Il libro che avete in mano ha lo stesso titolo della serie tv, ora arrivata alla terza stagione, dedicata al mio mondo, alla mia vita e al mio lavoro. Quando gli autori di Real Time, il canale dove la trasmissione va in onda, mi hanno proposto di chiamarlo così, all’inizio ero un po’ titubante: mi sono chiesto che cosa avesse a che fare questo nome con me e con il brand “Federico Fashion Style”, quello con cui le mie clienti e il mio pubblico mi conoscono da oltre dieci anni.
Poi però ci ho pensato su e ho colto il messaggio. In effetti è vero che quando entri in uno dei miei saloni c’è il rischio concreto di restare a bocca aperta. Da un lato per l’atmosfera, i dettagli di stile, le luci, il design, le creme e le lozioni che somigliano a pozioni magiche. Dall’altro perché le sorprese non mancano mai: se vieni da me, non aspettarti un trattamento “normale”. Sai come entri, ma non sai come esci… a patto di volerci lasciar fare.
In generale, il negozio di un parrucchiere è il luogo perfetto in cui rilassarsi ritrovando un po’ di tempo per sé e affidandosi alle mani sapienti di un professionista, per diventare più belle. Nei miei saloni, questo è doppiamente vero: ho fatto togliere tutti gli orologi dalle pareti perché le mie clienti possano dimenticare per qualche ora lo scorrere del tempo. Peraltro ho fatto togliere anche le riviste, perché all’interno dei miei saloni succede sempre qualcosa, quindi a che servono? Io e lo staff facciamo in modo che le clienti non si annoino occupandoci di loro a tutto tondo, con due obiettivi: il primo è fare in modo che si distendano, dimenticando lo stress della vita “fuori”. Il secondo, naturalmente, è offrire loro un’acconciatura pazzesca!
Prima di tutto, devo farvi una rivelazione: non sono un parrucchiere che ama tagliare i capelli.
Siete ancora lì? Non avete perso i sensi? Allora lasciate che vi spieghi.
Intendiamoci, sono bravissimo a fare i tagli. Dal punto di vista tecnico non ho nessun problema e le mie mani sono perfettamente in grado di maneggiare le forbici su qualunque tipo di chioma. Però, cosa volete che vi dica… Io amo i capelli lunghi. Il capello lungo regala femminilità, racconta l’immagine di una donna elegante, raffinata, sexy. Non è che il capello corto sia vietato, ovvio, ma sono convinto che ci vogliano una forte personalità e le idee molto chiare per portarlo nel modo giusto.
Da sempre ho una vera passione per le capigliature fluenti, luminose e voluminose, folte, lucenti. Un altro mio debole – chi mi conosce lo sa – sono i capelli chiari. Perciò ringrazio il cielo e sono felicissimo perché non siamo più ai tempi di certi tagli estremi, cortissimi, asimmetrici… e, lo confesso, anche perché non vanno più tanto di moda i capelli blu!
La mia “donna ideale”, non è un mistero, porta i capelli biondi, lunghi, pettinati con le onde. Poi, certo: sono un professionista e cerco di andare incontro alle esigenze di tutte. Sono sempre disponibile all’ascolto e se sono presente in salone mi piace dedicare a ciascuna cliente un momento esclusivo di consulenza e confronto.
Per quel che riguarda il colore, comunque, non esistono regole scolpite nella pietra, posto che con il passare degli anni è buona cosa schiarirsi un po’. Devo anche dire che sono contro alle decolorazioni totali che danneggiano il capello e cambiano in modo innaturale l’aspetto di una persona. Per tutto il resto, sono creativo e mi piace giocare con i colori. Anche una sfumatura di bianco e lilla, per quanto possa sembrare improbabile, se ben dosata può risultare eccellente. E dare un’aria internazionale a chi la indossa.
Le mie clienti mi prendono in giro perché dicono che alla fine, qualunque sia la loro richiesta, si fa sempre come dico io… Potrei rispondere: è vero, ma solo se loro sono d’accordo! Va detto che è normale: in ogni campo spesso una persona parte con un’idea e poi, parlando con un professionista, finisce per cambiare direzione. A volte, inoltre, alle clienti passaggi che per me sono scontati non sembrano così fluidi; non capiscono, per esempio, che magari per schiarire i capelli potrebbe essere necessario prima scurirli. La cosa che mi stupisce è che ancora alcune mi chiedano conto, step by step, di cosa sto facendo, come se non si fidassero. Ma non c’è problema, perché io sono lì apposta per spiegarlo.
Ma facciamo un passo indietro.
Sono nato ad Anzio il 5 ottobre 1989, sotto il segno della Bilancia: ho appena compiuto trent’anni. Giovane, è vero, ma ho cominciato a lavorare quand’ero un ragazzino, avrò avuto tredici o quattordici anni; ne sono passati oltre dieci da quando ho aperto il primo salone nella mia città. Il percorso che mi ha portato fin qui è stato lungo e pieno di sorprese, quasi sempre belle, anche se le difficoltà non sono mancate.
Se però mi chiedete quali siano i motivi del mio successo per molti versi straordinario, non so rispondervi con certezza: anzi, spero proprio che questo “diario di bordo” che voglio condividere con voi mi aiuti a chiarirmi le idee!
Provo ad andare con ordine. Quello che so è che oggi gestisco cinque saloni sparsi per l’Italia, ciascuno impegnativo a suo modo, e cerco di dividermi equamente tra l’uno e l’altro facendo avanti e indietro, quasi sempre correndo come un pazzo. Ci tengo a essere presente un po’ qua e un po’ là perché per me è importante non perdere il contatto con quel che succede nei negozi e non trascurare le relazioni con le persone, dalle clienti, allo staff, ai fornitori. E poi sono convinto che l’atmosfera di un posto tu la devi respirare, non basta mettere il tuo nome su un cartello.
Anzio, la mia città, è il posto da cui è cominciato tutto, e dove mi batte più forte il cuore. Poi c’è Roma, con ben due saloni: uno a piazza di Spagna, l’altro all’Eur, a dodici chilometri di distanza l’uno dall’altro. Poi c’è Milano, in un cortile esclusivo di corso Como: l’ho inaugurato il 21 settembre 2018, mi è costato una fatica immensa, ma mi sta dando grandissime soddisfazioni. Infine, Poltu Quatu, in Sardegna, che resta aperto ogni anno dal 15 giugno al 15 settembre: una vera e propria “chicca” immersa nel verde per garantire una chioma impeccabile anche alle vacanziere in transito.
A volte guardo quel che ho costruito e mi dico che, nonostante i ritmi frenetici, io sono proprio fortunato. Sono circondato da persone che mi vogliono bene e mi hanno sempre sostenuto, senza le quali non sarei nulla. I miei genitori in primis, mio padre Roberto e poi, soprattutto, mia madre Angela, che stravede per me e ha sempre voluto che facessi quello che mi piaceva. Oggi è fierissima di me, mi sta sempre vicino… e già che c’è, avendo fatto la contabile per tutta la vita, si occupa dell’amministrazione dei saloni. Mio fratello maggiore Giovanni, 34 anni, che è il mio opposto: non gli piace apparire, non ama la vita “social”, fa il bagnino e l’istruttore di nuoto. E pensare che io non so nuotare!
Giovanni è un tipo silenzioso e riservato, ma so che ho la sua stima e il suo affetto. Mio fratello è la mia vita, è l’altra parte di me: abbiamo un rapporto bellissimo anche se siamo molto diversi.
Poi c’è Letizia, la mia metà, la mia compagna, la mia anima gemella, il mio alter ego. Ci siamo incontrati che eravamo poco più che ragazzini, avevamo solo diciassette anni, e da allora non ci siamo più lasciati. Letizia mi ha fatto il regalo più grande della mia vita: nostra figlia Sophie Maelle, che ha quasi tre anni ed è già una principessa, un capolavoro. Io stravedo per lei e lei stravede per me. Quando mi sento stanco penso che quello che sto facendo lo sto facendo anche per lei.
Non potrei essere dove sono senza i miei collaboratori. Ho una trentina di dipendenti nei vari saloni, stylist, consulenti, un agente, un assistente, più alcune figure di riferimento “storiche”, come una sarta di nome Maria che mi sistema tutti i vestiti e senza la quale non saprei letteralmente come uscire di casa. Maria merita un capitolo a parte: io spesso la chiamo “Mary”, vive praticamente in salone con noi e ha una pazienza inesauribile. Se mi seguite sui social o avete visto la mia trasmissione sapete benissimo che ho un debole per la moda, possiedo una quantità impressionante di abiti ma soprattutto voglio che vengano tutti aggiustati alla perfezione, esattamente come piace a me. Maria si lamenta sempre, scherzando, perché le chiedo le cose all’ultimo momento, ma è assolutamente bravissima e senza di lei non so come farei!
Per scegliere i tanti collaboratori che mi seguono nelle varie attività uso sempre lo stesso criterio: vado in cerca di persone veloci ma anche attente. Quando devo decidere se “arruolarli” mi fido molto del mio istinto: può anche darsi che una persona sulla carta sia perfetta, abbia un buon curriculum e tutte le competenze giuste, ma se poi quando le parlo e scambiamo due battute non “mi ispira”, so già che la cosa non può funzionare.
Se superano il colloquio iniziale, poi, li metto subito alla prova: i ragazzi che lavoreranno nei miei saloni voglio vederli all’opera, e per farlo mi bastano venti minuti d’orologio. Quando un aspirante parrucchiere non è all’altezza, mi piace essere onesto: lo ringrazio e lo saluto subito.
Il fatto è che trovare un professionista è veramente difficile: in genere arrivano da me ragazzi giovanissimi che aspirano a fare uno stage perché hanno visto il programma in tv.
E poi io sono davvero un perfezionista, voglio che chi lavora per me sia attento a tutto, a ogni dettaglio, nulla deve essere lasciato al caso. Mi piace che le persone che mi girano attorno siano cariche e motivate, non voglio vedere in negozio gente moscia o morti viventi. Semmai, per me non è fondamentale che siano già molto preparati, perché poi sarò io a trasmettere loro le tecniche giuste e anche un po’ il gusto personale; amo che nel mio staff tutti parlino la stessa lingua e siano sintonizzati “sui canali giusti” – che naturalmente, per quel che mi riguarda… sono i miei. Una cosa certa è che devono essere svelti, curiosi, vivaci e dotati di un certo talento naturale.
Come dicevo, se a pelle li trovo adatti li metto subito alla prova. Mi piace osservarli mentre lavorano e far loro delle domande a bruciapelo: «Ma tu, qui, che pigmento avresti usato?». Li vedo che sudano freddo e mi fanno pure un po’ di tenerezza, ma io d’altronde ho bisogno di capire al più presto come funzionano “sul campo”.
Con il mio staff mi piace instaurare un rapporto fatto di cordialità e condivisione. Sono una persona molto esigente e loro lo sanno bene, ma credo di essere anche molto generoso. Per fare un esempio: mi piace offrire il pranzo ai dipendenti quando sono in salone con loro, e nel weekend succede di frequente che io li inviti a casa, specie d’estate, quando possiamo stare tutti assieme in piscina e rilassarci un po’. A me piacciono le persone, dico l’umanità in generale, e di quelli che lavorano con me tendo a fidarmi perché li vedo come parte della mia famiglia allargata; non sempre vengo ripagato, anzi spesso resto deluso perché chi credevo amico invece voleva solo usarmi. Ma è il prezzo del successo e sono disposto a pagarlo; alla fine il lavoro gira bene e ho comunque una serie di persone che mi sono vicine e su cui so di poter contare.
Pur fidandomi, devo ammettere che non sono molto bravo a delegare e ho un po’ l’ansia del controllo; tutti i miei collaboratori naturalmente lo sanno e questo fa sì che spesso si confrontino con me e chiedano il mio parere anche quando non ci sono.
So che i ragazzi che lavorano con me sono bravi, ma sono veramente un perfezionista e non mi rilasso mai.
Mi supportano (e forse dovrei dire mi sopportano!) anche gli autori del programma Il Salone delle Meraviglie, che ha avuto tanto successo su Real Time da essere stato confermato anche per la terza stagione. Eravamo partiti con venti puntate e in corso d’opera, visti i buoni risultati a livello di ascolti, abbiamo girato anche la seconda stagione, con altre diciotto puntate. La nuova stagione, la terza, ne conta invece ben trenta. Mai avrei creduto di finire in tv, figuriamoci di restarci così a lungo!
Nel programma seguo le linee guida che mi propongono gli autori e la redazione, ma sono anche molto spontaneo, mi piace improvvisare. E la cosa bella è che loro mi lasciano fare.
A quanto pare, funziona. Non so bene quale magica alchimia mi abbia portato fin qui. La determinazione, certo, quella è servita. Il mio motto è sempre stato “volere è potere”, anche quando un’impresa sembrava irrealizzabile. Chiaro, per ogni cosa ci vuole il talento, ma il talento si può e si deve anche allenare e coltivare; io dico sempre che sono nato fortunato, perché fin da bambino sapevo cosa mi sarebbe piaciuto fare nella vita, non ho mai cambiato idea e i miei genitori non mi hanno ostacolato, anche se mio papà sognava che diventassi perito chimico!
Ma poi c’è anche qualcosa di un po’ misterioso, un po’ magico, appunto, che va ad aggiungersi al resto e lo rende un mix vincente.
Qualcuno mi ha detto che ho un modo tutto mio di far sentire speciali le clienti, ed è questo il motivo per cui le persone mi cercano e vogliono venire proprio da me. E non vanno da altri. Può darsi, e anche per questo sono fortunato: sono fatto così. Sono un tipo spontaneo e non potrei cambiare nemmeno se lo volessi. Non riuscirei a sforzarmi per essere diverso da come sono. Per dire: sono un tipo espansivo, affettuoso, mi piace baciare e abbracciare le persone, non ho nessun problema a farmi le foto con chiunque mi fermi per strada e mi chieda un minuto per un selfie. A volte mi sento un po’ stanco, ma lo metto in conto. È normale.
Ebbene sì, quando sono nel mio salone, in un certo senso mi sento un po’ come lo psicologo delle donne. Da me vengono persone di tutte le età, professioniste o casalinghe, rilassate o di corsa, tristi o positive, indecise o con le idee chiarissime, clienti storiche o curiose di passaggio. Io sono una persona di grande spontaneità, molto socievole, e da sempre ho una grande facilità nel relazionarmi sopratutto con le donne, di tutti i tipi e tutte le età, indipendentemente dal carattere, dalle caratteristiche, dalla provenienza. Così finisce che oltre a occuparmi della loro acconciatura cominciamo a parlare, parlare, parlare… e mi raccontano tutto quel che hanno in testa!
Le donne che vengono da me sono tutte diverse, ma hanno in comune una cosa: il desiderio di sentirsi belle e curate. Se chiedono un taglio, una piega, una rivoluzione nel colore o un cambiamento radicale di look lo fanno per se stesse, prima che per essere ammirate dalle amiche o dagli uomini. Quando escono di qui commentano sempre: «Mi sento più giovane», «Mi sento più bella». E io concordo: sono pazzesche!
Una volta è venuta da me una ragazza italiana che lavora a New York, nel settore della produzione cinematografica, beata lei! Riccia naturale, quando è entrata in salone ad Anzio ha definito i suoi capelli “un disastro” e ha ammesso di averli sempre trascurati e maltrattati, peraltro tentando sempre di fare una piega liscia, annullando e mortificando quei bei riccioli che la natura le aveva donato. Io li ho fatti rivivere e ho aggiunto qualche tocco di colore un po’ matto, un po’ crazy, proprio sulle punte. Quando abbiamo finito mi ha detto: «In genere esco sempre dal parrucchiere piangendo, perché quello che mi hanno fatto non mi piace. Invece da te me ne vado ridendo!». È stato il più bel complimento che potessi ricevere.
So benissimo che non tutte le donne hanno la stessa disponibilità economica, eppure sono invariabilmente disposte a compiere qualche piccolo sacrificio pur di avere i capelli non solo in ordine, ma luccicanti, forti, perfetti. E io questo sono in grado di offrirlo a ciascuna di loro, senza alcun dubbio.
Ogni mio salone è un luogo dedicato alle donne e alla loro felicità. Di clienti uomini ne ho, ma naturalmente sono la minoranza. A volte quando vengono ad accompagnare le mogli mi dicono che si annoiano e allora li mando a fare un giro per Anzio, con tanto di mappa e consigli sulle cose da vedere: il faro, le grotte di Nerone, il lungomare… Quando tornano sono tutti contenti perché, oltre che vedere la propria compagna più bella e più giovane, si sono anche fatti una gita turistica.
In generale, gli uomini non riescono a capire come possa volerci tanto tempo per una “semplice” piega, per un “semplice” colore, e non molti sono disposti ad aspettare tre o quattro ore in attesa che la loro signora abbia finito di rifarsi il look.