L'Accademia della felicità
eBook - ePub

L'Accademia della felicità

Come ricominciare a fidarti di te e diventare la donna che desideri essere

  1. 272 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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L'Accademia della felicità

Come ricominciare a fidarti di te e diventare la donna che desideri essere

Informazioni su questo libro

Tutti noi ci ritroviamo quasi ogni giorno a chiederci cosa sia la felicità, ma meno frequentemente ci domandiamo se esista un metodo per apprendere come essere felici. O, meglio ancora, un luogo dover poter imparare a esserlo.
Immagina allora che questo luogo esista, un'Accademia.
Ecco, è davanti a te.
Ci entri da un cortile che solo all'apparenza è uguale ai tanti che ti è già capitato di attraversare. La differenza è che questo ti conduce a un edificio in cui entri in un modo ed esci che sei un'altra persona. Migliore? Probabile. Diversa? Sicuramente.
Ogni capitolo del libro sarà come una stanza: aprirai la porta, ti guarderai intorno, scoprirai cose nuove. Potrai approfondire in ciascuna un tema specifico - l'amore, l'autostima, il lavoro, il denaro, il talento -, confrontarti con esercizi mirati che ti aiuteranno a sviluppare tutto il tuo potenziale, a dare un taglio definitivo agli autosabotaggi più o meno consapevoli.
Con L'Accademia della felicità, la personal coach Francesca Zampone ci accompagna in un percorso di conoscenza che è allo stesso tempo articolato e semplice, in un viaggio di consapevolezza per mettere a fuoco ciò che desideriamo davvero e imparare a volerci un po' più bene.

Domande frequenti

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Informazioni

Editore
RIZZOLI
Anno
2020
Print ISBN
9788817145886
eBook ISBN
9788831800051
Quinta stanza

TALENTO E POTENZIALE

Esercizi per il talento

Ricerca l’autenticità
Ognuno di noi ha un proprio talento personale che lo rende unico.
Non c’è nessuno al mondo come te. Lo sai già, o tendi a dimenticarlo? Nessuno ha la tua esatta unicità, le tue caratteristiche irripetibili, le tue particolarità. Quando segui la strada dell’autenticità, inizi a correre dei rischi in modi che non avresti mai potuto provare prima. I rischi inducono spiritualmente la tua “reincarnazione”, come il bruco che diventa farfalla.
La farfalla monarca ha un misterioso senso di orientamento, un codice genetico che viene tramandato attraverso cinque generazioni. Indipendentemente da dove si trova, può ritrovare la sua strada di ritorno a 2.500 miglia dal luogo delle sue origini ancestrali, un luogo in cui non è mai stata prima. Questo sesto senso l’abbiamo anche noi. Il senso dell’orientamento della nostra anima è la nostra autenticità.
Ma non arriviamo lì per una strada dritta. Proprio come la farfalla si muove da una parte e dall’altra mentre vola, anche noi cambiamo molte volte direzione sulla via del ritrovare noi stessi. Ma cosa succede quando un bruco inizia il processo di trasfigurazione verso la sua autenticità? Prima della trasformazione, c’è una fase di distruzione. Mentre dorme, il suo corpo si sfalda completamente e diventa liquido. Da questa sostanza acquosa prende forma una farfalla, quando la trasformazione è completa emerge, un essere completamente nuovo. Il suo vero sé.
Ciascuno di noi ha uno stile autentico che manifestiamo nel nostro aspetto, nel modo in cui decoriamo la nostra casa, nel modo in cui disponiamo un mazzo di fiori, nel modo in cui cuciniamo. Lo manifestiamo in ogni scelta che facciamo perché siamo artisti del nostro quotidiano.
Quando riconosciamo e celebriamo chi siamo, diventiamo persone di sostanza, stile e spirito.
Apporta modifiche con piccoli passi per diventare più autentico ai tuoi occhi. Sperimenta accorciando un po’ i capelli, cercando un rossetto che ti rappresenta di più, indossando una maglietta di un colore che adori ma che hai sempre temuto di non poter portare con sicurezza, facendoti crescere la barba. Sperimenta. Non cambierai il tuo aspetto o la tua casa dal giorno alla notte. Non devi farlo. Questo è un processo lento.
Non puoi iniziare una trasformazione spirituale e non vederla riflessa all’esterno. Nella ricerca della tua autenticità scoprirai anche il tuo look personale. Adesso fatti una promessa. Dal momento che ti sei imbarcato in questa avventura per risvegliare la tua autenticità e scoprire il tuo senso dello stile, sii disposto a non comprare un altro capo di abbigliamento a meno che tu non possa assolutamente farne a meno. Non dovrai più accontentarti di qualcosa che “può andare”, o che ti sta ma “non sei tu”, o è di bassa qualità. Essere felice adesso vuol dire riscoprire la gioia di circondarti solo delle cose che ami e il piacere di indossare solo vestiti che ti fanno apparire e sentire favoloso e proiettano il tuo autentico senso dello stile.
Se qualcosa non è autenticamente te, è liberatorio vivere senza di esso. Ognuno di noi ha almeno una caratteristica speciale che può distinguerci. Sei in grado di accentuare i tuoi punti di forza? Quali sono le tue migliori caratteristiche?
Abbandoniamo i nostri atteggiamenti antiquati su ciò che è di moda e sostituiamoli con nuove idee su ciò che funziona per noi nella nostra vita reale. Che cosa succederebbe se tutto ciò che appendi nell’armadio fosse qualcosa che ami, qualcosa che ti fa sembrare bellissimo o ti fa sentire meraviglioso quando lo indossi? Pensa a quanto ti sentiresti bene ogni giorno.
Quindi togliti i vestiti che non vuoi, per fare spazio alle cose che vuoi.
Quali sono i tre capi di abbigliamento che ti fanno sentire bello? Un maglione soffice? Un vestito a fiori gialli? Uno scialle di cachemire? Pantaloni neri? Jeans e una maglietta bianca? Cosa hanno in comune?
Considera le varie vite che conduci e dividi gli abiti che ti servono in tre categorie: lavoro, eleganza e comfort. Se non indossi qualcosa da un anno, sii disposto a separarti da esso anche se è costoso. Chiediti se un capo ti fa sentire favoloso e bello, sicuro e comodo; sono quelli che devi tenere. Immagina la gioia di aprire il tuo armadio la mattina e non trovare altro che abiti adatti a questa descrizione! Lo stile inizia quando cerchi e scopri i tuoi punti di forza e investi su di loro per tutto ciò che valgono. Lo stile personale prospera quando ti rendi conto che non hai bisogno di vestiti, accessori, gioielli o trucchi come una volta, perché hai un diverso atteggiamento.
Quando hai un momento di tranquillità, prova questo: guardati in uno specchio a figura intera e cancella tutti i pensieri critici familiari che affollano la tua mente. Poni l’attenzione sul tuo aspetto dalla testa ai piedi lentamente e apprezzando ciò che vedi. Adesso complimentati. Trova dieci cose che ami della tua faccia o del tuo corpo… sì, puoi farlo!
Esprimi i tuoi complimenti ad alta voce. Sii specifico. Amo il colore dei miei occhi. Amo le mie lunghe ciglia. Amo il modo in cui la mia bocca appare quando sorrido… Ora continua elogiando la tua favolosa personalità. Trova dieci cose, grandi e piccole, che ammiri in te stesso: sono una madre amorevole, una gran lavoratrice, un’insegnante paziente, una brava manager, un’amica fedele, una cuoca di talento. Sentiti orgogliosa di te stessa: si vedrà nell’espressione sul tuo viso e nel modo in cui trattieni il tuo corpo. Ripeti queste parole incoraggianti ad alta voce ogni mattina e ogni notte mentre ti guardi allo specchio. Prenditi il tuo tempo. Credici. È tutto vero.
Quando ti guardi allo specchio, parlati con le parole che meriti di sentire. Aggiorna le parole che usi per descriverti. Le tue gambe sono potenti; le tue braccia sono forti; il tuo stomaco è morbido e coccoloso; i tuoi fianchi sono femminili. Oggi, e ogni giorno, prendi come tuo mantra personale “Io sono quello che sono e quello che sono è meraviglioso.”

Esercizi

  1. Quando ti senti bene dentro, lo mostri all’esterno. Questa settimana, sforzati di tenere una postura dritta o di sorridere più spesso. Registra le reazioni che ottieni. Come ti fa sentire?
  2. Ripensa a momenti della tua vita in cui ti sentivi più attraente, più sexy, più fiduciosa. Puoi immaginare cosa stavi indossando in quel momento? Puoi stabilire dei modelli: “sorridi” di più in abiti che sono aderenti o sciolti e fluidi? Colori solidi brillanti o piccole stampe sottili? Materiale lucido o nero opaco?
  3. Fatti brillare. Accettare incondizionatamente il tuo aspetto non significa rinunciare al trucco o non tingere i capelli. Al contrario, potrebbe darti la motivazione per esprimerti in modi che non hai mai osato, ma hai sempre sognato. Smetti di nasconderti dietro vestiti e trucco che ti permettono di mimetizzarti piuttosto che risaltare. Se ami le tue labbra carnose, mostrale con la perfetta sfumatura di rossetto. Se ami i cappelli favolosi, i lunghi foulard di seta, i tacchi alti, i braccialetti, indossali. C’è qualcosa che stai morendo dalla voglia di provare: fermagli per capelli con strass, una gonna sarong in batik, orecchini sfavillanti? Che cos’è? Provalo questa settimana.
  4. Non pensare che prenderti cura di sé sia una “cosa da donne”. Anche se sei un uomo puoi provare a guardarti con più indulgenza e puoi sperimentare nuovi modi di pensare al tuo benessere fisico e al tuo aspetto.
Ha senso parlare di felicità oggi? Questa domanda me la sono sentita fare spesso. Dai miei coachee, dai miei parenti, dal mio compagno, a volte anche dai miei colleghi. E la mia risposta è sempre stata un deciso sì.
Sì, ha senso parlare di felicità oggi. Ma a volte il modo in cui ne parliamo non è quello giusto. Un giorno un mio coachee mi ha detto che non riusciva proprio a capire questo mio continuo parlare di felicità. «Perché dovremmo essere felici» mi aveva domandato «quando potremmo semplicemente accontentarci di avere successo sul lavoro, di avere una famiglia, di finire di pagare il mutuo, di andare in vacanza e di avere qualche risparmio in banca?»
Lì per lì ero rimasta spiazzata. In effetti la sicurezza economica, il successo, l’amore della propria famiglia non erano sufficienti? Perché sentivo continuamente il dovere di spingere le persone a guardare più in là? Raffaele era venuto da me perché odiava il suo lavoro. Voleva cambiare azienda, perché nella sua non vedeva più margini di crescita. Aveva lavorato lì per quasi vent’anni, ma sentiva che quella era una storia d’amore ormai al capolinea. Era rispettato e benvoluto, ma il lavoro non gli piaceva più, ed era sicuro di meritarsi altro. Aveva sistemato il suo curriculum vitae e contattato qualche headhunter: i colloqui c’erano stati, ma si erano conclusi tutti con un nulla di fatto. Io forse gli ero sembrata l’ultima spiaggia. Si era detto: proviamo anche questa e vediamo come va. E forse voleva da me solo una conferma del fatto che poteva “accontentarsi” del suo posto sicuro in azienda e di tutte quelle cose che lo facevano sentire sereno. Sperava che io lo aiutassi a mettere a tacere quel senso di insoddisfazione che lo prendeva all’improvviso e che gli rovinava le giornate. Ma io non avevo intenzione di farlo. Ho aperto Accademia della Felicità con uno scopo ben preciso: far entrare in contatto le persone con i propri desideri. Tendiamo a demandare il potere sulla nostra felicità a circostanze esterne. Ma in realtà dipende da noi e parte da noi. Il nostro compito è prima di tutto IMPARARE cosa ci rende felici. DECIDERE cosa fare per esserlo. MANTENERE la nostra felicità nel tempo. E il coaching è lo strumento che ho scelto per aiutare le persone a compiere questo cammino. Con Raffaele avevo capito che dovevo chiarire subito dei concetti fondamentali. Il tema non è mai il nostro lavoro, ma come ci sentiamo noi (al lavoro). Cambiare non è sempre la scelta giusta: rischiamo solo di spostare i nostri problemi e la nostra insoddisfazione in un altro ufficio. Magari più grande e prestigioso, ma dove continueremo a sentirci a disagio. Amare il proprio lavoro in realtà significa amare la propria vita. E amare la propria vita non significa altro che amare se stessi. Perciò in un percorso di coaching la vera domanda da porsi è “che vita vuoi fare” e non che lavoro vuoi. Per questo motivo la prima volta che ci siamo visti, io e Raffaele, gli ho proposto di fare la Ruota della Vita, un esercizio tipico di coaching che consente di esaminare la propria vita in dettaglio, rendendosi conto di quello che di solito non si vede a occhio nudo. Gli ho chiesto di disegnare un cerchio e di dividerlo in otto spicchi:
  • Lavoro
  • Amore
  • Relazioni famigliari
  • Tempo libero
  • Viaggi e passioni
  • Salute
  • Volontariato
  • Spiritualità
E poi di colorare ogni spicchio a seconda del livello in cui pensava di trovarsi in quel momento. Uno spicchio completamente colorato significava che in quell’area si sentiva completamente soddisfatto. Poi gli ho chiesto di descrivere per iscritto come si sarebbe voluto sentire nella sua vita in ognuna di queste otto aree da lì a un anno. Il tema del lavoro è sempre molto difficile da affrontare perché spesso ci portiamo dietro un retaggio culturale dei nostri genitori, e finiamo col desiderare quello che vorrebbero loro per noi, e non quello che fa davvero bene alla nostra vita. Per questo motivo sposto sempre il focus sui loro desideri e cerco di far lavorare i miei coachee meno sulle cose negative e più su ciò che può essere migliorato. In questo modo riconosciamo e diamo importanza ai momenti belli, ritroviamo la nostra motivazione a essere felici e iniziamo ad allenarci alla felicità. Certo, non succede tutto all’improvviso, senza fatica. Ma il coaching ci aiuta a sviluppare la nostra forza di volontà per perseguire i nostri obiettivi.
È fondamentale perciò sapere quali sono i nostri veri obiettivi, e fare la tara con quello che invece tutti ci hanno detto che dovremmo desiderare per noi e per il nostro futuro. Da quando ho aperto Accademia della Felicità, ho notato che tutti coloro che mi chiedono di fare coaching per cambiare lavoro sono vittime di un grandissimo misunderstanding. Ci hanno detto che se lavoriamo duro saremo ricompensati; che se facciamo quello che amiamo, non dovremo lavorare un solo giorno nella nostra vita; che se seguiamo le nostre passioni, i soldi arriveranno; ma anche che non dovremmo chiedere troppo; che non possiamo fare la differenza e fare soldi allo stesso tempo; che non dovremmo chiedere di più perché abbiamo già abbastanza. Ma la realtà è che quando abbiamo lavorato sodo ci hanno dati per scontati. Che quando abbiamo iniziato a fare quello che ci piaceva le persone ci dicevano che in realtà non poteva essere veramente un lavoro. Che quando abbiamo seguito le nostre passioni il denaro è improvvisamente scomparso.
I miei clienti arrivano in queste condizioni da me e mi chiedono di più. Apprezzano quello che hanno ma desiderano di più. E il problema è che spesso non sanno neanche che cosa sia questo di più che desiderano così tanto.
Nel 2012 Kelly Services, celebre società di head hunting, pubblicò un rapporto dopo aver realizzato un sondaggio su un campione di 170mila persone di trenta paesi e di età diverse. I risultati mi avevano colpita profondamente. Oltre il 52% degli intervistati aveva dichiarato che il proprio lavoro non trasmetteva loro un senso; il 44% non si sentiva apprezzato dal datore di lavoro; il 66% intendeva cercare un nuovo lavoro entro un anno. Avevo pensato: questa è una vera e propria epidemia. Siamo insoddisfatti, a livello globale, dello status quo. Cerchiamo qualcosa di diverso. Non erano stati i dati di questa ricerca ad allarmarmi: l’epidemia era sotto i miei occhi da diverso tempo. E sapevo qual era la “cura”. Aiutare le persone a ritrovare un significato da dare al loro lavoro. Incontravo ogni giorno, in Accademia, persone che erano eccezionali in quello che facevano, ma che non ricevevano niente in cambio dal loro lavoro; persone che sentivano che i loro valori erano in netto contrasto con quelli perseguiti nel loro ambiente di lavoro; che si sentivano sottovalutate perché non guadagnavano in proporzione a quello che valevano e che si sentivano incomprese perché non ottenevano il riconoscimento che meritavano.
Questa situazione era estenuante, e nei casi peggiori portava i miei coachee alla depressione, ma anche a problemi di relazione e a guadagnare sempre meno. A peggiorare la situazione gli stereotipi che ci trovavamo tutti a dover combattere quando si parlava di lavoro: non sei felice di quello che hai? Allora devi essere ingrato, ignorante o pigro. Ma questo non poteva essere più lontano dalla verità: le persone con cui lavoravo erano istruite, laureate, industriose, appassionate, volevano impegnarsi per fare la differenza e riuscire a pagare le bollette. Artisti, avvocatesse, ingegneri, wedding planner, banchieri e fotografe. Erano alcuni dei migliori e più brillanti talenti che avessi mai incontrato, e non vederli realizzati era una grandissima perdita. Non per me, ma per il mondo intero.
Non potevo accettarlo, e quindi mi ero impegnata a studiare un nuovo modello di lavoro, che andava contro tutto quello che ci avevano insegnato fino ad allora. Volevo aiutare le persone a colmare il divario tra guadagnarsi da vivere e avere una vita. Volevo stimol...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. L’Accademia della Felicità
  4. Cos’è la felicità
  5. Prima di entrare: dalla mia storia alla tua
  6. Prima stanza. L’INGRESSO
  7. Seconda stanza. L’AMORE
  8. Terza stanza. L’AUTOSTIMA
  9. Quarta stanza. IL LAVORO
  10. Quinta stanza. TALENTO E POTENZIALE
  11. Sesta stanza. EFFICACIA PERSONALE
  12. Settima stanza. IL DENARO
  13. Ottava stanza. IL BENESSERE
  14. Il sentiero della felicità
  15. Ultimo passo: cerca la magia nel presente
  16. Ringraziamenti
  17. Copyright