Capitalismo parassitario
eBook - ePub

Capitalismo parassitario

  1. 80 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub

Capitalismo parassitario

Informazioni su questo libro

«Quando gli elefanti litigano, povera lerba…». In altre parole, quando lo Stato e il mercato litigano, poveri voi...«Nella modernità liquida raramente una cosa mantiene la sua forma abbastanza a lungo da ispirare fiducia e da solidificarsi in affidabilità. Camminare è meglio che rimanere seduti, correre è meglio di camminare e fare surf è ancor meglio di correre». La tempesta perfetta provocata dallattuale tsunami finanziario si è abbattuta sulla società liquida di consumatori che aspettava soltanto una nuova onda su cui 'surfare. Ad andare in pezzi è lutopia dominante di questi anni, quella che vedeva il dominio di un mercato capace di autoregolarsi, in cui esisteva soltanto un contatto armonioso tra chi vende merci e chi le acquista. Una fede che assegnava al credito al consumo un ruolo 'magico, finanziando tutti senza alcuna precauzione, declassando lo Stato semplicemente a garante della fluidità di questo scambio. Lo stesso è avvenuto per la cultura il cui slogan è diventato «massimo impatto e obsolescenza immediata»: le idee si sono trasformate in merci da accatastare sugli scaffali di un supermercato globale dove devono attrarre lattenzione dei consumatori immediatamente ed essere sostituite in pochissimo tempo. Nella fase 'solida della modernità un sistema culturale doveva offrire norme rigide e narrazioni coerenti alle quali conformarsi, nei nostri tempi liquidi, allopposto, suggestioni ed emozioni che seducono e non implicano obblighi e responsabilità. Una massa di informazioni e di sapere colorata e affascinante, pronta a soddisfare bisogni sempre più parcellizzati ed individuali, in cui non esiste una gerarchia centrata sullimportanza e la qualità.Zygmunt Bauman, con la consueta chiarezza e grazie alluso di metafore potenti, mostra come la crisi attuale non riguardi soltanto leconomia, ma la capacità stessa della nostra società di trasmettere conoscenza e valori attraverso leducazione. Una sfida incomparabile con quelle del passato e destinata a segnare il nostro futuro: «larte del vivere in un mondo più che saturo di informazioni deve essere ancora acquisita. E ancor di più lo deve la ben più difficile arte di educare gli esseri umani a questa vita».

Domande frequenti

Sì, puoi annullare l'abbonamento in qualsiasi momento dalla sezione Abbonamento nelle impostazioni del tuo account sul sito web di Perlego. L'abbonamento rimarrà attivo fino alla fine del periodo di fatturazione in corso. Scopri come annullare l'abbonamento.
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Perlego offre due piani: Base e Completo
  • Base è ideale per studenti e professionisti che amano esplorare un’ampia varietà di argomenti. Accedi alla Biblioteca Base con oltre 800.000 titoli affidabili e best-seller in business, crescita personale e discipline umanistiche. Include tempo di lettura illimitato e voce Read Aloud standard.
  • Completo: Perfetto per studenti avanzati e ricercatori che necessitano di accesso completo e senza restrizioni. Sblocca oltre 1,4 milioni di libri in centinaia di argomenti, inclusi titoli accademici e specializzati. Il piano Completo include anche funzionalità avanzate come Premium Read Aloud e Research Assistant.
Entrambi i piani sono disponibili con cicli di fatturazione mensili, ogni 4 mesi o annuali.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì! Puoi usare l’app Perlego sia su dispositivi iOS che Android per leggere in qualsiasi momento, in qualsiasi luogo — anche offline. Perfetta per i tragitti o quando sei in movimento.
Nota che non possiamo supportare dispositivi con iOS 13 o Android 7 o versioni precedenti. Scopri di più sull’utilizzo dell’app.
Sì, puoi accedere a Capitalismo parassitario di Zygmunt Bauman, Fabio Galimberti in formato PDF e/o ePub, così come ad altri libri molto apprezzati nelle sezioni relative a Scienze sociali e Cultura popolare. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.

Informazioni

La cultura dell’offerta

La cultura, nella sua fase liquido-moderna, è fatta per così dire a misura della libertà di scelta individuale (volutamente ricercata o subita come obbligo). È destinata a servire alle esigenze di questa libertà. A garantire che la scelta rimanga inevitabile: una necessità di vita e un dovere. E che la responsabilità, compagna inseparabile della libera scelta, rimanga là dove la condizione liquido-moderna le ha imposto di stare: a carico dell’individuo, ormai nominato amministratore unico della «politica della vita».
La cultura di oggi è fatta di offerte, non di norme. Come ha notato Pierre Bourdieu, la cultura vive di seduzione, non di regolamentazione; di pubbliche relazioni, non di controlli polizieschi; della creazione di nuovi bisogni/desideri/esigenze, non di coercizione. Questa nostra società è una società di consumatori e anche la cultura, come tutto il resto del mondo visto-e-vissuto dai consumatori, diventa un emporio di prodotti destinati al consumo, ciascuno dei quali si trova in concorrenza con gli altri per conquistare l’attenzione mutevole/vagante dei potenziali consumatori, nella speranza di riuscire ad attrarla e a trattenerla per poco più di un attimo fuggente. La strategia «giusta» (l’unica ragionevole?) è quella di abbandonare gli standard troppo rigidi, compiacersi nel non fare distinzioni, accontentare tutti i gusti senza privilegiarne uno, promuovere la saltuarietà e la «flessibilità» (nome politicamente corretto per indicare l’assenza di spina dorsale) ed esaltare l’instabilità e l’incoerenza; fare i pignoli, mostrarsi sorpresi e stringere i denti è vivamente sconsigliato. La redattrice di un settimanale di «tendenza» ha raccomandato una trasmissione della notte di San Silvestro del 2007 per la sua «vasta scelta di musica, in grado di soddisfare l’appetito di ognuno». «Il suo pregio», ha spiegato, «è la sua attrattiva universale, che consente di entrare e uscire a piacimento dal programma»[1]. Una qualità senza dubbio encomiabile e attraente in una società in cui le reti sostituiscono le strutture, e all’attività di «fissare» e «definire» è subentrato il gioco dell’attaccarsi e staccarsi, una serie di connessioni e disconnessioni senza fine.
La fase attuale della progressiva trasformazione dell’idea di «cultura» dalla sua forma originaria, d’ispirazione illuministica, alla sua reincarnazione liquido-moderna è stimolata e gestita dalle stesse forze che promuovono l’emancipazione dei mercati dai residui vincoli di natura non-economica: sociale, politica ed etica e così via. Per conquistarsi l’emancipazione l’economia liquido-moderna focalizzata sul consumatore fa leva sull’eccesso delle offerte, sul loro invecchiamento sempre più rapido e sul pronto dissolversi del loro potere di seduzione – il che, detto per inciso, fa di essa un’economia della prodigalità e dello spreco. Poiché non c’è modo di sapere in anticipo quale delle offerte risulterà abbastanza allettante da stimolare il desiderio di consumo, l’unico modo per verificarlo richiede tentativi ed errori costosi. La continua produzione di nuove offerte e il volume in ascesa costante di beni offerti sono necessari anche per mantenere elevata la velocità di circolazione dei beni, per rinfrescare costantemente il desiderio di sostituirli con beni «nuovi e migliorati» e per evitare che l’insoddisfazione dei consumatori su singoli prodotti si rapprenda in una disaffezione generale verso lo stile di vita consumistico in quanto tale.
Se il mondo popolato di consumatori somiglia ormai a uno di quei grandi magazzini in cui si vende «tutto ciò che ti occorre e che riesci a sognare», la cultura si sta trasformando in uno dei suoi reparti. Anche qui, come in altri reparti, gli scaffali sono stracolmi di merci e vengono riforniti quotidianamente, e le casse sono adornate dalla pubblicità delle nuove offerte, destinata a sparire ben presto con le attrattive che promuove. Sia le merci che i messaggi pubblicitari sono pensati per suscitare voglie e innescare desideri (per avere «il massimo impatto e un’obsolescenza istantanea», per citare la nota espressione di George Steiner). I commercianti e i pubblicitari che le promuovono confidano nel connubio tra il potere seduttivo delle offerte e i radicati istinti dei loro potenziali clienti a «essere un gradino sopra agli altri» e ad «avere una marcia in più».
Diversamente dall’era della costruzione delle nazioni, la cultura liquido-moderna non ha «persone» da «coltivare», ma clienti da sedurre. E, a differenza della cultura «solido-moderna» che l’ha preceduta, non punta più a finire il lavoro (quanto prima, tanto meglio). Il suo lavoro consiste anzi nel rendere permanente la propria sopravvivenza, temporizzando tutti gli aspetti dell’esistenza di coloro che erano affidati alla sua tutela, che rinascono ora come clienti.
La politica solido-moderna che consisteva nel fare i conti con la differenza, nell’assimilare alla cultura dominante, nel privare gli estranei della loro estraneità, sebbene auspicata da alcuni non è più sostenibile. Ma nemmeno le vecchie strategie di resistenza all’interazione e fusione tra culture hanno probabilità di funzionare, per quanto siano preferite da chi è affezionato alla rigida separazione e all’isolamento delle «comunità di appartenenza» (più precisamente, delle comunità-di-appartenenza-per-nascita).
«L’appartenenza», afferma Jean-Claude Kaufmann[2], è oggi «utilizzata principalmente come risorsa dell’ego». Kaufmann sconsiglia di pensare alle «collettività di appartenenza» necessariamente come «comunità integranti», e raccomanda piuttosto di concepirle come fenomeni che accompagnano il processo di individualizzazione, come una serie di stazioni di servizio o di motel lungo la strada che contrassegnano la traiettoria dell’io che si forma e riforma continuamente.
François de Singly fa giustamente notare[3] che le teorizzazioni sulle identità di oggi farebbero bene ad abbandonare le metafore delle «radici» e dello «sradicamento» (e, potremmo aggiungere, il tropo ad esse correlato dell’«estirpazione»), che implicano un atto una tantum, definitivo e irreversibile di emancipazione individuale dalla tutela della comunità di nascita, e a sostituirle con le immagini del gettare e issare le ancore.
In effetti issare un’àncora, contrariamente allo «sradicare» e all’«estirpare», non ha niente di irrevocabile, tanto meno di definitivo. Le radici, quando vengono divelte dalla terra in cui si sono sviluppate, generalmente si disseccano e appassiscono, uccidendo la pianta che nutrivano, e se questa rifiorisse ciò avrebbe del miracoloso; al contrario, le ancore vengono issate solo nella speranza di poterle felicemente gettare altrove; e possono essere gettate con la stessa facilità in tanti porti, diversi e distanti tra loro. Inoltre, le radici disegnano e predeterminano la forma della pianta che si svilupperà da esse ed escludono la possibilità di ogni altra forma; le ancore, invece, sono soltanto strumenti ausiliari della nave e non ne definiscono caratteristiche e qualità. Il lasso di tempo che separa l’atto di gettare un’àncora da quello di issarla di nuovo non è che un episodio nella rotta della nave. La scelta del prossimo porto in cui gettare l’àncora dipenderà molto probabilmente dal tipo di carico che la nave trasporta in quel momento; un porto adatto a un tipo di carico potrebbe essere totalmente inadatto a un altro.
Tutto sommato, la metafora dell’àncora coglie ciò che sfugge alla metafora dello «sradicamento»: l’intreccio di continuità e discontinuità nella storia di tutte le identità contemporanee, o quanto meno di un loro numero crescente. Simili a navi che attraccano, frequentemente o saltuariamente, in diversi porti, i vari io in cerca di riconoscimento e di conferma della propria identità si sottopongono alla verifica e all’approvazione delle proprie credenziali nelle «comunità di riferimento» cui chiedono di essere ammessi nel corso del viaggio (che dura tutta la vita); e ogni «comunità di riferimento» definisce i requisiti sul tipo di documentazione da presentare. Tra i documenti da cui dipende l’approvazione vi sono di solito il registro della nave e/o il diario di bordo del comandante, e a ogni fermata il passato (sempre più appesantito dagli atti dei precedenti scali) viene nuovamente esaminato e valutato.

I.

La storia dell’istruzione ha conosciuto molti periodi critici durante i quali diveniva evidente che premesse e strategie collaudate e apparentemente affidabili non f...

Indice dei contenuti

  1. Capitalismo parassitario
  2. La cultura dell’offerta