Sempre più bello
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Sempre più bello

Il racconto di Marta, Federica e Jacopo

  1. 208 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Sempre più bello

Il racconto di Marta, Federica e Jacopo

Informazioni su questo libro

A Marta il coraggio non è mai mancato, ma adesso si trova di fronte alla sfida più grande che abbia mai affrontato: una delicata operazione grazie alla quale potrebbe dire addio alla mucoviscidosi, la malattia che la affligge da quando è una bambina. Se in sala operatoria deve entrare da sola, affidata alle mani di un burbero dottore col cuore apparentemente di ghiaccio, quando esce ci sono i suoi amici di sempre ad aspettarla. E forse anche l'amore. Perché nella vita, Marta lo sa bene, le cose cambiano in continuazione: ci si lascia per poi ritrovarsi, si trasloca in una casa nuova, si incontrano pezzi di famiglia che si credevano perduti e non più recuperabili... e non sempre tutto va come vorremmo. Ma anche quando sembra che il peggio sia dietro l'angolo ad aspettarci, tutto all'improvviso può trasformarsi e tornare a essere bello. Anzi, sempre più bello.

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Informazioni

Print ISBN
9788891586032
eBook ISBN
9788865977125
1

Marta

Buio.
Vedo tutto buio.
Sono sdraiata con gli occhi chiusi, so che fuori c’è la luce ma non posso aprirli. Il corpo è rigido sopra questa superficie dura e fredda, le mani intrecciate sul petto. Nemmeno la voce può uscire, eppure vorrebbe gridare. Però posso sentire, sento tutto quello che succede. Qualcuno sta piangendo.
«Sembri una gallina strozzata! Non sai piangere con un po’ di classe?»
«Ah, certo, tu sei più bravo, frignone come sei! Vuoi che invertiamo i ruoli? Faccio io il prete?»
Oddio, ma è possibile che questi due litigano anche al mio funerale?
«No, trovo che l’abito nero mi doni…»
«Sì, vestito di nero stai benissimo! Anzi, sai cosa pensavo? Che per la festa di sabato pomeriggio dovresti mettere la maglietta nera, quella di Lady Gaga che ti abbiamo regalato per il tuo comple…»
«Pronto?!» salto su di botto. «Qui c’è qualcuno in attesa dell’estrema unzione, la smettete di distrarvi? Il momento è serio e drammatico!»
Altrettanto di botto richiudo gli occhi e mi sdraio di nuovo, nella stessa posa da morto che avevo prima.
«Sì, scusa» balbetta Federica, «hai ragione… Dove eravamo rimasti?»
«Tu piangevi come una gallina e io stavo per benedire la bara con l’acqua santa» prosegue Jacopo, che indossa un elegante vestito a tunica in pura seta di un certo Yves Saint Laurent, che non so chi sia ma so che se la nonna si accorge che glielo abbiamo preso ci mette in punizione per il resto dei nostri giorni. Vabbè che per me non sono tanti…
«Addio, amica mia adorata» piagnucola Federica tirando su col naso, e posa delicatamente un bacio sulla mia fronte.
«L’eterno riposo dona a Marta, oh Signore dei cieli, dei microfoni karaoke e degli skate park. Riposa in pace, amen.»
Lievi goccioline benedette iniziano a piovermi addosso. Ehi, un momento, da quando l’acqua santa profuma di Chanel N.5?
Spalanco le palpebre e colgo Jacopo nell’atto di spruzzare per aria, con fare assorto e grande raccoglimento, ettolitri di quel prezioso liquido che la nonna (e credo anche una certa Marilyn Monroe) usa sempre con grande parsimonia, perché ne bastano poche gocce e soprattutto perché costa un occhio della testa, come mi ripete spesso.
«Sei matto? Cosa cavolo ti viene in mente di usare lo Chanel come acqua santa?» sbraito, alzandomi in piedi in piena resurrezione.
«Perché, scusa? Più santo dello Chanel…»
«Ridammelo subito, la nonna ci ammazza, così poi il funerale ci sarà per davvero, il mio e anche il vostro!»
Jacopo mi consegna la boccetta e si toglie l’abito nero. Ha l’accortezza di appoggiarlo con cura sopra la cassa su cui ero distesa fino a un momento fa, evitando che si spiegazzi, poi sbuffa e mi dice: «Questo gioco è una noia. Perché dobbiamo inscenare il tuo funerale? Ok che sei malata di mucociccicosi ma non hai ancora dieci anni, non possiamo, che ne so, giocare di nuovo al matrimonio? Così almeno se devo fare il prete è per un’occasione divertente».
«Dopo tutto questo tempo ancora non hai imparato a dirlo…» sospira Federica.
«Mu-co-vi-sci-do-si. Ho una dannata, stupidissima, odiosissima mucoviscidosi!» grido.
«Okaaay, non ti scaldare. È che è un nome così orrendo…»
E non sai quanto è orrenda lei, la malattia di cui soffrono i miei polmoni. Ultimamente non sono stata tanto bene, ho avuto parecchia tosse e la nonna si è preoccupata. Non mi fa nemmeno andare a pattinare allo skate park con gli altri, che è la cosa che mi piace di più fare. Secondo lei ai giardini respiro troppa polvere, anche se in realtà ce n’è molta di più in questa soffitta. Del resto non lo sa che io e gli altri ci rintaniamo quassù. Comunque non può tenermi chiusa in casa per sempre… Mi sento proprio come se fossi dentro una bara. Il medico dell’ospedale, quello simpatico che ogni tanto mi regala le caramelle che frizzano, ha detto che la situazione per ora è sotto controllo, che basta continuare con le medicine e gli aerosol. Ha parlato di un trapianto di polmoni, come soluzione estrema, un’operazione che potrebbe guarirmi ma solo se diventa davvero necessario. Non adesso, tra molto, molto tempo. Forse. Lo spero, perché io di farmi operare proprio non ne ho voglia.
Non ho voglia nemmeno di avere la muco, vorrei non doverci pensare e andare fuori a giocare come tutti gli altri. Credevo che inscenare il mio funerale mi avrebbe aiutato ad allontanare la paura, invece mi ha solo reso più triste, e lo stesso vale per Jaco e Fede. Hanno ragione, qualsiasi cosa accada, sono ancora troppo piccola per immaginare la mia morte. Meglio mettere in scena uno spettacolo diverso, tenero e divertente e pieno di speranza. Non mi farò fregare dalla paura.
Solo che Zac Efron non mi piace più, non se ne parla di sposarmi con lui. Il suo volto appiccicato con lo scotch sul manichino di legno mi guarda sorridente, inconsapevole e un po’ stropicciato. Ormai pure lui è ricoperto di polvere, dimenticato in un angolino della soffitta… Chi sarà il prossimo di cui mi innamorerò?
All’improvviso mi sento stanca, e ho freddo. Un piccolo brivido mi scuote la schiena. Vorrei dormire, prolungare il mio sonno per un tempo indefinito, in silenzio, senza che nessuno mi disturbi. Se non fosse per queste voci, voci di persone che non conosco e che si affaccendano attorno a me, e per questo rumore intermittente, che non smette mai…
Bip, bip, bip
2

Marta

Bip, bip, bip
Buio.
Vedo tutto buio.
Non riesco a muovermi, vorrei sollevare le palpebre ma sono pesanti come macigni, sembrano incollate. Questa voce però la riconosco, mi sta chiamando…
«Marta, Marta! Mi senti? Forza piccola, è ora di svegliarsi.»
Una mano calda mi dà dei leggeri colpetti sulla guancia, un bagliore di luce penetra attraverso le ciglia e colpisce i miei occhi. Dura un istante, li richiudo subito, ma la voce è sempre lì a incoraggiarmi.
«Dai che ci sei, forza!»
Ho la bocca impastata da un saporaccio terribile, cerco di tenere gli occhi aperti e lentamente le immagini si fanno più nitide. Metto a fuoco un volto, è del dottor Caponi: mi osserva dall’alto, sorride. Strano, non è da lui.
«Eccoti, bentornata.»
Provo a parlare, ma le labbra secche e la lingua felpata non me lo consentono. E poi sono esausta.
«Non ti sforzare, è ancora troppo presto. Sappi però che è andato tutto bene, sei stata brava. E hai due polmoni nuovi di zecca.»
Dove mi trovo? Credevo di essere nella soffitta della nonna insieme a Jaco e Fede… Evidentemente non è così, lì era molto più bello, non c’era questo letto con le sponde grigie e le lenzuola ruvide. Un ago e un tubicino spuntano dal dorso della mia mano e ho il dito infilato in un apparecchietto collegato a dei monitor. Sono loro che fanno bip in continuazione. Buon segno, almeno vuol dire che sono viva, ho fregato la muco anche questa volta.
All’inizio le immagini sono confuse, si agitano nella testa in frammenti impazziti: l’ascensore, la barella, i miei amici che mi salutano alzando i pollici. Poi gli infermieri, i medici, conta fino a dieci, mi dice l’anestesista, e io lo faccio però non so fino a che numero arrivo prima di svanire. Piano piano i ricordi riaffiorano alla memoria, si mettono in fila uno dopo l’altro come bravi soldatini dopo una battaglia.
Gabriele.
Non sono riuscita a chiamarlo, volevo dirglielo che il donatore di polmoni finalmente era arrivato, che stavo per essere operata. Avrei voluto salutarlo, ascoltare di nuovo la sua risata dolce, fargli sapere che non mi importava più niente di quello che era successo, della sua gelosia. L’unica cosa importante eravamo noi, io e lui, stare insieme. Che stupida, non cambio mai, quando si tratta di combinare casini sono sempre in prima fila. Ma tu lo sai già, che non so prendere le decisioni giuste, che la bilancia dentro di me pende sempre dalla parte più irrazionale. Che sono una matta. Mi perdonerai? Verrai lo stesso da me? Già, ma chissà dove sei…
Bip, bip, bip
I primi tempi fatico a stare sveglia. Dopo l’operazione mi hanno tenuto sedata a lungo, in una specie di coma indotto dai farmaci, così mi hanno spiegato, per non affaticare il corpo e lasciargli il tempo di riprendersi. In sostanza mi hanno bombardato con una dose talmente alta di droghe che per smaltire lo sballo ci vorrà un bel po’.
Dario passa a controllarmi tutti i giorni; anche se non sempre mi sorride mi fa piacere vederlo, la sua presenza è diventata confortante quasi quanto lo era quella del dottore prima di lui, il mio vecchio e amato dottor Bianchi. Sono sicura che è stato avvertito della mia operazione, appena sarà possibile gli scriverò.
Nel frattempo me ne dovrò stare buonina in terapia intensiva per molti giorni, e per ora non se ne parla di avere visite; non lasciano nemmeno che qualcuno venga a farmi ciao da dietro il vetro, le tendine attorno al mio letto sono sempre tirate. Fede e Jaco mi mancano da morire, e Gabri ancora di più. I miei polmoni saranno anche nuovi, ma sento un gran peso sul cuore per aver lasciato le cose in sospeso con lui, per non sapere come sta, se è ancora a Parigi, se gli importa di me.
Oggi però c’è una novità, lo capisco subito dalla faccia del dottor Caponi. Di solito è talmente inespressivo e distaccato che non appena qualcosa si muove sotto la superficie della sua pelle diventa impossibile non notarlo, anche se si tratta di un cambiamento minimale: un sopracciglio lievemente rialzato a esprimere un dubbio, un accenno di broncio che denoti preoccupazione… o una leggera curvatura delle labbra, come in questo caso. Si direbbe quasi un sorrisetto beffardo.
«Buongiorno, Marta. Come ti senti?»
«Meglio, direi. Sempre un po’ meglio.»
«Questo è l’importante. Non ti ho detto nulla nei giorni scorsi, perché eri ancora troppo debole, ma i tuoi amici non hanno mancato un ricevimento, sono venuti tutti i pomeriggi a informarsi su come stavi. Ti porto i loro saluti, e anche qualcos’altro.»
«Un regalo? Mi ci vorrebbe proprio! Non vedo l’ora di riabbracciarli…»
«Dovrai avere un pizzico di pazienza, ma da domani potrai almeno salutarli attraverso il vetro del reparto. Con loro c’era anche un’altra persona, c’è stata fin dall’inizio, e mi ha dato questo per te.»
Il mio cuore accelera mentre il dottore mi passa un bigliettino piegato in due, batte così forte che ho paura che il macchinario che rileva i miei parametri vitali possa impazzire. Apro il foglietto e con gli occhi velati dalle lacrime leggo: Ti aspetto, amore.
Sono solo tre parole, ma so da chi arrivano e mi sembrano le più belle che io abbia mai letto in vita mia. Dunque Gabriele è qui! In fondo lo sapevo che sarebbe venuto, nonostante tutto. O forse era solo una speranza, ma così forte che mi ha fatto indicare il suo nome, quando prima dell’operazione mi hanno chiesto chi volessi autorizzare alle visite, considerato che non ho parenti. Così forte che è diventata realtà.
Ero anche certa che i miei due t...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Sempre più bello
  4. 1. Marta
  5. 2. Marta
  6. 3. Federica
  7. 4. Jacopo
  8. 5. Federica
  9. 6. Marta
  10. 7. Rebecca
  11. 8. Marta
  12. 9. Marta
  13. 10. Jacopo
  14. 11. Federica
  15. 12. Marta
  16. 13. Jacopo
  17. 14. Marta
  18. 15. Gabriele
  19. 16. Federica
  20. 17. Jacopo
  21. 18. Federica
  22. 19. Marta
  23. 20. Gabriele
  24. 21. Marta
  25. 22. Jacopo
  26. 23. Marta
  27. 24. Federica
  28. 25. Jacopo
  29. 26. Marta
  30. 27. Gabriele
  31. Copyright