Storia dell'IRI. 2. Il «miracolo» economico e il ruolo dell'IRI
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Storia dell'IRI. 2. Il «miracolo» economico e il ruolo dell'IRI

1949-1972

  1. 712 pagine
  2. Italian
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Storia dell'IRI. 2. Il «miracolo» economico e il ruolo dell'IRI

1949-1972

Informazioni su questo libro

L'Istituto per la Ricostruzione Industriale (IRI) nasce nel 1933, per volere di Mussolini e su progetto di Alberto Beneduce, con l'intento di evitare il fallimento delle principali banche e imprese italiane e con esso il crollo dell'economia, già provata dalla crisi mondiale esplosa nel 1929. Dal dopoguerra l'Istituto è protagonista prima della ricostruzione e poi del miracolo economico. Dopo le difficoltà emerse negli anni '70 e il programma di ristrutturazione e rilancio degli anni '80, l'IRI conclude la sua attività nel 2002 dopo le operazioni di privatizzazione che contribuiscono in misura significativa al raggiungimento degli obiettivi di finanza pubblica e all'adesione italiana all'euro.In questo volume sono trattati gli anni 1950-1970, quelli del boom economico e delle maggiori trasformazioni della società italiana, con una crescita annua del reddito del 6% e l'eccezionale affermazione dell'industria, che diventa un fenomeno irreversibile. Di questa grande stagione l'IRI è protagonista. Soprattutto nel settore siderurgico, dove con il Piano Sinigaglia la produzione aumenta di tre volte, consentendo all'Italia di passare dal nono al sesto posto nel mondo. La presenza del Gruppo si estende a molti e significativi comparti produttivi: le infrastrutture di trasporto, le telecomunicazioni, la gestione di un mezzo nuovo come la televisione, la progettazione e la fabbricazione di prodotti di successo come la 'Giulietta'. Innovazione e creatività che producono nella dirigenza dell'IRI aspettative positive per il futuro delle rispettive imprese, mentre un impegno straordinario viene dedicato ai programmi di industrializzazione del Mezzogiorno. «IRI una formula per il progresso», recita un fortunato slogan di quegli anni. La proprietà pubblica unita a un management competente e alla diffusa presenza di azionisti privati rappresenta la 'virtuosa' miscela di elementi socio-politici ed economici, così che l'Istituto viene ammirato e studiato in tutto il mondo. Ma il successo ha i suoi rischi. L'IRI è caricato di troppi compiti e inizia a essere messo in discussione il complesso equilibrio insito nel suo duplice ruolo di holding di imprese competitive e di strumento per la politica economica.

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Informazioni

Argomento
Business

1. La grande stagione dell’IRI

di Andrea Colli

1. Il «miracolo economico»

L’intensa fase di crescita che va sotto il nome di «miracolo economico» è soggetta a diverse periodizzazioni. Si va dai trent’anni che intercorrono tra la fine del secondo conflitto mondiale e il primo shock petrolifero78 al quindicennio compreso tra il periodo della ricostruzione e del Piano Marshall e il primo manifestarsi di segnali di rallentamento, nel 1963-196479, per arrivare al periodo, assai più ristretto, compreso tra la firma degli accordi di Roma e il rallentamento congiunturale di metà anni Sessanta80.
Comunque collocato nel tempo, il «miracolo» rimane nella coscienza nazionale come una fase di «grande trasformazione» economica, sociale e culturale, i cui effetti vengono avvertiti negli angoli più riposti di una nazione che manifesta ancora evidenti i segni della sua lunga storia contadina81. Per una quindicina d’anni l’Italia si trasforma in uno «straordinario laboratorio del cambiamento economico e sociale accelerato»82. Dovunque si guardi, è impossibile non sorprendersi di fronte alla rapidità del mutamento, tanto più evidente quanto più contrastante con la stagnazione e le privazioni dei lunghi anni precedenti, quelli del fascismo e della guerra.
Proprio a causa di tale natura polimorfa, ad un tempo economica, sociale e culturale, il miracolo economico non è facilmente descrivibile sulla base di categorie precise e con schemi in grado di spiegarne le dinamiche di fondo e le determinanti originarie.

1.1. I dati della «grande trasformazione»

I dati statistici, collocati in una prospettiva relativamente ampia – dagli inizi degli anni Cinquanta alla metà del decennio successivo –, consentono comunque di apprezzare la portata del processo di crescita, sia assoluta sia relativa al complesso degli altri paesi industrializzati83.
Tutte le componenti del decollo mostrano una sostenuta propensione alla crescita. Tra 1950 e 1961 il reddito nazionale lordo a prezzi costanti aumenta a un tasso medio annuo di quasi il 6%, che cala al 4,5 tra 1962 e 1965, la prima fase di rallentamento congiunturale. I consumi, sempre a prezzi costanti, si espandono intorno al 5%, le importazioni all’11, le esportazioni al 13%84. Nel medesimo periodo la produzione industriale sale dell’8,6%85 (con valori superiori alla media nei prodotti energetici, nei mezzi di trasporto, nella chimica, nei prodotti per l’edilizia e nella metallurgia86), gli investimenti fissi lordi del 10%, lo stock di impianti e attrezzature di oltre il 9%.
In questo quadro, l’occupazione industriale cresce di quasi due milioni di unità (da 5,8 a 7,6 milioni di dipendenti), con la relativa diminuzione degli addetti in agricoltura, che passano dal 42,2% del totale della popolazione attiva nel 1951 al 29% dieci anni dopo87. Nello stesso periodo i salari aumentano del 6,6% annuo88, in corrispondenza di una crescita della produttività del 5,9% nel settore manifatturiero89.
Fatto 100 l’indice della produzione industriale, basato sui dati Istat del 195190, si arriva nel 1965 a 240. Particolarmente dinamici i settori dell’estrazione di combustibili liquidi e gassosi (399), della metallurgia (275), della meccanica di precisione (566), delle autovetture (poco meno di 700), della lavorazione di minerali non metalliferi (283), della chimica (364), dei derivati del petrolio (347), delle fibre sintetiche (475). È, senza dubbio, il completamento di un grande processo di modernizzazione dell’apparato produttivo nazionale nei settori della seconda rivoluzione industriale, quelli ad elevata intensità di capitale. Tutto ciò si traduce, tra l’altro, in una inequivocabile convergenza, nei livelli e nei principali indicatori di sviluppo, col resto delle economie sviluppate d’Occidente91. Secondo le stime di Angus Maddison92, il reddito pro capite sale, nel periodo 1951-1963, del 93% (da 3.700 dollari 1990 a 7.200), a fronte di una media del 71% in Europa (da 5.200 a 8.400) e del 17% negli Usa (da 10.100 a 11.800).
L’esame di un arco cronologico ampio, tuttavia, porta in sé alcuni rischi; le forze in atto, in grado di spingere il pedale dell’acceleratore, i propulsori della crescita, non giocano sempre il medesimo ruolo. Si apre, insomma, il tema delle interpretazioni delle dinamiche interne al processo di sviluppo dell’economia italiana.

1.2. Le determinanti della crescita

Nella valutazione sostanzialmente concorde delle dinamiche interne al processo di sviluppo sono da distinguersi almeno due sotto-periodi. Il primo, compreso tra 1951 e 1957, è dominato dalla «componente interna» (i consumi e investimenti fissi, pubblici e privati, incrementano a un ritmo di quasi il 10% annuo), mentre nella fase successiva, dal 1958 al 1963, è la domanda estera a giocare il ruolo propulsivo principale93, in particolare a partire dalla firma degli accordi di Roma, che sanciscono l’inserimento dell’Italia in un mercato di dimensioni – finalmente – continentali.
Le interpretazioni del «miracolo» hanno riguardato, ...

Indice dei contenuti

  1. Un profilo d’insieme: l’età dell’IRI
  2. 1. La grande stagione dell’IRI
  3. 2. Biografie di un gruppo dirigente (1945-1970)
  4. Repertorio biografico del gruppo dirigente dell’IRI 1947-1970
  5. 3. Il rinnovamento delle relazioni industriali e la nascita dell’Intersind: un esperimento di regolazione sociale (1954-1969)
  6. 4. Le nuove funzioni d’impresa: formazione, comunicazione, ricerca e sviluppo
  7. 5. L’IRI, la nazionalizzazione dell’industria elettrica e le scelte di investimento degli indennizzi
  8. 6. Il finanziamento dell’IRI e i rapporti con il sistema bancario (1948-1972)
  9. 7. Dallo statuto del 1948 alla programmazione economica nazionale
  10. 8. L’IRI e il Mezzogiorno. Una interpretazione
  11. Gli Autori
  12. Immagini