
- 144 pagine
- Italian
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eBook - ePub
Le più belle storie dal mondo
Informazioni su questo libro
Le più belle storie mai raccontate, come Aladino e la lampada magica, La spada nella roccia e Robin Hood, riunite in un unico volume. Una splendida raccolta illustrata per vivere emozionanti avventure e volare con la fantasia verso luoghi magici popolati da stregoni, draghi, valorosi cavalieri e scaltre principesse.
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Informazioni
Editore
FABBRI EDITORIAnno
2022Print ISBN
9788891582980eBook ISBN
9788865977170Apriti sesamo!
LA STORIA DI ALÌ BABÀ E I QUARANTA LADRONI

È strano, ma esistono fratelli così diversi nel carattere che non sembrano essere nati dalla stessa famiglia. Era il caso di due fratelli persiani di nome Kassim e Alì Babà. E fu sempre il caso a mettere in moto una curiosa catena di eventi che portò un fratello alla morte e cambiò per sempre la vita dell’altro.
Per farla breve, Kassim era avido, disonesto e prepotente, tanto quanto Alì Babà era generoso, onesto e di buon cuore. Kassim sposò la figlia di un uomo ricco per assicurarsi il suo patrimonio; Alì Babà sposò una ragazza povera semplicemente perché la amava. I due fratelli, dunque, sembravano destinati a seguire strade molto diverse.
Kassim divenne, in effetti, molto ricco, anche se non si accontentava mai. Alì Babà, invece, riusciva appena a procurarsi di che sopravvivere, tagliando legna nella foresta e rivendendola in città. Nonostante questo, era contento di ciò che aveva. E fu ancora più contento quando sua moglie diede alla luce un bambino – anche se, con tre bocche da sfamare, la vita divenne ancora più dura.
Tuttavia, passarono gli anni e Alì Babà continuava a essere felice, e suo figlio che di nome faceva Ahmed, crebbe e divenne un giovane bravo e onesto. Poi un giorno, Alì Babà uscì di casa con il suo asino per andare a raccogliere la legna e decise di avventurarsi in un boschetto che aveva esplorato solo di rado. Cominciò a tagliare alcuni i rami, li legò insieme e caricò il fascio di legna sul dorso dell’asino. Quando, a un tratto, udì un fragore di cavalli al galoppo, che sembravano andare proprio nella sua direzione. E poiché udì anche un inconfondibile tintinnio di armi, spinse subito l’asino dietro un cespuglio e cominciò ad arrampicarsi sull’albero più vicino. Quando giunse in cima, guardò in basso e vide sfilare una colonna di uomini a cavallo che, superato il boschetto, si fermò davanti a una parete di roccia poco distante.

Ad Alì Babà bastò una rapida occhiata per capire che erano banditi.
Si acquattò su un ramo, trattenendo il fiato e sperando che gli uomini non notassero il tremore delle foglie. Ma a un tratto accadde qualcosa che e lo lasciò a bocca aperta per lo stupore. Uno dei banditi – quello che doveva essere il capo – smontò da cavallo e si avvicinò alla parete.
«APRITI SESAMO!» gridò con voce tonante.
E all’improvvisò nella roccia si aprì una porta nascosta, svelando l’ingresso di una caverna. Il capo entrò per primo, seguito dai suoi uomini. Alì Babà li contò. Erano quaranta in tutto e ognuno portava con sé una bisaccia rigonfia. Poi Alì Babà udì il capo gridare: «CHIUDITI SESAMO!». E la porta segreta si richiuse all’istante.
Alì Babà rimase a bocca aperta, e sarebbe bastato un soffio per farlo cadere a terra. Non immaginava che il nome di un seme potesse avere un potere magico. Rimase in attesa, osservando i cavalli dei banditi che brucavano l’erba tranquilli, e domandandosi che cosa sarebbe successo ancora. Poi la porta si riaprì. I quaranta banditi riemersero dalla grotta con i sacchi vuoti e risalirono a cavallo. Il capo esclamò: «CHIUDITI SESAMO!». La porta si richiuse e la banda si allontanò al galoppo.
Alì Babà attese a lungo prima di scendere dall’albero, per essere certo che i banditi se ne fossero andati davvero. Poi balzò a terra con un salto e andò subito a controllare la parete di roccia. Non trovò alcuna porta. Allora cominciò a pensare e a grattarsi il capo, e a un tratto gli venne in mente che forse la formula del capitano avrebbe funzionato anche con lui.
«Apriti sesamo!» sussurrò con un filo di voce. Aveva troppa paura per gridare come aveva fatto il capo dei banditi. La porta, però, si aprì lo stesso.
Alì Babà entrò nella grotta in punta di piedi. Grazie a una torcia che i banditi avevano lasciato accesa, vide che era molto più grande di quanto avesse creduto e soprattutto che era colma di ogni genere di tesoro. C’erano calici e coppe d’oro e d’argento, pietre preziose, sacchi e casse pieni di monete d’oro. Un povero uomo come Alì Babà non avrebbe potuto immaginare così tante ricchezze nemmeno nei suoi sogni più arditi. Pensò che forse i banditi nascondevano lì i loro bottini da anni, o addirittura da generazioni. Poi si rese conto che quella era un’occasione unica! Il genere di occasione che non capitava spesso nella vita di un uomo povero…

Alì Babà afferrò un paio di sacchi rigonfi – certo che, in mezzo a tutta quella ricchezza, i ladri non avrebbero nemmeno notato la loro assenza – e uscì di corsa dalla grotta, senza dimenticare di pronunciare la formula magica. «CHIUDITI SESAMO!» gridò e la parete di roccia si ricompose. Poi il taglialegna caricò i sacchi sul dorso dell’asino e si avviò verso casa.
Sua moglie, Ayesha, non riusciva a credere ai proprio occhi quando Alì Babà aprì i sacchi e un fiume di monete d’oro si riversò sul pavimento. E fu ancora più sorpresa quando il marito le raccontò dove aveva trovato quella fortuna. Per la gioia balzò in piedi, abbracciò Alì Babà e cominciò a danzare per la stanza.
«Quante sono?» chiese alla fine con occhi luccicanti.
«Non lo so di preciso» rispose Alì Babà. «E non abbiamo tempo di contarle. Voglio nasconderle quanto prima. Se qualcuno scoprisse che abbiamo così tanto denaro, comincerebbe a fare domande. E questa è l’ultima cosa di cui abbiamo bisogno. Sarà il nostro segreto.»
Con l’aiuto di Ayesha, Alì Babà nascose le monete, poi uscì per andare a vendere la legna che aveva raccolto. Ayesha, invece, non trovava pace. Voleva sapere esattamente a quanto ammontasse la loro fortuna. A un tratto ebbe un’idea: non avrebbe fatto in tempo a contare l’oro e a nasconderlo prima del ritorno di Alì Babà, ma poteva sempre pesarlo.
In casa non avevano mai avuto una bilancia perché non erano abbastanza ricchi per permettersi oggetti di lusso, ma Ayesha era certa che sua cognata ne possedesse una. Perciò corse subito al palazzo di Kassim.
«Una bilancia?» disse Fatima, la moglie di Kassim, che era avida e prepotente quanto il marito e che, per indole, sospettava sempre di tutto. «Certo che te la presto, mia cara. A patto che tu mi dica a cosa ti serve.»
«A niente di speciale» borbottò Ayesha, che non era capace di mentire. «Devo solo pesare qualcosa. Ecco tutto…»
«Tutto qui?» sorrise Fatima, mentre stava già elaborando un piano. «Vado subito a prenderla. Aspettami qui. Non ci metterò molto.»
Fatima corse in cucina, tirò fuori la sua bilancia e strofinò un po’ di grasso su uno dei piatti, sperando che qualche traccia degli oggetti misteriosi di Ayesha rimanesse attaccata sul fondo. Poi tornò dalla cognata, le consegnò la bilancia e le chiese di restituirla al più presto.
Ayesha si precipitò a casa, tirò fuori le monete d’oro dal nascondiglio, le pesò e le rimise al loro posto. Poi riportò la bilancia alla cognata, troppo eccitata per accorgersi che su uno dei piatti era rimasta attaccata minuscola moneta d’oro. A Fatima invece quel dettaglio non sfuggì. La donna prese la moneta e la mostrò subito al marito.

Quella sera Kassim si presentò a casa del fratello. Quando lo vide sulla porta, Alì Babà si allarmò, perché Kassim non si degnava quasi mai di fare visita ai parenti.
«A quanto pare hai fatto fortuna, fratello» disse Kassim, con una smorfia. «Così tanto che tua moglie deve pesare il vostro denaro e può permettersi di dimenticare qualche moneta sulla bilancia.» Kassim tese la mano e mostrò ad Alì Babà una moneta d’oro. Ayesha sussultò.
«Dimmi che cosa sta succedendo» proseguì Kassim. «E non cercare di mentirmi.»
Alì Babà sospirò. Era troppo buono per prendersela con la moglie e in fondo non gli dispiaceva condividere il suo segreto con il fratello. Kassim lo ascoltò in silenzio, con gli occhi che gli brillavano d’eccitazione. Alla fine tornò a casa, determinato a prendersi tutto il tesoro nascosto nella grotta.

«Oh, non importa» disse Alì Babà, quando rimase solo con Ayesha. «È meglio se usiamo quel denaro invece di tenerlo da parte. Potremmo sistemare la casa, comprare dei nuovi abiti per noi e per Ahmed e prendere una serva che ci aiuti in casa. Nessuno ci farà caso.»
Il giorno dopo Alì Babà, Ayesha e Ahmed andarono insieme al mercato a fare spese e trovarono una serva. Si chiamava Margiana ed era una giovane ragazza orfana cresciuta in povertà, che fu molto felice di quel nuovo lavoro.
Nel frattempo Kassim avanzava nella foresta davanti a un codazzo di asini, deciso a recuperare il tesoro della grotta. Giunto di fronte alla parete di roccia, si guardò intorno per assicurarsi che non ci fosse nessuno nei paraggi. Poi si schiarì la gola e gridò: «APRITI SESAMO!».
E la porta nascosta si aprì, proprio come era accaduto ad Alì Babà.
Kassim sorrise ed entrò nella grotta. Accese la torcia che aveva con sé e rimase senza fiato. Alla vista di tutti quei tesori il cuore cominciò a martellargli nel petto. Ma non c’era tempo da perdere. Si voltò e disse subito: «CHIUDITI SESAMO!» per evitare che qualche passante scoprisse la caverna. Poi cominciò a rovistare tra i tesori.

In poco tempo aveva sistemato davanti all’ingresso della grotta una schiera di casse e sacchi colmi d’oro, ma con la mente pianificava già di tornare a prendere il resto e fantasticava su quello che avrebbe potuto fare adesso che era diventato l’uomo più ricco del mondo. Quando fu soddisfatto dei sacchi e le casse che aveva accumulato tornò verso l’ingresso.
In preda all’eccitazione, aprì la bocca per pronunciare la formula magica, ma in quel momento si accorse di aver dimenticato le parole.
La verità era che il cervello di Kassim non era molto capiente, e tutto quel fantasticare e fare piani sul futuro non aveva lasciato spazio per nient’altro. Si ricordava solo che la prima parola magica era “apriti”, e che la seconda era il nome di un seme molto comune…
«Apriti… grano!» gridò, ma non accadde nulla. «Apriti… granoturco!» strillò. «Apriti… orzo! Apriti… riso! Apriti… Oh, santo cielo, apriti e basta!»
Ma la porta, ostinata e impudente, rimaneva chiusa.
Disperato, Kassim picchiò i pugni sulla roccia e all’improvviso vide la porta spalancarsi. Ma il sollievo svanì in fretta, perché fuori, ad aspettarlo, c’erano i quaranta ladroni, e non avevano un’espressione rassicurante. Il capo sfoderò la spada – era una scimitarra enorme, curva e affilata – e si fece avanti, spingendo Kassim dentro la grotta. L’uomo inciampò e cadde.
I banditi avevano cominciato a insospettirsi quando erano arrivati in prossimità della caverna e avevano visto gli asini di Kassim. Adesso che avevano trovato una conferma ai loro sospetti non smettevano di fare domande ed erano furibondi. Il capitano uccise Kassim e lo fece a pezzi. I suoi uomini appesero i resti del corpo all’interno della caverna come monito per i futuri visitatori.
Poi lasciarono la grotta e sparirono nella foresta.
Scese la notte. Fatima aspettava trepidante l’arrivo del marito. Continuava a pensare a tutto l’oro e i gioielli che lui aveva promesso di portarle. Ma le ore passavamo ...
Indice dei contenuti
- Copertina
- Frontespizio
- Viaggio ai confini del mondo. LA STORIA DI GIASONE E DEL VELLO D’ORO
- La spada nella roccia. LA STORIA DEL GIOVANE ARTÙ
- Il favoloso genio. LA STORIA DI ALADINO E LA LAMPADA MAGICA
- Il supereroe. LA STORIA DI ERCOLE E DEL MOSTRO CACO
- Il fantastico viaggio di Sindbad. LA STORIA DEL MARINAIO SINDBAD
- Il terribile drago del lago. LA STORIA DI GIORGIO E IL DRAGO
- Apriti sesamo!. LA STORIA DI ALÌ BABÀ E I QUARANTA LADRONI
- Il mostro mangia-uomini. LA STORIA DI TESTO E IL MINOTAURO
- La freccia d’argento. LA STORIA DI ROBIN HOOD
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