Dormire in un mare di stelle VOL. 2
eBook - ePub

Dormire in un mare di stelle VOL. 2

  1. 480 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Dormire in un mare di stelle VOL. 2

Informazioni su questo libro

È l'ultima missione nello spazio per la scienziata Kira Navárez. Semplici rilievi di routine su un pianeta non ancora colonizzato. Ma il giorno della partenza accade qualcosa di inatteso. Qualcosa di terribile. Spinta dalla curiosità, Kira si imbatte in un reperto alieno. Il terrore la invade quando il pulviscolo intorno a lei comincia a muoversi. Una guerra tra le stelle è alle porte, e Kira è trascinata nelle profondità della galassia in un'odissea di scoperte e trasformazioni. Lei ha dalla sua compagni formidabili e un coraggio immenso. Ma soltanto fidandosi davvero di se stessa potrà combattere per i propri simili e affrontare il suo prodigioso destino.

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Informazioni

Editore
RIZZOLI
Anno
2020
Print ISBN
9788817149969
eBook ISBN
9788831801713
QUINTA PARTE
* * * * * * *

MALIGNITAS

CAPITOLO I
* * * * * * *

ARRIVO

1

Kira si svegliò.
Sulle prime non riuscì a capire dove fosse. Era circondata da una tenebra così fitta che non c’era differenza se teneva gli occhi aperti o chiusi. Dove avrebbero dovuto esserci le luci di emergenza regnava un’oscurità assoluta. L’aria era più calda e umida del normale per un viaggio FTL; non si avvertiva nemmeno lo spiffero prodotto dalle ventole in quella specie di utero buio.
«Morven, aumenta luminosità» mormorò, ancora stordita dall’inattività prolungata. La sua voce risuonò stranamente attutita nell’aria immobile.
Le luci rimasero spente e la pseudo-intelligenza non rispose.
Frustrata, provò qualcos’altro. Luce, disse alla Lama Morbida. Non sapeva se lo xeno avrebbe potuto aiutarla, ma valeva la pena fare un tentativo.
Con una certa soddisfazione vide un fievole bagliore verdastro illuminare l’ambiente. Si trovava ancora nella sua cabina, che tuttavia non assomigliava affatto all’alloggio di quando era partita da Sole. Costole di nera materia organica ricoprivano le pareti e un compatto intreccio di fibre tappezzava il pavimento e il soffitto. La nuova luce proveniva da alcuni globi pulsanti, simili a frutti maturi, che pendevano dai tralci sinuosi abbarbicati negli angoli della stanza. I tralci avevano foglie in cui Kira ravvide la forma della felce violino, ripetuta in elaborate volute barocche. E tutto – rampicanti, globi, costole, intrecci – era coperto da minuscoli arabeschi materici, come se un artista ossessivo avesse deciso di decorare ogni millimetro quadrato con modelli frattali.
Kira era sbalordita. Era stata lei a compiere quel prodigio. Insieme alla Lama Morbida. Molto meglio che combattere e uccidere, pensò.
E non solo vedeva i risultati della loro collaborazione, ma li percepiva anche, come un’estensione del proprio corpo, sebbene ci fosse una differenza tra il materiale della muta stessa e le creazioni vegetali. Queste ultime le sentiva più distanti; era consapevole di non poterle muovere o manipolare come era in grado di fare con le fibre della Lama Morbida. In un certo senso, erano indipendenti da lei e dallo xeno: forme di vita autosufficienti capaci di vivere senza di loro, purché ricevessero il nutrimento necessario come qualunque pianta.
A prescindere dalle proliferazioni vegetali, la Lama Morbida era comunque cresciuta durante il viaggio, producendo molto più materiale di quanto ne servisse per coprirle il corpo. Che cosa farne? Kira prese in considerazione l’idea di ordinare allo xeno di eliminarlo, come aveva fatto con i tentacoli superflui sulla Orsted, ma non voleva separarsi da quello che avevano costruito insieme. E poi, forse, non sarebbe stato nemmeno saggio liberarsi di quella massa nell’eventualità, sgradevole da considerare ma non troppo remota, che in un prossimo futuro ne avesse avuto bisogno.
Poteva però lasciare tutto quel materiale extra nella cabina? C’è soltanto un modo per scoprirlo.
Mentre si preparava a staccarsi dai puntoni che la tenevano ancorata alla cuccetta, abbassò lo sguardo e notò che la mano destra, quella che aveva perso a Bughunt, si era fusa col materasso, dissolvendosi in una rete di filamenti che correvano lungo il letto per insinuarsi nel rivestimento delle pareti.
Il suo improvviso attacco di panico provocò una reazione nel materiale che si increspò e produsse file di punte acuminate.
No! pensò Kira. Le punte si ritirarono e lei trasse un respiro profondo per calmarsi.
Per prima cosa si concentrò per riplasmare la mano mancante. Le fibre sinuose si contorsero e rifluirono dal letto per dare forma al polso, al palmo e alle dita. Poi indusse la Lama Morbida a rilassarsi e a liberarla dall’intelaiatura che la bloccava.
Si alzò dal letto con un rumore vischioso e si stupì nel notare di essersi districata dalle nere escrescenze che ricoprivano le pareti, anche se continuava a percepirle come parte di sé. Era la prima volta che riusciva a separarsi consapevolmente da una frazione della Lama Morbida che, dal canto suo, non parve risentirsi, purché continuasse a coprirle il corpo.
Una svolta incoraggiante.
Ancora disorientata, si spinse verso la parete dove avrebbe dovuto essere la porta. Per una singolare combinazione tra la consapevolezza dello xeno e la sua volontà, quella parte di lucido materiale nero si ritrasse con un fievole fruscio.
Sotto c’era la porta pressurizzata.
Kira l’aprì e si affacciò in corridoio. Con grande sollievo vide che le pareti erano rivestite della solita pannellatura marrone. I suoi sforzi per contenere la propagazione della Lama Morbida avevano avuto successo: non aveva infestato il resto della nave.
Si guardò indietro e ordinò mentalmente Resta qui, come avrebbe fatto con un cucciolo.
Uscì in corridoio e la massa di fibre nere rimase dov’era.
Provò a fare un esperimento: si chiuse la porta alle spalle per vedere come avrebbe reagito il resto separato dello xeno. Lo percepiva ancora dall’altra parte, immobile, in attesa.
Si domandò come riuscissero a comunicare le diverse parti della Lama Morbida. Onde radio? FTL? Qualcos’altro? Quale sarebbe stata la distanza di sicurezza? Il segnale si poteva disturbare? Certo, sarebbe stato un bel problema in combattimento. Avrebbe dovuto tenerne conto.
Al momento, comunque, era contenta di lasciare la proliferazione in cabina. Se ne avesse avuto bisogno, le sarebbe bastato un solo pensiero per richiamare a sé il resto dello xeno, sperando che non danneggiasse la Wallfish.
Un mezzo sorriso le increspò le labbra. Falconi si sarebbe innervosito non poco nello scoprire le condizioni della sua cabina. E anche Hwa-jung. E Gregorovich, se mai fosse tornato in sé.
Kira calcolò che dovevano essere già arrivati, eppure la nave era più silenziosa e tranquilla di quanto avrebbe dovuto essere. Provò ad attivare gli overlay, ma come al solito la Lama Morbida aveva assorbito le lenti a contatto. Non ne era sicura, ma con ogni probabilità doveva essere stato durante l’ibernazione sognante. «Quando imparerai?» bofonchiò frustrata.
Stava per dirigersi verso il rifugio blindato per controllare l’equipaggio, quando l’interfono crepitò e la voce di Falconi risuonò da un altoparlante nel soffitto: «Kira, vieni su in plancia quando sei pronta». La voce era rauca, impastata, come se avesse appena vomitato.
Lei passò un attimo in cambusa per prendersi una sacchetta di chell caldo, poi proseguì verso la prua.
Appena la porta della sala comandi si aprì con un cigolio di protesta, Falconi alzò lo sguardo dallo schermo olografico. Aveva un colorito cinereo, la sclera giallastra, e tremava e batteva i denti come se stesse gelando. Tutti sintomi della nausea post-crio.
«Thule» mormorò lei avvicinandosi. «Tieni, ne hai più bisogno di me» gli disse porgendogli la sacchetta di chell.
«G-grazie» gracchiò Falconi a denti stretti.
«Brutta reazione, eh?»
Lui annuì. «Già. Con gli ultimi salti è peggiorata. Credo che il mio corpo cominci a rifiutare i farmaci che ci iniettiamo. Devo parlarne…» Si interruppe, scosso da un brivido. «Devo parlarne con Doc.»
«Come te la caverai per il ritorno?» gli chiese Kira, spostandosi verso uno degli armadietti di pronto soccorso dove prese una coperta termica.
Falconi non si oppose quando gliel’avvolse intorno alle spalle. «Sopravvivrò» rispose con una certa dose di sarcasmo.
«Ne sono certa» ribatté lei. Poi si guardò intorno. «Dove sono gli altri?»
«Non ho ritenuto opportuno svegliarli se poi devono tornare subito in crio.» Falconi si strinse la coperta addosso. «Inutile fargli subire questo strazio più volte del necessario.»
Kira scivolò nel sedile accanto al suo e si allacciò le cinghie di sicurezza. «Hai già inviato il messaggio di avvertimento?»
Lui scosse il capo. «Aspetto Itari. Ho mandato alla Medusa un segnale acustico con l’interfono. Dovrebbe essere qui a momenti.» Si girò a guardarla. «E tu? Tutto bene? Sembri un po’ turbata.»
«Sì, tutto bene. Però c’è qualcosa che dovresti sapere…» E gli raccontò quello che lei e la Lama Morbida avevano fatto.
Il capitano aggrottò la fronte. «Avevate davvero bisogno di fare a pezzi la mia nave?»
«Scusa» mormorò lei. «Soltanto un pochino.»
Lui alzò gli occhi al cielo. «Fantastico. Dobbiamo preoccuparci che lo xeno si metta a sfasciare il resto della Wallfish?»
«No» rispose Kira. «A meno che non mi succeda qualcosa, ma anche in quel caso non credo che se la prenderebbe con la nave.»
Falconi annuì. «Che cosa farebbe se tu morissi?»
«Non… non saprei. Immagino che tornerebbe nel suo stato dormiente, come quando era su Adrasteia. Oppure cercherebbe di legarsi a qualcun altro.»
«Mmm… Adesso sì che mi sento tranquillo.» Bevve un altro sorso di chell e le restituì la sacchetta. Un colorito più sano cominciò a spandersi sulle guance grigiastre.
Come anticipato, Itari si presentò in plancia poco dopo, con ancora qualche brandello di bozzolo che penzolava dai numerosi arti. Kira non si stupì che la Medusa si fosse fatta ricrescere il tentacolo che si era recisa durante la fuga dalla Orsted, sebbene adesso fosse più corto e sottile degli altri.
[[Qui Itari: Come si muove l’acqua?]]
Kira rispose a tono. [[Qui Kira: L’acqua è ancora immobile… Siamo pronti a inviare un effluvio remoto di avvertimento al Nodo di Menti.]]
[[Qui Itari: Allora non sprechiamo l’opportunità del tempo.]]

2

Inviare il segnale si rivelò più difficoltoso del previsto. Kira fu costretta a insegnare alla Medusa come funzionavano le comunicazioni FTL della Wallfish e Itari dovette spiegarle, non senza qualche difficoltà, come trasmettere e codificare il messaggio affinché il Nodo di Menti non solo notasse, ma comprendesse l’avvertimento. In mancanza del dispositivo medusiano che convertiva gli odori in segnali, Kira fu obbligata a trasporre le parole di Itari (se parole si potevano definire) nella lingua degli umani, nella speranza che il Nodo si prendesse la briga di tradurre.
Dopo lunghe ore di lavoro, il segnale venne trasmesso e Falconi disse: «Bene, è fatta».
«Non ci resta che aspettare» disse Kira.
Il messaggio ci avrebbe messo mezza giornata a raggiungere il punto prestabilito ...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Dormire in un mare di stelle
  4. QUARTA PARTE: FIDELITAS
  5. QUINTA PARTE: MALIGNITAS
  6. SESTA PARTE: QUIETUS
  7. APPENDICI
  8. Nota dell’autore e ringraziamenti
  9. Copyright