C’è qualcosa di sorprendentemente democratico nella menopausa. Possiamo essere bionde o more, slanciate o minute, extra small o extra large; possiamo impazzire per le ballerine o per i tacchi a spillo; possiamo adorare il rap o il tango, ma la verità è che lei se ne infischia. Non le interessa come siamo, non guarda in faccia nessuna e, quando è il momento, tocca a tutte. Anche se a qualcuna capiterà prima e a qualcun’altra dopo, nella vita di noi donne la menopausa è una certezza quasi disarmante: quando arriva, arriva.
Certo, ogni donna vivrà questo momento a modo suo, ma prima di chiederci che cosa rappresenti per ciascuna di noi, e se sia più simile a un capolinea, a una fermata intermedia o a una spada di Damocle che ci pende sulla testa (ovvero una disgrazia che prima o poi tocca a tutte), poniamoci la più banale delle domande: che cos’è veramente la menopausa?
Tecnicamente parlando, menopausa significa “fine delle mestruazioni”.
L’etimologia viene dal composto men, menos (che vuol dire mese, in greco) e pausis (fine, interruzione). Più semplice di così non può essere, eppure… Eppure rimane la sensazione che sotto ci sia qualcosa di più complesso. In effetti quella “fine delle mestruazioni” non indica un momento facilmente riconoscibile; non è, per intendersi, una di quelle date memorabili da cerchiare sull’agenda o sul calendario. Direi che è più simile a un periodo dai contorni sfumati, fatto di cambiamenti importanti sotto ogni punto di vista.
Senza bisogno di girarci intorno, sappiamo che le mestruazioni non finiscono tutte in una volta, aprendo ufficialmente la stagione della menopausa. Al contrario, il passaggio è spesso graduale, e se è vero che tutte possiamo ricevere dei segnali che ci fanno pensare: “Ci siamo! Questo è l’inizio”, difficilmente sapremo dire quando mettere la parola fine. Per questo, se una mia paziente tra i 45 e i 55 anni ha saltato le mestruazioni per uno o due mesi e viene a dirmi: «Penso di essere entrata in menopausa», usa un’espressione molto più adeguata. Usa cioè quel verbo, entrare, che significa superare una soglia, addentrarsi in uno spazio nuovo, affacciarsi a un tempo in cui le certezze che avevamo cominciano a venir meno; in cui il ciclo vacilla e il nostro assetto ormonale cambia. Di punto in bianco a qualcuna capiterà di sentirsi in balìa di una guerrigliera di professione, la menopausa, che per qualche mese le toglierà le mestruazioni, per poi farle riapparire a distanza di tempo, magari quando meno se l’aspetta. Accade spesso e crea non poca confusione. Ma non c’è nulla da temere, fa parte del gioco.
Da un punto di vista medico, ciò che nel linguaggio comune chiamiamo “menopausa” (ovvero quel momento di grandi trasformazioni fuori e dentro il nostro corpo), sui manuali prende un nome più pomposo. Noi ginecologi lo chiamiamo transizione menopausale. E per chi ama gli schemi, questa transizione si articola in tre momenti:
- la premenopausa, che ha inizio con i primissimi segni di anarchia del ciclo (di solito, è questo il momento in cui consiglio alle mie pazienti di venire in ambulatorio, per fare insieme un punto della situazione);
- la perimenopausa, in cui le stranezze si fanno più marcate e insistenti;
- la postmenopausa, che coincide con lo stop definitivo delle mestruazioni.
In genere tutto questo lo valutiamo meglio con il senno di poi, perché dal punto di vista del ginecologo la diagnosi non viene mai posta in modo definitivo prima di un anno dall’ultima mestruazione. Ciò significa che ci vogliono almeno dodici mesi senza il ciclo affinché noi medici possiamo confermare che è davvero menopausa quella che le nostre pazienti stanno vivendo.
Mettiamola così: come tante cose nella vita, anche la menopausa è più facile da leggere, da comprendere e accettare quando viene valutata in una prospettiva ampia, guardando indietro quanto basta per capire il presente e gestire il futuro in maniera consapevole.
COSA SUCCEDE?
Ma che cosa accade concretamente in questo periodo rivoluzionario? Abbiamo detto che il nostro corpo ci manda dei segnali e sappiamo che lo fa di continuo, nel corso della vita. Quando, con la premenopausa, ci capita di registrare le prime irregolarità nel ciclo, questo avviene perché le ovaie stanno esaurendo la loro capacità di rilasciare gli ormoni sessuali di cui sono le principali produttrici. E se le ovaie stanno cessando la loro attività è perché i follicoli che contengono gli ovociti (le cellule uovo messe a disposizione dal nostro corpo ogni mese per la riproduzione), sono agli sgoccioli. Il tempo della riproduzione e della fertilità si sta concludendo e una nuova stagione è alle porte.
Questo può accadere in una fascia d’età compresa tra i 40 e i 60 anni. In Italia, la media si aggira intorno ai 51, con poche differenze tra Nord e Sud e tra un ceppo etnico e l’altro; la menopausa non fa grandi distinzioni. Dall’altra parte, però, trattandosi di un fenomeno biologico, è normale che vada incontro a una certa variabilità. Quindi non per tutte arriva nello stesso momento. Per darvi un’idea, quando cade prima dei 40 anni, parleremo di menopausa precoce; se arriva prima dei 45, sarà menopausa prematura. Dopo i 55 anni verrà classificata come menopausa tardiva. A livello di statistiche, nel nostro Paese almeno l’1% delle donne entra spontaneamente in menopausa prima dei 40 anni e fino al 5% prima dei 45.
Il tempo della riproduzione e della fertilità si sta concludendo e una nuova stagione è alle porte.
Anche gli avvenimenti che scandiscono questo passaggio possono essere diversi da persona a persona. Alcune donne se la cavano relativamente in fretta; dopo le prime irregolarità, con mestruazioni in anticipo o in ritardo sul calendario (e con un flusso normale, abbondante o scarso, ma complessivamente nella norma), approdano in maniera abbastanza rapida e indolore alla scomparsa della mestruazione. Ad altre invece la perimenopausa potrà dare qualche disagio in più, con mestruazioni ritardate o insolitamente ravvicinate (anche ogni 15-20 giorni), con sanguinamento abbondante o prolungato. In casi simili, possono passare anche molti mesi prima che le mestruazioni scompaiano del tutto. E spesso ai sintomi del ciclo anarchico possono associarsi patologie ginecologiche come fibromi, polipi, cisti e così via, che in nessun caso vanno trascurate. Possono infatti avere ripercussioni negative sulla qualità della vita, portando carenze di ferro, affaticamento, dolore al basso ventre, cefalea, al punto da rendere necessaria (in casi estremi) la rimozione dell’utero, abbinata o meno a quella delle ovaie.
Ritornando alla menopausa, possiamo riconoscere un riferimento di massima: la presenza di mestruazioni irregolari, combinata con l’età anagrafica di cui abbiamo detto, è un segnale importante. Un campanello che trilla e ci mette sull’attenti. Che poi questo campanello scandisca l’inizio della premenopausa o della perimenopausa non fa molta differenza. Quanto meno, non da un punto di vista pratico. Quello che conta è come ci sentiamo noi di fronte a questo annuncio di cambiamento; come siamo in grado di fronteggiare le conseguenze e le stranezze di un ciclo che va scomparendo; come ci prepariamo ad accogliere un nuovo periodo della vita in cui il cerchio della fertilità si chiude, lasciandosi alle spalle la stagione della riproduzione.
Culturalmente la menopausa viene considerata un momento abbastanza critico, se non addirittura ostile o drammatico. Eppure io vorrei provare a offrirvi una prospettiva diversa. Vorrei ricordarvi che un altro termine per riferirsi alla menopausa (oggi non molto usato, se non in ambito medico-scientifico) è climaterio, parola che viene dal greco e significa scalino. E che cosa siamo portate a pensare quando siamo di fronte a uno scalino? Qualcuna ci vedrà un passaggio, qualcun’altra un inciampo o una barriera architettonica. Un fatto è fuori discussione: lo scalino è un passaggio da superare per avere accesso a qualcosa di nuovo, per salire un po’ più in alto e vedere le cose da una prospettiva differente.
NATE PRONTE: L’ABC DELLA FERTILITÀ
Se la menopausa scandisce la fine delle mestruazioni, e le mestruazioni sono l’espressione di un corpo che ogni mese fa una scrupolosa manutenzione, prevista dal calendario della fertilità, quando le mestruazioni cessano anche la nostra stagione riproduttiva è alla fine. Il concetto è semplice, ma non banale. La fertilità, infatti, pur essendo un bene prezioso, non è una risorsa illimitata e come tutte le cose conosce un inizio e una fine.
Un aspetto che mi ha sempre molto colpito è che nessuna di noi arriva impreparata all’età fertile. Fisiologicamente parlando, ci presentiamo a questo appuntamento perfettamente equipaggiate, portando con noi fin dalla nascita un bagaglio di cellule uovo destinate a coprire tutte le esigenze della nostra vita fertile.
Siamo appena venute al mondo e già abbiamo con noi una scorta di ovociti di tutto rispetto, pari a 2 milioni di cellule uovo. Custodite al sicuro nelle ovaie, lo scrigno in cui rimarranno a dormire fino alla pubertà, queste cellule non sono ancora pronte per svolgere il loro compito biologico, ma lo diventeranno appena avremo raggiunto la maturità sessuale.
In realtà, mentre ci avviciniamo al momento clou della prima mestruazione, alcune di queste cellule si perdono per strada. Durante l’infanzia e la preadolescenza gli ovociti diminuiscono di numero, a causa di alcuni processi degenerativi assolutamente normali e fisiologici, legati a fattori genetici, influenze ambientali e trasformazioni dello stile di vita. Se alla vigilia della prima mestruazione facessimo una fotografia, scopriremmo che i nostri ovociti sono molto meno numerosi rispetto alla dotazione iniziale. Sono scesi più o meno a 400.000; un quinto del bagaglio che avevamo alla nascita.
Ma non è l’unico cambiamento di questa fase. Via via che ci avviciniamo alla prima mestruazione, quel sofisticato centro di controllo che regola la produzione degli ormoni e che risponde al nome di sistema neuroendocrino, comincia ad attivarsi. I riflettori si accendono a livello dell’ipotalamo, un’area del cervello che regola funzioni importanti, come il ciclo sonno/veglia o fame/sazietà. Anche per quanto riguarda la sfera della riproduzione, l’ipotalamo è un riferimento di tutto rispetto, una torre di controllo che dirige e monitora il traffico degli ormoni. Per esempio, è lui a dire che siamo pronte per il menarca, quel passaggio così speciale in cui arrivano le prime mestruazioni e da bambine diventiamo “donne” da un punto di vista biologico e sessuale. In Italia oggi l’età del menarca si colloca tra gli 11 e i 13 anni.
Se è quindi l’ipotalamo a dare ufficialmente inizio alla stagione riproduttiva, sarà sempre lui a gestire per tutta la durata dell’età fertile un compito di estrema responsabilità. Come un direttore d’orchestra che impartisce il tempo ai suoi musicisti, l’ipotalamo comincia a lavorare a ritmo, rilasciando ogni mese un ormone (si chiama GnRH), che a sua volta attiva l’ipofisi, una ghiandola collocata al centro della scatola cranica. Messa in allerta dall’ipotalamo, l’ipofisi quindi comincia a produrre gli ormoni della fertilità femminile. Da un lato avremo l’FSH (ormone follicolo-stimolante), dall’altro l’LH (ormone luteinizzante). Entrambi entrano nella circolazione sanguigna per regolare in modo armonico, grazie a una pulsazione ritmica, la maturazione e il funzionamento degli ovociti e dei follicoli, che tecnicamente sono i contenitori delle cellule uovo. Ma non è tutto; i follicoli sono i pilastri della nostra femminilità, in quanto produttori degli estrogeni (gli ormoni femminili), a cui si deve lo sviluppo dei caratteri distintivi del nostro corpo. Prendiamo per esempio l’estradiolo, uno dei più importanti del gruppo. Quest’ormone fa sì che ci cresca il seno1 e che i fianchi prendano una forma più rotonda2 e stimola inoltre il collo dell’utero a secernere il muco che, nei giorni dell’ovulazione, è presente in maniera importante proprio per garantire il passaggio e la vitalità degli spermatozoi all’interno del nostro apparato riproduttore, aumentando le possibilità del concepimento. In tandem con il progesterone (prodotto dal corpo luteo dell’ovaio), l’estradiolo stimola lo sviluppo dell’endometrio, la mucosa che riveste le pareti interne dell’utero. L’endometrio ha un ruolo chiave nell’accogliere l’embrione, ancorandolo a sé e impedendo che si stacchi dalle pareti uterine, quando avviene la fecondazione. Se però il concepimento non va a buon fine, non è necessario che l’endometrio sia nutrito e sostenuto; i livelli di estradiolo e progesterone si abbassano rapidamente e la mucosa uterina interna si stacca e scivola via dalla sua sede. Viene espulsa prima dall’utero e poi dalla vagina attraverso il sangue mestruale.
In media sappiamo che le mestruazioni durano dai 3 ai 7 giorni, con perdite che variano a seconda dell’età, delle caratteristiche dell’utero, dell’equilibrio ormonale e che possono accompagnarsi a dolori al basso ventre, ritenzione idrica, sbalzi di umore. Sono tutte cose che sapete perfettamente, che fanno parte della nostra storia, della storia di ogni donna. Se è vero che con il tempo si matura, chi può essere più esperta di noi in fatto di mestruazioni, alla vigilia della menopausa?
Non sto scherzando: quando suona il campanello della menopausa, abbiamo avuto il ciclo più o meno 450 volte. Il che vuol dire che, se tutto si è svolto in maniera regolare, nell’arco della nostra vita fertile abbiamo ovulato circa 450 cellule uovo, maturate all’interno dell’ovaio e poi spedite nelle tube di Falloppio, quei canali sottili e delicati che collegano ogni ovaio all’utero. Quando invece le cose non filano lisce, l’ovulazione può saltare, benché le mestruazioni si presentino ugualmente.
Se è vero che con il tempo si matura, chi può essere più esperta di noi in fatto di mestruazioni, alla vigilia della menopausa?
Questo perché le mestruazioni non sono l’espressione di un’avvenuta ovulazione, ma la conseguenza del distacco dell’endometrio; capite anche voi che si tratta di due cose diverse. Molte donne possono infatti avere mestruazioni più o meno regolari, ma saltare l’ovulazione. Vedono le mestruazioni e si sentono “a posto” e invece potrebbero patire un’infertilità dovuta a disfunzioni ormonali che richiede cure mirate.
Quando invece la mestruazione salta platealmente, come la mettiamo? Novanta volte su cento, il primo pensiero che ci sfiora, con gradi diversi di batticuore e agitazione, è: “Oddio, sono incinta!”. In effetti, è piuttosto probabile che ci sia una gravidanza in atto. Se non c’è s...