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Storia della letteratura tedesca. 1. Dal Medioevo al Barocco
Informazioni su questo libro
Una storia della letteratura, agile ed attuale, pensata per il pubblico italiano, che considera il fenomeno letterario nel contesto degli eventi politici e sociali dei paesi di lingua tedesca. Giuliano Baioni Questo volume, dal Medioevo al Barocco, si sviluppa attorno al concetto centrale del Reich medievale, del Sacro Romano Impero ideato da Carlo Magno, portato al massimo splendore dagli imperatori di casa Hohenstaufen e naufragato nel complesso gioco degli interessi contrastanti tra Stato e Chiesa.
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Informazioni
Argomento
LetteraturaCategoria
Critica letteraria1. Dal Medioevo al Barocco
Capitolo primo.
Lo sviluppo della lingua tedesca:
dalle varietà regionali alla lingua standard
di Irmgard Elter
Visto l’inscindibile legame fra lingua e letteratura, per giungere a una comprensione più approfondita della letteratura di una certa comunità linguistica è senz’altro utile farsi anche un’idea della storia e delle vicende della lingua che ha prodotto tale letteratura; quest’ottica, che può forse sembrare ovvia per chi nutra particolare attenzione per la linguistica, può rivelarsi molto fruttuosa anche per chi si interessi soprattutto di letteratura.
Questa storia della letteratura si propone di presentare la letteratura anche nel contesto di fenomeni storico-sociali e come loro prodotto. Nella stessa prospettiva, la presente panoramica di storia della lingua ha scelto di non concentrarsi tanto sulla storia del tedesco come lingua letteraria in senso stretto, cioè su elementi tipici di determinati generi e tipologie testuali, o su caratteristiche linguistiche o stilistiche proprie di particolari epoche o autori. Si mettono invece a fuoco gli aspetti socio-linguistici, in particolare il processo di sviluppo del tedesco, di come da una miriade di dialetti si sia venuta a costituire una lingua scritta di portata sovraregionale, che costituisce la base e la premessa della lingua letteraria. In quest’esposizione non si parlerà perciò né di «lingua letteraria» né di «lingua nazionale», espressioni spesso utilizzate come sinonimi per «lingua standard», ma, appunto, di «lingua standard»; accanto a questa, compariranno le espressioni «varietà (scritta)» (Schreibsprache) e «lingua sovraregionale (scritta)» (Schriftsprache), a indicare gli stadi precedenti, rispettivamente come lingua regionale (attestata e dunque utilizzata in documenti scritti) e lingua di portata sovraregionale.
Lo sviluppo di una lingua scritta sovraregionale, come pure di una lingua standard, si compie in genere passando per due diversi stadi: nel primo si supera il primato dell’autorità di un’altra lingua scritta, di una lingua straniera totalmente diversa da quella largamente parlata sul territorio, quindi si livellano le varietà regionali in uno standard. Se si considerano le parole utilizzate per denotare una lingua, salta agli occhi che mentre, per esempio, italiano, english o français sono in relazione con il nome di un popolo o di una stirpe, l’aggettivo tedesco, come anche il corrispettivo deutsch, va ricollegato alla forma del latino medievale theodiscus, attestata inizialmente in epoca carolingia per denotare la «lingua volgare», contrapposta al latino. Solo più tardi, a partire dall’XI secolo, la parola alto-tedesca antica diutisc (derivata, attraverso il suffisso aggettivale alto-tedesco antico -isc, da ata. Diot, «popolo») passa a indicare, oltre alla lingua volgare parlata dalle genti germaniche, le popolazioni stesse, nonché il territorio da queste abitato (diutisc land). Nella parola deutsch, come anche nel termine tedesco, quale aggettivo per denotare la lingua, si riflette per l’appunto il primo stadio del processo che porta allo sviluppo del tedesco come lingua autonoma, cioè quello che ha fatto sì che il tedesco riuscisse ad affrancarsi rispetto all’autorità del latino come lingua scritta. Il secondo stadio, quello del livellamento delle varietà regionali, è stato un processo molto lungo e complesso, anche a causa della struttura policentrica dell’area linguistica tedesca. Infatti, a differenza, per esempio, dell’italiano, dove la varietà toscana conquistò la supremazia, costituendo la base per l’italiano standard, per quanto riguarda il tedesco non si è mai affermato definitivamente un dialetto sugli altri. In area linguistica tedesca si assiste quindi a uno sviluppo policentrico, che non permette di affermare che l’attuale standard si sia sviluppato sulla base di un’unica lingua regionale, in quanto in effetti a questo lungo processo di composizione linguistica hanno preso parte diverse aree linguistiche e culturali (Sprachlandschaften).
Attualmente, il tedesco è lingua ufficiale in Germania (78 milioni di parlanti), Austria (7,6 milioni), Liechtenstein (28.000), Lussemburgo (370.000, accanto al Letzeburgisch e al francese) e in Svizzera (4 milioni, accanto a francese e italiano), e costituisce la lingua d’uso, dell’amministrazione e della scuola in Alto Adige (280.000), in alcuni cantoni del Belgio orientale (66.000) e in Danimarca nello Jutland meridionale (20.000). Minoranze di lingua tedesca sono inoltre presenti in alcune zone della Francia orientale, in Polonia, Romania, Ungheria, nelle repubbliche dell’ex URSS e anche in paesi extraeuropei dove emigrarono parlanti tedeschi, come Stati Uniti, Argentina, Brasile o Canada.
Documenti in «tedesco» sono attestati a partire dall’VIII secolo d.C., benché di lingua standard si possa cominciare a parlare solo mille anni dopo. In genere, la storia della lingua tedesca si suddivide in quattro o cinque periodi, distinguendo tra alto-tedesco antico (750-1050), alto-tedesco medio (1050-1350), alto-tedesco protomoderno (1350-1650), alto-tedesco moderno (1650-1950) e infine tedesco contemporaneo. Per l’evoluzione del tedesco a lingua scritta sovraregionale e lingua standard sono particolarmente importanti la fase protomoderna, in particolare per lo sviluppo della lingua scritta, e quella moderna, soprattutto per la costituzione dello standard. In quest’esposizione si passeranno brevemente in rassegna anche le fasi precedenti, considerandole soprattutto in un’ottica che tenga conto di quei fattori storico-culturali e socio-linguistici che sono stati rilevanti per lo sviluppo e la normalizzazione del tedesco.
Il processo di costituzione della lingua tedesca inizia con la fine dell’epoca delle migrazioni, quando quei confini che delimitavano inizialmente i territori entro cui si svolgeva principalmente la vita sociale ed economica delle diverse popolazioni germaniche occidentali diventano anche confini linguistici. L’innovazione decisiva che distingue il tedesco rispetto alle altre lingue del ceppo germanico occidentale (per esempio, l’inglese e il frisone) e dunque rispetto a una fase linguistica precedente è una trasformazione nel sistema consonantico, la cosiddetta seconda mutazione consonantica o mutazione consonantica dell’alto-tedesco (antico). Si ritiene generalmente che tale fenomeno si sia innescato verso il 500 d.C. in area alpina, diffondendosi poi, a partire dal VI secolo, sempre più verso nord, in modo però irregolare, fino alla cosiddetta linea di Benrath, o linea machen/maken, che va da poco più a nord di Colonia fino a Francoforte sull’Oder; questa costituisce il confine che separa i dialetti in cui si è verificato questo fenomeno, vale a dire quelli del tedesco meridionale e centrale, dal basso-tedesco e dagli altri dialetti del germanico occidentale. La seconda mutazione consonantica ha riguardato in particolare le occlusive sorde germaniche p, t e k, che, a seconda della posizione nella parola, sono poi passate a spiranti sorde f, s o ch, oppure alle corrispondenti affricate pf, ts, kch, suoni tipici del tedesco.
La parola hochdeutsch («alto-tedesco») è da ricollegare alla struttura geografica dell’area linguistica tedesca di riferimento; la parte più montuosa a sud della Germania, in contrasto con le pianure del Nord, dove si parlava invece niederdeutsch («basso-tedesco»). Inizialmente, dunque, «alto-tedesco» non aveva nessuna connotazione di valore, nel senso di «buon tedesco», «tedesco colto», ma precisava esclusivamente la localizzazione geografica.
Come è emerso anche dall’etimologia della parola deutsch/tedesco, nella sua fase iniziale la lingua tedesca è stata fortemente influenzata dal latino. Per svariati secoli, il latino è stato la lingua dell’amministrazione, della cultura e soprattutto della Chiesa, e in effetti anche i primi documenti in tedesco sono al servizio della conversione al cristianesimo delle popolazioni germaniche. Carlo Magno (742-814), nel quadro della sua azione culturale e politica volta alla cristianizzazione del suo Impero, fece tradurre nelle varie lingue volgari testi religiosi fondamentali, come il Padre nostro, il Credo e le formule confessionali; i maggiori monasteri dell’Impero divennero centri dove elaborare e mettere per iscritto, nelle diverse varietà e dialetti parlati sul territorio, queste traduzioni. In quest’impresa si rese necessario rendere in volgare tedesco molti concetti filosofici e religiosi astratti, fino ad allora estranei alla cultura germanica, cosicché furono introdotti nella lingua numerosi prestiti dal latino, o anche calchi semantici o strutturali, dove il significato di parole germaniche viene trasformato nel senso della dottrina cristiana, secondo il modello latino. Al servizio del latino, o più precisamente dell’insegnamento del latino nelle scuole monastiche o cattedrali, vanno considerati anche altri testi in volgare, come il più antico documento letterario in volgare tedesco pervenutoci, l’Abrogans, traduzione di un dizionario di sinonimi tardo-latino, redatto verso il 770 in area linguistica tedesca superiore con la collaborazione del vescovo Arbeone di Frisinga. Alla fine dell’epoca alto-tedesca antica, verso l’anno Mille, l’opera del monaco di San Gallo Notker Labeone si basa su premesse in parte diverse, in quanto per la prima volta chi traduce in volgare tiene conto di un pubblico che potrebbe non avere padronanza del latino. In una lettera al vescovo di Sitten, infatti, Notker sottolinea «come nella lingua materna si afferri subito quanto in una lingua straniera si capisce solo a fatica, o addirittura non si capisce affatto». In quest’epoca non si può ancora parlare di una lingua unitaria, ma si devono piuttosto ipotizzare svariati dialetti, separati da confini fluidi e corrispondenti alle diverse popolazioni; le varietà esistenti sono l’alemanno, il bavarese, il francone, il turingio e il longobardo.
Nel tardo Medioevo, il fenomeno dell’incremento della scrittura in volgare, sia per quantità di testi che anche per generi letterari e ambiti pragmatici, si è diffuso a livello europeo, tanto che non solo in area linguistica tedesca si ricorre sempre più spesso alla lingua volgare, ma anche, per esempio, in Francia o in Italia. In epoca cortese fiorì una nuova cultura secolare, i cui esponenti furono inizialmente membri dell’aristocrazia, e successivamente della borghesia mercantile cittadina; in effetti, all’inizio di quest’epoca un cavaliere che sapesse leggere e scrivere costituiva ancora un’eccezione, come si evince da quanto scrive Hartmann von Aue all’inizio del suo Povero Enrico: «un cavaliere era così istruito da saper leggere i libri» (ein ritter sô gelâret was / daz er an den buochen las). Rispetto alla fase antica, la grande differenza è che ora la lingua tedesca non è più a servizio esclusivo della Chiesa e dell’insegnamento nelle scuole, ma si sviluppa lentamente a lingua del diritto, dell’amministrazione e del commercio, della mistica e soprattutto della letteratura.
Se si vuole considerare la lingua dell’epica e della poesia cortese come il primo stadio di una lingua di portata sovraregionale, bisogna tenere a mente che questo vale però esclusivamente per lo stile e il lessico, perché sul piano delle caratteristiche grafiche, fonetiche e morfologiche si rilevano ancora numerose differenziazioni legate a varietà regionali. Un altro motivo per cui la lingua letteraria dell’alto-tedesco medio non può compiutamente valere come preludio alla lingua standard dell’alto-tedesco moderno, com’era invece opinione comune in passato e come si deve in parte inferire dalle edizioni approntate da Grimm e Lachmann, edizioni elaborate secondo i criteri della critica testuale, è che l’uso di questa forma linguistica era limitato a un ceto sociale ben determinato, nonché a precisi generi letterari, cosicché questa lingua più precisamente costituisce un socioletto elitario, caratterizzato anche da mezzi stilistici particolarmente raffinati e da un lessico scelto (cfr. von Polenz 1978, p. 58). Il tramonto dell’aristocrazia cortese segnò quindi anche la fine di questa lingua, della sua funzione e del suo significato. Su queste premesse, il tedesco del tardo Medioevo non si può ancora considerare davvero una lingua unitaria di portata sovraregionale, anche se si profilano chiaramente delle tendenze in questa direzione. Per quest’epoca, in area linguistica tedesca si può parlare piuttosto di una pluralità di dialetti, che anche quando vengono messi per iscritto mantengono forti peculiarità regionali, sebbene si delineino le prime avvisaglie di livellamento; queste si possono ricondurre innanzitutto al declino della concezione sociale prettamente genealogica legata alla stirpe, nonché all’incremento dei contatti, anche linguistici, con altre regioni e paesi, da imputare in parte ad avvenimenti di ordine religioso, come i pellegrinaggi e le crociate, in parte a fenomeni economici, dunque all’intensificarsi delle relazioni commerciali.
Mentre l’alto-tedesco antico nei suoi diversi dialetti è attestato soprattutto come lingua del clero e l’alto-tedesco medio in particolare come lingua letteraria dell’aristoc...
Indice dei contenuti
- Prefazione
- 1. Dal Medioevo al Barocco
- Capitolo primo. Lo sviluppo della lingua tedesca:dalle varietà regionali alla lingua standard
- Capitolo secondo. Il Medioevo. Dalle origini al 1500
- Capitolo terzo. Il Cinquecento
- Capitolo quarto. La ricerca formale nell’epoca dell’assolutismoe delle guerre di religione: il XVII secolo