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Disponibile fino al giorno 5 Dec |Scopri di più
Tutti i segreti del Colosseo
- 192 pagine
- Italian
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Tutti i segreti del Colosseo
Informazioni su questo libro
Sapevi che tutta la pietra usata per costruire il Colosseo pesa come millenovecento aerei di linea? Che una volta l'arena è stata allagata per ospitare una battaglia navale? Che nel Medio Evo era considerato un posto adatto a evocare i demoni? E che a un certo punto lo hanno trasformato in un deposito di letame? Massimo ti racconterà queste e tantissime altre curiosità durante il suo incredibile viaggio tra le epoche, alla scoperta del Colosseo. Monta sulla macchina del tempo e allaccia le cinture. Si parte!
Un viaggio a spasso nel tempo, alla scoperta del Colosseo.
Un viaggio a spasso nel tempo, alla scoperta del Colosseo.
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Informazioni
Editore
EDIZIONI PIEMMEAnno
2022Print ISBN
9788856683912eBook ISBN
9788858528617INTRODUZIONE
– Che ne dici di una vacanza?
Al telefono la voce di Luca era allegra e spensierata come al solito.
Una vacanza? Ma se ero nel bel mezzo della scrittura di un libro, come potevo prendermi una vacanza? Tra l’altro, era un libro interamente dedicato al Colosseo, uno dei luoghi più iconici e riconoscibili del mondo. Un posto che aveva una storia di duemila anni, dove per secoli era accaduto di tutto e poi era stato quasi completamente dimenticato per oltre un millennio. Un libro, in teoria, che avrebbe dovuto scriversi da solo, tante erano le cose da raccontare.
Eppure non avevo ancora buttato giù una riga.
– No, guarda, non ce la faccio – risposi. – Ho una montagna di lavoro…
– Ma dai, ce ne andiamo vicino a Roma qualche giorno e ci sono anche Eleonora e Jack! Ci pensi?
Erano i tre amici da cui non mi separavo mai, quando andavamo alle medie. Ed era un sacco che non li vedevo. Sarebbe stato bello passare un po’ di tempo insieme.
– Guarda, mi farebbe tanto piacere, ma…
– Ti serve un’altra motivazione, ho capito. Allora, ti dirò che sono riuscito ad affittare un casolare che non sarà vecchio quanto il tuo Colosseo, ma poco ci manca. Ed è un posto incredibile, te lo giuro! Immerso nel verde, tra le colline, con una meravigliosa piscina… Ma la cosa più bella è che ci sono tantissime stanze, piene di cianfrusaglie che sembrano uscite da un’altra epoca.
– Ah! – esclamai. In effetti, era riuscito a colpire la mia curiosità. – Sarebbe a dire?
– Eh no, caro! Se vuoi risolvere questo mistero, dovrai venire con noi.
Che colpo basso! Mi conosceva troppo bene…
– Ok, ma al massimo mi fermo un giorno o due. Dopo devo tornare.
– Va be’, questo poi lo vediamo.
– Ma non ho niente – protestai. – Dovrei fare la spesa…
– Zitto! Non aggiungere altro. Tu non devi fare altro che portare te stesso fino a casa mia. A tutto il resto penseremo noi altri tre.
Guardai lo schermo del computer portatile. Il cursore lampeggiava all’inizio di una pagina completamente bianca. Sembrava sfidarmi.
– Sai cosa c’è? – dissi chiudendo il computer. – Un po’ di relax è proprio quello che mi serve.
Il casolare in pietra calcarea sembrava emanare un bagliore giallastro alla luce del sole calante. Era circondato da una bellissima foresta di piante secolari e ulivi. Si sentivano solo le voci degli uccelli e lo scorrere, poco distante, di un ruscello.
Antico era antico, anche se certo non quanto il Colosseo. Avrà avuto due o tre secoli, ma era tenuto piuttosto bene. Un po’ come il suo proprietario, un tipetto anziano, non molto alto, ma sorridente e con lo sguardo vispo dietro due grandi occhiali dalla montatura dorata. Aveva la testa calva, circondata da una corona di capelli bianchi, e sul volto ostentava una folta barba, anch’essa bianca e ben curata. Altro particolare curioso, l’uomo indossava una giacca piena di bottoni e mostrine: sembrava una di quelle giacche alpine da scalatori, ma ricordava anche una marsina da domatore di leoni.
L’ometto salutò me e i miei amici con una gentilezza di altri tempi, poi ci fece entrare in casa e iniziò a mostrarci le stanze.
– Sapete, si racconta che in questa dimora vivesse un tempo un gentiluomo di Londra. Parliamo della fine dell’Ottocento – spiegò. – Pare fosse un artista del mondo dello spettacolo, forse un illusionista, o qualcosa del genere. La cosa incredibile è che quell’uomo era non vedente, ma se ne stava qui da solo. Non aveva nessuno che vivesse con lui. Forse aveva un cane che gli faceva compagnia e una domestica ogni tanto passava per fare i mestieri… Comunque, un giorno vendette tutto a mio nonno, poi sparì nel nulla. Io non ci ho mai abitato. Per affittarla ai turisti l’ho risistemata, per quel poco che era necessario, ma in realtà gran parte dei mobili e delle suppellettili sono quelli appartenuti all’antico proprietario…
Il nostro anfitrione era un gran chiacchierone, ma se prima ero curioso, adesso non stavo più nella pelle e non vedevo l’ora di iniziare a esplorare la casa. C’era qualcosa di molto particolare in quel posto. Era accogliente, pieno di libri e strani oggetti intriganti, mappamondi e cannocchiali, teschi di animali con enormi corna e conchiglie di ogni forma e dimensione. I mobili sembravano più adatti a una dimora londinese di epoca vittoriana che a una casa di campagna. Le stanze, poi, avevano tutte quante una forma irregolare: trapezi, triangoli, esagoni... Non ce n’era neanche una normale, rettangolare o quadrata; anzi, sembrava quasi che le pareti fossero state costruite volutamente un po’ storte. Eppure, non era una sensazione fastidiosa.
Alla fine del giro, il proprietario ci consegnò le chiavi e ci augurò di trascorrere una buona vacanza.
– Aspetti – lo richiamai prima che se ne andasse. – Non ci ha detto il suo nome…
– Ah, non ve l’ho detto? – fece lui grattandosi la testa. – Buffo! Me lo sarò dimenticato.
Rimanemmo a fissarlo per qualche secondo, finché trasalì come se si fosse appena svegliato. – Ah, che sbadato… Mi chiamo Felix.
Fece un mezzo inchino quando lo disse.
– Ora però devo proprio scappare. Buon divertimento!
Detto questo, risalì quasi di corsa su un vecchio maggiolino bianco che si allontanò, rumoreggiando e scomparendo nella nuvola di polvere e terra sollevata dalle ruote.
Avevamo appena finito di sistemare le nostre cose e ciascuno aveva potuto scegliere la stanza che preferiva, visto che c’era solo l’imbarazzo della scelta, quando scoppiò un improvviso temporale.
– Ragazzi, mi sa che la cena all’aperto la dovremo rimandare… – sospirò Eleonora.
Iniziammo ad apparecchiare la tavola nella sala da pranzo e Jack, che da sempre si dilettava con i fornelli, si mise a riordinare la spesa che avevano fatto al supermercato prima di partire.
Un tuono fortissimo fece tremare la casa e tutte le luci si spensero. Non era tardi, ma con quei nuvoloni carichi di pioggia sembrava notte fonda, perciò dovemmo accendere le torce dei cellulari.
– Incredibile come sia cambiato in fretta il tempo – disse Luca. – Mezz’ora fa c’era un bellissimo tramonto, e adesso…
Provammo a chiamare il proprietario per chiedergli come fare per riattivare la corrente, ma non sembrava esserci campo.
Luca scosse la testa. – Non prende…
Ci mettemmo così a perlustrare la casa, illuminando le stanze con i cellulari, per cercare il contatore della luce. Impiegammo un quarto d’ora buono a salire e a scendere dalle scale, entrando e uscendo da ogni locale, ma del contatore non c’era traccia.
– Sarà in cantina – suggerì Eleonora. – È l’unica parte della casa che non abbiamo ancora visitato.
– Cos’è che aveva detto il signor Felix quando gli abbiamo chiesto che cosa c’era là sotto? – domandò Jack. – Ricordate? “Oh, lì non c’è niente… Potete far finta che non esista”.
– Sembrava quasi che non ce la volesse mostrare – disse Luca. Poi si girò lentamente verso di noi e si illuminò il viso dal basso. – E se nascondesse qualcosa… di terribile, là sotto?
– Sì, certo, ci sarà la bara dentro cui riposa il conte Dracula! – esclamai ridendo. – Smettila di fare il buffone e fai luce.
Ridemmo tutti, ma l’idea di trovarci in una casa persa nella campagna, da soli, al buio, non mi lasciava esattamente tranquillissimo.
Jack aprì la porta della cantina e, come in ogni classico film horror che si rispetti, questa cigolò sui cardini.
– Ecco, magari Dracula no… ma vedrai che là sotto troveremo il mostro di Frankenstein legato a un tavolo! – disse ancora Luca, facendo buffe smorfie di terrore.
Una serie di gradini stretti conduceva verso il basso e li percorremmo finché ci ritrovammo in un locale umido, con le pareti ricoperte da scaffali pieni zeppi di oggetti impolverati. Ai piedi della scala c’era il quadro del contatore.
Lo feci scattare, ma non successe nulla.
– Eh no, sembra proprio che non sia questo il problema – dissi. Anche il salvavita era a posto. Si vede che la tempesta aveva fatto saltare la corrente in tutta la zona.
– Ehi! – chiamò Eleonora, che nel frattempo si era addentrata nella cantina tenendo alta la torcia del telefonino. – Guardate qui: sembra di stare in un negozio di souvenir.
Luca la raggiunse.
– In effetti, guardate: statuette, posate, candelabri…
– E questa? – esclamò Jack rovistando in una scatola di legno piena di fotografie. – Non hai detto che stai scrivendo un libro sul Colosseo, Massimo? Questa sembra una foto d’epoca proprio davanti al Colosseo. Che buffo! Tutti i personaggi indossano abiti medievali. Dev’essere stata una rievocazione di qualche tipo.
Alla parola Colosseo drizzai le orecchie e mi avvicinai per esaminare la foto. Era su carta molto ingiallita, un po’ incurvata e con i bordi consumati. Nonostante fosse sfocata - chissà, forse chi scattava la foto si era mosso al momento sbagliato - si vedeva il Colosseo sullo sfondo e si capiva che le persone ritratte nella fotografia erano vestite con indumenti di un’altra epoca. Solo che non erano costumi da imperatori o da sovrani: sembrava piuttosto normale gente del popolo. Magari erano i classici figuranti, che chiedevano qualche euro ai turisti che volevano farsi una foto con loro; però era strano… di solito quei tizi si vestivano da gladiatori o da soldati romani, non certo da contadini medievali.
– Guardate qua.
La voce di Eleonora mi riscosse da quei pensieri.
La raggiungemmo e ci mostrò una nicchia che su una parete interrompeva la lunga fila di scaffali. Sul fondo della rientranza era incastrato un tavolino con sopra una lampada a olio e un vaso dall’aria pesante, completamente ricoperto da uno strato spesso di polvere. Mentre Eleonora lo illuminava passai la mano sopra la sua superficie e scoprii un disegno di due gladiatori che si fronteggiavano, uno massiccio, con un grande elmo, armato di scudo e spada; l’altro senza protezioni, con in mano soltanto un tridente e un’ampia rete.
– Ma che… – borbottai.
– Che cos’è? – chiese Eleonora.
– Credo sia la riproduzione di un vaso romano. Però… dev’essere uno scherzo! – esclamai ridendo.
In mezzo a loro c’era un uomo vestito con una tunica corta: l’arbitro. Era una figura che era esistita realmente, nei combattimenti tra gladiatori. La cosa strana ...
Indice dei contenuti
- Copertina
- Frontespizio
- INTRODUZIONE
- I. ALBA SU ROMA
- II. GLADIATORI, AMATI E DISPREZZATI
- CURIOSITÀ
- III. GLI ANIMI SI SCALDANO
- IV. UN SOLO CAPOLAVORO PER TUTTI
- CURIOSITÀ
- V. LA STORIA DI ANDROCLO E IL LEONE
- VI. AVVICINANDOSI ALL’ANFITEATRO
- VII. A TUTTI I COSTI
- VIII. UN GIRO INTORNO ALL’ANFITEATRO
- CURIOSITÀ
- IX. NELL’ARENA!
- X. CACCIA ALLA MATTINA
- XI. A CACCIA DI BELVE FEROCI
- CURIOSITÀ
- XII. L’IMPERATORE VINCE SU TUTTO, ANCHE SULLA NATURA
- XIII. L’ORRORE DELLE ESECUZIONI
- XIV. CRISTIANI E LEONI
- CURIOSITÀ
- XV. NELLA PANCIA DEL MOSTRO
- XVI. ENTRANO I GLADIATORI
- XVII. SI COMBATTE
- CURIOSITÀ
- XVIII. COME SI DIVENTA GLADIATORI
- IXX. IL GLADIATORE CHE SFIDÒ L’IMPERO
- XX. ALL’ULTIMO SANGUE
- CURIOSITÀ
- XXI. REGOLE DI GIOCO
- XXII. L’IMPERATORE CHE VOLLE DIVENTARE GLADIATORE
- XXIII. MERAVIGLIE DELL’ACQUA
- CURIOSITÀ
- XXIV. UNA SOLA BATTAGLIA NAVALE
- XXV. LA FINE DEI GIOCHI
- XXVI. L’ULTIMA CACCIA
- XXVII. I SECOLI PIÙ BUI
- CURIOSITÀ
- XXVIII. UNA NOTTE TRA I DIAVOLI
- XXIX. IL CULTO DEI MARTIRI
- XXX. UNA META IMMANCABILE
- XXXI. UNA VISITA AL COLOSSEO
- EPILOGO
- Copyright