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Informazioni su questo libro
«Il Signore mi condusse»: le parole iniziali del Testamento di Francesco rappresentano, per l'autore di questo libro, la chiave di lettura intima e fondativa della sua esistenza e dei suoi scritti. Lasciarsi condurre da Dio significa consegnarsi a Lui come figli, come fratelli. Ecco la scoperta di Francesco: si è figli nella misura in cui si accetta di essere fratelli, e si è fratelli nella misura in cui si rimane nell'obbedienza fi liale. In questo avvincente ritratto psicologicospirituale del santo di Assisi, Giovanni Salonia fa emergere dall'analisi dei testi – agiografi a e scritti – il Mistero Pasquale incarnato nel cuore e nell'esistenza di Francesco. Nel Mistero Pasquale vengono guarite le ferite della figliolanza e della fraternità e si diventa custodi del fratello. Francesco vuole per i suoi frati, i suoi seguaci, la «vera e perfetta letizia» (risuonano le parole di Gesù: «perché la vostra gioia sia piena»). Francesco mette in guardia dalle trappole segrete del cuore che conducono a derive di frustrazione e di fallimento. Come ben dimostra questo volume, conoscenza del cuore dell'uomo, aderenza intima e totale al Vangelo fanno della vita e degli insegnamenti di Francesco una lezione fondamentale anche per l'oggi.
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Informazioni
PREMESSE
Sorella, fratello che ti accingi a leggere questo testo, ti ringrazio per la fiducia e l’attenzione che mi doni. Con gioia e con trepidazione condivido queste pagine nate dal mio antico e sempre nuovo amore per Francesco d’Assisi. Ti offro delle premesse che possono servire da orientamento nel succedersi dei diversi capitoli.
* * *
Non si tratta di un testo storico anche se deve molto agli storici. Mi sento grato e debitore nei confronti di tanti studiosi di storiografia francescana, e in particolare a quelli citati lungo il testo. Le loro preziose ricerche rimangono garanzia di autenticità e di intendimento (denotativo e connotativo) delle agiografie e degli scritti di Francesco. Partendo dai loro risultati mi sono accostato ai testi francescani, che ho letto e riletto per riascoltare la musica che vibrava nel cuore di Francesco d’Assisi. Il sapere storico è infatti condizione necessaria ma non sufficiente per comprendere il cuore di Francesco. Tale comprensione richiede una multidisciplinarità dentro la quale, dal punto di vista epistemologico, rivestono a mio avviso un primato indiscutibile lo studio del cuore umano (la psicoterapia) e del mistero di Dio (la teologia). Ho scelto la Terapia della Gestalt – tra le tante presenti nel panorama terapeutico – perché focalizza nella comprensione della persona i vissuti corporei relazionali ossia sentimenti, intenzionalità, azioni e stile relazionale. Per quanto riguarda la teologia spirituale, poi, ho cercato di fare emergere dall’analisi dei testi – agiografia e scritti – il Mistero Pasquale incarnato nel cuore e nella esistenza di Francesco. Sono convinto che contaminando diversi saperi (storico, psicoterapeutico, teologico) ci si accosta con umiltà e passione alla conoscenza, che non sarà mai né piena né esaustiva, dell’esperienza di Francesco di Assisi. Ho cercato inoltre di applicare la lezione umana e cristiana di Francesco alla postmodernità e ai processi di gruppo. Mi sono interessato alla Psicologia Sociale da giovane studente con il prof. Erminio Gius, anch’egli docente all’Università Antonianum: lo ringrazio adesso anche per la sua puntuale e pregnante postfazione al presente libro. In qualità, poi, di docente di Psicologia Sociale, ho accettato la sfida e i rischi connessi al tentativo di declinare il messaggio di Francesco nell’attuale contesto culturale. Non è semplice, a livello sociologico, mettere insieme contesti culturali così diversi come il Medioevo e la Postmodernità, tuttavia la prospettiva “psicologica” nella sociologia – ossia l’influsso del sociale nei modelli relazionali – presenta dei paradigmi che permettono la traduzione della lettura dei vissuti antropologici di base (soggetto e relazione, vita e significato) in diversi contesti culturali (è la ragione per cui rimangono attuali in ogni periodo storico poesia, arte, Parola di Dio).
A questo punto, mi sembra opportuno esplicitare le mie precomprensioni e le prospettive che mi hanno guidato.
La mia passione per Francesco è stata sempre presente nel mio pensare, parlare, scrivere di lui. Mi affascina il modo in cui Francesco rende visibile, tangibile la valenza umana della fede. In lui si comprende come quel che è veramente cristiano è sempre anche profondamene umano, e ogni dimensione umana è anticipo e preparazione alla fede. Mi sento da questo punto di vista in sintonia con Dalarun, che commentando la quinta Ammonizione afferma che Francesco integra creazione e incarnazione. Proprio recentemente il Santo Padre, nel secondo capitolo della Laudato si’, ha parlato di “Vangelo della Creazione”, connettendo in modo scultoreo creazione e incarnazione. Creati in vista del Figlio.
Reputo un dono aver potuto sostenere il mio innamoramento per Francesco d’Assisi con gli studi nell’Istituto Francescano di Spiritualità della attuale Università Pontificia Antonianum. Un dono inatteso. Ero già stato destinato a studiare a Roma psicologia dell’educazione, quando il provinciale del tempo, P. Pacifico Formica, mi chiese di rinunziare ad andare a Roma per questi studi e di rimanere in Sicilia per collaborare con il Maestro dei Novizi. Risposi di sì: fu una fortuna. Al noviziato ci organizzammo in modo che fu possibile iscrivermi e frequentare in periodi ben precisi i corsi di “Spiritualità francescana” dell’Antonianum. Erano i primi anni della fondazione di questo Istituto e si respirava l’entusiasmo e la vitalità propri degli inizi. Fu un’esperienza fondamentale. Che passione e che competenza negli insegnamenti di Kajetan Esser, che ci presentava le Ammonizioni con il suo umorismo germanico («Francesco ha detto di mangiare “da”, ma non tutto quello che vi presentano»); di Lazzaro Iriarte, che ci delineava gli elementi genuini della vocazione francescana con il suo ritmo lento ma ricco di sapienza («Siamo buoni. Ci manca il coraggio di diventare migliori»); di Luigi Pellegrini, che ci introduceva in modo appassionato nel contesto storico della conversione di Francesco (e insisteva sul fatto che l’abbraccio al lebbroso precede il dialogo con il Crocifisso di San Damiano) e che oggi ringrazio anche per la prefazione autorevole e preziosa alle presenti pagine! Erano anni in cui le intuizioni e le scoperte del Sabatier avevano messo in luce la sapienza degli Scritti di Francesco e si preparava la versione italiana (per cui io potei usufruire a quel tempo solo del tomo Francisci Assisiensis Scripta, Ad Aquas Claras). Il mio fascino nei riguardi di Francesco mi portò a un continuo approfondimento della storia, dei testi su e di Francesco. Ascoltavo incantato studiosi quali Miccoli, Matura, Leonardi, Merlo, Optato Van Asseldonk, Schmucki, nonché la nuova generazione (Maranesi, Dozzi, Accrocca e altri). Per ognuno dei miei docenti di francescanesimo sento una grande gratitudine: hanno delineato con rigore scientifico, dentro e al di là del fenomeno francescano, il vero profilo di Francesco figlio di Pietro di Bernardone e di Madonna Pica.
* * *
Storia di Francesco e del francescanesimo, Terapia della Gestalt, Teologia Spirituale e Psicologia Sociale mi hanno condotto progressivamente a una mia visione di Francesco.
Nel titolo ho espresso quella che a me pare la chiave di lettura dell’esperienza umana e cristiana di Francesco: «Il Signore mi condusse». Un’affermazione che rivela il punto di arrivo di un lungo cammino per riconoscere dentro di sé, nel Vangelo e nella Chiesa, la voce del Signore, per consegnarsi a Lui e da Lui lasciarsi condurre: i Testamenti come culmen et fons dell’esperienza umana e cristiana di Francesco.
Francesco ha imparato ad accettare la povertà dell’essere gettato nel mondo senza protezione genitoriale o ecclesiale, e a consegnarsi all’unico Padre che è nei cieli, senza paura e senza orgoglio. Il Padre gli dona dei fratelli da amare nella reciprocità, senza volontà di dominio o di sottomissione. L’espropriarsi della propria volontà per consegnarla a Colui che ci conduce è garanzia di vera e perfetta letizia. Essere figlio come scelta di autonomia e non di debolezza. Essere figlio come punto di arrivo di una maturità che accetta e vive nella fiducia la propria identità di figlio («Chi sei Tu, o Dio?» – «Chi sono io?»). Per Francesco, è nel sentirsi figlio da uomo maturo che è possibile essere fratelli in modo genuino. Così anche con i fratelli ci si espropria della propria volontà per viverla in un’obbedienza che è amore. Non per nulla, vuole lo Spirito Santo come «Ministro Generale» dei frati. Per Francesco («Ego frater») siamo fratelli del Fratello Cristo, Figlio che per restare tale si consegnò alla morte. Siamo fratelli del povero, del lebbroso, del peccatore; siamo fratelli dei fratelli che il Signore ci dona. Fratelli, solo fratelli: anche noi poveri, lebbrosi, peccatori, donati. «Il Signore mi condusse»: l’autobiografia di Francesco. Condotto dal Signore, Francesco fa sgorgare dal proprio cuore un canto (senza o con la cetra): il Cantico dei doni («Il Signore mi diede»: l’inno che vibra nell’incipit del Testamento) e il Cantico delle Creature, che canta il Vangelo della Creazione, dell’Incarnazione e della Redenzione.
* * *
Ho molti debiti di gratitudine per questo libro.
Alcuni fanno parte dello sfondo. Grazie ai tanti frati delle famiglie francescane (Conventuali, Frati Minori, Cappuccini, Terzo Ordine Regolare), che ho incontrato in Italia e all’estero. Grazie ai fratelli della Provincia religiosa dei cappuccini di Siracusa: con loro ho sperimentato nella concretezza della quotidianità le gioie e le fatiche dell’essere fratelli alla sequela di Francesco. Grazie al compianto mons. Luigi Padovese, allora Preside, che mi invitò a insegnare all’Istituto di Spiritualità Francescana. Grazie all’indimenticabile F. Francisco Iglesias, che da Vicario Generale dei Cappuccini mi spinse a rileggere sul versante formativo il carisma francescano in tanti convegni per formatori di tutto il mondo. Grazie a P. Venanzio Reali, biblista, poeta, artista, che da ministro provinciale di Bologna mi chiamò per primo, nel lontano 1980, a tenere dei corsi di formazione ai suoi frati. Grazie a F. Serafino Di Pasquale, superiore della fraternità, il cui affetto e la cui stima mi hanno sostenuto in quei primi anni.
Qualche altro grazie appartiene alla figura presente. Ad Agata Pisana, che con competenza, con dedizione generosa ha curato ogni dettaglio di questa pubblicazione, e ad Antonio Sichera, che ha accompagnato questo libro rivedendone con me stile e contenuti.
In ultimo, mi piace dedicare con gratitudine filiale e fraterna queste pagine alla Fraternità Provinciale dei frati minori cappuccini di Siracusa, che celebra quest’anno un anniversario e un evento speciale: proprio 450 anni or sono, il Capitolo Generale dei Frati Cappuccini, visto il numero elevato di frati, decideva di dividere la Sicilia in tre grandi fraternità provinciali, seguendo il criterio delle tre valli: Val Demone (Messina), Val di Mazara (Palermo), Val di Noto (Siracusa). Nel 2023, a causa della carenza numerica, le tre province porteranno a compimento il processo di (ri)unificazione in unica fraternità cappuccina di Sicilia. Dopo 450 anni, la Provincia di Siracusa chiude la sua storia particolare per (ri)entrare nella storia dei Cappuccini di Sicilia. È la fraternità provinciale nel cui grembo sono nato francescano e con la quale sono stato coinvolto, in tanti modi, nei processi di crescita. Una fraternità che nei suoi 450 anni ha dato alla Chiesa e al territorio “frati del popolo”: frati santi, illustri, semplici che hanno reso presente Francesco d’Assisi, con il suo messaggio di fraternità minoritica, di povertà, di fedeltà alla Chiesa, con il suo amore a “Dio Creatore, Redentore e Consolatore” e alle Creature sorelle e fratelli.
Chiudo dicendo che mi piace pensare questi ringraziamenti e questa dedica come un cantico di lode per ogni sorella e ogni fratello che ho incontrato nella vita e che, con sfumature e con intensità differenti, «de te Altissimo, porta significazione».
F. Giovanni Salonia
Modica, 28 maggio 2021
450mo anniversario costituzione
Provincia Frati Cappuccini di Siracusa
PRESENTAZIONE
Per presentare il lavoro di Giovanni Salonia sono tentato di utilizzare il titolo di un intervento di quel raffinatissimo filologo che è stato Giovanni Pozzi San Francesco “di seconda mano”. La precisazione è d’obbligo: uno studio “di prima mano” è un prodotto per gli “specialisti”, il cui lavoro è spesso troppo condizionato dai canoni dell’arte storiografica e, a volte, ne è perfino succube. L’essere un elaborato di “seconda mano” non toglie alcunché alla validità degli esiti, anzi li rende più vivi e partecipi e permette di scavare in profondità sul messaggio del santo di Assisi e sulla sua attualità nelle diverse prospettive di orientazione delle varie “cure”, per usare un termine caro all’autore, che, di volta in volta, coinvolgono l’impegno di ciascuno a tutti i livelli. Chiariamo subito: anche l’autore è uno specialista, ma di una disciplina diversa (e aliena?) rispetto a quella dello storiografo. Passi per la psicologia, che anche chiunque tenti di ricomporre con rigore una storia può e deve utilizzare per una comprensione più approfondita del suo personaggio; ma porlo sul lettino della psicoterapia, utilizzando i metodi della Gestalt (il termine ricorre ben 48 volte nel volume di Salonia), può quantomeno sembrare strano. Eppure i risultati meritano attenzione.
Mi permetterò ulteriori precisazioni. Scorrendo l’elenco bibliografico alla fine del volume ho notato una sessantina di titoli estranei alle normali citazioni storiografiche, in buona parte pertinenti alle scienze umane e in particolare alla psicologia. In tale elenco bibliografico spiccano 25 titoli di saggi dello stesso Salonia, a evidenziare i suoi interessi scientifici alieni rispetto alla disciplina storiografica e al di fuori del perimetro del francescanesimo, salvo tre o quattro contributi che rientrano in quell’ambito.
Questo non significa che l’argomento affr...
Indice dei contenuti
- Copertina
- Quarta
- Autore
- Frontespizio
- Colophon
- Indice
- PREMESSE
- POSTFAZIONE DI ERMINIO GIUS
- BIBLIOGRAFIA