Atlante del Ventesimo secolo 1900-1918
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Atlante del Ventesimo secolo 1900-1918

I documenti essenziali

  1. 398 pagine
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Atlante del Ventesimo secolo 1900-1918

I documenti essenziali

Informazioni su questo libro

Il secolo delle ideologie, il secolo delle masse, il secolo della scienza e della tecnologia. E ancora: il secolo delle guerre, il secolo americano, il secolo delle donne, il secolo della violenza.È ancora presto per dare una definizione conclusiva del Novecento, ma certo è possibile ripercorrerne le complesse vicende. Un'ampia selezione di documenti – in quattro volumi – consente di avvicinarsi direttamente ai momenti più significativi e ai protagonisti del secolo, così da misurare i propri interessi e verificare le proprie scelte di campo.La prima guerra mondiale e la rivoluzione russa: sono questi i due grandi avvenimenti che dominano questo volume. Due vicende che aprono il Novecento e che, per il loro esito, avranno un'influenza decisiva sugli anni successivi. Con la guerra, gli Stati Uniti entrano prepotentemente sulla scena mondiale, mentre la rivoluzione bolscevica determina la nascita dell'altro grande protagonista della storia politica di tutto il secolo. La conflittualità interna all'Italia è largamente documentata, con una particolare attenzione alle lotte sociali, all'emergere del nazionalismo, alla svolta interventista di Mussolini e all'ingresso del paese in una guerra che vide il rischio di una drammatica sconfitta prima di concludersi con una definitiva vittoria.

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Informazioni

1.
L’uccisione di Umberto I
(29 luglio 1900)

Il 29 luglio del 1900, a Monza, l’anarchico toscano Gaetano Bresci colpì a morte con tre colpi di ­pistola il re d’Italia Umberto I mentre si recava in carrozza a una manifestazione ginnica. Bresci, emigrato negli Stati Uniti, era tornato appositamente in Italia per vendicare le vittime dei tumulti per il caropane del 1898. L’8 maggio di quell’anno, a Milano, il generale Bava Beccaris aveva impiegato l’artiglieria contro la folla dei dimostranti, facendo 80 morti e 450 feriti. Come riconoscimento del servizio reso alla patria, Umberto I aveva insignito Bava Beccaris della Gran Croce dell’Ordine Militare di Savoia e lo aveva nominato senatore.
Il regicidio ebbe un’enorme risonanza nell’opinione pubblica, e il cordoglio del mondo politico fu unanime, così come la violenta condanna nei confronti della «belva in figura d’uomo» che si era macchiata del crimine «parricida». Tuttavia, l’uccisione del re non bloccò la svolta in corso nel paese, favorita dal successo della sinistra liberale e dei partiti dell’Estrema nelle elezioni politiche del giugno 1900. Nonostante il regicidio, infatti, il nuovo re Vittorio Emanuele III mantenne la politica moderata avviata da Umberto I dopo il fallimento della svolta autoritaria tentata da alcuni settori della classe dirigente italiana tra 1898 e 1900 (la «crisi di fine secolo»). Dopo aver confermato il governo di transizione guidato dall’anziano ex presidente del Senato Giuseppe Saracco, nel 1901 affidò la guida del paese a Giuseppe Zanardelli, esponente della sinistra liberale.
Condannato all’ergastolo, nel 1901 Bresci fu trovato impiccato nella sua cella: questa fu la versione ufficiale, mentre era stato ucciso da alcune guardie del penitenziario dell’isola di Santo Stefano.
I documenti che qui si presentano sono il necrologio del re pronunciato dal presidente del Consiglio Giuseppe Saracco alla Camera dei deputati e l’articolo pubblicato in prima pagina dal «Corriere della Sera» dopo l’attentato.

Discorso del Presidente del Consiglio Giuseppe Saracco1

Signori deputati! Mi onoro di annunziare alla Camera, che S.M. il Re, con decreti del 2 agosto, ha confermato me nell’ufficio di presidente del Consiglio, ministro dell’interno, e i miei colleghi nelle loro rispettive funzioni. Spetta perciò a me di compiere il mestissimo ufficio di associarmi, in nome del Governo, ai sentimenti d’indignazione e di dolore, espressi con rara eloquenza dal vostro degno presidente.
Mi associo a questi sentimenti coll’animo più che con le parole; le quali non bastano a significare la commozione profonda e il cordoglio che mi strazia.
Io, che vidi le origini del nuovo Regno, e presi parte a tutte le vicende fortunate, per cui il piccolo Piemonte si trasformò nella Grande Patria Italiana, non avrei mai creduto di viver tanto per assistere alla strage del mio Re. (Bravo! Bene!)
Ciò che più mi cruccia è il pensiero che la sua vita preziosissima fu troncata dalla mano d’un italiano. (Bravo! – Approvazioni)
Se la maledizione del popolo non avesse raggiunto il parricida, se non gli pendesse inesorabile sul capo la maledizione di Dio e di tutto il mondo civile, vorrei anch’io, con le lagrime negli occhi e con lo sdegno nel cuore, esecrare e maledire questa belva in figura d’uomo. (Benissimo! – Vive approvazioni)
Ma debbo far forza a me stesso e, come capo del Governo, imporre freno all’indignazione che mi trabocca dall’animo, ­imitando l’esempio di forte serenità che ci viene dall’Augusto Succes­sore.
Raccolti nel dolore, prostriamoci innanzi al feretro del Re leale, buono e generoso, soldato per la patria e per l’umanità, del Re che riassumeva le virtù civili e militari della sua eroica stirpe; del Re che fu sempre fortunato interprete dei sentimenti e delle aspirazioni del suo popolo, cui lascia tanta e così larga eredità di ­affetti.
L’universale compianto che lo accompagna nel sepolcro è il giusto premio di una vita tutta spesa nello adempimento del dovere e dedicata al benessere ed alla felicità del suo popolo.
La fine crudele toccata al più giusto, al più umano dei Sovrani deve ispirarci gravi riflessioni e suscitare virili propositi.
Di fronte alla frequenza di così mostruosi e brutali delitti che, senza odio e senza motivo, prendono di mira le più innocenti e le più elevate esistenze; di fronte alle minaccie incalzanti e feroci di una classe di degenerati senza patria, senza umanità e senza Dio; (Benissimo! – Vivissime approvazioni) che sognano di rinnovare la società seppellendola sotto le sue rovine; in mezzo a tanto agitarsi di malsane passioni e di appetiti sfrenati, che avvelenano l’ambiente e turbano la pubblica coscienza, non è lecito al Governo rimanere impassibile; (Benissimo! – Bravo!) non potete restare impassibili voi, onorevoli deputati, cui sono commesse le sorti di una così nobile e civile nazione, grande nei suoi slanci patriottici, generosa e cavalleresca nei suoi sentimenti. (Bene!)
Non è possibile che nel seno di questo bel paese continui a fecondarsi il reo seme che ha dato frutti così funesti e ne prepara di peggiori per l’avvenire. (Benissimo!)
Tutti coloro che, come noi, son convinti essere la Monarchia la sola forza con la quale il nostro paese può tenersi unito e prosperare (Benissimo!) hanno l’obbligo di stringersi insieme per studiare e preparare i mezzi acconci a prevenire le funeste esplosioni di un fanatismo cieco, che minacciano il ritorno di una barbarie nuova e senza nome. (Approvazioni)
È questo il còmpito che i nuovi pericoli impongono al Governo ed al Parlamento, consci della loro missione e solleciti dell’onore, della sicurezza e dell’avvenire del paese. (Benissimo!)
Dopo mezzo secolo di vita politica, attraverso tante vicende, non ho mai perduta la fede nei benefizi della libertà, che fu la leva del nostro risorgimento e la pietra angolare del nostro Regno; (Benissimo!) ma, per assicurarla e garentirla, occorre impedire con mano ferma ed energica che all’ombra e sotto il pretesto della libertà si sovvertano gli ordini dello Stato (Benissimo! – Vivi applausi) e si mettano in serio pericolo le conquiste della civiltà e del progresso. (Benissimo!)
L’immensa sventura che ci strappa così amare lacrime, sia per noi un salutare lavacro che purifichi gli spiriti e unisca gli animi alla comune difesa.
Sarà questo l’omaggio più degno che possiamo rendere alla venerata memoria del compianto Sovrano ed il saluto augurale all’Augusto Successore che, giovane ed animoso, seguita sul trono le orme luminose del Padre e dei suoi Grandi Avi.
I vecchi vi hanno data una Patria e un glorioso retaggio da custodire; spetta a voi giovani di conservarlo ed accrescerlo con la fede robusta, collo spirito di sacrifizio e col sentimento di solidarietà, che levarono l’Italia alla presente fortuna. (Benissimo! – Vive approvazioni – Vivi e prolungati applausi)
[Atti parlamentari della Camera dei deputati, legislatura XXI, I sessione, discussioni, tornata del 6 agosto 1906, pp. 337-340]

«La tragica morte di re uUmberto a mMonza»

Il paese, sotto l’impressione di un dolore sinceramente, pro­fondamente sentito, ha fatto alla memoria del Re, caduto per la orribile mano del parricida, alla monarchia e a tutto quel complesso di idealità, che si riassumono nel nome della patria, una di quelle dimostrazioni, che sono a un tempo la rivelazione d’uno spirito buono e l’affermazione d’un grande pensiero, di una intensa volontà politica. Il popolo italiano, così preso di mira da faziosi di ogni colore, di ogni gradazione, ha avuto uno scatto meraviglioso, un impeto sincero come in difesa de’ suoi vecchi sentimenti, come a tutela dell’opera sua; e il suo dolore ha significato a quanti intesero: devozione al principato liberale, tenace fermezza nel principio unitario.
Il popolo italiano, colla sua gran voce, ha parlato alto e forte a tutti: ai suoi nemici interni non meno che agli altri popoli. Questa sua manifestazione di pietà e di affetto verso il suo amato Capo defunto, verso la Regina sconsolata, verso il Re che, col cuore ferito, torna da un viaggio, che doveva essere lieto, a raccogliere la successione; questa manifestazione ha avuto un grande ­significato politico, dinanzi al quale paiono oggi ben misera cosa le propagande sovvertitrici. Dove sono, a quest’ora, e che hanno fatto di bene al popolo, codesti «maestri»? Quanti hanno abbassata la voce e nascosto un poco la faccia! Quanti hanno mutato il linguaggio!...
La tragedia di Monza ha avuto dunque la potente virtù di riunire intorno al trono tutti gli italiani in un solo pensiero, in un sentimento solo. Il Sovrano spento tante volte aveva chiamato il suo popolo alla concordia; egli doveva dare alla concordia del suo popolo, in olocausto purissimo, anche il suo sangue.
L’onda di dolore, che è passata sulle anime nostre, e le ha squassate, fu così irruente e così larga, da avvolgere tutta l’Italia. Milano specialmente – questa nostra Milano – dove le idee sovversive pareva che avessero la miglior fortuna – s’è levata in un tale impeto di dolore che a nessuno è sfuggito.
Certo la commozione schietta e profonda della città nostra deve essere stata di grande ammaestramento a quelli che credevano di aver qui condotta a buon punto l’opera di demolizione, deve averli avvertiti che non si può giungere in fondo senza offendere le intime e più vitali fibre di tutto il popolo italiano e provocare una ribellione contro l’opera ribelle. E che il lutto di Milano abbia avuto particolarmente questo significato lo dimostra la condotta di alcuni, i quali, in quest’ora di dolore, senza preoccuparsi della coerenza, parlano un linguaggio, tengono una condotta, per loro, del tutto insoli...

Indice dei contenuti

  1. Introduzione generale
  2. Prefazione
  3. 1. L’uccisione di Umberto I (29 luglio 1900)
  4. 2. La questione meridionale (1900, 1908)
  5. 3. Giolitti e la classe operaia (1901)
  6. 4. La critica dell’imperialismo: John A. Hobson (1902)
  7. 5. Il sionismo
  8. 6. L’Intesa Cordiale (8 aprile 1904)
  9. 7. Il primo sciopero generale in Italia (settembre 1904)
  10. 8. Roosevelt e l’imperialismo americano (1904)
  11. 9. L’antagonismo anglo-tedesco
  12. 10. La guerra russo-giapponese e la pace di Portsmouth (1905)
  13. 11. Il Manifesto d’ottobre dello zar nicola II (17 ottobre 1905)
  14. 12. I «Protocolli dei ‘Savi Anziani’ di Sion» (1905)
  15. 13. La Legge francese per la separazione della Chiesa dallo Stato (dicembre 1905)
  16. 14. La teoria della sessualità di Sigmund Freud (1905)
  17. 15. L’emigrazione italiana
  18. 16. La fondazione della Confederazione generale del lavoro (1906)
  19. 17. Pio X condanna il modernismo (1907)
  20. 18. Il cubismo
  21. 19. «La Voce» (1908)
  22. 20. I Giovani Turchi conquistano il potere (luglio 1908)
  23. 21. Il manifesto del futurismo (febbraio 1909)
  24. 22. La rivoluzione messicana (1910)
  25. 23. il «Parliament Act» e la sconfitta dei lord inglesi (agosto 1911)
  26. 24. La guerra di Libia (1911-1912)
  27. 25. Sun Yat-Sen e la Rivoluzione cinese (1911-1912)
  28. 26. Il congresso di Reggio Emilia (luglio 1912)
  29. 27. Corradini e il nazionalismo italiano (1913)
  30. 28. Le suffragette (1913-1914)
  31. 29. Ford e la catena di montaggio (aprile 1913)
  32. 30. La settimana rossa (7-14 giugno 1914)
  33. 31. L’ultimatum austro-ungarico alla Serbia (23 luglio 1914)
  34. 32. Mussolini e la svolta interventista (15 novembre 1914)
  35. 33. Il Patto di Londra (26 aprile 1915)
  36. 34. La propaganda di guerra (1914-1915)
  37. 35. L’Italia entra in guerra (1915)
  38. 36. Le trincee
  39. 37. Il genocidio degli armeni (1915)
  40. 38. I manifesti di Zimmerwald e di Kienthal: pace e rivoluzione (1915-1916)
  41. 39. La teoria leninista dell’imperialismo, «fase suprema del capitalismo» (1916)
  42. 40. L’ingresso degli Stati Uniti nella prima guerra mondiale: il discorso di Woodrow Wilson (2 aprile 1917)
  43. 41. Le «Tesi d’aprile» (7 aprile 1917)
  44. 42. Appello di Benedetto XV contro la guerra (1º agosto 1917)
  45. 43. La disfatta di Caporetto
  46. 44. La dichiarazione Balfour (2 novembre 1917)
  47. 45. La presa del Palazzo d’Inverno (novembre 1917)
  48. 46. Decreto dei bolscevichi sulla fine della guerra (26 ottobre/8 novembre 1917)
  49. 47. Discorso di Clemenceau sulla guerra (20 novembre 1917)
  50. 48. I «14 punti» di Wilson (8 gennaio 1918)
  51. 49. Il Trattato di pace di Brest-Litovsk (3 marzo 1918)
  52. 50. Lenin contro i «kulaki» (5 luglio 1918)