Una buona notte di sonno può fare meraviglie. Può rendere più lucidi i pensieri e, con un po’ di fortuna, dare risposte alle domande più pressanti.
Ebenezer fu molto fortunato quel mercoledì mattina, perché si svegliò con la soluzione al problema Bethany. Era una trovata davvero intelligente, ed Ebenezer non poté impedirsi di sorridere mentre ci pensava.
«Sì! Con questo risolvo tutto!» si disse.
Era quasi euforico, e volle dimostrarlo saltando giù dal letto, ma per qualche motivo il suo corpo sembrava muoversi un po’ più lentamente del solito. Le ossa delle gambe gli facevano male, e ci mise il doppio del tempo a raggiungere il bagno.
Quando ci arrivò e si guardò allo specchio, lanciò un urlo. Aveva delle rughe tutt’intorno agli occhi, e i capelli avevano perso parte del loro colore. Gli effetti della pozione stavano svanendo.
«Devo sbarazzarmi di quella bambina» disse Ebenezer al suo riflesso.
Si lavò i denti, usò il gabinetto e, come ogni mattina, s’immerse nella vasca piena di schiuma. Poi si vestì e scese di sotto. Sistemò sul tavolo della colazione una montagna di cibo per Bethany, e, per essere sicuro che mangiasse tutto, lasciò un biglietto con su scritto: DA NON MANGIARE!
Ritornò in camera sua e finse di riaddormentarsi. Un’oretta dopo Bethany si svegliò e scese le scale con il suo solito passo tutt’altro che leggiadro, non trascurando di cantare a squarciagola una canzone irritante. Ebenezer riuscì a sentire la risatina di gioia della bambina quando vide tutta quella roba da mangiare accompagnata dal biglietto.
Ebenezer aspettò esattamente trenta minuti prima di scendere in cucina. Quando arrivò, Bethany stava ingurgitando la sua quarta girella all’uvetta, e intanto leggeva uno dei fumetti di Geoffrey. C’erano tre scodelle di porridge vuote accanto a lei.
«Oh, no! Che cosa hai fatto!» gridò Ebenezer, con l’espressione più inorridita che riuscì a tirar fuori, considerando l’enorme vittoria che si era appena guadagnato. Faceva del suo meglio per sembrare arrabbiato.
«Ho fatto colazione» rispose lei.
«Oh, che peccato» mentì Ebenezer. «Volevo che la facessimo insieme, così avrei potuto raccontarti dei poteri magici della bestia.»
«Non farai mica colazione con le rammollite, tu?» Poi Bethany alzò lo sguardo dal fumetto. «Hai detto poteri magici?»
Ebenezer dovette trattenersi dal gridare: “Urrà!”. Non riusciva a credere che il suo piano stesse funzionando.
«Non fa niente, ne parliamo un’altra volta. Adesso non funzionerebbe comunque, hai rovinato tutto» disse.
«No, dimmelo adesso!» gridò Bethany. Batté il pugno sul tavolo, facendo oscillare la caraffa del succo d’arancia.
«E va bene, va bene, calmati» disse Ebenezer. «Volevo solo dirti che la bestia ha dei poteri magici e che…»
«Uno dei poteri magici è avere l’alito schifosissimo?» chiese Bethany.
«No, e non dirò più nulla se non la smetti di interrompermi.»
Bethany finse di sigillarsi le labbra, per far capire a Ebenezer che non avrebbe più aperto bocca.
«Grazie. Allora, funziona così» disse Ebenezer. «La bestia può far apparire qualunque oggetto dal suo stomaco. Devi solo chiederglielo, e lei comincia a ondeggiare e fare uno strano suono e, bam!, ti vomita fuori quello che le hai chiesto.»
Bethany si dissigillò le labbra. «Non ti credo» disse. «Le bestie con i poteri magici non esistono.»
«Invece sì, e ce n’è una proprio qui in questa casa. Lo vedi quel pianoforte a mezza coda vicino alla finestra? Be’, è stata la bestia a farlo apparire.»
Bethany si alzò e marciò verso il pianoforte. Suonò Oh che bel castello e Nella vecchia fattoria, per vedere se funzionava.
«E hai visto quell’enorme televisore a parete nel soggiorno di sotto? La bestia me l’ha vomitato il mese scorso.»
Bethany scese nel soggiorno. Guardò cinque minuti di un cartone animato per assicurarsi che il televisore non avesse nulla che non andava.
Poi tornò in cucina e scrutò Ebenezer con sospetto. Non aveva ancora deciso se doveva credergli oppure no.
«Quindi puoi chiedere alla bestia qualunque cosa al mondo?» chiese.
«Esatto.»
«Qualunque qualunque?»
«Sì sì.»
«E allora perché cavolo le hai chiesto una tv e un piccolo pianoforte?»
Ebenezer si mise a ridere. Era un’ottima domanda.
«Le ho chiesto il piano per farmi invidiare dai vicini, e la tv gigante per non dover mai leggere libri» rispose. «Ma in passato le ho chiesto cose molto, molto più interessanti.»
«E qual è la cosa più interessante che le hai chiesto?»
«Una canoa, probabilmente. Ah, oppure l’impermeabile dell’invisibilità.»
«Ah, quindi può anche darti cose magiche? Molto credibile…»
«Non importa se è credibile o meno» ribatté Ebenezer, irritato. «È la verità! Guarda la mia faccia: ti sembra vecchia?»
«Be’, hai un po’ di rughe intorno agli occhi.»
Ebenezer fece una smorfia. «Lascia perdere le rughe. Quello che sto cercando di dire è che di certo non sembra la faccia di uno che sta per compiere cinquecentododici anni. Io ho un aspetto meraviglioso per l’età che ho, e questo grazie a una pozione magica che la bestia mi dà una volta l’anno.»
Bethany si sedette al tavolo della colazione e prese un’altra brioche. Cominciò a masticare, aggrottando la fronte per la concentrazione mentre cercava di dare un senso a quello che Ebenezer le aveva appena raccontato. Passarono due minuti buoni prima che gli facesse un’altra domanda.
«Perché?» domandò alla fine.
«Perché cosa?» chiese lui di rimando.
«Perché lo fa? Perché la bestia dà alla gente quello che vuole?»
Era arrivato, per Ebenezer, il momento di mentire. Perché il suo piano funzionasse, Bethany doveva credere a tutto ciò che le diceva.
«Be’, vedi, la bestia non è che lo faccia proprio per tutti. E c’è un motivo per cui volevo parlartene stamattina, prima di cominciare la giornata» le spiegò con la voce più credibile che avesse. «La bestia fa la sua magia solo per le persone che si comportano bene dal momento in cui si svegliano» spiegò Ebenezer. «Non c’è nulla che ami di più che premiare le persone quando si comportano bene. Regalerebbe qualunque cosa a qualcuno che è stato bravo per tutto il giorno.»
Bethany si sporse in avanti sulla sedia, con la bocca così aperta per lo stupore che un pezzo di brioche mezzo masticato cadde sul pavimento. «Per forza tutto il giorno? Non basterebbe un’ora o giù di lì?»
«No, dev’essere proprio tutto il giorno.»
«Ah, be’. Allora non ha senso cominciare oggi, visto che sono già stata cattiva. Adesso vado a prendere la mia catapulta!»
«Aspetta un momento! Ferma!» disse Ebenezer. «In realtà, pensandoci bene, credo proprio che per oggi tu possa ancora farcela. Se ti comporti come si deve per il resto della giornata, forse riuscirò a convincere la bestia a darti quello che vuoi.»
Bethany si soffermò di nuovo a riflettere. Prese da terra il pezzetto mezzo masticato di brioche e se lo mise in bocca.
«E la bestia può davvero darmi qualunque cosa?» chiese Bethany. C’era una straordinaria dose di speranza nella sua voce.
«Oh, sì, assolutamente» fu la risposta di Ebenezer.
«Ebbene, Ebenezer… per un solo giorno nella mia vita, mi comporterò bene!» dichiarò Bethany. Dopo tre secondi si accigliò di nuovo. «Potresti farmi vedere come si fa?»
Ebenezer fece del suo meglio per spiegarle cosa voleva dire comportarsi bene. Le disse che se voleva ottenere qualcosa dalla bestia, doveva smetterla di fare scherzi e combinare disastri in giro per la casa. Poteva cominciare a comportarsi bene mettendosi a pulire i quadri e gli oggetti d’antiquariato che aveva imbrattato.
Ebenezer aveva sperato che il suo piano funzionasse, ma non immaginava che avesse tanto successo. In tre ore Bethany pulì ogni singolo quadro e suppellettile, e a pranzo mangiò due scodelle di broccoli, dopo che Ebenezer le aveva detto che comportarsi bene significava anche mangiare moltissimo.
Bethany voleva chiaramente qualcosa dalla bestia, altrimenti non si sarebbe mai impegnata così tanto a fare la brava. A Ebenezer venne ben presto la curiosità di sapere che cosa, e così la portò di sopra.
«Pensavo avessi detto che bisognava comportarsi bene per tutta la giornata» disse lei. «La bestia mi darà quello che voglio anche se sono passate solo poche ore?»
«Sì, ne sono certo, perché sei stata davvero bravissima» rispose Ebenezer.
«Ah, ah, ah. Che babbeo!» commentò lei.
Ebenezer si fermò al nono piano per fare una pausa. L’ascesa fino al quindicesimo gli riusciva più difficoltosa adesso che la pozione stava perdendo il suo effetto. Le ginocchia gli scricchiolavano un bel po’ ed era piuttosto a corto di fiato.
«Che ti succede?» chiese Bethany. «E perché hai altre rughe intorno agli occhi?»
«Lasciale perdere, quelle!» s’innervosì Ebenezer. «Piuttosto dimmi, che cosa vuoi dalla bestia?»
«Va bene» disse Bethany. «Te lo dico, ma solo se mi promett...