
- 128 pagine
- Italian
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eBook - ePub
Prima lezione di retorica
Informazioni su questo libro
La storia, i metodi, le funzioni, gli esempi, le tante possibilità dell'arte del dire nel racconto esemplare di una linguista di fama.
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Informazioni
Argomento
Lingue e linguisticaCategoria
LinguisticaIII. Dentro il sistema classico
Premessa
Nei paragrafi in cui si articola il presente capitolo sono distribuiti gli elementi essenziali di una rassegna delle parti – con le reciproche relazioni interne – dell’imponente complesso di cui si sono intravisti finora singoli aspetti, mentre si cercava di delineare indispensabili rapporti interdisciplinari tra l’oggetto principe del lavoro e alcuni degli elementi di contorno.
Nella retorica classica la produzione dei testi orali e scritti fu disciplinata in cinque grandi sezioni. Originariamente in numero di quattro (inventio, dispositio, elocutio, pronuntiatio/actio), queste passarono a cinque con l’aggiunta della memoria nella prima opera retorica scritta in latino: la Rhetorica ad Herennium, databile fra l’86 e l’82 a.C.[36], ove le singole parti sono elencate e definite come altrettante abilità richieste all’oratore:
Le qualità che non devono mancare in un oratore sono la capacità d’invenzione, di disposizione, di eloquio, di memoria e di dizione. L’invenzione è la capacità di trovare argomenti veri o verosimili che rendano la causa convincente. La disposizione è l’ordinamento e la distribuzione degli argomenti; essa indica il luogo che ciascuno di essi deve occupare. L’eloquio è l’uso delle parole e delle frasi opportune in modo da adattarsi all’invenzione. La memoria è la tenace presenza nel pensiero degli argomenti, delle parole e della loro disposizione. La dizione è la capacità di regolare in modo gradito la voce, l’aspetto, il gesto[37].
Nel De inventione (55 a.C.) di Cicerone le stesse etichette designano le partizioni della disciplina. Nell’Institutio oratoria di Quintiliano, infine, i compiti dell’oratore appaiono chiaramente distinti dalla sistemazione teorica dei loro oggetti:
parlar bene è cosa dell’oratore, ma la scienza del parlar bene sarà la retorica: o (come altri pensano) la persuasione è dell’artefice, mentre il potere della persuasione è dell’arte retorica. Così trovare gli argomenti e disporli possono sembrare cose proprie dell’oratore, mentre invenzione e disposizione della retorica[38].
E poiché
ogni discorso oratorio [...] è costituito di idee e di parole: per quanto riguarda le idee si deve considerare l’invenzione, per le parole la forma espressiva, per le une e per le altre la disposizione; la memoria le deve abbracciare tutte, l’azione oratoria valorizzarle[39].
Le parti più soggette a elaborazioni sistematiche sono state, per lunga tradizione, l’inventio, la dispositio e specialmente l’elocutio. Alla prima competeva essenzialmente trovare e progettare il contenuto del discorso; alla seconda l’organizzazione degli argomenti; alla terza il piano dell’espressione. Trasmesse al Medioevo e alle età successive, determinarono non solo la conformazione dell’oratoria civile e sacra, ma anche le procedure del comporre in prosa.
1. L’inventio
Inventio, da invenire «trovare», è la ricerca e la scelta degli argomenti adatti a rendere attendibile una tesi. Il suo dominio nella trattatistica antica fu vasto, essenziale all’economia dell’intero sistema. La funzione assegnata da Aristotele alla retorica («vedere i mezzi di persuasione riguardo a ciascun argomento») richiedeva, per essere attuata, una dilatazione dei campi di indagine di volta in volta dipendente dalle diverse e variabili circostanze del contendere e delle materie in questione.
Appartenevano all’inventio la descrizione delle tecniche per dimostrare la validità di una tesi e per confutare le opinioni contrarie; la trattazione dei temi e delle nozioni fondamentali nel settore a cui il discorso si riferiva (l’ambito giuridico, per il genere giudiziario; le varie scienze, la morale, la letteratura, e via discorrendo, per gli altri generi e tipi di composizione); l’elenco dei «luoghi comuni» (in latino loci; in greco tópoi): principi generalmente accettati su cui basare il ragionamento volto a giustificare un’asserzione, validi in circostanze e ambiti svariati del sapere e della comunicazione, e non «propri» o specifici di un singolo settore; di qui l’attributo di comuni.
Ad esempio, in un enunciato come «Questo discorso non mi persuade perché è pieno di contraddizioni», il motivo («l’essere pieno di contraddizioni») con cui si giustifica la dichiarazione («questo discorso non mi persuade») è basato sul pri...
Indice dei contenuti
- I. Ab ovo
- II. La lunga vita della retorica occidentale
- III. Dentro il sistema classico
- IV. ...usque ad mala