
- 176 pagine
- Italian
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eBook - ePub
Solo storie di sesso
Informazioni su questo libro
In molte narrazioni contemporanee il sesso è raccontato dentro gli schemi rodati dell'iniziazione e della perdizione. Per quanto apparentemente distanti, questi due modi sono le due facce di una stessa medaglia: è difficile raccontare persone adulte che hanno esperienze sessuali (più o meno convenzionali) senza nasconderle dietro prudenti forme di pudore narrativo. In questa raccolta troviamo invece storie di persone che sviluppano un proprio linguaggio del sesso – e del rapporto di coppia inteso nel senso più ampio e più profondo – scoprendo un modo diverso da quello tradizionale per connettersi agli altri. Questi racconti vanno ostinatamente contro una concezione patriarcale della coppia e una visione proprietaria del sesso e dell'amore. Senza nessuna ricetta, e pure nessun ritorno agli anni settanta, Francesco Pacifico si avventura in un'indagine sincera e radicale sulle colonne d'Ercole della monogamia. Dimenticando i falsi tabù, Solo storie di sesso trascina così il lettore in un'utopia postorgasmica e lo porta a esplorare tutto lo spettro di possibilità che si apre tra il senso di proprietà e il solipsismo: un modo diverso di godere.
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Informazioni
Storia orale della pandemia
intervista 1
“…Soprattutto cose abbastanza violente, in realtà. Di solito andavo a casa di questo ragazzo e stavamo insieme tre giorni o anche di più, così, perché sentivo il bisogno di isolarmi soprattutto da casa mia”.
Eri a casa dei tuoi, al paese?
“Sì, ero rimasta bloccata lì. Ero andata lì per il weekend e mi sono trovata bloccata per tre mesi.
“Frequentavo già questo ragazzo, che a casa aveva una mansarda tutta sua”.
Raccontami un pomeriggio, una serata, una notte emblematica di quel periodo.
“Una volta abbiamo fatto tre giorni insieme senza uscire da questa mansarda, e in una di queste serate praticamente io volevo assolutamente provare qualcosa di più estremo, quindi sono arrivata da lui, sono entrata, non ho neanche aspettato di mettere giù la borsa e gli ho detto: ‘Ok picchiami, hai un quarto d’ora in cui puoi picchiarmi come vuoi’”.
Avevi già fatto cose così?
“Sì sì. Ho avuto una relazione sadomaso abbastanza estremo con una persona che consideravo il mio dom, cioè il mio dominante, poi ho avuto altre esperienze in cui magari il sesso prendeva quel tipo di piega. Con lui invece era nata come… era nata diciamo come scopata semplice. Poi io gli ho parlato di queste cose e lui si è dimostrato molto interessato. E quindi ha approfondito certi aspetti, io ho visto che lui era molto portato per certe cose quindi l’ho spinto in quella direzione”.
Praticamente tu quella volta sei andata lì e dal nulla…
“Ma ne avevamo parlato. Però non lo avevamo ancora fatto. Non a quei livelli. Semplicemente, avevo passato una giornata molto asfissiante a casa dei miei genitori, quindi sono arrivata lì e volevo solo smettere di pensare…”
Tu hai fatto un percorso di conoscenza di te stessa per cui smettere di pensare può prendere la forma di dire “picchiami”.
“Diciamo che la violenza secondo me è un modo per anestetizzarsi. Almeno per me funziona”.
E lui fino a quell’occasione ne aveva solo parlato con te. Mi puoi rifare il dialogo?
“Io sono entrata, ero… A volte quando sento il bisogno proprio di alienarmi divento abbastanza insensibile anche all’altro, a quello che l’altro prova, quindi gli ho detto: ‘Guarda, io ti do un quarto d’ora, picchiami, fammi male come vuoi’. Lui all’inizio era molto a disagio”.
Be’… ci credo… sarebbe anche un reato… cioè, se tu cambi idea…
“Lo so lo so. Diciamo che avevamo parlato per messaggio di certe cose. Lui mi ha detto che avrebbe provato a darmi quello che volevo ma non era certo di sapere come fare. Abbiamo fatto delle prove. Semplicemente gli ho detto: ‘Ok ti spiego’. Mi sono tolta i vestiti, mi sono messa in ginocchio sul letto (adesso ti spiego perché). Ho detto anche a lui di svestirsi. Gli ho detto: ‘Ok, tirami uno schiaffo’”.
Ma in ginocchio con le mani appoggiate o in ginocchio in equilibrio, dritta?
“No, con le mani sulle cosce. Era una cosa che mi aveva insegnato il dom. Gli ho fatto vedere come dare uno schiaffo senza prendere l’occhio, senza rischiare di lasciare degli ematomi. Può venirti l’occhio nero se prendi in questa direzione, e non qua”.
Devi prendere sempre zigomo guancia.
“Esatto. Quindi ha cominciato a fare alcune prove lente”.
E lui era nudo, mentre faceva le prove? Immagino non fosse eccitato.
“In quel momento no, stava imparando. È una persona con cui ho sentito connessione, c’era confidenza. Quindi questa cosa si poteva fare senza rischiare di annullare…”
È una storia dolcissima.
“Abbiamo fatto un paio di prove lentamente, perché lui riuscisse a far impattare il palmo dove gli avevo detto io. E ci avevo visto giusto: era abbastanza portato”.
Come l’hai visto entrare in quella cosa?
“Lui si è eccitato quando ha cominciato a vedere che mi eccitavo. Lui voleva darmi quella cosa di cui sentiva che io avevo bisogno”.
E quindi lui ha visto una cosa che immagino non avesse mai visto prima.
“In effetti no”.
Te ne ha parlato dopo? Ti ha detto cosa aveva visto?
“Sì. Era molto ricettivo rispetto al mio desiderio, me l’ha detto più volte. E inoltre ha detto che da un certo punto di vista era sempre stata una sua fantasia ma si sentiva in colpa a metterla in pratica”.
Davvero?
“Sì, ma è normale. Se sei un maschio con un minimo di coscienza è difficile schiaffeggiare una donna, perché ti viene in mente…”
[Ridiamo – ma vorrei segnare che lei qui ha detto questa cosa. Sarà utile più avanti.]
Quindi ok, era una sua fantasia.
“Recondita”.
Che magari aveva realizzato dando schiaffoni sulle chiappe scopando.
“Sì, sempre cose così alla cavolo”.
Invece tu lì gli davi la parafilia bella e buona dove c’è solo lo schiaffo.
“Sì, esatto. Poi soprattutto ho capito che per lui era importante capire che quella cosa per me significava tanto. Stava soddisfacendo un mio bisogno. Questa cosa per lui era fondamentale. Cioè se io non avessi dimostrato quel tipo di eccitazione lui si sarebbe bloccato quasi sicuramente”.
Lui l’ha capito via via che tu reagivi…
“Esatto”.
E quanti schiaffi veri, non di prova, sono serviti perché lui vedesse?
“Mah, oddio, di prova ne abbiamo fatti tre o quattro… Veri, facciamo una decina. Poi mi ha chiesto: ‘Vuoi che continui?’ Io gli ho detto sì. Poi dopo però siamo passati alle sculacciate. Gli ho fatto vedere come si davano anche quelle, però la cosa più estrema è stata lo strangolamento, che è una cosa che mi piace molto. È stata una giornata intensa, abbiamo passato dal pomeriggio alla sera…”
Per me è interessante perché io sono contro le storie di iniziazione [danno l’idea che chi scrive o dirige si permetta di parlare di qualcosa solo perché ha la scusa dell’ingenuità, è un modo per non vedere il sesso da adulti, per rimanere sempre al di qua] e quindi volevo parlare con te perché sapevo che tu non mi avresti dato storie di iniziazione; ma mi piace perché siamo finiti a raccontare la storia di iniziazione di un’altra persona…
“Ah non ci avevo pensato”.
La stiamo raccontando dal punto di vista di te che conosci quel linguaggio, non dal punto di vista “oooooh” dell’iniziando; dal punto di vista dell’addestratrice.
“Allora, guarda, il mio ex dom disse che era impossibile insegnare a un maschio etero queste cose. Non ci avevo creduto quando me l’aveva detto: secondo me se c’è fiducia tra due persone puoi insegnare qualsiasi cosa”.
Lui insomma diceva: “O ce l’hai o non glielo puoi insegnare”.
“Soprattutto a un maschio etero, perché diceva che non erano disposti a farsi insegnare. Però il ragazzo in questione è bisex, quindi, nel senso… Lui anzi era eccitato all’idea che gli spiegassi un certo tipo di dinamica”.
E mi dicevi, gli hai insegnato la tecnica delle sculacciate.
“C’è una tecnica. Impattare proprio col palmo, non con le dita, perché con le dita c’è più bruciatura. Invece col palmo…”
…distribuisce la forza.
“Esatto”.
intervista 5
“Vabbè, praticamente, cominciamo a mandarci foto, si instaura quella cosa grandissima che amo fare, ecco, un poco di masterismo”.
[Ride. L’ho incontrato per caso in giro nel mio quartiere, era da un po’ che cercavamo di organizzare, poi l’ho fermato in mezzo a una strada mentre parlava al telefono e l’ho costretto ad attaccare e fare l’intervista lì per lì. È l’unico uomo che ho intervistato. È difficile parlare di sesso con gli uomini, ma lui mi ha sempre dato l’idea che sarebbe stato libero, che non avrebbe usato le sue storie per stabilire una dinamica di potere con me. In generale, per questo racconto volevo parlare soltanto con persone che conoscevo poco e che incrociavo per strada nel quartiere oppure sui social e che mi sembravano parlare di sesso liberamente ma senza fare i fenomeni. Conoscendomi credo che cercassi persone che facessero avventure ma non per trasgressione, e che si prendessero dei rischi ma non per esibire una forma di superiorità. Oltre a lui ci sono altre due persone del quartiere, due donne, mentre la donna del sadomaso e la ragazza che parlerà del lockdown in Spagna le seguivo su Instagram e le ho contattate per chiedere se volevano farsi intervistare. Ho fatto le cose abbastanza d’impulso, senza una tesi.]
“Lei ci ha un passato molto romantico… un po’ alla tedesca. Tra l’altro ci ha na capoccia, cioè, una persona che fa cose molto interessanti. Dopo un po’ che ci sentivamo le dico di beccarci al Mandrione. Gli ho detto: ‘Facciamo una cosa, becchiamoci al Mandrione ma tu non ti devi mai girare’. Gli ho detto: ‘Mi devi lasciare tutta una serie di biglietti’. Anzi no, la roba dei biglietti era stata un’idea sua. Lei figurati, ’ste robe scritte ce sguazza, e quindi in pratica camminiamo un botto, era di giorno, lei ci aveva tipo una gonna con le autoreggenti sotto, me lo ricordo, iniziamo a camminare per tutto il Mandrione andata e ritorno. E a un certo punto, tornando, al tunnel a via degli Angeli, io mi avvicino e inizio a toccarla, no? Lei si gira e io le dico: ‘Girati subito non mi devi guardare…’ Lei non doveva scoprire che aspetto avevo, ecco perché non doveva guardarmi mentre la toccavo: non ci eravamo mai visti, ed era divertente mantenere quella componente di mistero, andare oltre l’aspetto esteriore. Poi è tornata a casa sua a masturbarsi e a mandarmi video di lei che squirtava. Questo è stato il primo incontro. Una cosa veramente bizzarra. No ti giuro, oh, France’!”
[Ridiamo: ha paura che racconti chi è. Tutte e cinque le persone che ho intervistato non vogliono farsi riconoscere.]
“Cioè io me sto a fida’ de te alla cieca. Io poi non so’ neanche un grande appassionato di scopare in questa fase della mia vita… Mi piace più fare cose laterali…
“Vabbè un giorno le dico: ‘Famo ’sta cosa, beccamose alla fermata de Torpignattara, vieni vestita così, fai così’. Non ricordo il periodo, ma non c’era molta gente in giro. Insomma la becco, la vedo lì, pigliamo ’sto trenino, le dico: ‘Fai finta di non conoscermi,’ e poi inizio a dirle di fa’ cose sul trenino”.
Gliele scrivi col cellulare?
“All’inizio le scrivevo e faceva cose, ha iniziato a masturbarsi e io le ho fatto dei video da dov’ero seduto. Siamo arrivati al capolinea, a un certo punto al capolinea me lo faccio succhiare nel tram vuoto.
“Inizialmente la cosa è scialla anche se poi diventa abbastanza hardcore. Le imboccavo a casa, e non ci avevo sempre voglia di scoparci, volevo anda’ lì e basta…
“Il fatto di non volerci scopare quando andavo da lei era perché mi piaceva quella tensione erotica inespressa, mi eccitava essere il mazziere del gioco, quindi le facevo cose, la seviziavo, ma non volevo che lei facesse cose attive a me, la volevo totalmente passivizzata e impazzita di desiderio, poi un giorno mi sono fatto succhiare il cazzo ed è stato bellissimo (grande gag, io le dico ‘sto per venire,’ e lei non capisce ‘eh?’ e io più a voce alta ‘sto per venire,’ e lei di nuovo ‘eh?’, e schizzo di dieci litri dritto nell’occhio).
“Poi che succede? Questi rapporti sono molto pericolosi perché spesso si instaurano proprio delle dinamiche che… Per la natura stessa del rapporto, che è quella sub/dom (ma non in maniera che vado in giro vestito de borchie – non c’è niente de male, ma non è una cosa che mi interessa). Diventa possessiva. Però comunque è sempre bello, quindi facciamo grandi sessioni, una delle migliori scopate con cinta, cose, veramente fatta bene. Lei poi inizia a comprare oggetti, che io non ho mai posseduto, perché non sono un grande appassionato… Si compra di tutto, frustini, molto bello. Quindi ci divertiamo molto, poi lei ci ha ’sta cosa, squirta e, soprattutto, quando viene piange, una cosa incredibile ovviamente, piange in maniera copiosa e… Che poi a un certo punto viene fuori che in questa roba che stava succedendo lei era come se rivivesse certe cose – non che sono avvenute realmente, ma dei rapporti molto tormentati che ci ha avuto in famiglia… Come posso spiegarti? Neanche io l’ho capita bene, comunque era come se rivivesse la punizione, la colpa, la flagellazione, soprattutto quando la prendevo a cintate, piangeva a dirotto, infatti io mi fermavo ma lei voleva andassi avanti, senza pietà, molto catartico immagino. A ogni cintata le facevo dire il numero a cui eravamo arrivati e ‘grazie padrone’, se sbagliava numero ripartivamo daccapo.
“Comunque. In tutto ciò la faccio conoscere a un’altra con cui scopavo…”
Come gliel’hai fatta conoscere?
“Eh… perché l’altra pure si divertiva con me, diciamo, e loro due si seguivano sui social, e quindi a un certo punto, non ricordo bene com’era andata, a un certo punto m’era venuto di fare un threesome… È una cosa che vorrei fare sempre… (In realt...
Indice dei contenuti
- Copertina
- Nota dell’editore
- Frontespizio
- Colophon
- Nascondino, Scritto con Francesca Mancini
- Gli animali della città d’estate
- Istruzioni
- Storia orale della pandemia
- Esercizi per respirare
- Postfazione. Alta fedeltà, di Gioia Di Donato
- Ringraziamenti
- Indice