10. 7. Quarantacinque milioni di volte al giorno
  11. 8. Esclusività vs quantità
  12. 9. Vorrei_che_ci_fosse_qualcuno_a_scrivermi
  13. 10. Serotonina party
  14. 11. Viziosetta
  15. 12. Judith gaze
  16. 13. Primo voto
  17. 14. «Niente foto di cazzi!»
  18. 15. Il “cuore” di Tinder?
  19. 16. Ancora una volta e poi basta
  20. Nota dell’editore
  21. Ringraziamenti
  22. Copyright