Prima lezione di diritto globale
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Prima lezione di diritto globale

  1. 176 pagine
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Prima lezione di diritto globale

Informazioni su questo libro

Lo scenario globale rivela un mondo di relazioni giuridiche variegate e plurali, di 'fonti' moltiplicate e riprodotte in imitazioni, di soggetti giuridici attivi, di re-invenzioni dello spazio e degli scambi. Manca una primadonna assoluta, come era stata la legislazione, e si sommano tratti tradizionali e novità, vecchi linguaggi e nuovi termini, rigetti del passato prossimo e ritorni al passato remoto, come in un quadro fiammingo denso di colori e personaggi che affollano la scena.Nonostante il disordine, i sistemi comunicano e spesso dialogano, e abbozzi di diritto globale annunciano un nuovo corso giuridico.

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Informazioni

Argomento
Diritto

Parte II.
La globalizzazione giuridica: un percorso non lineare

1. La globalizzazione giuridica tra la «foresta» e gli «alberi»

Verso la metà del Novecento, un grande economista come Joseph Schumpeter si interrogava sul rapporto intercorrente tra le istituzioni e l’evoluzione capitalistica a lui contemporanea. È noto che questo autore identificava come tipica del capitalismo una connaturale tendenza a innescare un processo di «distruzione creatrice» in campo economico[207]; in parallelo, egli vedeva anche un incessante processo di ri-disegno dell’impalcatura istituzionale della società capitalistica. Egli parlava di «una vegetazione tropicale di nuove strutture giuridiche»[208], che riempiva i vuoti che via via si creavano, di fronte al ritrarsi delle istituzioni preesistenti[209]. E l’immagine rendeva con efficacia l’irruenza del cambiamento sotto l’impulso di una economia in trasformazione.
D’altra parte, l’idea schumpeteriana corrispondeva ad un atteggiamento tipicamente moderno, che fa proprio il messaggio di Mefistofele secondo cui «si deve accettare l’energia distruttiva come una parte della propria creatività divina»[210]. Questo messaggio, che non risparmia di certo la sfera istituzionale, come Schumpeter colse genialmente, rispecchia una tendenza generale del capitalismo. Ma è in epoca globale che esso ha trovato una nuova possente applicazione: l’immagine della «vegetazione tropicale» può essere adottata a maggior ragione per ritrarre la situazione odierna, perché dà risalto all’idea di una fioritura giuridica spontanea, se non selvaggia e incontrollabile, che si espande più o meno liberamente e che non riesce a restare dentro i tradizionali confini e le ripartizioni convenute dagli (e negli) Stati moderni. Rimane da stabilire se questa vegetazione rappresenti più un ritorno verso la tradizione storica europea, o un approdo sulle coste dell’Atlantico: due esiti che spesso oggi sembrano convivere.
Le foreste, così come la vegetazione tropicale, non hanno confini e ripartizioni rigide degli spazi e tra le specie, se non quelli che derivano dalla natura, ossia dalle condizioni climatiche, dalla lotta con gli elementi, dall’orografia, ecc. L’idea dei confini, delle zone separate e distinte deriva invece dall’intento di domare la natura, rendendo esplicito il ricorso alla mano dell’uomo. Storicamente, l’intento di ricondurre anche l’organizzazione politica e istituzionale sotto il controllo della volontà e della ragione trovò la massima espressione, sul suolo europeo, proprio nella creazione dello Stato moderno.
In questa seconda parte si tracceranno i principali percorsi che hanno condotto il diritto a modificare il tracciato statale e ad assumere carattere globale. Le analisi del processo di globalizzazione giuridica tendono per lo più a seguire due percorsi alternativi, che si potrebbero caratterizzare ricorrendo rispettivamente all’immagine della «foresta» e degli «alberi». Così si può indicare sommariamente la differenza tra le ricerche che cercano di comporre il profilo generale del paesaggio giuridico globale e le ricerche che si concentrano su alcuni «alberi», ossia su specifiche istituzioni o manifestazioni giuridiche «atipiche» del paesaggio globale. Il primo approccio tende a individuare, con uno sguardo dall’alto, i caratteri generali del nuovo scenario. Il secondo approccio, concentrandosi sull’analisi di specifici aspetti, mette a fuoco particolari tratti o tendenze, che per il proprio carattere «atipico» sono particolarmente rappresentativi delle modalità globali del diritto, o sintomatici delle trasformazioni in corso.
Entrambe queste strade, quella che si inoltra nella «foresta» e quella che conduce all’osservazione di singoli «alberi» o «piante», sono significative e consentono di cogliere le novità in campo, valorizzando i mutamenti di insieme o i singoli elementi che innovano significativamente la vegetazione preesistente. Le due strade si sostengono l’un l’altra: non avrebbe senso una fotografia dall’alto della foresta senza una didascalia che illustra la varietà delle nuove forme di vegetazione che sono comparse e, parimenti, ogni analisi o ricerca relativa alle singole specie botaniche allignate nello spazio globale dice poco, se non si sa come esse si collocano nel (o come modificano il) paesaggio complessivo.
Ed entrambe le prospettive possono indurre a chiedersi quanta «erbaccia» vi sia, che andrebbe rimossa o modificata, in quanto considerabile «illegale»[211], o come sintomo di «fine del diritto»[212]. Ugualmente, entrambi gli approcci mettono ripetutamente di fronte al quesito su quanto «occidentale» sia il diritto cosiddetto «globale»[213].
L’immagine della «foresta» si attaglia bene a descrivere una situazione di grande affollamento dello scenario, in cui una nuova «vegetazione» giuridica è allignata senza riguardo né ai confini statali, né alle tradizionali partizioni disciplinari, né alle differenze di competenza istituzionale, che erano propri del contesto moderno. In tal senso, e per restare alle metafore botaniche, si potrebbe dire che il paesaggio giuridico nell’epoca d’oro degli Stati assomigliava a un giardino «all’italiana», suddiviso in zone di vegetazione rigorosamente differenziate e con giochi prospettici di insieme, mentre la globalizzazione ha portato a spostare il modello verso la versione «all’inglese» di architettura vegetale, dando luogo ad uno scenario più naturale e quasi selvaggio, in cui si affollano tipologie vegetali diverse, senza un disegno d’insieme affidato alla pubblica regia, e con sensibili attenuazioni delle tradizionali distinzioni e linee divisorie.
Nel ricostruire il paesaggio giuridico che ci viene consegnato dai processi di globalizzazione, si cercherà al contempo di non trascurare l’indagine relativa ad alcuni specifici tipi di «alberi» e di «vegetazione» che si sono aggiunti a quelli preesistenti, e che sono particolarmente indicativi del clima giuridico e politico che li lascia prosperare. Sarà inevitabile soffermarsi sui nuovi protagonisti del mondo giuridico e sulle trasformazioni delle «fonti giuridiche» o del linguaggio usato dal diritto. Ad esempio, incontreremo espressioni come forum shopping, soft law, o «dialogo tra corti», che sono particolarmente indicative di una inversione di tendenza rispetto al modello del diritto moderno, e che non possono non trovare una sia pur breve illustrazione.
Il quadro ricostruttivo delineato in queste pagine muove pertanto da una convinzione centrale: innanzitutto che si sia di fron...

Indice dei contenuti

  1. — dedica
  2. Parte I. Il diritto globale: un oggetto incompiuto
  3. Parte II. La globalizzazione giuridica: un percorso non lineare