Atlante del Ventesimo secolo 1919-1945
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Atlante del Ventesimo secolo 1919-1945

I documenti essenziali

  1. 406 pagine
  2. Italian
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Atlante del Ventesimo secolo 1919-1945

I documenti essenziali

Informazioni su questo libro

Il secolo delle ideologie, il secolo delle masse, il secolo della scienza e della tecnologia. E ancora: il secolo delle guerre, il secolo americano, il secolo delle donne, il secolo della violenza.È ancora presto per dare una definizione conclusiva del Novecento, ma certo è possibile ripercorrerne le complesse vicende. Un'ampia selezione di documenti – in quattro volumi – consente di avvicinarsi direttamente ai momenti più significativi e ai protagonisti del secolo, così da misurare i propri interessi e verificare le proprie scelte di campo.

Fra il 1919 e il 1945 il Ventesimo secolo si conquista il poco invidiabile primato di secolo più distruttivo della storia. Un primato costruito con l'emergere e l'affermarsi dei totalitarismi in Europa (fascismo, nazismo, comunismo), con l'esplodere della seconda guerra mondiale, la sua immane eredità di morti e distruzioni, lo sterminio degli ebrei e la sistematica eliminazione degli avversari politici del nazismo e dello stalinismo.L'Italia è al centro di anni drammatici: questo volume documenta con particolare attenzione il fenomeno fascista, il consolidarsi del regime fino alla deriva delle leggi razziali, il suo drammatico esaurirsi nella sconfitta militare, infine l'asservimento ai tedeschi della repubblica di Salò e la lotta della Resistenza contro i nazifascisti.

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Informazioni

1.
La fondazione del
Partito Popolare Italiano
(18 gennaio 1919)

La fondazione del Partito popolare italiano, avvenuta il 18 gennaio del 1919, costituì un elemento di grande novità dell’Italia postbellica: la sua nascita rappresentò infatti una netta rottura rispetto al tradizionale astensionismo del cattolicesimo italiano. Ispirato al pensiero di don Luigi Sturzo (1871-1959), un sacerdote siciliano, che ne fu anche il primo segretario, il Ppi si dichiarava aconfessionale, pur essendo legato alla struttura organizzativa della Chiesa, che anzi ne aveva agevolato la genesi nel tentativo di limitare l’avanzata elettorale del Partito socialista. La nascita ufficiale del Ppi fu segnata dalla pubblicazione di un appello «a tutti gli uomini liberi e forti» cui seguiva un programma politico: l’influenza di Sturzo fu chiara in entrambi i documenti, soprattutto nel forte impianto democratico che li permeava. Le attese di un rinnovamento radicale della società italiana, nel quadro internazionale di «una pace giusta e durevole», erano infatti legate alla richiesta dell’adozione del sistema elettorale proporzionale, dell’allargamento del suffragio alle donne, dell’attuazione del decentramento amministrativo, della riforma agraria e di quella scolastica, della risoluzione della questione meridionale, di una maggiore tutela della piccola proprietà. Inoltre, per quanto riguardava i rapporti tra Stato e Chiesa, nel programma del Partito si rivendicavano soltanto «libertà e rispetto della coscienza cristiana», senza tuttavia riconoscere alla Chiesa cattolica un ruolo precipuo nella politica italiana.

«L’appello al Paese»

A tutti gli uomini liberi e forti, che in questa grave ora sentono alto il dovere di cooperare ai fini supremi della Patria, senza pregiudizi né preconcetti, facciamo appello perché, uniti insieme, propugnino nella loro interezza gli ideali di giustizia e di libertà. E mentre i rappresentanti delle nazioni vincitrici si riuniscono per preparare le basi di una pace giusta e durevole, i partiti politici di ogni paese debbono contribuire a rafforzare quelle tendenze e quei principî che varranno ad allontanare ogni pericolo di nuove guerre, a dare un assetto stabile alle nazioni, ad attuare gli ideali di giustizia sociale e migliorare le condizioni generali del lavoro, a sviluppare le energie spirituali e materiali di tutti i paesi uniti nel vincolo solenne della «società delle nazioni».
E come non è giusto compromettere i vantaggi della vittoria conquistata con immensi sacrifici, fatti per la difesa dei diritti dei popoli e per le più elevate idealità civili, così è imprescindibile dovere di sane democrazie e di governi popolari trovare il reale equilibrio dei diritti nazionali con i supremi interessi internazionali e le perenni ragioni del pacifico progresso della società.
Perciò sosteniamo il programma politico-morale, patrimonio delle genti cristiane, ricordato prima da parola augusta1 e oggi propugnato da Wilson, come elemento fondamentale del futuro assetto mondiale, e rigettiamo gli imperialismi che creano i popoli dominatori e maturano le violente riscosse; perciò domandiamo che la società delle nazioni riconosca le giuste aspirazioni nazionali, affretti l’avvento del disarmo universale, abolisca il segreto dei trattati, attui la libertà dei mari, propugni nei rapporti internazionali la legislazione sociale, la uguaglianza del lavoro, le libertà religiose contro ogni oppressione di setta, abbia la forza della sanzione e i mezzi per la tutela dei diritti dei popoli deboli contro le tendenze sopraffattrici dei forti.
Al migliore avvenire della nostra Italia – sicura nei suoi confini e nei mari che la circondano – che per virtù dei suoi figli, nei sacrifici della guerra ha con la vittoria compiuta la sua unità e rinsaldata la coscienza nazionale, dedichiamo ogni nostra attività con fervore d’entusiasmi e con fermezza di illuminati propositi.
Ad uno stato accentratore, tendente a limitare e regolare ogni potere organico e ogni attività civica e individuale, vogliamo sul terreno costituzionale sostituire uno stato veramente popolare, che riconosca i limiti della sua attività, che rispetti i nuclei e gli organismi naturali – la famiglia, le classi, i comuni –, che rispetti la personalità individuale e incoraggi le iniziative private. E perché lo stato sia la più sincera espressione del volere popolare, domandiamo la riforma dell’istituto parlamentare sulla base della rappresentanza proporzionale, non escluso il voto alle donne, e il senato elettivo, come rappresentanza direttiva degli organismi nazionali, accademici, amministrativi e sindacali; vogliamo la riforma della burocrazia e degli ordinamenti giudiziari e la semplificazione della legislazione; invochiamo il riconoscimento giuridico delle classi, l’autonomia comunale, la riforma degli enti provinciali e il più largo decentramento nelle unità regionali.
Ma sarebbero vane queste riforme e senza contenuto, se non reclamassimo, come anima della nuova società, il vero senso di libertà rispondente alla maturità civile del nostro popolo e al più alto sviluppo delle sue energie: libertà religiosa, non solo agl’individui ma anche alla chiesa, per la esplicazione della sua missione spirituale nel mondo; libertà di insegnamento, senza monopoli statali; libertà alle organizzazioni di classe, senza preferenze e privilegi di parte; libertà comunale e locale secondo le gloriose tradizioni italiche.
Questo ideale di libertà non tende a disorganizzare lo stato, ma è essenzialmente organico nel rinnovamento delle energie e delle attività che debbono trovare al centro la coordinazione, la valorizzazione, la difesa e lo sviluppo progressivo. Energie che debbono comporsi a nuclei vitali, che potranno fermare o modificare le correnti disgregatrici, le agitazioni promosse a nome di una sistematica lotta di classe e della rivoluzione anarchica, e attingere dall’anima popolare gli elementi di conservazione e di progresso, dando valore all’autorità come forza ed esponente insieme della sovranità popolare e della collaborazione sociale.
Le necessarie e urgenti riforme nel campo della previdenza e della assistenza sociale, nella legislazione del lavoro, nella formazione e tutela della piccola proprietà, devono tendere alla elevazione delle classi lavoratrici; mentre l’incremento delle forze economiche del paese, l’aumento della produzione, la salda ed equa sistemazione dei regimi doganali, la riforma tributaria, lo sviluppo della marina mercantile, la soluzione del problema del Mezzogiorno, la colonizzazione interna del latifondo, la riorganizzazione scolastica e la lotta contro l’analfabetismo varranno a far superare la crisi del dopoguerra e a tesoreggiare i frutti legittimi e auspicati della vittoria.
Ci presentiamo nella vita politica con la nostra bandiera morale e sociale, ispirandoci ai saldi principî del cristianesimo, che consacrò la grande missione civilizzatrice dell’Italia; missione che anche oggi, nel nuovo assetto dei popoli, deve rifulgere di fronte ai tentativi di nuovi imperialismi, di fronte a sconvolgimenti anarchici di grandi imperi caduti, di fronte a democrazie socialiste che tentano la materializzazione di ogni idealità, di fronte a vecchi liberalismi settari che, nella forza dell’organismo statale centralizzato, resistono alle nuove correnti affrancatrici.
A tutti gli uomini moralmente liberi e socialmente evoluti, a quanti nell’amore alla patria sanno congiungere il giusto senso dei diritti e degl’interessi nazionali con un sano internazionalismo, a quanti apprezzano e rispettano le virtù morali del nostro popolo, a nome del Partito Popolare Italiano facciamo appello e domandiamo l’adesione al nostro programma.
Roma, 18 gennaio 1919
La commissione provvisoria
On. avv. Giovanni Bertini - avv. Giovanni Bertone - Stefano Cavazzoni - Achille Grandi - conte Giovanni Grosoli - on. dott. Giovanni Longinotti - on. avv. Angelo Mauri - avv. Umberto Merlin - on. avv. Giulio Rodinò - conte avv. Carlo Santucci - prof. don Luigi Sturzo, Segretario Politico.

«Programma del partito popolare italiano»

I. Integrità della famiglia. Difesa di essa contro tutte le forme di dissoluzione e di corrompimento. Tutela della moralità pubblica, assistenza e protezione dell’infanzia, ricerca della paternità.
II. Libertà d’insegnamento in ogni grado. Riforma e cultura popolare, diffusione dell’istruzione professionale.
III. Riconoscimento giuridico e libertà dell’organizzazione di classe nell’unità sindacale, rappresentanza di classe senza esclusione di parte negli organi pubblici del lavoro presso il comune, la provincia e lo stato.
IV. Legislazione sociale nazionale e internazionale che garantisca il pieno diritto al lavoro e ne regoli la durata, la mercede e l’igiene. Sviluppo del probivirato e dell’arbitrato per i conflitti anche collettivi del lavoro industriale e agricolo. Sviluppo della cooperazione. Assicurazioni per la malattia, per la vecchiaia e invalidità e per la disoccupazione. Incremento e difesa della piccola proprietà rurale e costituzionale del bene di famiglia.
V. Organizzazione di tutte le capacità produttive della nazione con l’utilizzazione delle forze idro-elettriche e minerarie, con l’industrializzazione dei servizi generali e locali. Sviluppo dell’agricoltura, colonizzazione interna del latifondo a coltura estensiva. Regolamento dei corsi d’acqua. Bonifiche e sistemazione dei bacini montani. Viabilità agraria. Incremento della marina mercantile. Risoluzione nazionale del problema del Mezzogiorno e di quello delle terre riconquistate e delle provincie redente.
VI. Libertà ed autonomia degli enti pubblici locali. Riconoscimento delle funzioni proprie del comune, della provincia e della regione, in relazione alle tradizioni della nazione e alle necessità di sviluppo della vita locale. Riforma della burocrazia. Largo decentramento amministrativo ottenuto anche a mezzo della collaborazione degli organismi industriali, agricoli e commerciali del capitale e del lavoro.
VII. Riorganizzazione della beneficenza e dell’assistenza pubblica verso forme di previdenza sociale. Rispetto della libertà delle iniziative e delle istituzioni private e di beneficienza e assistenza. Provvedimenti generali per intensificare la lotta contro la tubercolosi e la malaria. Sviluppo e miglioramento dell’assistenza alle famiglie colpite dalla guerra, orfani, vedove e mutilati.
VIII. Libertà ed indipendenza della chiesa nella piena esplicazione del suo magistero spirituale. Libertà e rispetto della coscienza cristiana, considerata come fondamento e presidio della vita della nazione, delle libertà popolari e delle ascendenti conquiste della civiltà nel mondo.
IX. Riforma tributaria generale e locale, sulla base della imposta progressiva globale con l’esenzione delle quote minime.
X. Riforma elettorale politica con il collegio plurinominale a larga base con rappresentanza proporzionale. Voto femminile....

Indice dei contenuti

  1. Introduzione generale
  2. Prefazione
  3. 1. La fondazione del Partito Popolare Italiano (18 gennaio 1919)
  4. 2. Benito Mussolini fonda i Fasci italiani di combattimento (23 marzo 1919)
  5. 3. Il Trattato di Versailles e la Germania(28 giugno 1919)
  6. 4. Il Patto della Società delle Nazioni(28 giugno 1919)
  7. 5. La Costituzione di Weimar (11 agosto 1919)
  8. 6. La scelta rivoluzionaria del Partito socialista italiano (5-8 ottobre 1919)
  9. 7. Il programma del Partito nazista (24 febbraio 1920)
  10. 8. L’occupazione delle fabbriche (1920)
  11. 9. I «21 punti» dell’Internazionale comunista (agosto 1920)
  12. 10. La nascita del Partito comunista d’Italia (21 gennaio 1921)
  13. 11. La nascita dell’Unione delle repubbliche socialiste sovietiche (30 dicembre 1922)
  14. 12. La Riforma Gentile (1923)
  15. 13. André Breton, «Manifesto del Surrealismo» (1924)
  16. 14. Piero Gobetti, «La rivoluzione liberale»(1924)
  17. 15. Mussolini verso la dittatura (3 gennaio 1925)
  18. 16. Il manifesto degli intellettuali fascisti e il contromanifesto antifascista (1925)
  19. 17. Il «Mein Kampf» di Adolf Hitler: antisemitismo e spazio vitale (1925-1926)
  20. 18. Le «Leggi fascistissime» e il «Discorso dell’Ascensione» (dicembre 1925 - maggio 1927)
  21. 19. Sacco e Vanzetti (23 agosto 1927)
  22. 20. I Patti lateranensi (11 febbraio 1929)
  23. 21. José Ortega y Gasset, «La ribellione delle masse» (1930)
  24. 22. Gandhi e la non-violenza (2 marzo 1930)
  25. 23. Roosevelt e il discorso del «New Deal» (2 luglio 1932)
  26. 24. Discorso di Salazar sulla dittatura in Portogallo (23 novembre 1932)
  27. 25. La lettera di Keynes a Roosevelt sul «New Deal» (dicembre 1933)
  28. 26. Le «leggi di Norimberga» e la persecuzione degli ebrei (15 settembre 1935)
  29. 27. Stalin, Kirov e Ždanov sui compiti della storia (27 gennaio 1936)
  30. 28. La guerra d’Etiopia e la proclamazione dell’impero (1935-1936)
  31. 29. L’inizio della guerra civile spagnola (18 luglio 1936)
  32. 30. Le Olimpiadi di Berlino (agosto 1936)
  33. 31. Carlo Rosselli, «Oggi in Spagna, domani in Italia» (13 novembre 1936)
  34. 32. Pio XI Contro il nazismo e il comunismo (marzo 1937)
  35. 33. La Mostra dell’arte degenerata (19 luglio 1937)
  36. 34. Il Gulag (1937-1938)
  37. 35. «La difesa della razza» (5 agosto 1938)
  38. 36. Gli accordi di Monaco (29 settembre 1938)
  39. 37. Le leggi razziste italiane (17 novembre 1938)
  40. 38. Hitler e la distruzione della razza ebraica (30 gennaio 1939)
  41. 39. Il Patto d’Acciaio (22 maggio 1939)
  42. 40. La lettera di Einstein a Roosevelt (2 agosto 1939)
  43. 41. Il Patto Molotov-Ribbentrop (23 agosto 1939)
  44. 42. Appello di Pétain al paese; discorso di De Gaulle ai francesi (17-18 giugno 1940)
  45. 43. Il «Manifesto di Ventotene» (1941)
  46. 44. Appello di Stalin al popolo sovietico (3 luglio 1941)
  47. 45. Il protocollo di Wannsee sulla «soluzione finale» (20 gennaio 1942)
  48. 46. La caduta del fascismo(25 luglio 1943)
  49. 47. L’armistizio dell’Italia con gli anglo-americani (8 settembre 1943)
  50. 48. Discorso di Winston Churchill sulla situazione della guerra (21 settembre 1943)
  51. 49. La repubblica sociale e il «Manifesto di Verona» (14 novembre 1943)
  52. 50. Voci della Resistenza italiana (1943-1944)
  53. 51. La macchina dello sterminio
  54. 52. Auschwitz: l’arrivo e la selezione (1944)
  55. 53. La conferenza di Yalta(4-11 febbraio 1945)
  56. 54. L’Organizzazione delle Nazioni Unite (26 giugno 1945)
  57. 55. La bomba atomica su Hiroshima (6 agosto 1945)