Mussolini e il fascismo
di Emilio Gentile
Desidero dedicare questa lezione a due persone a me molto care, Elvira Onofrio e Antonio Gentile, non solo perché sono stati i miei genitori, ma perché da loro ho sentito parlare per la prima volta, oltre mezzo secolo fa, di Mussolini e del fascismo, quando rievocavano la loro giovinezza: una giovinezza che iniziò, come per milioni di giovani italiane e italiani, con l’entusiasmo dei canti Giovinezza, giovinezza oppure Duce, tu sei la luce, fiamma tu sei nel cuore, e che tramontò angosciosamente dopo un ventennio, sfogandosi col ritornello Vento, vento, portalo via con te, mentre l’Italia era travolta dalla furia devastatrice della guerra, che trascinò via con sé, al prezzo di molte vite umane, Mussolini e il fascismo, lasciando il paese umiliato e distrutto.
Avevo pensato di iniziare la lezione con una domanda: Benito Mussolini, chi era costui? Ma poi ho rinunciato, pensando che avreste svuotato immediatamente la sala per protesta a sentirvi rivolgere una domanda di banalissima eco manzoniana. Infatti, qui sappiamo tutti chi era Mussolini e cos’era il fascismo. E tutti abbiamo qui un’opinione, un’idea, un giudizio su Mussolini e sul fascismo. Ma sappiamo anche che le opinioni, le idee e i giudizi su Mussolini e sul fascismo sono almeno tanto numerosi quante sono le persone presenti in questa sala, moltiplicate per tutte le persone, e saranno molte migliaia, forse anche molti milioni di persone, che sanno chi era Mussolini e cos’era il fascismo. Ci sono nelle biblioteche decine di migliaia di libri che raccontano, interpretano, giudicano la storia di Mussolini e del fascismo. La migliore biografia di Mussolini, scritta da Renzo De Felice, ammonta a oltre seimila pagine. La migliore biografia scritta da uno storico straniero, Pierre Milza, supera le mille pagine. Negli ultimi dieci anni sono uscite sei nuove biografie di Mussolini e altre due o tre o quattro sono state annunciate. Eppure, nonostante tale mole di ricerche, di studi e di riflessioni, molte questioni cruciali della storia di Mussolini e del fascismo sono tuttora aperte, suscitano numerosi interrogativi accompagnati ancora da risposte poco convincenti, contrastanti o addirittura opposte.
Ma forse, proprio perché ci sono tanti giudizi diversi e contrastanti su Mussolini e sul fascismo, può essere utile riflettere insieme sulle origini e su alcuni aspetti della personalità politica di Mussolini e del sistema di potere da lui instaurato insieme al partito fascista. Vedremo nel corso di questa lezione il motivo della precisazione apparentemente pleonastica: «insieme al partito fascista».
Forse, riflettendo insieme su questi temi, potremo notare qualcosa che ancora non sappiamo su Mussolini e sul fascismo, sui rapporti fra Mussolini e il fascismo. Oppure potremo vedere Mussolini e il fascismo, e i legami che li unirono, in una prospettiva diversa da quella comunemente nota. E forse, attraverso queste riflessioni, comprenderemo meglio la natura del potere di Mussolini e del fascismo, la novità del «volto del potere» di Mussolini nella storia del Novecento.
In questa lezione non farò uso di immagini, anche se considero le immagini un utilissimo ausilio per l’analisi storica, specialmente nel caso di Mussolini e del fascismo, che molto usarono l’immagine nell’esercizio e nella rappresentazione del potere. Nonostante ciò, non farò uso di immagini. E ne spiego la ragione. Innanzitutto, invitandovi a riflettere su Mussolini e il fascismo come artefici di un nuovo sistema di potere, intendo rivolgermi esclusivamente alla vostra ragione e non alla vostra immaginazione. Perciò eviterò di introdurre nella vostra riflessione la suggestione delle immagini. Così facendo, intendo richiamare la vostra attenzione su fatti concreti che riguardano le origini e il metodo del potere mussoliniano e fascista, indipendentemente dall’uso delle immagini con le quali lo rappresentarono. Inoltre, ho rinunciato all’uso delle immagini perché penso che negli ultimi tempi si sia diffusa in modo eccessivo la tendenza a privilegiare le immagini nell’analisi e nell’interpretazione del fascismo, abusando di interpretazioni di Mussolini come artista della politica, del fascismo come politica-spettacolo, come estetica della politica, come regime fondato sulla rappresentazione simbolica e la coreografia di massa.
Essendo stato uno dei primi studiosi a proporre questo tipo di interpretazioni, è evidente che non ho alcuna ostilità preconcetta nei loro confronti. Le considero tuttora importanti. Temo, tuttavia, che questi modi di analizzare e interpretare il fascismo, essendo ora diventati una moda, possano produrre effetti nocivi per la riflessione storica, specialmente quando pretendono di svelare in modo esclusivo e definitivo la natura e il significato storico del fascismo, mentre in realtà oscurano entrambi – e gravemente – perché tendono a diffondere una interpretazione estetizzante del fascismo, dove tutto è rappresentazione, simbolo, mito, rito, retorica, testo, linguaggio, discorso. E tutto ciò viene spesso attribuito alla mancanza di originalità ideologica e politica del fascismo, che colmò questo vuoto con l’appariscente sovrabbondanza coreografica di esibizioni spettacolari e ludiche miranti a distrarre e divertire le masse per carpire il loro consenso. L’essenza del fascismo si riduce così alla rappresentazione, all’immagine, alla coreografia e al simbolo, che assurgono addirittura al rango di unica significativa realtà storica del fascismo e del suo duce. Da questo punto di vista, la tendenza a privilegiare le immagini nella interpretazione del fascismo è sfociata talvolta nella banalizzazione, se non addirittura nella negazione del fascismo stesso come originale sistema di potere, fondato sul monopolio della forza e della politica, imposto attraverso la violenza e la soppressione dei diritti fondamentali del cittadino per opera di un partito unico.
Le immagini, lo spettacolo, l’estetica, la coreografia di massa furono certamente un aspetto importante nell’esercizio fascista del potere, ma la realtà di questo potere, la sua origine consisteva in una razionale, consapevole e deliberata pratica di dominio, che rifletteva una concezione dell’uomo e della politica, che fu propria di Mussolini e del fascismo. Il potere di Mussolini e del fascismo era nato dalla forza, ed era fondato sulla organizzazione della forza in un sistema permanente di monopolio del dominio politico, che costituiva una novità senza precedenti nella storia degli Stati parlamentari e degli Stati autocratici in Europa occidentale e negli altri continenti...