Il tempo è prezioso: chissà quanto ne avremo? Ogni giorno riceviamo questo dono favoloso: altra vita. La responsabilità più grande che abbiamo nei confronti di noi stessi è quindi assicurarci di vivere ogni momento al meglio delle nostre possibilità . Se ci riusciamo, la vita può sbocciare per noi in tutto il suo splendore. Anche nei momenti difficili possiamo provare la gioia pura della vita in sé. Ma per trarre il massimo dal tempo che ci è concesso, dobbiamo aver cura della nostra attenzione, rivolgendola solo alle cose davvero importanti: i nostri doveri autentici e le attività che più ci appagano. Tutto il resto è rumore.
Voglio sapere con chiarezza cosa devo fare ogni giorno. L’agenda di oggi recita: gioia. L’agenda di oggi prescrive: gentilezza. L’agenda di oggi chiede: benessere. L’agenda di oggi prevede: amore. Sopra ogni cosa, oggi è necessario vivere in pace. Il tempo libero può traboccare di attività – tutte quelle faccende concrete e materiali che fanno parte della nostra vita – ma nessuna di esse deve distrarmi dalla mia priorità : vivere la vita appieno.
Si parla spesso della necessità di focalizzare l’attenzione su qualcosa. A me sembra però che riusciamo a vedere più chiaramente quando guardiamo al contempo fuori e dentro di noi. Ci sono opportunità straordinarie da cogliere nel nostro mondo, ma se ci occupiamo solo di ciò che avviene all’esterno senza vedere quello che accade dentro di noi rischiamo di perdere la prospettiva e di sentirci sbilanciati.
Quando dico dentro di noi, mi riferisco alla parte più profonda di ogni essere umano. La immagino più come il cuore che come la mente. Con troppa facilità finiamo per trascorrere tutto il nostro tempo nel mondo inquieto della mente – pensieri, idee, aspettative, progetti, ansie, critiche e fantasie – finché un giorno non ci chiediamo: «È tutto qui quello che c’è? Tutto qui quello che sono io? Non sono altro che un veicolo per quei pensieri in costante fluire?». Questa sete di significato e completezza, al di là di ciò che accade nella nostra mente, è presente in tutte le culture.
Quindi, è davvero tutto qui quello che c’è? È davvero tutto qui ciò che siamo? Siamo solo una mente dentro un corpo? La risposta è no, c’è molto di più, molto, molto, molto di più, in noi e nella vita rispetto a quello che ci passa per la testa. Anzi, spesso la nostra mente ci distrae da una connessione più profonda con noi stessi. La difficoltà per molti è stata crescere circondati da distrazioni esterne senza nessuno che insegnasse loro a connettersi con la propria interiorità al di là del pensiero.
Senza quella connessione interiore più profonda, può sembrarci che manchi all’appello una parte di noi, forse la parte più importante, ma non sappiamo di preciso cosa sia e dove trovarla. Quello che manca è un contatto con il nostro senso di pace interiore, con il cuore della persona che siamo. Quando siamo in contatto con la pace, la nostra esperienza della vita viene arricchita dalla lucidità , dalla consapevolezza delle cose davvero importanti. Se iniziamo ogni giornata all’insegna della calma, dell’autentica conoscenza del nostro sé, possiamo interagire con il mondo esterno restando concentrati su ciò che vogliamo fare, vivere e sentire.
Quindi la pace, l’appagamento e tante altre meraviglie sono alla nostra portata, ma dobbiamo assicurarci di cercarle nel posto giusto.
Prima di arrivare fin lì, forse sarà utile comprendere un po’ meglio cosa si intende per rumore.
Gli impegni della vita
Forse succede anche a voi: vi svegliate e aprite lentamente gli occhi, sbadigliate e vi stiracchiate. E immediatamente vi saltano addosso un mucchio di pensieri sulla giornata che vi aspetta. Tutti gli obiettivi che dovete raggiungere e i progetti da seguire; le aspettative e le opinioni di parenti, amici e colleghi; i problemi a casa e al lavoro. Tutti i timori sulle cose che sono successe ieri o che potrebbero succedere domani. Il passato e il futuro si fondono in una cacofonia assordante.
È come se le tante distrazioni del vostro mondo sedessero pazienti in fondo al letto ad aspettare il vostro risveglio. E ora prendono vita: la vostra. A volte, addirittura, le distrazioni sono così impazienti che vengono a svegliarvi troppo presto. «È ora di alzarsi!» strillano. «Devi darci da mangiare!»
Sento un coro di lamentele da alcuni dei miei amici:
«Mi fanno perdere tanto di quel tempo!»
«Non riesco a ritagliarmi un minuto per me stesso!»
«Non finisce mai!»
Queste persone parlano come se fossero diventate schiave degli affari da sbrigare e degli impegni di ogni giorno.
È fin troppo facile lasciare che le distrazioni dettino il ritmo delle nostre giornate, e il risultato è che il tempo sembra dissolversi nell’aria. Così ci perdiamo tutti i lati positivi delle ore di veglia, la soddisfazione e la gioia che ci spetterebbero. Ecco in che modo il rumore può minare la nostra capacità di goderci la vita.
Meraviglie e difficoltÃ
Pensavamo che la tecnologia ci avrebbe aiutato a risolvere il problema dei troppi impegni. Ci avevano detto che avrebbe eliminato le incombenze noiose e ci avrebbe lasciato più tempo libero per fare le cose che ci piacciono. Non è andata proprio così.
Come ho detto nell’introduzione, apprezzo molto la tecnologia: quindi, non prendete le mie parole come un invito a tornare a uno stile di vita più primitivo. La creatività e l’innovazione hanno fatto meraviglie per l’umanità nel corso del tempo, e anche per me. Il progresso tecnologico ha contribuito all’aumento del benessere, della salute e del comfort per tanti milioni di persone. Ci permette di viaggiare meglio, di andare più lontano e con meno rischi. Ci permette di tenerci in contatto con le persone care che vivono a molti chilometri di distanza. Ha portato nelle nostre case nuovi servizi, informazioni e intrattenimento. E spero che farà molto altro in futuro, specialmente per le persone più povere del nostro pianeta.
La mia esperienza con il progresso tecnologico ebbe inizio quando i miei genitori comprarono un frigorifero. Ai tempi l’India era davvero arretrata da quel punto di vista, perciò quando quell’oggetto costoso arrivò a casa nostra eravamo tutti un po’ in soggezione. Fu posizionato in una stanza separata dalla cucina. Non sapevamo bene cosa metterci dentro, e per un po’ contenne solo brocche d’acqua; poi qualcuno disse: «Forza, potete metterci anche la frutta e la verdura!». E ci mostrarono di cosa era capace. Ero un bambino molto curioso e volevo sapere se la luce del frigorifero si spegnesse quando veniva chiuso lo sportello. Quindi ci entrai e chiusi la porta. Due minuti dopo qualcuno venne ad aprirla e restò scioccato: quel frigorifero aveva un abitante! Be’, avevo ottenuto la mia risposta.
Poi arrivò il telefono. Ma anziché digitare un numero dovevamo alzare la cornetta e parlare con un operatore. Per una chiamata locale bastava dare il nome della persona desiderata e l’operatore ci collegava. Poco tempo dopo, quando andammo a vivere a Delhi, telefonavamo spesso a un amico di famiglia, proprietario di uno dei primi televisori in città , per chiedergli se pensava di accenderlo quella sera. Volevamo sempre andare a guardare la televisione da lui! Che differenza rispetto ai film che oggi guardiamo sul tablet o sul telefono.
Possiamo apprezzare i benefici della tecnologia e accogliere con favore l’innovazione, ma dietro ogni nuova meraviglia c’è sempre qualche difficoltà . Dobbiamo assicurarci che la tecnologia lavori sempre a nostro vantaggio. Non mi piace avere l’impressione che la tecnologia abbia iniziato a dominarmi. Voglio essere io quello che accende e spegne ogni apparecchio.
PasserÃ
A volte mi stupisco dei legami emotivi che le persone stringono con i loro dispositivi tecnologici. Qualche anno fa ero in Cambogia, a parlare a uno straordinario gruppo di studenti. Alla fine della conferenza, quando ho chiesto se ci fossero domande, si è alzata una giovane donna con un’aria molto turbata. «Ho guardato i suoi video» mi ha detto «e lei afferma che non dobbiamo vivere nel passato ma nel presente». Be’, ho subito immaginato che avesse vissuto un’esperienza traumatica, magari la morte dei genitori, ed ero felice che volesse parlarmene e aprirsi con me. Poi però ha soggiunto: «Insomma, ieri ho perso il telefono. Soffro moltissimo. Come posso ritrovare la felicità ?».
Non mi aspettavo una confessione così poco tragica, eppure la ragazza sembrava davvero triste. Le ho risposto: «Sei nata con un telefono? No. Non puoi giudicare i momenti della tua vita sulla base di un telefono. Per vivere hai bisogno di un telefono? Sai per quanto tempo è andata avanti la civiltà senza telefoni? Per migliaia e migliaia di anni. Erano tutti tristi? No! Le cose vanno e vengono. La tua gioia non può dipendere da quelle cose. Devi preoccuparti? Sì. Essere triste? No!».
«Quando il vento li sferza, gli alberi che non sanno piegarsi si spezzano. Ma gli alberi che sanno ondeggiare con il vento sopravvivono. È solo un temporale: passerà . Ma tu devi restare al di sopra. Te la caverai.»
E poi ho chiesto al mio assistente di comprarle un telefono nuovo!
Sempre acceso
Insomma, mi rendo conto che il progresso tecnologico sta migliorando il mondo intorno a noi e ne sono felice. Le mie emozioni si complicano un po’, tuttavia, quando penso al mondo che è dentro di noi.
La tecnologia, soprattutto sul versante delle comunicazioni, può amplificare il rumore nella nostra vita, moltiplicare le distrazioni che competono per la nostra attenzione. Molte persone riferiscono di sentirsi bombardate da email, messaggi, notifiche, post eccetera, ma ci preoccupiamo lo stesso per i messaggi che non abbiamo ancora ricevuto e per le persone che non sono ancora nostri follower.
Gli esseri umani sanno adattarsi molto rapidamente alle nuove situazioni, ma alcuni di noi si sentono trascinati dalla fiumana dell’innovazione e non riescono a tracciare autonomamente una rotta. La tecnologia dovrebbe aiutarci a comunicare, e invece ci sembra di perdere il contatto con noi stessi. A volte abbiamo l’impressione che i nostri dispositivi siano una zavorra che ci grava sulle spalle, come se avessimo comprato un cavallo per andare da un posto a un altro e alla fine fossimo noi a portarlo in spalla.
Quando sentiamo il richiamo della tecnologia, con tutte le sue pretese, dobbiamo chiederci: in questo momento, mi sento libero oppure ho ceduto parte di me stesso a questa connettività incessante? Ci dicono che viviamo in un mondo always on, sempre acceso: ma non sarebbe utile premere più spesso il pulsante pausa?
Uno dei problemi è che i social media presentano un flusso incessante di materiale sempre nuovo. All’inizio può essere entusiasmante e coinvolgente, ma finisce che ne vogliamo sempre di più. Poi iniziamo a sentirci ansiosi perché temiamo di lasciarci sfuggire qualcosa di importante. Esiste un acronimo per indicare questa sensazione: FOMO, cioè fear of missing out, la paura di perdersi qualcosa.
Ora vediamo arrivare nella nostra vita una nuova ondata di tecnologia: innovazioni che potrebbero fare grandi cose per noi, ma con conseguenze a cui dobbiamo prestare molta attenzione. L’intelligenza artificiale, la realtà aumentata, la realtà virtuale: ci sono tante possibilità entusiasmanti, ma dobbiamo assicurarci che la tecnologia contribuisca a migliorare la nostra realtà quotidiana. Ricordo a tal proposito un’osservazione dell’economista John Kenneth Galbraith: «La corsa al progresso delle tecnologie spiega perché gli Stati Uniti sono bravi con i gadget spaziali e molto meno a risolvere il problema della povertà ».
A volte mi sento chiedere: «Cosa succederà quando arriverà l’intelligenza artificiale?». Sicuramente, voi sarete ancora voi. Io sarò ancora me stesso. Gli esseri umani saranno ancora esseri umani. Forse vi divertirà sapere che quando i miei dispositivi hanno bisogno di manutenzione uso una pietra dai contorni affilati, vecchia di 2,6 miliardi di anni, per estrarre il pannello posteriore, dimostrazione del fatto che alcune tecnologie conservano ancora il proprio valore.
Il grande accademico e scrittore di fantascienza Isaac Asimov ha detto una volta: «L’aspetto più triste della vita di oggi è che la scienza accumula conoscenza più rapidamente di quanto la società accumuli saggezza». Ma abbiamo sempre la possibilità di cambiare questa situazione. E dobbiamo sempre ricordare che nel profondo di noi risiede un nucleo di profonda saggezza.
Manca un po’ di gioia
Questo nostro sentirci sopraffatti non dipende soltanto dalla tecnologia, naturalmente. A volte le aspettative degli altri possono farci sentire ancor più sotto pressione. E poi ci sono anche le nostre aspettative: i desideri e le pulsioni inappagate, quelle voglie persistenti che non riusciamo mai a scrollarci di dosso.
L’ambizione è una cosa positiva, ma non quando ci impedisce di godere appieno della ricchezza della vita.
Alcuni di noi sono così indaffarati a cercare il successo che non hanno tempo di apprezzare le persone che sono oggi. E altri sono così indaffarati ad arrivare chissà dove che non riescono a vedere dove si trovano adesso. Anche la nostra mente può essere sempre accesa.
Ogni generazione cerca una risposta al desiderio insaziabile di qualcos’altro. Il filosofo romano Seneca sembrava comprendere bene la FOMO. Nel De brevitate vitae scriveva:
Così vediamo alcuni disperati intraprendere lunghi viaggi e fare il giro di tutte le coste, ora per mare ora per terra; e dovunque si trovino li assale invariabilmente un’insofferenza ostile a tutto ciò che hanno dinnanzi agli occhi. A una prima proposta che sembra entusiasmare, andiamo in Campania, ne segue presto un’altra, per saziet...