Nelle note, i testi di Pavese sono citati con le forme brevi indicate nell’Introduzione. Per quanto riguarda le ricerche su Pavese, il cognome dell’interprete, seguìto dalla data, si riferisce, nella Bibliografia, alla sezione riservata agli studi specifici sui Dialoghi con Leucò (dove le voci sono disposte in successione cronologica). Per le opere di altri autori, sono usate le seguenti abbreviazioni:
Burn = Lucilla Burn, Miti greci (1993), trad. di C. Lamparelli, Mondadori, Milano 1995;
Graves = Robert Graves, I miti greci (1954), trad. di E. Morpurgo, pres. di U. Albini, Longanesi, Milano 1963;
Il mito = II mito nella letteratura italiana, opera diretta da P. Gibellini, Morcelliana, Brescia 2005-2009, 5 voll., V/2 (Percorsi. L’avventura dei personaggi), a cura di A. Cinquegrani, 2009;
Kerényi, Figlie del Sole = Károly Kerényi, Figlie del Sole (1944), pref. di A. Brelich, trad. di F. Barberi, Einaudi, Torino 1949;
Kerényi, Gli dèi e gli eroi della Grecia = Károly Kerényi, Gli dèi e gli eroi della Grecia (1951, 1958), trad. di Vanda Tedeschi, Il Saggiatore, Milano 1963;
Lajolo = Davide Lajolo, Il «vizio assurdo». Storia di Cesare Pavese, Il Saggiatore, Milano 1960;
Mastrocola = Paola Mastrocola, L’amore prima di noi, Einaudi, Torino 2016;
Otto = Walter Otto, Gli dèi della Grecia. L’immagine del divino nello specchio dello spirito greco (1933), a cura di G. Moretti e A. Stavru, trad. di G. Federici Airoldi, Adelphi, Milano 2004;
Philippson = Paula Philippson, Origini e forme del mito greco, trad. di A. Brelich, Einaudi, Torino 1949;
Con Note ai testi, il riferimento va alle anonime Note ai testi, in Dialoghi con Leucò, Einaudi, Torino 1965, pp. 195-206.
Per ogni dialogo si indica, insieme al titolo, la data di composizione (tratta da Note ai testi, pp. 201-206).
Avvertenza
(20 febbraio 1946)
1. Avvertenza: questa Avvertenza, presente nella prima edizione dei Dialoghi con Leucò (p. 7, senza titolo, ma Avvertenza risulta nell’Indice, p. 215), è stranamente scomparsa nelle ultime edizioni Einaudi. Si legge anche con minime varianti, indicata come «(prefazione ai dialoghetti)», in Il mestiere di vivere, 20 febbraio 1946, pp. 406-407 (giorno dunque di composizione del pezzo). A questa data, risultano scritti i dialoghi Le streghe, La belva, La madre, La rupe, Schiuma d’onda, I due, Gli Argonauti, Le Muse e La Chimera.
La nube
(21-27 marzo 1946)
1. Che Issione… implacabile: Issione, re dei Lapiti, in Tessaglia (vedi Il fiore, n. 8). Sposa Ida con la promessa di ricchi doni nuziali, ma quando il padre della moglie, Deioneo, gli chiede i doni promessi, Issione lo uccide, rendendosi colpevole di spergiuro e di omicidio verso un membro della famiglia, delitto da tutti giudicato orrendo. Solo Zeus ha pietà di lui e lo libera dalla follia che lo ha sconvolto. Ma Issione, ingrato, tenta di sedurre Era, sorella e sposa (gelosa) di Zeus. Il re dell’Olimpo, prevedendone le intenzioni, crea allora una nuvola con la forma di Era. Issione non si accorge dell’inganno e si unisce con la falsa Era. Zeus lo sorprende sul fatto e ordina che venga fustigato (finché non grida: «I benefattori devono essere onorati»), poi lo lega a una ruota di fuoco che gira in eterno nel cielo. Il luogo dove sconta la pena è posto spesso nel Tartaro. Dall’unione di Issione e la nuvola (nominata più tardi Nefele) nasce il Centauro, il quale alcuni sostengono che, unitosi con le cavalle, abbia generato i Centauri, tra i quali si distingue il saggio Chirone. Vedi Graves, Issione, pp. 186-188. Sul «mondo titanico» e i «mostri contro i quali l’Olimpo sarà poi implacabile», cfr. Introduzione, par. 8.
2. Pelio… Olimpo: Ossa è un monte presso Larissa, tra il Pelio e l’Olimpo, dal quale è separato dalla valle di Tempe. È considerato il luogo di origine dei Centauri.
3. Questi… padroni: gli dèi dell’Olimpo che hanno portato la legge.
4. Centauri: esseri con il corpo per metà umano e per metà equino. Vivono sulle montagne e nelle foreste dell’Arcadia (vedi L’uomo-lupo, n. 1) e della Tessaglia. Celebre la loro lotta contro i Lapiti (vedi n. 1), conosciuta con il nome di Centauromachia, con reciproco massacro dalle due parti. Lo scontro si conclude con la vittoria dei Lapiti, che cacciano i Centauri dalla Tessaglia.
5. Pan: divinità fallica, non olimpica, dall’aspetto di satiro, in particolare onorata nel mondo pastorale dell’Arcadia. Carducci, Rime nuove, Davanti San Guido, vv. 61-64: «E Pan l’eterno che su l’erme alture / a quell’ora e ne i pian solingo va / il dissidio, o mortal, de le tue cure / ne la diva armonia sommergerà».
La Chimera
(12-16 febbraio 1946)
1. Volentieri… Iliade: Chimera è il mostro con la testa e il corpo di leone, con sul dorso una testa di capra e con la coda a forma di serpente (tale si presenta la celebre Chimera di Arezzo [380-360 a.C.] conservata al Museo Archeologico di Firenze). Iobate, re di Licia, per liberarsi del mostro che devasta le sue terre, ordina di ucciderlo a Bellerofonte, figlio di Poseidone. Con l’aiuto del cavallo alato Pegaso, Bellerofonte riesce nella difficile impresa. Iobate riconosce allora l’origine divina di Bellerofonte: gli concede in moglie la figlia Filonoe e gli lascia in eredità il regno di Licia. Dall’unione di Bellerofonte con la figlia di Iobate nascono Isandro, Ippòloco e Laodamia. Dal rapporto tra Laudamia e Zeus nasce Sarpedonte, del quale parla Omero nel VI libro dell’Iliade: capo di un contigente militare della Licia, combatte a fianco dei Troiani e viene ucciso da Patroclo, l’amico del cuore di Achille. Ippòloco e Sarpedonte, i due protagonisti del dialogo, sono zio e nipote. Si racconta che nei suoi tardi anni Bellerofonte, deluso e addolorato dalla vita, voleva raggiungere il cielo con il suo cavallo alato, per entrare nel consesso degli dèi (dei quali metteva in dubbio l’esistenza). «Erano necessarie la delusione e il dubbio perché Bellerofonte osasse avventurarsi in cielo? Volle egli andarvi per amarezza o prepotenza? Il cavallo divino disarcionò il temerario cavaliere. Questi cadde […] sulla pianura di Aleia […] nella lontana Asia Minore […]. Zoppicante si lamentava della sorte dei mortali, mentre Pegaso, l’immortale, […] fu accolto nell’Olimpo, nelle antiche mangiatoie dei cavalli divini» (Kerényi, Gli dèi e gli eroi della Grecia, p. 306). «Bellerofonte, precipitato in un roveto, vagò a lungo sulla terra, zoppo, cieco, solo e maledetto, sempre evitando le strade battute dagli uomini, finché la morte lo colse» (Graves, p. 229).
2. tuo padre: Bellerofonte.
3. campo Aleio: dove è caduto Bellerofonte, disarcionato da Pegaso.
4. Xanto: Scamandro, fiume della Troade. Omero lo chiama Xanto per il colore giallo rossastro delle acque.
5. Sòlimi… Sísifo: i Sòlimi sono una popolazione prediletta dagli dèi, ma Bellerofonte è riuscito a vincerla; Glauco (che significa «mare azzurro») è il padre umano di Bellerofonte, che in realtà è figlio di Poseidone, ma Glauco (Glauco il giovane) si chiama anche il figlio di Ippòloco, dunque cugino di Sarpedonte e nipote di Bellerofonte. Quanto a Sísifo, fondatore di Corinto, Bellerofonte appartiene alla sua stirpe.
6. «Ragazzo… vivere»: «Le sue esperienze [di Bellerofonte] lo avrebbero persuaso che era vero soltanto l’antico detto: la miglior cosa è non esser nato!» (Kerényi, Gli dèi e gli eroi della Grecia, p. 306).
7. Da Sísifo… vivi: Zeus aveva inviato la Morte (Tànatos) a uccidere Sísifo, ma questi riuscì a incatenarla (di modo che per qualche tempo nessuno più morì), finché Zeus non provvide a liberarla. Quanto a Glauco il vecchio, egli a Potnia, presso...