Dracula (Deluxe)
eBook - ePub

Dracula (Deluxe)

  1. 416 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub

Dracula (Deluxe)

Informazioni su questo libro

Il giovane Harker, novello avvocato, deve recarsi in Transilvania per concludere un affare immobiliare con un misterioso Conte Dracula. Ma sin dal suo arrivo nei Carpazi, un insieme di inquietanti eventi si succede, dall'ululato onnipresente dei lupi ai proprietari di una locanda che lo benedicono, agli uomini con cui viaggia che gli fanno dono di catenine con agganciati dei crocifissi. Forse il Conte potrà spiegargli il perché di tanta superstizione...
Scritto da Bram Stoker nel 1897 in forma di stralci di diari e di lettere, Dracula è tra gli ultimi, se non l'ultimo, dei grandi romanzi gotici. Creatura potente e inquietante, apparentemente immortale, in grado di padroneggiare poteri inimmaginabili, il conte vampiro Dracula è passato direttamente dalla storia al mito.
In questa edizione le atmosfere cupe immerse nella notte dei Non-Morti sono impreziosite dalle sublimi illustrazioni di Wilfried Sätty, che accompagnano il lettore in una vicenda in cui l'orrore e la minaccia assillano i protagonisti, in un crescendo di emozioni che conduce fino alle soglie dell'incubo.

Domande frequenti

Sì, puoi annullare l'abbonamento in qualsiasi momento dalla sezione Abbonamento nelle impostazioni del tuo account sul sito web di Perlego. L'abbonamento rimarrà attivo fino alla fine del periodo di fatturazione in corso. Scopri come annullare l'abbonamento.
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Perlego offre due piani: Base e Completo
  • Base è ideale per studenti e professionisti che amano esplorare un’ampia varietà di argomenti. Accedi alla Biblioteca Base con oltre 800.000 titoli affidabili e best-seller in business, crescita personale e discipline umanistiche. Include tempo di lettura illimitato e voce Read Aloud standard.
  • Completo: Perfetto per studenti avanzati e ricercatori che necessitano di accesso completo e senza restrizioni. Sblocca oltre 1,4 milioni di libri in centinaia di argomenti, inclusi titoli accademici e specializzati. Il piano Completo include anche funzionalità avanzate come Premium Read Aloud e Research Assistant.
Entrambi i piani sono disponibili con cicli di fatturazione mensili, ogni 4 mesi o annuali.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì! Puoi usare l’app Perlego sia su dispositivi iOS che Android per leggere in qualsiasi momento, in qualsiasi luogo — anche offline. Perfetta per i tragitti o quando sei in movimento.
Nota che non possiamo supportare dispositivi con iOS 13 o Android 7 o versioni precedenti. Scopri di più sull’utilizzo dell’app.
Sì, puoi accedere a Dracula (Deluxe) di Bram Stoker, Flavio Santi in formato PDF e/o ePub, così come ad altri libri molto apprezzati nelle sezioni relative a Letteratura e Classici. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.

Informazioni

Editore
BUR
Anno
2020
Print ISBN
9788817144780
eBook ISBN
9788831800181
Argomento
Letteratura
Categoria
Classici

CAPITOLO XXVI

DIARIO CLINICO DEL DOTT. SEWARD

29 ottobre. Adesso sto scrivendo sul treno che da Varna ci porta a Galatz. Ieri sera ci siamo riuniti poco prima del calare del sole. Ciascuno di noi aveva compiuto la propria opera meglio che poteva; per quanto concerne i piani, le azioni e le possibilità, siamo preparati non solo al viaggio, ma anche a quello che ci attende una volta a Galatz. Giunto il solito momento, Mrs Harker si è predisposta alla seduta di ipnosi; e, al termine di uno sforzo più lungo e intenso del solito da parte di Van Helsing, è caduta in trance. Di solito, per parlare le basta un accenno, ma questa volta il professore ha dovuto porle delle domande, e con tono imperioso, prima di ottenere una risposta. Che alla fine è stata di questo tenore: «Non vedo niente. Siamo fermi. Nessuno sciabordio di onde, ma soltanto un mulinello d’acqua contro la gomena. Sento voci di uomini che chiamano, vicine e lontane, e lo strepito e lo scricchiolio dei remi negli scalmi. Da qualche parte hanno esploso un colpo di pistola: dall’eco direi in lontananza. Scalpiccio di piedi sopra la mia testa, funi e catene trascinate. E questo? Un raggio di luce… sento una folata d’aria su di me…».
Qui si è fermata. Come obbedendo a un impulso, si è sollevata dal divano sul quale giaceva distesa, alzando entrambe le mani, a palme in su, come se stesse spingendo un peso. Van Helsing e io ci siamo scambiati uno sguardo d’intesa. Quincey ha inarcato leggermente le sopracciglia scrutando la signora, mentre la mano di Harker, d’istinto, stringeva l’impugnatura del kukri. Poi, un lungo silenzio. Tutti noi sapevamo che il momento in cui la signora era in grado di parlare in stato ipnotico stava per finire, e ci rendevamo conto dell’inutilità di qualsiasi commento. All’improvviso, Mrs Harker si è alzata in piedi, ha riaperto gli occhi e ha chiesto dolcemente: «Qualcuno di voi gradisce una tazza di tè? Sarete tutti stanchi morti!». Sapevamo di farle un piacere, così abbiamo detto di sì. Quando la signora è uscita di corsa a preparare il tè, Van Helsing ha parlato: «Voi vedete, miei amici. Lui è vicino terraferma: ha lasciato sua cassa. Ma non è ancora arrivato a riva. Di notte lui si può nascondere da qualche parte, ma se non viene portato a riva o se nave non tocca terra, anche lui non può toccare terra. In tal caso, se è notte, può mutare sua forma e saltare o volare a riva, come ha fatto a Whitby. Ma se giorno arriva prima che lui è a riva, allora, a meno che non viene trasportato, non può scappare. E se è trasportato, allora uomini di dogana possono scoprire cosa contiene cassa. Per cui, in conclusione, se non fugge a riva questa notte o prima di alba, intera giornata per lui sarà perduta. Noi possiamo allora arrivare in tempo, perché se lui non fugge di notte noi siamo di giorno su di lui, chiuso in cassa e in nostra mercé, perché lui non osa avere suo vero aspetto, sveglio e visibile, per paura di essere scoperto».
Era inutile aggiungere altro, così abbiamo atteso pazientemente l’alba, quando avremmo potuto sapere qualcosa di più da Mrs Harker.
Questa mattina sul presto, in uno stato d’ansia che ci toglieva quasi il respiro, abbiamo ascoltato la sua risposta sotto ipnosi. La fase di sonno ipnotico è sopraggiunta ancor più tardi della volta precedente; e quando si è verificata, il tempo che mancava al sorgere del sole era ormai così breve che già cominciavamo a disperare. Van Helsing sembrava mettere tutto se stesso nell’impresa; e finalmente la signora, piegandosi alla sua volontà, ha aperto bocca: «È tutto buio. Odo le acque che sciabordano al mio stesso livello. Un cigolio, come di legno contro legno…». Qui si è interrotta, e allora il sole è esploso rosso in cielo. Dovremo aspettare fino a questa sera.
Eccoci qui, in viaggio verso Galatz, tormentati dall’impazienza. Dovremmo arrivarci tra le due e le tre del mattino, ma già a Bucarest il ritardo è di tre ore, per cui sarà impossibile che si giunga a destinazione se non parecchio tempo dopo il sorgere del sole. Cercheremo dunque di ricavare altri due messaggi ipnotici di Mrs Harker, nella speranza che uno dei due – se non entrambi – ci riveli quel che sta succedendo.
Più tardi. Il tramonto è arrivato ed è passato. Per fortuna è successo tutto quando non c’erano distrazioni: se infatti si fosse verificato mentre eravamo fermi in una stazione, sarebbe stato impossibile ottenere la calma e l’isolamento necessari. Mrs Harker ha ceduto all’influenza ipnotica con ancora maggiore resistenza di stamane. Temo che la sua capacità di mettersi in sintonia con le sensazioni del Conte stia scemando, proprio quando ne abbiamo più bisogno. Ho anche l’impressione che cominci a lavorare di fantasia, mentre finora, in stato di trance, si è sempre limitata ai fatti essenziali. Se ora non è più così, rischia di metterci fuori strada. Se ritenessi che il potere esercitato dal Conte su di lei potesse svanire insieme alla capacità della signora di conoscere i pensieri di lui, sarei molto felice, ma temo che non sia così. Quando finalmente ha parlato, ha pronunciato parole enigmatiche: «Qualcosa sta succedendo, sento passare su di me come un vento gelido. Odo suoni lontani e confusi, uomini che parlano lingue straniere, roboanti cascate d’acqua, ululati di lupi». Qui si è interrotta, ed è stata percorsa da un brivido che per qualche secondo è cresciuto d’intensità, a tal punto che sembrava una crisi epilettica. Non ha detto più nulla, nemmeno in risposta alle imperiose domande del professore. Quando si è risvegliata dalla trance, era fredda, esausta e spossata, ma lucida. Non ricordava niente e ha chiesto cosa aveva detto. Quando gliel’abbiamo riferito, è rimasta a riflettervi a lungo, attentamente, in silenzio.
30 ottobre, h 7. Ormai siamo vicini a Galatz, e può darsi che dopo non abbia più tempo di scrivere. Stamane tutti noi attendevamo con ansia il sorgere del sole. Consapevole della crescente difficoltà di indurre la trance ipnotica, Van Helsing ha iniziato le operazioni più presto del solito, senza però ottenere alcun effetto prima del momento abituale, quando Mrs Harker ha ceduto con sempre maggiore difficoltà, appena un minuto prima che il sole spuntasse all’orizzonte. Senza perdere altro tempo, il professore le ha subito rivolto le domande, e la risposta è stata altrettanto rapida: «Tutto è buio. Odo acqua che vortica a livello del mio orecchio, e cigolio di legno contro legno… Bestiame che muggisce lontano… C’è poi un altro suono, strano, come…». Si è interrotta, sbiancando sempre di più.
«Continuate, continuate! Parlate, ve lo ordino!» ha intimato Van Helsing con voce disperata. E disperato era il suo sguardo perché il sole, ormai sorto, imporporava anche il volto pallido di Mrs Harker. La quale ha riaperto gli occhi e tutti noi siamo rimasti di stucco quando ha detto con voce dolce e, in apparenza, del tutto distaccata: «Oh professore, perché mi chiedete quello che non posso fare? Non ricordo niente…». Quindi, notata l’espressione di stupore sui nostri volti, volgendo dall’uno all’altro uno sguardo turbato, ha aggiunto: «Cosa ho detto? Cosa ho fatto? Non so niente, soltanto che ero lì, distesa, mezzo addormentata, e sentendo il professore dire “Continuate! Parlate, ve lo ordino!”, mi è sembrato strano che mi desse ordini come se fossi una bambina cattiva!».
«Oh, Madam Mina» ha commentato rattristato il professore «questa è prova, se prova occorreva, di come io amo e onoro voi, quando una parola per vostro bene, pronunziata con maggiore forza di solito, può sembrare così strana perché è ordine a colei a cui sono così fiero di obbedire!»
Il treno sta fischiando: ci stiamo avvicinando a Galatz. L’ansia e l’impazienza ci stanno divorando.

DIARIO DI MINA HARKER

30 ottobre. Mr Morris mi ha accompagnata all’albergo dove avevamo prenotato le nostre camere con un telegramma. Lui è l’unico di cui gli altri possono fare a meno, perché non parla nessuna lingua straniera. Le forze sono state distribuite più o meno come a Varna, a parte il fatto che Lord Godalming è corso dal viceconsole, ai cui occhi il suo alto rango può costituire un’efficace garanzia, vista l’enorme fretta che abbiamo. Jonathan e i due medici sono andati negli uffici navali per saperne di più sull’arrivo della Czarina Catherine.
Più tardi. Lord Godalming è tornato. Il console è assente, il viceconsole è malato, e nel lavoro di ordinaria amministrazione li sostituisce un impiegato, che si è mostrato estremamente gentile, offrendosi di fare tutto il possibile.

DIARIO DI JONATHAN HARKER

30 ottobre. Alle nove del mattino il dottor Van Helsing, il dottor Seward e io ci siamo recati presso la sede della Mackenzie & Steinkoff, agenti della ditta londinese Hapgood. Costoro avevano ricevuto un telegramma da Londra, in risposta a quello di Lord Godalming in cui si chiedeva tutta l’assistenza possibile. Si sono mostrati assai gentili e premurosi, accompagnandoci subito a bordo della Czarina Catherine, all’ancora nel porto fluviale. Qui ci siamo incontrati con il capitano, un tale Donelson, che ci ha raccontato il viaggio: in tutta la sua vita non aveva mai avuto una navigazione così tranquilla.
«Sangue di Giuda» ha esclamato «ma ce ne ha messa di strizza in corpo! Ci aspettavamo una valanga di scalogna, tanto per restare nella media. Be’, mica capita tutti i giorni di farsela da Londra al Mar Nero tutta col vento in poppa, come se il Diavolaccio in persona ti soffia nelle vele per qualche suo scopo. E pensare che non si vedeva un tubo. Appena eravamo vicino a una nave, un porto, un promontorio, eccoti arrivare un nebbione che viaggiava insieme a noi, finché non si levava dalle palle e si ricominciava a vederci. Siamo passati da Gibilterra senza neanche fare uno straccio di segnalazione, e finché non siamo arrivati nei Dardanelli e abbiamo aspettato il permesso di passare, non abbiamo visto niente e nessuno. All’inizio volevo ammainare tutte cose e battere la fiacca finché la nebbia non si levava. Ma poi mi son pensato: se il Diavolo vuol farci arrivare al Mar Nero in quattro e quattr’otto, lo farà che ci stiamo o no. E poi, se ce la facevamo in fretta, mica che andava a nostro discredito con gli armatori, né danneggiava il carico; e il vecchio Satan, se fosse riuscito nel suo scopo, ci sarebbe stato grato per non avergli messo i bastoni tra le ruote.» Questa combinazione di semplicità e astuzia, superstizione e considerazioni economiche ha impressionato Van Helsing, che ha osservato: «Amico mio, che diavolo è più furbo di quanto si crede è cosa certa, e lui sa quando incontra uno che gli tiene testa!». Il capitano ha accolto di buon grado il complimento e ha proseguito: «Passato il Bosforo, gli uomini han preso a borbottare, e alcuni di loro, i Rumeni per l’esattezza, son venuti da me a chiedermi di gettare in mare una grossa cassa che era stata portata a bordo da un tale, un vecchio dall’aria stramba, proprio un momento prima di salpare da Londra. Mi ricordo che lo guardavano male e quando lo vedevano gli facevano le corna, giusto per tener lontano il malocchio. Sangue di Giuda, fa ridere la superstizione degli stranieri! Io li ho rispediti senza tante storie al lavoro; ma quando un nebbione ci è piombato addosso, mi son detto che forse forse tutti i torti non li avevano, anche se io non ci davo la colpa a quel cassone. Be’, si camminava, e siccome che la nebbia non ci ha mollato per cinque giorni cinque, che il vento ci portasse pure, perché se il Diavolo voleva arrivare da qualche parte, be’, ti ci portava di brutto. E se poi non voleva, be’, tenevamo gli occhi ben aperti, no? Certo è che abbiamo fatto un viaggio della madonna con mare piatto tutto il tempo; e due giorni fa quando il sole al mattino è spuntato dalla nebbia, ci siamo trovati giusto in mezzo al fiume di fronte a Galatz. I Rumeni c’avevano il sangue alla testa e pretendevano a ogni costo che tirassi fuori il cassone e lo buttassi in ammollo, e ci ho dovuto litigare col rampino in mano. E quando che anche l’ultimo di loro è finito lungo sul ponte, a tenersi la capoccia tra le mani, li ho convinti che, malocchio non malocchio, il carico e la fiducia dei miei armatori stavan meglio nelle mie mani che non in fondo al fiume Danubio. Figuratevi, avevano portato la cassa sul ponte, pronti a gettarla a fiume, e sopra c’era scritto “Galatz via Varna”, così ho pensato che era meglio lasciarla là, siccome dovevamo comunque scarcarla al più presto. Quel giorno, però, non abbiamo scarcato granché, e la notte l’abbiamo passata all’ancora, ma al mattino che era bello fresco, un’ora prima dell’alzata del sole, ti arriva un tale, un uomo con l’ordine scritto, speditogli dall’Inghilterra, di prendere in consegna una cassa destinata a un certo Conte Dracula. C’aveva tutte le carte in regola, e sono stato ben contento di liberarmi di quella maledetta cassa, perché cominciava a starmi sui maroni anche a me. Be’, se il diavolo aveva bagaglio a bordo della nave, non poteva che essere proprio quella cassa, mi son detto».
«E come si chiamava uomo che ha preso cassa in consegna?» ha domandato il dottor Van Helsing, cercando di controllare la propria impazienza.
«Ve lo dico subito!» ha risposto il capitano e, sceso in cabina, è riapparso con una ricevuta firmata “Immanuel Hildesheim”. L’indirizzo era Burgenstrasse 16. Appurato che il capitano non sapeva altro, l’abbiamo ringraziato e ce ne siamo andati.
Abbiamo trovato Hildesheim nel suo ufficio: era il tipico ebreo da commedia del Teatro Adelphi1, con un naso da caprone e un fez. I suoi discorsi erano tutti punteggiati di pecunia, così anche noi abbiamo adottato quella punteggiatura e dopo un po’ di contrattazione ci ha detto quello che sapeva, che è risultato semplice ma importante. Aveva ricevuto una lettera da un tale Mr de Ville di Londra, con cui gli si dava formale incarico di ritirare, se possibile prima dell’alba onde evitare la dogana, una cassa che sarebbe arrivata a Galatz a bordo della Czarina Catherine. Avrebbe dovuto consegnarla a un certo Petrov Kinski2, che aveva traffici con gli Slovacchi che commerciavano lungo il Danubio. Per questa sua prestazione, era stato pagato con una banconota inglese, che aveva prontamente cambiato in oro alla Banca Internazionale del Danubio. Quando Kinski si era recato da lui, l’aveva accompagnato alla nave, consegnandogli subito la cassa per evitare il pagamento del facchinaggio. Questo era tutto ciò che sapeva.
Ci siamo messi sulle tracce di Kinski: impossibile trovarlo. Uno dei suoi vicini, a cui Kinski non doveva fare particolarmente sangue, ha detto che era partito due giorni prima; nessuno sapeva per dove. La notizia è stata confermata dal padrone di casa, al quale per corriere era stata recapitata la chiave dell’alloggio insieme al saldo dell’affitto in valuta inglese. Questo era accaduto verso le dieci o le undici della sera prima. Eravamo di nuovo in un vicolo cieco.
Mentre stavamo discutendo, è arrivato un tale di corsa e, tutto trafelato, ha detto che il corpo di Kinski era stato rinvenuto nel cimitero di Saint Peter, con la gola squarciata come da un animale selvatico. Coloro con i quali stavamo parlando sono corsi a vedere l’orribile spettacolo, mentre le donne urlavano: «Qua c’è lo zampino d’uno Slovacco!». Ce ne siamo andati in fretta, per timore di essere in qualche modo coinvolti nella faccenda e trattenuti.
Tornati in albergo, non siamo riusciti a giungere ad una conclusione definitiva. Tutti eravamo convinti che la cassa fosse ormai in viaggio, per via fluviale, verso una destinazione; ma dove avremmo dovuto scoprirlo. Con un peso sul cuore ci siamo avviati verso l’hotel, da Mina.
Quando ci siamo incontrati tra noi uomini, per prima cosa abbiamo discusso se conveniva mettere al corrente anche lei. La situazione si fa disperata, e questa almeno è una possibilità, per quanto rischiosa. Come primo passo, sono stato sciolto dalla promessa che le avevo fatto.

DIARIO DI MINA HARKER

30 ottobre, sera. Erano così stanchi, esausti e depressi che non si poteva venire a capo di nulla se prima non staccavano un pochino, così gli ho detto di distendersi per mezz’oretta, mentre io trascrivevo quanto era successo fino a quel momento. Sono molto grata all’inventore della macchina da scrivere portatile e a Mr Morris che me l’ha procurata. Mi sarei sentita persa, se avessi dovuto scrivere tutto a mano…
Ecco fatto! Povero caro, caro Jonathan, quanto deve aver sofferto e come deve soffrire ancora! È lì sul divano, sembra respira...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Anatomia di un capolavoro dell’orrore di Vittorino Andreoli
  4. DRACULA
  5. Capitolo I
  6. Capitolo II
  7. Capitolo III
  8. Capitolo IV
  9. Capitolo V
  10. Capitolo VI
  11. Capitolo VII
  12. Capitolo VIII
  13. Capitolo IX
  14. Capitolo X
  15. Capitolo XI
  16. Capitolo XII
  17. Capitolo XIII
  18. Capitolo XIV
  19. Capitolo XV
  20. Capitolo XVI
  21. Capitolo XVII
  22. Capitolo XVIII
  23. Capitolo XIX
  24. Capitolo XX
  25. Capitolo XXI
  26. Capitolo XXII
  27. Capitolo XXIII
  28. Capitolo XXIV
  29. Capitolo XXV
  30. Capitolo XXVI
  31. Capitolo XXVII
  32. Nota
  33. Nota del traduttore
  34. Copyright