Sarcasmi e arguzie
Nota sulla selezione dei testi
Voltaire è uno scrittore di testi brevi, ma la sua opera è immensa. Qualunque tentativo di selezionarne delle pagine offrirà solo un abbozzo del suo pensiero che non potrà essere esaustivo né tanto meno dispensare gli interessati da letture più approfondite di altri suoi scritti. Al tempo stesso Voltaire non coltivò neppure il genere dell’aforisma o della massima: anche se non fu mai particolarmente prolisso, gli piaceva sempre spiegarsi. I tocchetti d’assaggio estratti dalla sua opera che io qui propongo non fanno che riassumere in poche espressioni temi che in ogni caso sono sostenuti, sviluppati e a volte messi in discussione dai contesti da cui sono prese. Ho indagato i punti che in lui mi paiono più peculiari: le sue preoccupazioni ricorrenti, le sue fobie che quasi nessuno condivide più (Shakespeare!) o che tutti ormai diamo per scontate, il suo gusto per l’aneddoto storico rivelatore, la sua malizia, il suo umorismo che spesso sta nell’impiego di un semplice aggettivo o di un avverbio. Non mi asterrò dal sottolinearne le contraddizioni, ma per dar loro il giusto valore il lettore dovrà ricordare che Voltaire visse più di ottant’anni, cominciò a scrivere giovanissimo e continuò a farlo fino alla fine dei suoi giorni: questa selezione, in particolare, raccoglie brani appartenenti a epoche molto diverse.
Non ho utilizzato nessuna delle sue opere narrative e solo due o tre dei suoi poemi didascalici. Dei lavori storiografici, l’unico che ho citato è il mirabile Saggio sui costumi, dal quale ho però attinto largamente. Alcuni frammenti sono tratti dal cosiddetto Sottisier, un quaderno contenente appunti e annotazioni per lavori posteriori recentemente rinvenuto in una biblioteca russa. Si tratta di un testo meno elaborato di quelli pubblicati, e il linguaggio che utilizza è spesso audace, tuttavia l’effetto risulta irresistibilmente voltairiano. Naturalmente, ho pescato abbondantemente dalla sua corrispondenza, un corpus talmente vasto che avrei potuto utilizzare soltanto quella senza con ciò rischiare di lasciar fuori aspetti fondamentali della sua personalità o del suo pensiero.
Il lettore della mia biografia romanzata di Voltaire, Il giardino dei dubbi, troverà qui la fonte di molte frasi pronunciate dal protagonista del libro. Il sogno sarebbe stato quello di fare in modo che le lettere del «mio» Voltaire fossero in tutto e per tutto autentiche, ancorché assemblate a modo mio. Purtroppo, ci sono riuscito solo in un 75 per cento dei casi circa. Alcuni mi hanno rimproverato per quelle «licenze»: il critico del quotidiano «Abc» ha scoperto un paio di citazioni tratte da libri altrui (con tutte quelle che ci sono!) e a momenti mi accusa di plagio, che sarebbe come accusare di plagio l’autore di un romanzo su Gesù Cristo per aver copiato il Discorso della Montagna. Meno male che non ha individuato altre fonti omaggiate dai miei saccheggi, da Casanova a Will Durant, passando da André Maurois e Antonio Domínguez Ortiz... Suvvia, dunque, sorridiamo, come avrebbe voluto il maestro.
Fonti
DF Dictionnaire Philosophique, Garnier-Flammarion, Paris 1964.
EM Essai sur les moeurs, Classiques Garnier, Bordas, Paris 1990, volumi I e II.
MEL Mélanges, Bibliothèque de la Pléiade, NRF, Paris 1965.
MEM Mémoires, PUF, Paris 1993.
SOT Le Sottisier, ALINEA, Aix-en-Provence 1992.
Edizioni italiane
DF Dizionario filosofico, a cura di Mario Bonfantini, Mondadori, Milano 1974 (© Einaudi, Torino 1955).
MEM Memorie, Sellerio, Palermo 1980.
Le lettere sono citate col nome del destinatario e la data.
I riferimenti fra parentesi rimandano alle edizioni usate da Savater; nei casi in cui si è utilizzata la traduzione italiana del Dizionario filosofico e delle Memorie, al riferimento originale si è aggiunto quello dell’edizione italiana.
Abate
L’abate di Caveirac, nel suo magnifico elogio dell’abrogazione dell’editto di Nantes e in quello della Notte di San Bartolomeo, tratta come veri e propri delinquenti le circa un milione e duecentomila persone che vivono pacificamente in Francia sotto il nome di nuovi convertiti. Attacca poi gli avvocati; scredita i letterati, calunnia il ministero. Con ciò si guadagnerebbe molti amici, se non avesse così pochi lettori.
(MEL, p. 975)
Abusi
Non potremo mai eliminare gli abusi che purtroppo sono considerati necessari per la conservazione degli Stati e che imperano in quasi tutta l’Europa. Questi abusi sono patrimonio di così tanti uomini potenti che sono ormai considerati leggi fondamentali. Quasi tutti i principi sono educati a un profondo rispetto verso questi abusi. Balie e precettori mettono loro in bocca lo stesso morso che il francescano o il monaco mettono in bocca al carbonaio o alla lavandaia. La cosa migliore da fare sarà, poco alla volta, illuminare i giovani che un giorno potranno avere un ruolo nello Stato, suggerendo loro surrettiziamente princìpi più sani e più tolleranti.
(Al marchese di Condorcet, 27 gennaio 1776)
Allegria
È vero che i miei De profundis sono a volte molto allegri e diventano quasi degli Alleluia. Mi piace ballare intorno alla mia tomba, ma ballo sempre da solo.
(A Mme de la Tour du Pin de Saint-Julien, 3 marzo 1769)
America
Se scoprire l’America è stato un grande sforzo filosofico, non lo è invece domandarsi tutti i giorni come sia possibile aver trovato uomini in quel continente e capire chi ve li abbia portati. Se nessuno si sorprende della presenza delle mosche in America, è una sciocchezza meravigliarsi della presenza degli uomini.
(EM II, p. 340)
America (2)
È davvero difficile capire se per l’Europa sia stato un bene trasferirsi in America. È certo che gli spagnoli inizialmente ne ricavarono ricchezze immense; ma la Spagna si è spopolata e quei tesori, condivisi poi con molte altre nazioni, hanno ristabilito l’equilibrio che avevano inizialmente alterato. Il prezzo dei beni è aumentato ovunque. Sicché nessuno ha realment...