Paura liquida
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Paura liquida

  1. 240 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Informazioni su questo libro

Criminalità, stranieri, precarietà del lavoro e della vita, imprevedibilità del futuro e guerra al terrorismo. Dalle pagine di Bauman esce una società impaurita e impotente; ma anche più docile, più assoggettata all'esistente, incapace di immaginare alternative. Dietro (o sotto) l'apparenza della 'liquidità' sembra nascondersi la società più 'pesante' mai realizzata. Lelio Demichelis, "Tuttolibri"

 

Il libro di Bauman è di non comune acume e interesse per ciò che dice delle paure del mondo. La sua analisi dell'insinuarsi della paura per effetto della 'globalizzazione negativa' è minuziosa e impressionante. Giuseppe Galasso, "Corriere della Sera"

Libro amaro e disincantato, vero esercizio di 'pessimismo della ragione e della volontà', un'accurata analisi di come l'economia mondiale trasformi profondamente i 'sentimenti'. Bernardo Vecchi, "il manifesto"

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Informazioni

1.
Paura della morte

Oggi, 3 giugno 2005, mentre scrivo queste righe, sarebbe un giorno normale, difficilmente distinguibile dagli altri prima e dopo, se non fosse per una cosa: cade oggi l’Ottavo Giorno della Sesta Edizione del Big Brother, il Grande Fratello della televisione inglese, la primissima di una lunga serie di giorni di Eliminazione. Questa coincidenza fa sì che oggi sia un giorno straordinario, che per molti sarà – a seconda del punto di vista – di rivelazione, di liberazione o persino di assoluzione.
Rivelazione. Quello che sospettavate da tanto ma non avevate mai osato chiedere, e ciò di cui, se ve lo avessero chiesto, avreste sempre rabbiosamente negato di essere a conoscenza: ora lo vedete in Tv, sguazzando tra i grandiosi titoli che campeggiano sulle prime pagine dei tabloid. E lo stesso vale per milioni di altre persone come voi. Ciò che avvertivate fin dall’inizio ma avreste avuto difficoltà a esprimere è stato ora spiegato per filo e per segno, a voi e a chiunque altro, in tutta la sua chiarezza deliziosamente eccitante e disgustosamente sinistra, con l’irresistibile autorità che solo una folla tumultuosa può conferire. Per farla breve: ora sapete, per certo, ciò che prima sentivate (sospettavate, ipotizzavate) solamente.
Ecco in che modo è stata raccontata la storia nel «sito ufficiale del Big Brother»:
Mentre Craig si preparava a dormire forse per l’ultima volta nella Casa del Grande Fratello, i suoi pensieri si concentravano chiaramente sull’eliminazione che incombeva.
Mentre gli altri inquilini della Casa dormivano o parlottavano nell’area di soggiorno, Craig aveva scelto di stare seduto da solo in cucina, solo con se stesso.
Stava là in accappatoio, seduto e quasi accasciato. Con la testa tra le mani, un Craig dall’aria sconsolata guardava fisso nel vuoto. Era la pallida ombra del ragazzo spumeggiante che quello stesso pomeriggio si era travestito da Britney per intrattenere gli altri. Evidentemente, si era reso conto che poteva essere il suo ultimo giorno nella Casa. [...] Dopo aver trascorso qualche altro minuto con lo sguardo assorto, smarrito nei suoi pensieri, alla fine decise che era tardi, si spogliò e si mise a dormire.
Con l’aria di un cagnolino smarrito, non riusciva a calmarsi e si sedette sul letto con lo sguardo perso nel buio.
Povero Craig, l’eliminazione imminente la sente ormai a fior di pelle...
«Eliminazione imminente»... «Ultimo giorno»... «Solo con se stesso»... Tutto questo suona così penosamente familiare. Beh, leggendo questo resoconto è come se qualcuno vi stesse premurosamente offrendo uno specchio. O, piuttosto, vi avesse, come per miracolo, infilato una telecamera, con tanto di microfoni e riflettori, negli angoli più remoti della mente, dove voi stessi non vorreste arrivare a guardare... Non sentite tutti un Craig dentro di voi, che attende di venire allo scoperto? Craig ci ha provato, e gli dobbiamo tutti gratitudine per la lezione che abbiamo tratto dalle sue pene. E non ha nessuna importanza se avete appreso, il giorno dopo, che i timori di Craig erano infondati, e che è stata Mary, e non lui, a essere buttata fuori per prima.
«La popolarità di Mary era scesa ‘in picchiata’ dopo che aveva rifiutato di portare il microfono, ha detto l’agenzia di scommesse Ladbrokes»: questa la spiegazione fornita dal sito ufficiale di Big Brother, che si appoggia così al parere di esperti i quali (essendo tali) devono essere informati più di chiunque altro di ciò di cui s’intendono, e cioè degli alti e bassi delle simpatie e antipatie pubbliche. La parlantina sciolta era il peccato originale di Craig, quello che gli aveva fatto rischiare di essere spedito tra i rifiuti, come affermato dagli esperti (e come uno spettatore, firmandosi crash, aveva detto a nome di migliaia di altre persone: «È veramente una vergogna: ignorante, fatuo, grasso e stupido dalla testa ai piedi. Con la sua presenza non dà niente in più alla Casa. Buttatelo fuori e poi date un bel calcio al suo tirapiedi»): ma, evidentemente, il rifiuto di Mary di confessarsi pubblicamente aveva suscitato irritazione e critiche maggiori che non tutte le colpe di Craig messe insieme. E anche dopo aver accettato di mettersi il microfono per farsi ascoltare, Mary è andata incontro a problemi ancora maggiori: «Ha continuato a criticare gli altri»... Giovedì ha detto: «Voglio andar via. Mi disgustano tutti. Non sono un’arrivista. Qui manca qualsiasi conversazione intellettuale, e io non posso farne a meno».
Che cosa è meglio, allora? Tenere a freno la lingua, oppure far piacere ai ficcanaso tirando fuori ciò che si ha dentro e mettendo sul tavolo i propri pensieri più reconditi? Una risposta valida a questa domanda, evidentemente, non esiste. Testa perdi, croce vincono loro. Non c’è un modo infallibile per sfuggire all’eliminazione. La minaccia non scomparirà. Nulla o quasi si può fare per esser certi di schivare (o perlomeno rinviare) il colpo. Non esistono regole, né ricette. Si può solo continuare a provare – e a sbagliare. Se la lezione dell’Ottavo Giorno non fosse stata chiara: una settimana dopo, il Quindicesimo Giorno, quando il destino dell’eliminazione colpisce Lesley («uscito dalla Casa del Grande Fratello [...] per essere accolto dalla folla che lo attendeva fuori con un possente coro di buuuh!»), è Craig a scagliare i suoi fulmini contro le imperscrutabili variazioni della sorte: «È ridicolo», sbotta. «Non ci posso credere. Non ha fatto nulla perché meritasse di uscire».
Ma il punto fondamentale è che non occorre «aver fatto qualcosa» per «meritare» l’eliminazione. L’eliminazione non ha niente a che fare con la giustizia. Quando si arriva alla scelta tra fischi e applausi da parte della folla, l’idea che siano «solo rose e fiori» non ha senso (per quanto diversamente la si possa pensare quando ci si trova dalla parte dei cani anziché della lepre). Non potrete mai esser certi che arrivi l’ordine di fare le valigie e andarsene, e non potete far nulla per far sì che arrivi o per bloccarlo.
Ciò che i reality raccontano è il destino. Per quel che ne sapete, l’eliminazione è un destino inevitabile. Come la morte, che potete cercare di tenere a distanza per un po’, ma non potete fermare quando, alla fine, colpisce. Le cose stanno così, e non chiedetevi perché...
Liberazione. Ora che finalmente sapete, e sapete anche che la vostra conoscenza è condivisa da milioni di altre persone e proviene da fonte degna di fiducia (non per nulla in un altro spettacolo televisivo molto seguito, Chi vuol essere milionario, l’«opinione del pubblico» diventa un’àncora di salvezza), potete smettere di tormentarvi. Non dovevate provare vergogna per le sensazioni, i sospetti e le premonizioni che avvertivate, né per lo sforzo di cacciarle dalla mente e lasciarle a marcire nei recessi più oscuri del subcosciente. Gli ordini del Grande Fratello – finalizzati a scoprire chi sarà il primo degli inquilini della Casa a non riuscire a eseguirli –, se non venissero impartiti e recepiti in pubblico non sarebbero altro che un’ennesima seduta psicoanalitica. Queste sedute, in fin dei conti, intendono aiutarvi a vivere felici e contenti, nonostante pensieri che fino a ieri vi sembravano insopportabili, e a ostentare orgogliosamente oggi quello che fino a pochi giorni fa pareva un marchio di disonore. In quella sessione psicoanalitica pubblica che viene chiamata Grande Fratello i vostri presentimenti nascosti ricevono una sonora approvazione addirittura da un’autorità come la reality Tv, e dunque non occorre più che vi spremiate le meningi e vi tormentiate: il mondo reale funziona proprio così. Il Grande Fratello di oggi, diversamente dal suo predecessore di George Orwell di cui ha preso in prestito il nome senza chiederlo, non parla di come tenere le persone dentro, e fare in modo che osservino le regole, ma di come buttarle fuori e fare in modo che, una volta cacciate, se ne vadano senza fare storie e non tornino...
Quel mondo, come ha mostrato brillantemente e dimostrato in modo convincente la reality Tv, ha molto a che fare con la questione di «chi sarà spedito alla discarica» o, meglio ancora, chi sarà a farlo per primo, finché si è in tempo a fare agli altri ciò che vorrebbero tanto fare a voi, prima che riescano a farlo. Avete visto Mary, finché aveva ancora il microfono, dare i seguenti giudizi su qualcuno che poi avrebbe votato la sua eliminazione: «Vecchio arrogante, non dovrebbe essere qui!». Mary, prima di essere sacrificata, giocava lo stesso gioco dei suoi carnefici, lo giocava allo stesso modo e, se potesse, non esiterebbe un momento a unirsi alla caccia.
E, come avrete indovinato, non c’è modo per abolire le eliminazioni. La questione non è se qualcuno sarà eliminato, ma chi e quando. Chi viene cacciato non lo è perché sia cattivo, ma perché è nelle regole che qualcuno debba venir espulso, e perché altri si sono dimostrati più abili di lui nell’arte di mettere fuori gioco i propri simili, ossia di vincere al gioco che giocano tutti (sia chi elimina, sia chi viene eliminato). Le eliminazioni continue non si verificano perché c’è sempre qualcuno che viene considerato indegno di restare in gioco. È vero il contrario: le persone vengono dichiarate indegne di restare perché c’è un certo numero di eliminazioni da effettuare. Ogni settimana uno degli abitanti della Casa deve essere mandato via, a tutti i costi. Queste sono le regole, obbligatorie per tutti coloro che vi abitano, comunque si comportino.
Il Grande Fratello è sincero: nelle regole della Casa non si parla di premi agli onesti e punizioni ai malfattori. Tutto sta a rispettare l’obbligo settimanale di eliminazione, accada quel che accada. Abbiamo sentito la conduttrice, Davina McCall, gridare: «Il destino di Craig e Mary è nelle vostre mani!». Ciò significa: è una scelta, e siete liberi di scegliere la vittima; potete scegliere se eliminare questo oppure quel concorrente, ma non potete eliminarli né farli restare entrambi. Così d’ora in poi sentitevi liberi di seguire l’istinto e l’intuizione, che hanno ricevuto una clamorosa conferma. Votando l’eliminazione di qualcuno non potete sbagliare. Solo quando esitate, quando resistete all’idea di giocare, correte l’alea di restare o essere eliminati dal gioco. E la vostra avversione a partecipare al gioco dell’esclusione non impedirà agli altri di bocciarvi.
Assoluzione. Infine, l’assoluzione, che in effetti è duplice, a due facce: retrospettiva e anticipatoria. Si perdonano i misfatti già commessi al pari della scaltrezza futura. L’antico brancolare nel buio è stato riciclato nella saggezza di scelte razionali future. Avete appreso, ma siete anche stati addestrati. Con la verità rivelata sono arrivate anche capacità utili, e con la liberazione il coraggio di impiegarle. Dobbiamo gratitudine ai produttori del Grande Fratello per quel verdetto ufficiale di «non colpevolezza». Ed è per tale gratitudine che vi unite alle folle incollate allo schermo, contribuendo così a rendere il verdetto autorevole, autenticamente pubblico e universalmente vincolante, e – strada facendo – a far salire alle stelle indici di ascolto e profitti...
Il Grande Fratello è uno spettacolo disordinato o quantomeno, come preferirebbero dire i critici più benevoli, «multisfaccettato» o «multilivello». Chiunque (molti, forse la maggioranza) può trovarvi qualcosa, indipendentemente dal sesso, dal colore della pelle, dalla classe e dagli studi fatti. La lotta disperata degli abitanti della casa riesce a portare davanti alla Tv gli appassionati del sordido e chi vorrebbe vedere quanto in basso possa scendere l’uomo rispetto ai livelli comunemente noti, e in quanti modi diversi; quella lotta coinvolgerà e incanterà i cultori delle carni svestite e di tutto ciò che è piccante e sexy; ha parecchio da offrire a chi ha bisogno di arricchire il proprio linguaggio di termini osceni e desidera lezioni pratiche su come utilizzarli. In effetti l’elenco dei benefici è lungo e variegato. Gli spettatori del Grande Fratello sono stati accusati dai loro critici, sempre con buone ragioni, di un numero imprecisato di moventi spregevoli, ma in qualche caso gliene hanno attribuiti anche di più nobili.
Persone molto diverse tra loro scelgono con il telecomando il Grande Fratello. Il principale messaggio dello show trasuda surrettiziamente, avvolto in troppe altre attrazioni per essere colto subito e senza fallo; esso può arrivare inatteso e imprevisto a molti spettatori che cercano altre distrazioni, e per alcuni può persino rimanere inosservato. Quanto alle voci critiche di coloro che hanno a cuore soprattutto le buone maniere (e, in particolare, la salvaguardia del diritto inalienabile e indivisibile di distinguere il buon gusto dalla volgarità) quel messaggio fondamentale può persino sfuggire completamente...
Ma quel messaggio non può sfuggire nel caso del programma The Weakest Link, L’anello debole della tv inglese, che si presenta sotto le fragili spoglie di quiz televisivi di cultura generale e sotto quelle, persino più fragili, di ennesima gara di caccia ai premi, senza offrire agli spettatori altra delizia spirituale o carnale che non sia...

Indice dei contenuti

  1. Introduzione. Origine, dinamica e usi della paura
  2. 1. Paura della morte
  3. 2. La paura e il male
  4. 3. Orrore dell’ingestibile
  5. 4. Terrore del globale
  6. 5. Far affiorare le paure
  7. 6. Il pensiero contro la paura (conclusione provvisoria per chi si chieda che fare)*