Da Bergoglio a Francesco
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Da Bergoglio a Francesco

Un pontificato nella storia

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Da Bergoglio a Francesco

Un pontificato nella storia

Informazioni su questo libro

Sono trascorsi nove anni dal 13 marzo 2013, allorché il cardinale Jorge Mario Bergoglio è divenuto papa con il nome di Francesco. Il pontefice latinoamericano ha raccolto una difficile eredità quella di una Chiesa piegata dallo scandalo mondiale della pedofilia del clero, dai disastri delle finanze vaticane, dai traffici di Vatileaks. In pochi anni il Papa è riuscito nel miracolo e ha modificato, agli occhi del mondo, l’immagine di una Chiesa inaffidabile e corrotta. Nondimeno questo non gli ha risparmiato critiche ed incomprensioni di consistenti settori del mondo cattolico. Le accuse, soprattutto da parte di componenti della Chiesa nordamericana e di gruppi tradizionalisti e conservatori, indirizzate al Papa “modernista”, “progressista”, “peronista”, “socialista”, hanno accompagnato la storia del pontificato. Dato il loro peso mediatico hanno contribuito a deformare, agli occhi di molti, il senso vero ed autentico delle parole dei gesti di Francesco. Per questo appare importante restituire a quelle parole il loro vero significato. Papa Francesco non è un progressista che abbandona la dottrina della Chiesa, né tanto meno un conservatore che dimentica i passi compiuti dal Concilio Vaticano II. È un Papa missionario e sociale che ha come desiderio di rilanciare la tensione polare tra evangelizzazione e promozione umana, la stessa che era al centro della Evangelii nuntiandi del “grande” Paolo VI. I contributi del volume, ad opera di specialisti sull’argomento, aiutano a comprendere il pensiero ricco e «polifonico» del Papa e a situare correttamente la sua prospettiva nella vita della Chiesa.
a cura di Massimo Borghesi

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Informazioni

1. L’idea dinamica di Tradizione

Più volte Francesco è tornato sulla necessità di proseguire sulla strada dal Concilio Vaticano II, fortemente voluto e coraggiosamente inaugurato da papa Giovanni XXIII. Al suo successore a Buenos Aires, cardinale Aurelio Mario Poli, ha scritto: «Il Concilio è stato un aggiornamento, una rilettura del Vangelo nella prospettiva della cultura contemporanea. Ha prodotto un irreversibile movimento di rinnovamento che viene dal Vangelo. E adesso, bisogna andare avanti». E riprendendo l’idea di «aggiornamento» di papa Roncalli, Bergoglio aggiungeva che la teologia deve essere a servizio di un Vangelo che «va annunciato in maniera comprensibile e significativa» [1] . Più recentemente, rivolgendosi ai rappresentanti dell’Ufficio Catechistico Nazionale della Conferenza Episcopale Italiana, egli ha ricordato senza mezzi termini che «il Concilio è magistero della Chiesa». Pertanto, «o tu stai con la Chiesa e pertanto segui il Concilio», oppure «se non segui il Concilio o l’interpreti a modo tuo, come vuoi tu, non stai con la Chiesa». Su questo punto – prosegue papa Francesco – occorre essere esigenti: «Il Concilio non va negoziato» [2] .
I principali documenti e gli interventi di papa Francesco mostrano una nuova fase di recezione del Vaticano II. Egli è convinto che il Concilio bisogna farlo, più che parlarne. Già nell’esortazione apostolica Evangelii gaudium, dove sintetizza il programma del suo pontificato, Francesco dichiara di sentirsi in profonda sintonia con l’impostazione della Lumen gentium, nell’intento di «incoraggiare e orientare in tutta la Chiesa una nuova tappa evangelizzatrice» [3] . Nella bolla di indizione del Giubileo straordinario della misericordia scrive che «nel 50° della conclusione del Concilio ecumenico Vaticano II, la Chiesa sente il bisogno di mantenere vivo quell’evento» [4] .
Rammaricandosi per un preoccupante rifiuto, da parte di alcuni, della riforma liturgica voluta dal Vaticano II, papa Francesco replica a chi sostiene che il Concilio «abbia tradito la Tradizione e la “vera Chiesa”». Al contrario,

se è vero che il cammino della Chiesa va compreso nel dinamismo della Tradizione [...], di questo dinamismo il Concilio Vaticano II costituisce la tappa più recente, nella quale l’episcopato cattolico si è posto in ascolto per discernere il cammino che lo Spirito indicava alla Chiesa. Dubitare del Concilio significa dubitare delle intenzioni stesse dei Padri, i quali hanno esercitato la loro potestà collegiale in modo solenne cum Petro et sub Petro nel concilio ecumenico, e, in ultima analisi, dubitare dello stesso Spirito Santo che guida la Chiesa [5] .

Questa idea “dinamica” di Tradizione è in piena sintonia con la prospettiva di Giovanni XXIII per il quale al Vaticano II spettava l’arduo compito di trovare il modo adeguato di riproporre la fede all’uomo contemporaneo. Dopo aver richiamato l’immagine, a lui cara, della Chiesa come una realtà viva che non si può custodire solo come un museo, ma va accudita come un giardino, papa Giovanni precisava il punctum saeiens dell’intero Concilio: la chiamata della Chiesa a compiere quel «balzo» in avanti che i cristiani e il mondo intero si attendevano. Non si trattava di ribadire posizioni teologiche consolidate, ma di trovare un nuovo e più profondo approccio al tesoro della fede, in una fedeltà creativa.
Con un interessante equilibrio tra tradizione e rinnovamento, nel discorso inaugurale del Concilio Vaticano II il Papa affermava che «è necessario prima di tutto che la Chiesa non distolga mai gli occhi dal sacro patrimonio della verità ricevuto dagli antichi; e insieme ha bisogno di guardare anche al presente, che ha comportato nuove situazioni e nuovi modi di vivere, e ha aperto nuove vie all’apostolato cattolico». Non era questione di adattarsi alle mode passeggere ma di esprimere la perenne verità del Vangelo in categorie comprensibili nel tempo presente:

Noi non dobbiamo soltanto custodire questo prezioso tesoro, come se ci preoccupassimo della sola antichità, ma, alacri, senza timore, dobbiamo continuare nell’opera che la nostra epoca esige, proseguendo il cammino che la Chiesa ha percorso per quasi venti secoli [...]. Occorre che questa dottrina certa e immutabile, alla quale si deve prestare un assenso fedele, sia approfondita ed esposta secondo quanto è richiesto dai nostri tempi. Altro è infatti il deposito della fede, cioè le verità che sono contenute nella nostra veneranda dottrina, altro è il modo con il quale esse sono annunziate, sempre però nello stesso senso e nella stessa accezione [6] .


[1] Francesco, Lettera al Gran Cancelliere della Pontificia Universidad Católica argentina nel 100° anniversario della Facoltà di Teologia, 3 marzo 2015.
[2] Francesco, Discorso ai partecipanti all’incontro promosso dall’Ufficio Catechistico Nazionale della Conferenza Episcopale Italiana , 30 gennaio 2021.
[3] Francesco, Esortazione apostolica Evangelii gaudium , 24 novembre 2013, n. 17.
[4] Francesco, Bolla di indizione del Giubileo Straordinario della Misericordia Misericordiae Vultus , 11 aprile 2015, n. 4.
[5] Francesco, Lettera ai Vescovi di tutto il mondo per presentare il Motu proprio “Traditionis Custodes” sull’uso della liturgia romana anteriore alla riforma del 1970 , 16 luglio 2021.
[6] Giovanni XXIII, Allocuzione alla solenne apertura del concilio ecumenico Vaticano II Gaudet Mater Ecclesia , 11 ottobre 1962 (quando non è indicato diversamente, le citazioni di papa Giovanni XXIII sono tratte dal sito ufficiale della Santa Sede: http://www.vatican.va/content/giovannixxiii/it/html).

2. Lo stile collegiale

La Chiesa, popolo di Dio, nella quale la dignità e l’eguaglianza di tutte le persone battezzate sono considerate un dato originario e basilare rispetto a qualsiasi distinzione in funzioni e ministeri, non può non essere una Chiesa sinodale, che «cammina insieme» per annunciare e testimoniare in modo efficace il Vangelo. Per Francesco, il Sinodo «costituisce una delle eredità più preziose dell’ultima assise conciliare» [1] . Il cammino che Dio si aspetta dalla Chiesa del terzo millennio è quello della sinodalità:

Una Chiesa sinodale è una Chiesa dell’ascolto, nella consapevolezza che ascoltare “è più che sentire”. È un ascolto reciproco in cui ciascuno ha qualcosa da imparare. Popolo fedele, Collegio episcopale, Vescovo di Roma: l’uno in ascolto degli altri; e tutti in ascolto dello Spirito Santo, lo “Spirito della verità” (Gv14,17), per conoscere ciò che Egli “dice alle Chiese” (Ap2,7) [2] .

Questa prospettiva collegiale, sinodale, si ritrova in Roncalli fin dai tempi del suo servizio diplomatico in Oriente. Grazie anche agli studi di storia ecclesiastica e dei padri della Chiesa, egli conosceva l’importanza dei Concili della Chiesa antica e del Concilio di Trento. Questo lo rese molto sensibile al tema della collegialità episcopale nell’esercizio del governo della Chiesa e gli suggerì l’idea di convocare un «piccolo concilio» con i confratelli vescovi che operavano in Bulgaria, per dialogare, confrontarsi e concordare indirizzi pastorali comuni, declinati sulla particolare situazione bulgara:

Lasci, Monsignore, che io le esprima – intanto in forma confidenziale – il desiderio di vedere insieme radunati i due Vescovi Latini, il Vescovo di rito Orientale, col Visitatore apostolico, per studiare prima ed effettuare poi, con l’aiuto di debite Commissioni, la preparazione di un piccolo Concilio o Conferenza plenaria dei cattolici Bulgari. Dovrebbe essere una specie di applicazione della legislazione vigente nella Chiesa alle speciali circostanze di questo Paese [3] .

Non si trattava di un progetto passeggero. Lo dimostra il fatto che alcuni anni dopo ribadiva l’opportunità di procedere con un metodo collegiale:

Parmi che converrebbe adottare un criterio unico per tutta la Bulgaria. Ma per adottare questo converrebbe che la cosa passasse d’accordo in una riunione dei vescovi. Io ebbi sempre in animo di promuovere un piccolo Concilio plenario dei cattolici di Bulgaria: riunione dei quattro Vescovi col Delegato apostolico [4] .

Nelle intenzioni di Roncalli questa «riunione conciliare» rispondeva ad alcune esigenze fondamentali. Anzitutto era un modo per fare il punto sulla situazione pastorale in vista di intraprendere nuove iniziative. Ed era l’occasione per chiarire malintesi e comporre in modo pacifico diversità di vedute. Lo stile sinodale diventava un esempio stimolante anche per preti e laici a collaborare e sentirsi corresponsabili della comunità cristiana. Qui si scorge una concezione ecclesiologica interessante, non appiattita su posizioni verticistiche ma aperta e pronta a valorizzare il pensiero e le risorse di ciascuno.
Accenti importanti sullo stile sinodale si trovano più tardi nei discorsi tenuti da Roncalli, patriarca di Venezia, in occasione d...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. DA BERGOGLIO A FRANCESCO
  3. Indice dei contenuti
  4. INTRODUZIONE: PER COMPRENDERE FRANCESCO
  5. I. GIOVANNI XXIII E FRANCESCO: UNA PROFONDA SINTONIA
  6. 1. L’idea dinamica di Tradizione
  7. 2. Lo stile collegiale
  8. 3. L’urgenza di discernere i «segni dei tempi»
  9. 4. La sensibilità pastorale
  10. 5. L’impegno per il dialogo
  11. 6. Il valore della pietà popolare
  12. 7. L’attenzione ai poveri
  13. II. CONTINUITÀ, NOVITÀ E SFIDE APERTE
  14. 1. Papati mondializzati e pastorali
  15. 2. Due sfide
  16. III. SAN GIOVANNI PAOLO II E PAPA FRANCESCO. CONTINUITÀ E DIFFERENZE
  17. 1. La teologia del matrimonio: Amoris laetitia contraddice Veritatis splendor?
  18. 2. È vero che papa Francesco ha riabilitato la Teologia della Liberazione che Giovanni Paolo II aveva condannato?
  19. IV. LA PEDAGOGIA DI PAPA FRANCESCO
  20. 1. «Educare è una delle arti più appassionanti»
  21. 2. Bergoglio e l’educazione dell’umano
  22. 3. Il poliedro pedagogico
  23. 4. L’educazione come trasformazione e la coltivazione del cuore
  24. 5. Educare alla prossimità
  25. 6. La bellezza che educa
  26. 7. «Educare è sempre un atto di speranza»
  27. V. PAPA FRANCESCO E GLI STATI UNITI. «PER ME, È UN ONORE SE MI ATTACCANO GLI AMERICANI»
  28. 1. Poveri e misericordia e il cattolicesimo “middle class” americano
  29. 2. Il viaggio negli USA e il mancato “ralliement”
  30. 3. Dai sinodi alla sinodalità
  31. 4. Dalla critica del pontificato all’eversione: il caso Viganò
  32. 5. Dalla presidenza Trump all’elezione di Joe Biden, il secondo presidente cattolico
  33. 6. Papa Francesco, la pandemia e la crisi religiosa negli Stati Uniti
  34. 7. Conclusioni
  35. VI. Francesco e il “cambiamento d’epoca” di Rodrigo Guerra López
  36. Introduzione
  37. 1. Francesco interpreta il nostro momento storico: la importanza del “cambiamento di epoca”
  38. 2. Francesco: né antimoderno, né “modernista”
  39. 3. Protagonisti del cambiamento di epoca: i poveri, le donne e i giovani
  40. 4. A modo di conclusione: Francesco, un Papa per il nostro tempo
  41. VII. HEARING THE SPIRIT IN THE ASSEMBLY OF THE PEOPLE: POPE FRANCIS’S VISION OF SYNODALITY
  42. 1. The synodality of Aparecida: with the People
  43. 2. Synodality that discerns
  44. VIII. L’EREDITÀ DI PAOLO VI NEL PONTIFICATO DI PAPA FRANCESCO
  45. 1. Il Papa e il sinodo
  46. 2. L’evangelizzazione
  47. 3. Il Vangelo per i poveri
  48. IX. FRANCESCO DELLE PERIFERIE
  49. 1. Anche la villa Miseria è America
  50. 2. La parrocchia Villera
  51. 3. Riduzioni gesuitiche: distanti nel tempo, vicine nello spirito
  52. 4. Contro la logica del ghetto
  53. X. IMMANENZA E TRASCENDENZA DELLA FRATERNITÀ. RIFLESSIONI SULLA FRATELLI TUTTI DI PAPA FRANCESCO
  54. 1. Uscire dalla caverna
  55. 2. Il volto fraterno dell’Altro
  56. XI. IL DESIDERIO VERTIGINOSO E LA SORPRESA DI UN INCONTRO. APPUNTI SUGLI SCRITTORI AMATI DA PAPA FRANCESCO
  57. XII. ALBERTO METHOL FERRÉ Y LAS RAÍCES LATINOAMERICANAS EN EL PENSAMIENTO DEL PAPA FRANCISCO
  58. 1. El pueblo en primer plano
  59. 2. Una dialéctica abierta: proceso y diálogo
  60. 3. El enfoque histórico-cultural: memoria frente a valores abstractos
  61. XIII. PAPA FRANCESCO, LA PACE E LA POLITICA INTERNAZIONALE
  62. 1. Riabilitazione della guerra
  63. 2. Jamais plus la guerre!
  64. 3. Diplomazia di un papa globale
  65. 4. Diplomazia: mediatori e artigiani di pace
  66. 5. Alla prova della realtà
  67. 6. Pace in terra
  68. 7. Le religioni tra pace e guerra
  69. 8. Fratelli tutti
  70. 9. La preghiera alla radice della pace
  71. XIV. LA VIA DELLA MISERICORDIA
  72. INDICE DEI NOMI
  73. AUTORI
  74. CULTURA STUDIUM