Le più belle storie del balletto
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Le più belle storie del balletto

  1. 128 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Le più belle storie del balletto

Informazioni su questo libro

Le più delle storie del balletto: sei suggestivi racconti per danzare in compagnia di Cenerentola, lo Schiaccianoci e tanti altri personaggi. Una splendida raccolta illustrata per viaggiare con la musica e la fantasia verso terre incantate, popolate da meravigliose principesse, magici animali e potenti fate.

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Informazioni

Print ISBN
9788891582782
eBook ISBN
9788865977156

La Bella Addormentata

ALLA CORTE DEL RE FLORISTANO era in corso una grande festa per il battesimo della piccola Aurora, la principessina bella come un’alba.
Tra gli invitati c’erano anche le fate del regno, pronte a offrire i loro doni ad Aurora. Tutti i presenti si radunarono attorno alla culla per assistere alla scena.
«Ti porto in dono l’onestà» annunciò la prima.
«Da me riceverai il dono della grazia» ribatté la seconda.
«Io ti offro il canto» aggiunse la terza.
«E io la gentilezza» intervenne la quarta.
Per ultima, si fece avanti la Fata dei Lillà, la più potente e saggia. «Il mio dono per te…» esordì, ma si interruppe prima di finire la frase. Dalla porta giunsero le grida delle guardie e subito dopo una carrozza irruppe nel castello: aveva le fattezze di un gatto feroce ed era trainata da sei enormi ratti. Un’ombra nera come la notte strisciò fuori dalla carrozza: era Carabosse, la fata malvagia.
«Che splendida festa!» disse indirizzando uno sguardo di fuoco a re Floristano e alla regina. «Peccato non essere stata invitata!»
Il maestro di cerimonie si fece avanti. «È colpa mia» farfugliò. «Devo aver dimenticato l’invito.»
«Dimenticare il mio invito? Molto stupido da parte vostra!» Carabosse schioccò le dita e la parrucca del maestro di cerimonie volò via. Quindi, la fata malvagia si volse verso i sovrani. «Anche io ho un dono per la principessina» annunciò con un ghigno inquietante.
Carabosse si avvicinò ad Aurora, fece volteggiare il suo scettro sopra la culla e disse: «Nel giorno del suo sedicesimo compleanno, la principessa si pungerà il dito con il fuso di un arcolaio e morirà!».
Subito dopo un lampo di magia avvolse la culla. Carabosse proruppe in una risata fragorosa, risalì sulla carrozza e ripartì, lasciandosi alle spalle una scia di fuoco.
La Fata dei Lillà si precipitò al capezzale della piccola Aurora, che dormiva, ignara di tutto. «Non preoccupatevi, Maestà!» disse al re e alla regina. «Devo ancora offrire il mio dono alla principessa. Purtroppo la magia di Carabosse è troppo potente anche per me. Non posso fermarla, ma posso attenuarla! Ecco, dunque, il mio dono per la Principessa Aurora: quando si pungerà il dito con il fuso non morirà, ma cadrà in un sonno profondo e si risveglierà dopo cento anni, grazie al bacio del vero amore.»
Trascorsero sedici anni, durante i quali la Principessa Aurora crebbe onesta, gentile, aggraziata, dotata nel canto, proprio come avevano voluto le fate. E il suo dito non sfiorò mai alcun fuso, perché Re Floristano aveva messo al bando ogni singolo arcolaio del regno.
Per il sedicesimo compleanno della principessa, il sovrano organizzò una grande festa nel giardino del castello. Se al battesimo erano stati invitati soltanto i nobili e le fate, in quell’occasione le porte del palazzo furono aperte a tutti gli abitanti dei villaggi vicini.
Gli invitati portarono alla principessa doni di ogni sorta: soffici coperte, frutta fresca e dolci prelibati. A un certo punto un’anziana donna prese la principessa da parte e le mise un oggetto nel palmo della mano.
«Che cos’è?» chiese Aurora.
«Non ne hai mai visto uno prima?»
«Mai» disse la principessa. «A che cosa serve?»
«Tienilo stretto tra le dita mentre danzi e lo scoprirai» le suggerì l’anziana donna.
Aurora afferrò quell’oggetto misterioso e tornò a danzare con gli amici. «Guardate che cosa mi ha regalato quell’anziana signora laggiù!» disse volteggiando. «Non avevo mai visto niente di simile!»
La regina si voltò e subito impallidì. «Aurora…» gridò.
Ma ormai era troppo tardi: la principessa si bloccò e sollevò una mano tremante, mostrando una goccia di sangue tonda e brillante come una coccinella.
L’anziana donna scoppiò in una fragorosa risata e gettò a terra lo scialle, svelando il suo volto. Era la perfida Carabosse, e il dono offerto ad Aurora era il fuso di un arcolaio.
«Finalmente, la mia maledizione si è compiuta!» esclamò prima di sparire in una grande nuvola di fumo nero.
In quel momento Aurora cadde a terra. Il re e la regina accorsero al suo fianco, ma fu tutto inutile. La fanciulla sembrava morta.
«Non è morta» sussurrò la voce della Fata dei Lillà, lieve come una brezza estiva. «Sta solo dormendo, ricordate? E continuerà a dormire tranquilla per altri cento anni…»
E mentre il sole calava all’orizzonte, la fatina volò da un angolo all’altro del giardino, agitando la sua bacchetta e spargendo scintille di magia su tutti i presenti. Quando ebbe terminato il suo compito, salì verso il cielo. Nel frattempo uomini e donne, grandi e bambini, persino gli animali e i pesci della fontana, erano già caduti in un sonno profondissimo.
Trascorsero cento anni. Attorno al castello i rovi crebbero altissimi fino a formare una foresta che nascondeva persino le mura. La storia della principessa che giaceva addormentata nel suo palazzo si trasmise di villaggio in villaggio, ma nessuno sapeva dove si trovasse la fanciulla.
Poi un giorno un principe si ritrovò a vagare nella foresta di rovi. Si era perso durante una cavalcata ed era molto stanco e affaticato perché da qualche notte uno strano sogno turbava il suo sonno.
Il principe si fermò a riposare sotto un albero e si addormentò. Per l’ennesima volta sognò una principessa che giaceva immobile su un letto ricoperto di velluto. Era così bella che il principe non poteva resistere alla tentazione di posare le sue labbra su quelle della fanciulla. Subito lei si portava una mano tremante alla bocca, come per trattenere il calore lasciato dal bacio. E infine apriva gli occhi…
Solitamente, il sogno s’interrompeva in quel punto, ma quel giorno proseguì. Una luccicante fatina vestita di lilla comparve davanti al principe.
«Principe Florimondo…»
«Sì?»
«Amate questa fanciulla?»
«La amo.»
«A causa di una maledizione dorme da cento anni, in attesa che un principe vada a salvarla. Solo il vero amore può risvegliarla. Desiderate trovarla?»
«Lo desidero più di ogni altra cosa.»
«Allora aprite gli occhi. Cento anni sono quasi passati.»
Il principe si risvegliò nella foresta di rovi. Armato di spada, si fece strada tra gli arbusti e giunse fino all’ingresso del castello. Sui gradini due guardie russavano sonoramente e dietro la porta altri due paggi sedevano a terra scomposti.
Una scia luminosa color lilla lo guidò lungo corridoi polverosi e attraverso grandi sale, affollate di dame e cavalieri, anch’essi addormentati.
Il principe proseguì, imboccando una scala stretta. Penetrò una cortina di ragnatele e giunse davanti a una porta tempestata di pietre preziose. Quando aprì la porta vide la principessa dei suoi sogni, sdraiata s...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. 1. LA BELLA ADDORMENTATA
  4. 2. COPPELIA
  5. 3. IL LAGO DEI CIGNI
  6. 4. L’UCCELLO DI FUOCO
  7. 5. CENERENTOLA
  8. 6. LO SCHIACCIANOCI
  9. Copyright