
- 238 pagine
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Informazioni su questo libro
In che modo in una cultura diversa dalla nostra si «costruisce» l'essere umano e si «plasmano» le relazioni sociali? Quali sono le istituzioni indigene deputate a «forgiare» l'umanità ? Attraverso un viaggio antropologico avvincente fra alcune popolazioni della foresta equatoriale dell'Africa e un dialogo originale con il pensiero occidentale (da Dostoevskij a Nietzsche, da Sofocle ad Hannah Arendt), si indagano i progetti e i tentativi degli indigeni riguardanti la costruzione della società e dell'uomo. Rituali, patti di sangue e società segrete, spesso intrecciati fra loro, si rivelano però strumenti precari e illusori di fronte al fluire della vita e della storia.
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Informazioni
Argomento
Scienze socialiCategoria
AntropologiaCapitolo terzo.
Allearsi con la circoncisione
Ekpolokazi, ekpolokazi ngbongbo
(Dove sono le liane, le liane sono qui)
Canto della circoncisione
1. Consanguineità e alleanza
Appartenere a una determinata famiglia (némava) significa rientrare in uno specifico gruppo di discendenza patrilineare, alla cui base c’è una comunanza di sangue (nálÃkpo). La procreazione, così come ne parlano i Medje-Mangbetu, è strettamente connessa con l’idea della trasmissione del sangue del padre (e di conseguenza degli antenati) nel feto (néiho). La centralità del sangue nel definire la procreazione e la discendenza patrilineare, è evidente nel termine andrálÃkpo (lett. «il mio sangue») usato per denominare un individuo della propria parentela patrilineare.
Benché la consanguineità necessiti di una procreazione fisica, è possibile fra i Medje-Mangbetu estenderla a individui che non rientrano nel gruppo patrilineare creando una parentela fittizia con lo scambio o l’unione del sangue. La creazione di una fratellanza di sangue (noutu) può avvenire in due modi differenti: a) due individui maschi adulti diventano fratelli di sangue attraverso lo scambio del sangue fuoriuscito da un taglio sulle rispettive braccia: questo procedimento prende il nome di noutu tekpo (tekpo = braccio); b) un gruppo di bambini o adolescenti diventano fratelli di sangue se vengono circoncisi insieme e il loro sangue raccolto in un unico recipiente: in questo caso si parla di noutu eipopoi (néipopó = prepuzio).
Il noutu così presentato è indubbiamente una «relazione più o meno assimilabile a quelle della parentela patrilineare» (McKee 1995: 91) realizzabile in due modi differenti a seconda dell’età e delle situazioni. Tuttavia l’analisi delle due forme di fratellanza ha evidenziato in primo luogo forti differenze nei significati, nelle motivazioni, nelle pratiche rituali e nelle conseguenze sociali. Se il noutu ricorda in termini strutturali le relazioni patrilineari (si crea consanguineità fittizia), in termini funzionali ciò che prende forma non è vissuto dagli interessati come un’incorporazione nel gruppo patrilineare ma come un’alleanza, un’importante estensione della propria rete di alleanze (in qualche misura simili alle relazioni cognatiche e matrimoniali).
Per tali motivi occorre tenere innanzitutto separati i due casi di noutu e concentrarsi per il momento sulla forma più significativa e importante che – a detta dei Medje-Mangbetu con cui ho dialogato – è il noutu eipopoi. Inoltre, è bene svincolare tale «fratellanza attraverso la circoncisione» dall’idea di consanguineità e condurre l’analisi nella direzione dell’alleanza, anche in ragione del forte accento posto dai locali sul fatto che attraverso il noutu eipopoi si costruiscono nuovi legami al di là della parentela, i quali coinvolgono interi gruppi di persone. Questa «estraneità » dei fratelli di sangue rispetto ai legami di parentela «naturali» viene attentamente preservata e maggiormente sottolineata rispetto alÂl’idea dell’incorporazione fittizia di un fratello di sangue nella propria famiglia.
La fratellanza che si viene a creare fra due circoncisi si esprime principalmente attraverso una forte alleanza fra i gruppi di discendenza a cui appartengono. Ad essere coinvolti sono soprattutto gli individui inclusi nei patrilignaggi esogamici dei circoncisi e in particolare coloro che appartengono agli aggregati domestici che costituiscono uno stesso villaggio.
Oggigiorno la pratica tradizionale sta lentamente scomparendo, in quanto l’operazione si svolge generalmente negli ospedali e nei dispensari di foresta. Alcune parti della sequenza rituale (la danza iniziale e la festa finale in una forma ormai contratta) sembrano ancora avere luogo nei villaggi più distanti dai presidi medici. Tuttavia, ciò che permane quasi ovunque è il duplice motivo che sta alla base del noutu: fornire al bambino una condizione fisica indispensabile per essere accettato in futuro dalle donne e costruire alleanze con altre famiglie genealogicamente e territorialmente lontane. Questa centralità dell’alleanza al di là della parentela attivata con la circoncisione, è una delle caratteristiche fondamentali del noutu e uno dei motivi per cui valga la pena ricostruire le sequenze e analizzare i significati di un rituale che sta scomparendo, e di cui non ho rintracciato alcun resoconto etnografico.
In questo capitolo ricostruisco, attraverso le interviste condotte sul campo, il rituale tradizionale del noutu1 così come raccontano di svolgerlo gli abitanti dei villaggi appartenenti alle collectivités Ndei, Mongomasi e Medje-Mango. Sono molte le voci narranti che mi permettono di raccontare le sequenze del noutu e che volutamente ho cercato di mantenere in brevi frammenti di interviste. In effetti nelle pagine seguenti emerge il mio debito più grande nei confronti di tutti coloro che ebbero la bontà di farmi accomodare all’ombra del négbámú, ed è soprattutto in riferimento alla ricostruzione del noutu che il mio pensiero non può non andare a Roberto Mopay (un caro amico e collaboratore) e a suo zio Odianzuda Victor le cui informazioni sono risultate assai preziose.
Quando lasciai Neisu, molte persone ebbero la gentilezza di venirmi a salutare non tanto dicendomi addio oppure arrivederci ma semplicemente amekenge! (lett. «fratello di sangue»). Roberto non venne a salutarmi e ciò fu paradossalmente un sollievo considerando il nodo che mi stringeva in gola e il fatto che davvero potevamo quasi chiamarci amekenge. Di Victor mi resta una foto, frammenti di dialoghi, uno scacciamosche come regalo e un grande sentimento di rispetto e di affetto.
2. La scelta
A differenza di molti casi etnografici in cui il rituale della circoncisione si svolge a intervalli più o meno regolari e ogni decisione sui tempi e sulle modalità è rimandata al gruppo (villaggio, clan) per tramite dei capi, degli anziani o di specifici ritualisti, fra i Medje-Mangbetu tutto nasce da un’iniziativa di un padre di famiglia il quale reputa che sia giunto il momento di circoncidere uno o più figli. Tradizionalmente l’età più appropriata per subire l’operazione della circoncisione era quella dell’adolescenza; oggi, la progressiva sostituzione della pratica rituale con l’ospedalizzazione ha causato l’abbassamento dell’età dei circoncisi.
Prendere l’iniziativa significa organizzare la cerimonia del noutu e necessariamente coinvolgere molti aggregati domestici del proprio villaggio, in quanto la maggior parte delle fasi del rituale si svolgono nella nébha (compound) e non in foresta o in un luogo appartato, così come invece accade in altri contesti etnografici. Non è raro che differenti individui, appartenenti allo stesso lignaggio di colui che ha preso l’iniziativa, decidano di approfittare dell’occasione e quindi di affidare uno o più dei loro bambini non ancora circoncisi all’organizzatore. In ogni caso – come precisa Ongoro Neibese, chef de localité a Magbengi – «è meglio avere i bambini della stessa famiglia o di un gruppo di famiglie dello stesso émava per farli circoncidere con altri». Quando un individuo decide di organizzare il noutu per i suoi figli e di conseguenza per i figli di altri parenti, di solito ha ben chiaro quali saranno gli altri compagni di circoncisione. Lui stesso si sarà preventivamente accordato con un altro individuo appartenente a un’altra famiglia, concorde nel far circoncidere uno o più bambini insieme a quelli dell’organizzatore creando attraverso la fratellanza di sangue fra i figli una forte alleanza fra le due famiglie e più in generale fra i due patrilignaggi.
Una caratteristica emersa con chiarezza dalle interviste condotte sul campo è la dualità e la simmetria insita nel noutu: due individui appartenenti a due famiglie differenti mettono insieme in un unico evento rituale un numero quasi uguale di bambini presi dalle rispettive famiglie al fine di circonciderli insieme e farli diventare fratelli di sangue (amekenge2).
Noutu fra due fratelli è difficile che ci sia, perché un amekenge può cambiare idea fino all’ultimo momento, i fratelli no perché sono già fratelli. È impossibile che ci sia noutu fra i figli di due fratelli. Si prendono i fratelli e si va a farli circoncidere con altre persone. Bisogna andare fuori [dalla parentela]. Il noutu non è solo fra due bambini. Noi eravamo tanti. Si possono avere a volte quaranta o cinquanta bambini. È sempre però questione di due famiglie. Uno da una parte prenderà i suoi figli e i figli dei suoi fratelli, l’altro farà la stessa cosa. Tutti i bambini saranno circoncisi a nome di colui che li riunisce [nel senso che in ogni famiglia c’è un responsabile]. La circoncisione è fra due grandi famiglie che in mangbetu si chiamano émava. Ci sono sempre due émava e non tre (Emalongo).
Le parole di Emalongo, oltre a ribadire il dualismo del noutu, introducono un criterio importante che sta alla base dello stesso: la famiglia che si sceglie come partner nel rituale di fratellanza deve essere preferibilmente fuori dalla parentela, al di là della cerchia di parenti. Spesso le due famiglie che si accordano per il noutu appartengono a due differenti gruppi etnici; anzi, i casi che ho potuto registrare su tutto il territorio dei Medje-Mangbetu del sud (collectivités di Ndei e Mongomasi) suggeriscono una forte tendenza, da parte di questi ultimi, ad allearsi attraverso il noutu con famiglie mayogo, lika, pigmee e budu i cui territori si trovano lungo i confini orientali e meridionali dei domini medje-mangbetu.
I Babudu hanno il coraggio della circoncisione, anche i Balika e i Mayogo utilizzano la circoncisione, gli Zande non hanno tendenza alla circoncisione, non si sono dati per fare la circoncisione con i Medje, può darsi fra di loro, laggiù. Ciò è quello che vedo perché gli Yogo, i Budu e i Lika arrivano fin qui da noi e hanno il coraggio di darsi, hanno bisogno della circoncisione. Alcuni Medje possono aver fatto la circoncisione là fra gli Zande ma è raro, sono casi un po’ speciali (Odianzuda Victor).
Fra tutti i gruppi i cui territori confinano con quelli dei Medje-Mangbetu, soltanto gli Zande (a nord) non sembrano condividere la pratica dell’alleanza con la circoncisione. Sendebuka, una donna zande della famiglia Avungara, è molto chiara al riguardo: «da noi è meglio fare la circoncisione fra quelli della famiglia senza andare fuori».
Esistono tuttavia casi in cui anche il noutu medje-mangbetu si fa all’interno della famiglia. Ciò avviene quando «si ha problemi con un fratello, allora si fa la circoncisione per risolverli» (Makilingbo) o semplicemente per il fatto che si è abbandonata la pratica tradizionale e si portano i propri figli al dispensario per farli circoncidere. Emalongo denomina quest’ultimo caso nébaioutu, letteralmente il noutu degli stranieri (nébaÃ), cioè «alla maniera dei bianchi». In molti casi, questa connessione fra l’ospedalizzazione della circoncisione e la perdita della tradizionale fratellanza al di là della parentela non viene confermata. Molti infermieri dei dispensari sparsi in foresta e la totalità dei Babudu intervistati nei pressi di Wamba (un grande villaggio collocato in territorio budu in cui è ubicato un importante ospedale) sostengono che la fratellanza di sangue continua a essere una delle condizioni della circoncisione anche fra le mura di un presidio medico. Ecco il racconto di Adobange, un Mubudu di Wamba che ha deciso di fare l’égonye (l’equivalente in kibudu di noutu) fra suo figlio e il figlio di un altro Mubudu residente in un villaggio distante trenta chilometri da Wamba:
Oggi i bambini vengono portati all’ospedale ma generalmente non da soli, ci sono famiglie che si uniscono. Per esempio mio figlio con un altro bambino hanno fatto l’égonye qui all’ospedale. Siamo andati all’ospedale, abbiamo avuto i moduli da riempire perché bisogna seguire le norme dell’ospedale. Si sono fatti entrare i bambini nella chirurgia e poi si è iniziato. L’infermiere ha iniziato a circoncidere il primo bambino e poi il secondo. Il sangue è colato nello stesso recipiente così i bambini sono diventati bamoia [è l’equivalente kibudu di ameÂkenge, fratelli di sangue].
Attraverso quali criteri l’individuo che prende l’iniziativa di organizzare la circoncisione sceglie la famiglia con cui allearsi? Dalle testimonianze raccolte i motiv...
Indice dei contenuti
- Premessa
- Capitolo primo. Una strana classificazione indigena
- Capitolo secondo. Osservatori sprovveduti
- Capitolo terzo. Allearsi con la circoncisione
- Capitolo quarto. Somiglianze di famiglia
- Capitolo quinto. Incidere il corpo e la societÃ
- Capitolo sesto. Allearsi con i segreti
- Capitolo settimo. Fiumi e termitai
- Bibliografia
- Appendici
- Elenco degli informatori principali
- Glossario
- Cartine