Tutti sapevano perché i monaci della capitale del Regno del Sud erano duri d’orecchi. Ogni mattina all’alba, la città di Colle Carrozza veniva invasa dal frastuono assordante delle campane della cattedrale, per dieci minuti di fila. Come le vibrazioni di un terremoto, il suono faceva tremare la piazza grande e si diffondeva in tutte le strade della città, arrivando a far traballare gli edifici dei villaggi vicini. I monaci suonavano apposta le campane in un modo irregolare e frenetico, così da essere sicuri che tutti i cittadini fossero svegli e pronti ad affrontare un’altra giornata dedicata al Signore. Poi, una volta svegliati tutti i peccatori, se ne tornavano a dormire.
Ma non proprio tutti erano disturbati dal suono delle campane: i monaci sarebbero stati furiosi se avessero saputo che in campagna viveva una ragazzina capace di dormire anche durante i dieci minuti di scampanate.
Brystal Evergreen, quattordici anni, si svegliava ogni mattina allo stesso modo: al suono di un forte bussare alla porta di camera sua.
«Brystal? Sei sveglia, Brystal?»
I suoi occhi azzurri cominciavano ad aprirsi di solito intorno al settimo o all’ottavo colpo che la madre assestava contro la porta. Non aveva un sonno particolarmente pesante, ma svegliarsi la mattina era sempre difficile perché era esausta dopo essere stata sveglia fino a tardi la sera precedente.
«Brystal? Rispondimi, figlia mia!»
La ragazza si drizzò sul letto proprio quando l’ultimo rintocco delle campane risuonava in lontananza, e si accorse di avere abbandonata ancora aperta sul petto una copia dei Racconti di Remus Rattibus di Robert Raylor, e un paio di occhiali appoggiati sulla punta del naso. Per l’ennesima volta si era addormentata mentre leggeva, e si liberò in fretta delle prove prima di essere scoperta. Nascose il libro sotto il cuscino, sistemò gli occhiali nella tasca della vestaglia e spense la candela sul comodino, rimasta accesa tutta la notte.
«Signorina, sono le sei e dieci! Sto entrando!»
La madre aprì la porta e fece irruzione nella camera di Brystal come un toro liberato dalla stalla. Era una donna magra con un viso pallido e due cerchi scuri sotto gli occhi; portava i capelli raccolti in uno chignon alto così stretto che la teneva sempre sull’attenti e motivata durante le faccende giornaliere.
«Ah, allora sei sveglia» disse alzando un sopracciglio. «È troppo faticoso rispondermi quando ti chiamo?»
«Buongiorno, madre» disse Brystal sorridendo. «Spero tu abbia dormito bene.»
«Non bene quanto te, questo è certo» rispose la signora Evergreen. «Sul serio, bambina mia, come fai a non sentire quelle campane tremende ogni mattina? Fanno tanto fracasso da risvegliare i morti.»
«Sono fortunata, tutto qui» disse la ragazzina con un grosso sbadiglio.
La signora Evergreen appoggiò un vestito bianco sul letto di Brystal e la guardò storto.
«Hai lasciato l’uniforme stesa ad asciugare, come sempre» disse. «Quante volte devo ricordarti di sistemare i tuoi vestiti? Riesco a malapena a gestire la biancheria di tuo padre e dei tuoi fratelli, non ho tempo di occuparmi anche della tua.»
«Mi dispiace, madre» si scusò Brystal. «Volevo andare a prenderla dopo aver lavato i piatti ieri sera, ma devo essermi dimenticata.»
«Devi smetterla di essere così distratta! Sognare a occhi aperti è l’ultima qualità che un uomo cerca in una moglie» l’avvertì sua madre. «Adesso sbrigati, vestiti e vieni ad aiutarmi con la colazione. È un gran giorno per tuo fratello, ho deciso di preparare il suo piatto preferito.»
La signora Evergreen si diresse verso la porta, ma si fermò quando notò uno strano odore nell’aria.
«C’è odore di… fumo?» esclamò.
«Ho appena spento la mia candela» spiegò Brystal.
«E perché era accesa di mattina presto?» domandò la madre.
«L’ho… L’ho lasciata accesa per sbaglio tutta la notte» confessò Brystal.
La signora Evergreen incrociò le braccia e lanciò un’occhiataccia alla figlia. «Brystal, sarà meglio che tu non stia facendo quello che penso che tu stia facendo» l’avvertì. «Se tuo padre dovesse scoprire che ti sei messa di nuovo a leggere non so come potrebbe reagire.»
«No, lo giuro!» mentì Brystal. «Mi piace dormire con la candela accesa. Ogni tanto mi viene paura del buio.»
Sfortunatamente Brystal non era affatto brava a mentire. La signora Evergreen riusciva a leggere l’espressione della figlia come un libro aperto.
«Il mondo è un posto buio, Brystal» disse. «Sei ingenua a pensare il contrario. Ora dammelo, su.»
«Madre, ti prego! Mi mancano solo poche pagine!»
«Brystal Evergreen, non starò qui a discutere con te!» esclamò la signora Evergreen. «Stai infrangendo le regole di questa casa e le leggi del regno! Ora dammelo subito prima che chiami tuo padre!»
Brystal sospirò e consegnò alla madre la copia dei Racconti di Remus Rattibus che aveva nascosto sotto il cuscino.
«E gli altri?» continuò la madre tendendo una mano verso la figlia.
«È l’unico che ho…»
«Signorina, non ho intenzione di tollerare una bugia di più! I libri in camera tua sono come i topi in giardino: non ce n’è mai uno solo. Dammi gli altri o chiamo tuo padre.»
Brystal si afflosciò, proprio come il suo umore. Si alzò dal letto e mostrò alla madre un’asse del pavimento allentata nell’angolo della camera, sotto cui teneva la sua collezione di libri. La signora Evergreen trasalì quando la figlia tirò fuori più di una decina di libri. C’erano testi di storia, religione, legge ed economia, ma anche romanzi di avventura, del mistero e romantici. A giudicare dalle copertine e dalle pagine consumate, Brystal doveva averli letti più e più volte.
«Oh, Brystal» disse la signora Evergreen triste. «Con tutte le cose adatte a una ragazza della tua età, perché hai scelto i libri?»
La madre pronunciò quella parola come se si stesse riferendo a qualcosa di pericoloso e ripugnante. Brystal sapeva che non avrebbe dovuto possedere libri: le leggi del Regno del Sud dicevano chiaramente che erano riservati agli occhi degli uomini. Ma lei continuava a rischiare, perché niente la rendeva felice quanto leggere.
Brystal diede un bacio alla costa di ciascun volume, come se stesse dicendo addio a un animale domestico, mentre li passava alla madre. La pila di libri superava la testa della signora Evergreen, ma la donna era abituata ad avere le mani piene e non ebbe difficoltà ad avviarsi verso la porta.
«Non so chi ti stia dando tutti questi libri, ma devi interrompere i contatti immediatamente» disse la signora Evergreen. «Sai qual è la punizione per le ragazze che vengono scoperte a leggere in pubblico? Minimo tre mesi in una casa di lavoro! E solo riuscendo a far leva sulle conoscenze di tuo padre!»
«Ma madre» disse Brystal. «Perché alle donne non è permesso leggere in questo regno? La legge dice che le nostre menti sono troppo delicate per essere istruite, ma non è affatto così. Qual è il vero motivo?»
La signora Evergreen si fermò sulla soglia, in silenzio. Non lo faceva quasi mai, perciò Brystal immaginò che ci stesse pensando su. Poi si voltò verso la figlia con un’espressione triste, e per un attimo Brystal avrebbe giurato di intravedere una rara scintilla di compassione negli occhi della madre, come se si fosse domandata la stessa cosa per tutta la vita e ancora non avesse trovato risposta.
«Per come la vedo io, le donne hanno già abbastanza da fare» rispose poi, mettendo fine alla conversazione. «Adesso vestiti. La colazione non si prepara mica da sola.»
La signora Evergreen girò sui tacchi e uscì dalla stanza. A Brystal vennero le lacrime agli occhi mentre la osservava allontanarsi con i libri. Per lei non erano solo pile di pagine tenute insieme da una costa di pelle, erano suoi amici, e le offrivano l’unica via di fuga dall’oppressivo clima del Regno del Sud. Si asciugò gli occhi con la vestaglia, ma le lacrime non durarono a lungo. Brystal sapeva che era solo una questione di tempo prima di poter ricostruire la collezione: il suo fornitore era molto più vicino di quanto la madre sospettasse.
Si mise davanti allo specchio a vestirsi con tutti gli strati e gli ornamenti che facevano parte della sua ridicola uniforme scolastica: vestito bianco, calze bianche, guanti bianchi di pizzo, una sciarpa di pelo bianco, scarpe bianche con il tacco, e per finire, un fiocco bianco che si legò ai lunghi capelli castani.
Brystal osservò il suo riflesso ed emise un lungo sospiro che proveniva dal profondo del cuore. Come tutte le ragazzine del regno, doveva sembrare una bambola ogni volta che usciva di casa, e lei odiava le bambole. In verità, tutto ciò che volesse anche solo vagamente invogliare le ragazze a diventare madri o mogli era istantaneamente aggiunto alla lista delle cose da odiare, e considerato come era vista la donna nel Regno del Sud, Brystal aveva accumulato una lista davvero lunga.
Brystal aveva sempre saputo di essere destinata a una vita oltre i confini del regno. Le sue aspirazioni andavano ben oltre il prendere marito e avere figli, avrebbe vissuto avventure ed esperienze diverse dal cucinare e pulire e sarebbe vissuta per sempre felice e contenta come i personaggi dei suoi libri. Brystal non riusciva a spiegare perché lo sapesse, o come sarebbe successo, ma ne era sicura. Finché non fosse arrivato il giorno in cui spiccare il volo, però, Brystal non aveva altra scelta che ricoprire il ruolo che la società le aveva imposto.
Aveva perciò trovato piccoli espedienti per sopportare la vita di tutti i giorni. Per rendere più tollerabile la sua uniforme scolastica, per esempio, aveva assicurato gli occhiali da lettura a una catenina d’oro, come fossero un ciondolo, e li portava nascosti nel tessuto del vestito. Non avrebbe letto mai niente di interessante a scuola, dato che alle giovani donne insegnavano solo a leggere le ricette di cucina e i cartelli stradali, ma sapere di essere pronta a leggere faceva sentire Brystal come se stesse portando addosso un’arma segreta. E sapere che si stava ribellando alle tradizioni, anche se solo nel suo piccolo, le dava una carica di energia che la aiutava giorno dopo giorno.
«Brystal! Ho bisogno di aiuto per la colazione DI OGGI! Vieni giù, forza!»
«Sto arrivando!» rispose.
La famiglia Evergreen viveva in una grande casa di campagna pochi chilometri a est della piazza principale di Colle Carrozza. Il padre di Brystal era un Giudice molto famoso nel Regno del Sud, il che rendeva la famiglia piuttosto ricca e rispettata. Sfortunatamente, dato che la loro ricchezza proveniva dai soldi raccolti con le tasse, era considerato di cattivo gusto che gli Evergreen si concedessero qualsivoglia “frivolezza”, e, dato che per i Giudici la cosa più importante era la reputazione, il padre di Brystal aveva privato la famiglia di “frivolezze” di qualunque genere.
Tutti i beni degli Evergreen, dai vestiti ai mobili d’arredo, erano stati smessi e donati loro da amici o vicini di casa. I tessuti e i rivestimenti avevano trame e colori diversi, i piatti e l’argenteria venivano da servizi di svariata origine e le sedie erano state fatte da falegnami differenti. Anche la carta da parati proveniva da altri edifici ed era un misto caotico di motivi e disegni eterogenei. La loro casa era grande abbastanza per un personale di venti persone, ma il Giudice Evergreen riteneva che servitori e ai...