
- 310 pagine
- Italian
- ePUB (disponibile sull'app)
- Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub
Manuale di sociologia della famiglia
Informazioni su questo libro
La famiglia, la sua organizzazione, le trasformazioni in corso del modello familiare, il suo ruolo nella società contemporanea, i dilemmi delle politiche familiari, cosa dovremo attenderci nel prossimo futuro. Un manuale approfondito e aggiornato, che studia la famiglia in quanto relazione originaria e originale, intrinsecamente differente da tutte le altre relazioni sociali, e ne delinea con completezza storia ed evoluzione.
Domande frequenti
Sì, puoi annullare l'abbonamento in qualsiasi momento dalla sezione Abbonamento nelle impostazioni del tuo account sul sito web di Perlego. L'abbonamento rimarrà attivo fino alla fine del periodo di fatturazione in corso. Scopri come annullare l'abbonamento.
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Perlego offre due piani: Base e Completo
- Base è ideale per studenti e professionisti che amano esplorare un’ampia varietà di argomenti. Accedi alla Biblioteca Base con oltre 800.000 titoli affidabili e best-seller in business, crescita personale e discipline umanistiche. Include tempo di lettura illimitato e voce Read Aloud standard.
- Completo: Perfetto per studenti avanzati e ricercatori che necessitano di accesso completo e senza restrizioni. Sblocca oltre 1,4 milioni di libri in centinaia di argomenti, inclusi titoli accademici e specializzati. Il piano Completo include anche funzionalità avanzate come Premium Read Aloud e Research Assistant.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì! Puoi usare l’app Perlego sia su dispositivi iOS che Android per leggere in qualsiasi momento, in qualsiasi luogo — anche offline. Perfetta per i tragitti o quando sei in movimento.
Nota che non possiamo supportare dispositivi con iOS 13 o Android 7 o versioni precedenti. Scopri di più sull’utilizzo dell’app.
Nota che non possiamo supportare dispositivi con iOS 13 o Android 7 o versioni precedenti. Scopri di più sull’utilizzo dell’app.
Sì, puoi accedere a Manuale di sociologia della famiglia di Pierpaolo Donati in formato PDF e/o ePub, così come ad altri libri molto apprezzati nelle sezioni relative a Scienze sociali e Sociologia. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.
Informazioni
Argomento
Scienze socialiCategoria
SociologiaII. L’analisi sociologica della famiglia: come osservarla e interpretarla in modo adeguato
1. Premessa
Se si vuole conoscere la famiglia per ciò che sociologicamente essa è, occorre adottare un sistema di osservazione che sia teoricamente e metodologicamente adeguato al fenomeno che si vuole indagare. Se la famiglia è una relazione sociale sui generis, il sociologo deve osservarla come tale, e non come un’altra cosa (per es. come una casa, un luogo, un insieme di persone che abitano sotto lo stesso tetto, ciò che corrisponde al termine di «aggregato domestico» o household).
Le domande cui si deve rispondere sono: come viene osservata la famiglia in sociologia? in che misura gli approcci sociologici sono adeguati al loro oggetto? esiste un sistema o punto di vista osservante più adeguato di altri? se no, perché non c’è? se sì, come lo si può concepire?
In questo capitolo cercheremo di rispondere a questi interrogativi. L’itinerario è il seguente: innanzitutto vediamo come i classici abbiano osservato la famiglia e quali approcci si siano finora divisi il campo degli studi (§ 2). Constateremo che i loro pregi e i loro limiti stanno nel fatto di aver osservato la famiglia nel passaggio dalla società pre-moderna a quella moderna, il che restringe fortemente la portata e il significato delle loro osservazioni. In effetti, con l’emergere della società post-moderna, e con l’affacciarsi di quella dopo-moderna (che non è più una radicalizzazione della modernità, ma una società che ha altri problemi e altre distinzioni-guida), si è prodotta una forte discontinuità nel modo di osservare la famiglia, che può essere colta solo operando una svolta epistemologica nelle scienze sociali (§ 3). Si deve allora andare alla ricerca di un nuovo framework concettuale che possa offrire un approccio massimamente comprendente allo studio del fenomeno familiare (§ 4). Prestazione fondamentale di questo approccio è quella di mostrare come la famiglia non sia solo una forma di comunicazione (quando la comunicazione ha la qualità di essere ‘familiare’, cioè fra persone che hanno una certa conoscenza e intimità reciproca), ma sia un «fenomeno sociale totale», un fenomeno sociale pieno, ossia una relazione che coinvolge tutte le dimensioni della vita umana, personale e interpersonale. Infine, viene applicato questo punto di vista per comprendere nel modo più adeguato possibile la famiglia come fenomeno emergente anziché come un fenomeno semplicemente aggregativo (§ 5).
2. Modalità di osservare la famiglia: autori classici e approcci contemporanei
2.1. Tutti i sociologi classici si sono interessati alla famiglia. I modi di osservarla sono stati praticamente tanti quanti gli autori che li hanno espressi. Possiamo farne una rapida rassegna come segue.
È usuale far risalire la sociologia moderna della famiglia a Frédéric Le Play (1855), perché in questo autore si nota un chiaro passaggio dal pensiero sociale pre-sociologico all’indagine empirica. L’opera di Le Play, pur risentendo del clima culturale dell’epoca, fortemente coinvolto pro o contro i cambiamenti della famiglia, non cerca di rispondere a domande essenzialistiche di tipo filosofico, ma va a vedere come di fatto le famiglie vivono, come sono organizzate, e riconnette queste modalità all’ordine sociale e culturale più generale della società. Egli adotta un metodo di osservazione che consiste nelle famose «monografie familiari», basate sull’analisi del bilancio familiare. Come afferma Ulderico Bernardi (1981: 30-31), questa tecnica non risulta riduttiva, come si potrebbe pensare, per il fatto che valuta prevalentemente elementi materiali, ma consente invece di svolgere un’analisi qualitativa che, legando il tenore di vita familiare alla qualità di vita sociale, permette di analizzare la cultura di una comunità.
Il contributo centrale della sociologia di Le Play sta nell’analisi del rapporto che esiste fra i regimi di successione ereditaria e i tipi di organizzazione familiare. Le Play distingue tre modelli. Nel primo, la successione dei beni è ispirata a un criterio di conservazione forzosa della proprietà indivisa, e quindi il patrimonio familiare si trasmette senza frazionamenti. Diffuso nel Medioevo, specie nelle classi aristocratiche (diritto di primogenitura), questo regime favorisce la famiglia patriarcale (nel senso di estesa e dominata dall’autorità maschile). Più in generale, questo regime si riscontra in tutte le comunità familiari-parentali basate sulla proprietà collettiva indivisa, quali esistevano ancora a quei tempi nel mir in Russia e nella zadruga in Iugoslavia (con questi termini si intendono delle comunità agrarie di base, diffuse nei paesi orientali nei secoli XVI-XVIII, in cui la proprietà delle terre era collettiva, la produzione e il consumo avvenivano in maniera cooperativa tra le famiglie estese, la famiglia era patriarcale e a più generazioni conviventi sotto lo stesso tetto). Questo tipo di regime familiare è stato spazzato via in Occidente dalla rivoluzione francese del 1789 (nell’Est europeo lo sarà dalla rivoluzione russa del 1917 in poi). In effetti, nota Le Play, aveva grossi inconvenienti: limitava il diritto di proprietà e inoltre impediva al padre di disporre in favore del più meritevole e degno dei figli, che non è necessariamente il primo nato.
Il secondo modello corrisponde a un regime successorio in cui vi è la proprietà individuale con divisione forzosa dei beni al momento della successione. Questo regime, imposto a partire dalla rivoluzione francese, provoca la frantumazione e polverizzazione del patrimonio familiare, e così favorisce l’instabilità familiare e con essa la degradazione e l’incapacità delle famiglie, specie di condizione meno agiata, di poter accumulare un patrimonio familiare che consenta una mobilità sociale verso l’alto. Le Play parla di famiglia instabile, quella nucleare prodotta dalla moderna società industriale, mercantile e urbana. Questo regime conduce, secondo l’autore, alla perdita della famiglia come sfera di trasmissione dei valori, oltreché a un suo depotenziamento come luogo di socialità, di affetti, di servizi reciproci.
Il terzo modello è quello della libera disponibilità testamentaria, cioè né forzatamente parcellizzata né necessariamente indivisa, dei beni, a cui corrisponde l’organizzazione familiare che Le Play chiama la famiglia ceppo (famille souche). Quest’ultima consiste in una famiglia poli-nucleare che combina individualizzazione dei nuclei e però anche aiuti e legami comunitari. Le Play enfatizza le virtù di questo modello, che favorisce una successione libera e responsabile della proprietà familiare secondo regole auto-normative. È a questa forma che, palesemente, l’autore attribuisce il significato di migliore benessere, felicità e stabilità sociale. In questo caso, infatti, il patrimonio può rimanere intatto e passare al migliore dei figli, oppure essere modificato in modo flessibile a seconda delle esigenze dell’intera comunità familiare, senza con ciò provocare i guasti della divisione forzosa e livellatrice imposta dalla legge con l’avvento della moderna società industriale. L’analisi dei bilanci familiari svolta su campioni di famiglie operaie in varie regioni d’Europa (di qui il titolo della sua maggiore opera: Les ouvriers européens) conferma, a suo avviso, la tesi conclusiva secondo cui l’osservazione dei bilanci familiari fornisce il criterio delle buone e delle cattive costituzioni sociali.
Karl Marx, pur vivendo all’incirca negli stessi anni, formula un quadro ben più ampio e complesso, nonché di segno opposto. Lo riassumerà verso la fine della sua vita dettando l’opera classica L’origine della famiglia, della proprietà privata e dello Stato al suo amico e compagno di studi Friedrich Engels (Engels 1970). La preoccupazione di Marx si concentra sul processo di proletarizzazione delle famiglie, ossia la riduzione della gran massa delle famiglie sottratte alla vita dei campi e buttate in uno stato di precarietà e di assoggettamento attraverso lo sfruttamento tipicamente capitalistico, che le porta ad avere come unica ricchezza la prole. L’ambizione di Marx è quella di spiegare l’origine della famiglia e tutto il suo corso storico, evidenziando le «leggi» deterministiche cui essa è sottoposta. In tale senso, la legge fondamentale che egli formula è quella di un progressivo e universale processo di proletarizzazione della famiglia, all’interno del capitalismo, e l’avvento di una «forma superiore» di famiglia omogenea a una società comunista. A suo avviso, la famiglia monogamica nasce con la proprietà privata e si sviluppa nella misura in cui è necessaria all’accumulazione capitalistica privata. Si tratta di tesi che si sono dimostrate errate, in quanto troviamo la famiglia monogamica anche in società dove non domina la proprietà privata, e comunque Marx riduce la famiglia al modello borghese acquisitivo, dimenticando che la famiglia monogamica è esistita ed esiste anche negli strati sociali non dediti all’attività capitalistica. Coerentemente con i suoi assunti, Marx preconizza che la società comunista, abolendo la proprietà privata e l’attività capitalistica privata, farà scomparire la famiglia monogamica, facendo emergere al suo posto la coppia legata dal puro amore erotico individuale.
Nel suo grandioso affresco, Marx mescola analisi socio-economiche e visioni utopiche. Molti sono stati gli errori da lui commessi dal punto di vista dell’interpretazione dei dati dell’antropologia culturale e della ricerca storica (Donati 1978: 85-110). La ragione principale di tali errori sta nel fatto che Marx vede la famiglia come un prodotto dell’economia, e quindi mette completamente in ombra la qualità propriamente sociale della famiglia come realtà di genere proprio.
Emile Durkheim è spesso considerato il maggior «classico» iniziatore della sociologia della famiglia, a motivo della particolare vastità, qualità e portata della sua visione sociologica. Durkheim (1975) formula una comparazione storico-sociale delle forme familiari che spazia dalle società primitive fino al primo Novecento. Egli elabora alcune «leggi» che sono ancor oggi considerate paradigmatiche, benché siano state ridimensionate o smentite da tempo dagli specialisti. L’idea-madre di questo autore è che la famiglia vada dalla forma del «clan esogamo amorfo» (cioè dalla tribù che cerca le spose al di fuori di se stessa ed ha una nulla o bassissima divisione del lavoro sociale) alla moderna famiglia nucleare ristretta (famille conjugale) attraverso un processo di restrizione progressiva dell’ampiezza familiare (per numero di componenti e funzioni) in proporzione all’accrescimento della divisione del lavoro nella società (questa legge è nota come «legge di contrazione progressiva» della famiglia) (Durkheim 1892). Diversamente da Marx, che aveva ipotizzato l’esistenza di uno stato di promiscuità sessuale illimitata prima della nascita della famiglia (il che implicava il considerare il tabù dell’incesto come costruzione artificiale affermatasi storicamente poco a poco), Durkheim considera invece il tabù dell’incesto come connaturale e concomitante con la nascita stessa della società, in quanto concomitante con la nascita della stessa famiglia. In ciò lo seguiranno tutta una serie di autori, da Marcel Mauss a Claude Lévi-Strauss, noti come i massimi esponenti di quella «scuola francese» di sociologia della famiglia che tuttora costituisce un punto di riferimento obbligato in questo campo di studi (Tarot 1996).
F. de Singly (1996a) considera questo autore come un antesignano della moderna visione personalistica e relazionale della famiglia. Egli ricorda la famosa affermazione di Durkheim (1892): «siamo legati alla nostra famiglia solo perché ci sentiamo legati alla persona di nostro padre, di nostra madre, di nostra moglie, dei nostri figli. Era ben diverso un tempo, quando – al contrario – i legami che derivavano dalle cose prevalevano su quelli provenienti dalle persone, quando tutta l’organizzazione familiare aveva prima di tutto l’obiettivo di conservare nella famiglia i beni domestici e quando tutte le considerazioni personali apparivano secondarie rispetto a questa».
Non si deve, tuttavia, dimenticare che tutto ciò era già stato previsto, tempo addietro, da Alexis de Tocqueville, quando – negli anni 1836-38 – aveva descritto il futuro della famiglia in termini che, a tutt’oggi, appaiono ancora più vividi e attuali di quelli di Durkheim. Tocqueville aveva descritto i cambiamenti della famiglia sotto l’influsso della democrazia: «la democrazia allenta i vincoli sociali, ma rinforza i vincoli naturali; avvicina i membri di una famiglia e divide i cittadini» (Tocqueville 1968: 690). «Via via che i costumi e le leggi si fanno più democratici, i rapporti fra padre e figlio divengono più intimi e più distesi. La costrizione e l’autorità si fanno meno sentire, la fiducia e l’affetto sono spesso maggiori e il vincolo naturale sembra farsi più stretto, mentre il vincolo sociale si allenta»; «la democrazia non lega quindi i fratelli attraverso gli interessi, bensì attraverso la comunanza dei ricordi e il libero simpatizzare delle mentalità e dei gusti. Essa divide le loro eredità, ma permette la fusione degli animi [...] ciò che ho detto sull’amore filiale e sull’affetto fraterno, vale ugualmente per tutte le passioni che trovano il loro fondamento spontaneo nella natura» (ivi: 689-690).
Tocqueville contrappone fra loro due modelli: da un lato, il modello aristocratico di famiglia, proprio dell’ancien régime, in cui «le famiglie restano per secoli nelle stesse condizioni e spesso nello stesso luogo» (questo fatto rende le generazioni contemporanee, rafforza i legami fra il singolo e i concittadini, fa prevalere la forza della classe sociale sulla forza dello Stato, consolida la scala sociale che fornisce legami solidi entro una stessa generazione e fra generazioni diverse); e dall’altro il modello democratico di famiglia: «presso i popoli democratici nuove famiglie sorgono di continuo dal nulla, altre vi ricadono incessantemente, e quelle che restano cambiano faccia; la trama dei tempi si rompe ad ogni istante e l’orma lasciata dalle generazioni scompare; ci si dimentica facilmente di coloro che ci hanno preceduti, e non si ha nessuna idea di quelli che ci seguiranno; solo i più vicini ci interessano» (ivi: 590). In questa rappresentazione, Tocqueville anticipa l’osservazione che un secolo e mezzo dopo farà Luhmann (1989a), quando parlerà delle trasformazioni della famiglia a seguito del passaggio da una società stratificata secondo classi e ceti sociali a una società differenziata secondo funzioni sociali.
Per Tocqueville, la democrazia rompe la catena degli status e delle classi, e lascia ogni anello per conto suo, cosicché ogni classe finisce con l’avvicinarsi e mescolarsi alle altre; i suoi membri diventano indifferenti e come estranei fra loro. Tocqueville coglie con insuperata perspicacia le conseguenze della crescente privatizzazione della famiglia: per lui, più le condizioni dentro e fuori della famiglia si fanno uguali, più la gran maggioranza dei cittadini perde la capacità di influire sulla sorte dei propri simili, anche se gli individui acquistano abbastanza capacità e beni da poter bastare a se stessi. Senza passato e senza futuro, l’individuo è ricondotto di continuo verso se stesso, e rischia di chiudersi nella solitudine del suo stesso cuore.
Da un’altra angolatura, un secolo dopo, alla vigilia della seconda ...
Indice dei contenuti
- Introduzione
- I. La famiglia come «fatto primordiale» e l’evolversi della società
- II. L’analisi sociologica della famiglia: come osservarla e interpretarla in modo adeguato
- III. I mutamenti della famiglia e l’emergere della «famiglia relazionale»
- IV. La famiglia come relazione di mediazione sociale
- V. Modelli e principi fondamentali della politica familiare
- Riferimenti bibliografici