Perché dovresti leggere libri per ragazzi anche se sei vecchio e saggio
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Perché dovresti leggere libri per ragazzi anche se sei vecchio e saggio

  1. 64 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Perché dovresti leggere libri per ragazzi anche se sei vecchio e saggio

Informazioni su questo libro

«La letteratura per ragazzi ha una lunga e nobile storia di scarsa considerazione. Sul volto di certe persone si disegna un sorrisetto particolare quando racconto loro che cosa faccio, più o meno lo stesso che mi aspetterei di vedere se dicessi che costruisco minuscoli mobili da bagno per elfi. Scrivo narrativa per ragazzi da oltre dieci anni ormai, e faccio ancora fatica a darne una definizione. Ma so con certezza che cosa non è: non è solo per ragazzi.» Katherine Rundell firma un'appassionata difesa della letteratura per ragazzi, contro i pregiudizi e gli snobismi di chi pensa che leggerla dopo una certa età sia bandito. Ma chi lo ha detto che c'è un'unica direzione di lettura nella vita? Che non si possa andare avanti e indietro, mischiare i generi, leggere contemporaneamente Joyce e Dahl, i saggi di Derrida e le avventure di Mary Poppins? Leggere libri per ragazzi da adulti non è regredire, non è tornare indietro, ci spiega Rundell con puntuta saggezza, al contrario se li abbandoniamo del tutto «lo facciamo a nostro rischio e pericolo, perché rinunciamo a uno scrigno di meraviglie che, guardate con occhi adulti, possiedono una magia completamente nuova.»

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Informazioni

Editore
RIZZOLI
Anno
2020
Print ISBN
9788817144131
eBook ISBN
9788858699805

Il calcio galvanizzante dei libri per ragazzi

Nel 2016 la mia visione del mondo in cui vivevo è stata ribaltata: dalla Brexit, da Trump, dall’ondata di nazionalismi e chiusura mentale che ha attraversato l’Europa, dagli attacchi terroristici. E la narrativa per adulti non mi ha aiutata: non riuscivo a trovarci niente. È leggendo attraverso il prisma della letteratura per l’infanzia che ho recuperato la fiducia nel potere dei libri, perché ad aiutarmi sono state le vecchie storie raccontate a beneficio dei bambini, degli adulti e di chiunque le ascoltasse: le fiabe popolari irlandesi, i Grimm. Quelle storie dicevano che non era la fine, anche se così sembrava: dicevano che la sfacciata ambizione c’è sempre stata, e così il livore rancoroso, i fraintendimenti, la fame di potere, la follia, la gentilezza, la passione. Nel loro modo figurato, le fiabe hanno già raccontato tutti gli umani vizi, senza però cadere nel silenzio e nella disperazione.
Io credo ancora – quasi tutti i giorni, quasi tutto il tempo – che le storie abbiano un potere. Credo, con Aristotele, che la narrativa, raccontando, sappia dire verità che non possono essere espresse chiaramente dal linguaggio teorico astratto. In Alice nel Paese delle Meraviglie ci sono idee che non saprei sintetizzare più di quanto sia in grado di cantare tutte le parti di una sinfonia a più strumenti: la narrativa scansa le riduzioni. La letteratura di per sé non può raddrizzare il mondo. Ma credo ancora nel valore sfrenato e incommensurabile del riversare tutto ciò che ci sembra buono o importante in un testo, dal quale poi qualcun altro potrà a sua volta attingere: in quella che Elena Ferrante descrive come una rete da pesca che cattura le esperienze quotidiane, le mette insieme con la fantasia e le intreccia alle nostre domande basilari sulla condizione umana. Ma se vogliamo che questo valore sia preservato, nella fase storica in cui viviamo, quando straordinarie svolte tecnologiche vanno di pari passo con enormi disuguaglianze, allora abbiamo bisogno di voci nuove. Nel suo discorso per il premio Nobel, Kazuo Ishiguro ha dichiarato: «Dobbiamo investire maggiori energie nella ricerca di gioielli provenienti da quelle che ancora oggi rimangono culture letterarie sconosciute, sia che gli autori vivano in paesi lontani sia che operino all’interno delle nostre comunità». E a tale scopo dice anche: «Dobbiamo impegnarci a non definire in modo eccessivamente riduttivo e tradizionale che cosa costituisce la buona letteratura».1 Così facendo potremmo sentirci sorretti dai talenti finora trascurati, che non hanno ancora trovato il proprio posto nella sfera pubblica. C’è così tanto da scoprire, è stupefacente.
Il discorso di Ishiguro vale non solo per i libri per adulti, ma anche per quelli per ragazzi. La letteratura per l’infanzia ha bisogno di allargare i propri confini e di cambiare, così come si è allargata e trasformata altre volte. Uno studio recente sulla narrativa per ragazzi inglese mostra che solo il quattro per cento dei libri pubblicati in un anno include personaggi di colore, asiatici o appartenenti a un’altra minoranza etnica, ma che il 31,2 per cento degli studenti è di origini non inglesi. Come molti altri scrittori, vado spesso a fare incontri nelle scuole, e in quelle occasioni chiedo ai ragazzi di aiutarmi a scrivere una storia, chiedo loro di suggerirmi i nomi dei personaggi, un ragazzo e una ragazza. Molte delle scuole che visito stanno a sud di Londra, dove vivo, e per oltre la metà degli studenti l’inglese è la seconda lingua, ma i nomi che mi propongono sono sempre gli stessi: Jamie, Harry, Lizzy… Nomi anglosassoni appartenuti ai reali. Sono i nomi che diciamo ai ragazzi, i nomi degli eroi.
Con questo non voglio dire che i bambini debbano trovare una copia di sé in tutte le storie che leggono – offrendoci un posto in prima fila davanti al cuore di un’altra persona, la letteratura ci permette di essere maschi, femmine, orsi corazzati… –, dico solo che ogni bambino ha l’impellente bisogno di trovare se stesso da qualche parte. E visto che il mondo cambia così rapidamente, la narrativa per ragazzi ha bisogno di storie nuove e sempre più varie, che arrivino da ogni angolo del caleidoscopico pianeta in cui viviamo; una direzione che è già stata presa, è vero, ma serve di più: nuove idee, nuovi media, da posti e voci che finora non abbiamo saputo ascoltare; nuove battute, nuove gemme. Questo è il tempo di una nuova svolta: di una nuova Età dell’Oro.
*
Molte persone vi prendono in giro se, una volta varcata la luminosa soglia dei diciotto anni, leggete ancora libri per ragazzi. Il vostro è un imbarazzo previsto, e anzi anticipato dal mercato: i libri di Harry Potter sono stati ripubblicati con nuove copertine “da adulti”, in modo che la gente seria e attempata non debba arrossire quando li legge in autobus. Ma non lasciatevi prendere in giro. È buona norma, a prescindere da ogni altra considerazione. Nel film in bianco e nero La costola di Adamo, del 19...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Perché leggere libri per ragazzi
  4. Un caveat
  5. Leggere come da bambini
  6. Da dove arriva la letteratura per ragazzi
  7. Appetiti selvaggi ed eroico ottimismo
  8. La letteratura per ragazzi oggi
  9. Politica
  10. Immaginazione
  11. Speranza
  12. E dove trovarli
  13. Il calcio galvanizzante dei libri per ragazzi
  14. NOTA ALL’EDIZIONE ITALIANA
  15. RINGRAZIAMENTI
  16. Copyright