La vita, non il mondo
eBook - ePub

La vita, non il mondo

  1. 166 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub

La vita, non il mondo

Informazioni su questo libro

E a te, che cosa è successo oggi? Dovè che hai incontrato qualcosa di importante?Che valore hanno le esperienze personali? La nostra epoca le umilia in tutti i modi. Lio è tacciato dei peggiori vizi sociali: narcisismo, egoismo, invidia; gli si riserva il ruolo di puro spettatore e commentatore dei media. Eppure, dove altro può accadere qualcosa, se non in noi stessi? Un giorno, lautore di queste pagine ha deciso di partire: si è inviato da sé nella vita. Per più di un anno ha prestato attenzione a tutti quei momenti in cui lesperienza personale tocca qualcosa di importante. Un incontro, un viaggio, una malattia, unopera darte, un amore, un sogno. Catturandoli nella scrittura, con non più di mille caratteri, per cogliere lessenziale.

Domande frequenti

Sì, puoi annullare l'abbonamento in qualsiasi momento dalla sezione Abbonamento nelle impostazioni del tuo account sul sito web di Perlego. L'abbonamento rimarrà attivo fino alla fine del periodo di fatturazione in corso. Scopri come annullare l'abbonamento.
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Perlego offre due piani: Base e Completo
  • Base è ideale per studenti e professionisti che amano esplorare un’ampia varietà di argomenti. Accedi alla Biblioteca Base con oltre 800.000 titoli affidabili e best-seller in business, crescita personale e discipline umanistiche. Include tempo di lettura illimitato e voce Read Aloud standard.
  • Completo: Perfetto per studenti avanzati e ricercatori che necessitano di accesso completo e senza restrizioni. Sblocca oltre 1,4 milioni di libri in centinaia di argomenti, inclusi titoli accademici e specializzati. Il piano Completo include anche funzionalità avanzate come Premium Read Aloud e Research Assistant.
Entrambi i piani sono disponibili con cicli di fatturazione mensili, ogni 4 mesi o annuali.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì! Puoi usare l’app Perlego sia su dispositivi iOS che Android per leggere in qualsiasi momento, in qualsiasi luogo — anche offline. Perfetta per i tragitti o quando sei in movimento.
Nota che non possiamo supportare dispositivi con iOS 13 o Android 7 o versioni precedenti. Scopri di più sull’utilizzo dell’app.
Sì, puoi accedere a La vita, non il mondo di Tiziano Scarpa in formato PDF e/o ePub. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.

Informazioni

Egli

Il tempo è un bambino che fa il bambino

Mi chino ad allacciarmi una scarpa, arriva una bambina piuttosto piccola: «Che cosa stai facendo?». Glielo spiego. «E tu?», le domando. «Io...», la bambina si volta e corre via, proseguendo la frase con il movimento. Ripenso a Eraclito, quando diceva che aiòn pàis esti paìzon. Gli studiosi traducono che il tempo è «un bambino che gioca», o addirittura «fanciullo nel trastullo». Pochi notano che pàis paìzon è quasi un bisticcio di parole, è un nome seguito dalla sua verbificazione, è il passaggio all’atto del nome che trabocca in verbo: «un bambino bambinante, un bambino che bambina». Il tempo è un essere che si esegue: la sua azione consiste nell’essere fattivamente sé stesso. Il tempo è un bambino che fa il bambino. La bambina che ho incontrato io è un essere che inserisce nel linguaggio sé stessa e la propria azione, non separa essere, fare e dire. Nel frattempo io, da consumato vivisezionatore, ho allacciato la mia scarpa, mi sono visto farlo, e l’ho detto.

Ho comprato un metronomo

Ho comprato un metronomo. È di legno, la forma è quella classica, a piramide. La negoziante mi mostra la chiave per caricarlo e il peso metallico che scorre sulle tacche della lancetta per modificare la frequenza dal presto al largo. «Sono le prime cose che vanno perse», mi ammonisce. «Pensi che a una nostra cliente il peso gliel’ha mangiato il gatto». Immagino il felino che fissa ipnoticamente l’oscillazione del metronomo, fa la posta a quella strana bestia che ticchetta sul pianoforte, finché spicca un balzo puntando al bersaglio grosso. Il fulcro del metronomo non è la chiave; la lancetta accelera o rallenta perché il peso la sbilancia. György Ligeti ha aggredito il tempo sfinendolo: in Poème Symphonique, lo lascia agonizzare facendo esaurire la carica di cento metronomi: un giorno la nostra provvista di tempo finirà. È un brano che si ascolta con indicibile angoscia. Quel gatto invece ha ferito il tempo aggredendo la legge di gravitazione temporale. Il tempo precipita, il tempo pesa.

Il futuro si presenta a poco a poco

A Parigi tre giovani poliziotti in divisa pattinano sui rollerblade lungo i marciapiedi. In una brasserie domando alla cameriera come mai in giro si vedono così tante bici dello stesso modello e colore. Mi spiega che sono pubbliche, si possono prendere per la strada con una tessera personale. Allora noto i posti di parcheggio elettronico per le biciclette, una fila di tronchetti metallici ricurvi; passandoci sopra la tessera, una lucina cambia colore, la bici si sblocca. Nei centri commerciali i visori per foto digitali occupano interi scaffali, ormai è normale tenere sulla scrivania in ufficio uno schermo luminoso, al posto della cornicetta, con le foto dei familiari. La fantascienza non mentiva affatto. Forse ci ha ingannati soltanto in questo: ha mostrato un mondo già tutto cambiato, ha raccontato il futuro compiuto: come sarà diventato, non come diventerà un po’ per volta. Il futuro si presenta a poco a poco, filtra, arriva alla spicciolata.

L’allarme non ce l’ha fatta a trattenere l’entusiasmo

Pochi minuti dopo l’inizio del concerto di musica contemporanea, la violoncellista è stata la prima a fare una faccia strana. Nel teatro era scattato l’allarme antincendio. Sulle pareti pulsavano le luci a intermittenza. La piccola orchestra ha smesso di suonare. Ma tutto questo è successo in tre fasi. Uno: per qualche istante l’allarme è sembrato far parte della musica stessa, era un suono plausibile fra gli altri. Due: si è innescato un conflitto fra suoni. Tre: l’allarme ne è uscito vittorioso. Noi spettatori siamo rimasti seduti, un po’ indispettiti da quell’interruzione. A nessuno è venuto in mente di alzarsi e scappare pensando che il teatro stesse andando a fuoco. Tutti credevano che fosse scattato per un’insofferenza dell’impianto antincendio, che non è riuscito a sopportare quella musica. Oppure, al contrario, l’allarme non ce l’ha fatta a trattenere l’entusiasmo, ha sentito qualcosa di familiare nell’aria e si è messo a cantare in coro con le note sue sorelle.

Ogni cosa produce il suo silenzio

Ho assistito a un’esecuzione di 4’33’’, il celeberrimo brano silenzioso di John Cage. Come è noto, si tratta in realtà di una performance: il pianista avvicina le dita alla tastiera, esita, rinuncia, apre e chiude il coperchio del pianoforte, siede immobile, ecc. I movimenti della sonata sono i suoi gesti. La pianista del concerto di oggi lo ha eseguito su tastiera giocattolo anziché su pianoforte a coda, sulla scorta dei pezzi scritti da Cage per il toy piano. Così mi sono reso conto che 4’33’’ non è affatto un brano sul silenzio in generale, e nemmeno una performance che mostra la sacra renitenza del musicista a fare musica, o la sua nevrosi, ecc. È un brano che fa sentire il particolare tipo di silenzio che si può ottenere da quello strumento, così come se ne tirano fuori suoni specifici, con un timbro caratteristico. Per riuscire a suonare il silenzio di uno strumento, ci vuole uno specialista di quello strumento. Ogni cosa produce il suo silenzio, diverso da qualunque altro.

Non ha assaggiato un sacco di cose

«Ti piace la pasta coi broccoli? Va bene con le acciughe?», chiediamo alla nostra ospite. «Penso di sì». «Pensi?». «Non le ho mai mangiate». Viene fuori che nella vita non ha assaggiato un sacco di cose: molte verdure, parecchi legumi. Non ha intolleranze alimentari, non è anoressica. Ma si porta dietro fin da bambina una diffidenza per certe forme e colori del cibo. Asparagi, piselli, carciofi, olive. «Anche le olive?», domando incredulo. In tavola c’è una ciotola di taggiasche. La convinco a provarle. Ne saggia con cautela una fra i denti, ha l’espressione di chi è intenta a valutare la sensazione che si sprigiona in bocca. Osserviamo quella faccia rivolta verso l’interno, quel viso introspettivo. Le prime volte sono sempre uno spettacolo. Però mi pento di avere insistito. C’è una nobiltà affascinante nell’evitare per tutta la vita di conoscere alcune cose fondamentali. Come quelli che muoiono senza aver visto il mare. Sentirsi estranei a tutto. Attraversare questo mondo schivandolo.

Si è messa con un poco di buono

Nel momento in cui entro in tabaccheria la conversazione è già molto avanti, riesco a capire solo che si sta parlando della figlia di questo cliente con i capelli grigi. L’uomo è sui cinquant’anni, si confida con la tabaccaia che ha qualche anno meno di me. I due abbassano la voce vedendomi entrare, ma fanno ancora qualche considerazione finale. A quanto pare, la ragazza in questione si è messa con un poco di buono che ha fatto qualcosa di grave, non ho inteso se sono tresche con altre donne o affari sporchi. Il padre è molto preoccupato. «Non si accorge di niente» dice di sua figlia «non vuole vedere, è completamente persa di lui, infognata». To fall in love: cadere nella fogna. L’impasse lo rende impotente: è un padre che ama sua figlia, vorrebbe il suo bene ma si vieta di intervenire nelle sue faccende d’amore, che sospendono l’etica e i legami familiari. Fa un passo indietro di fronte alla sacra potenza di Eros, non può che lasciare affogare sua figlia nella cloaca.

Una donna che si tiene la pancia

Ogni volta che torno al convento di San Martino, oltre a visitare i presepi napoletani, mi fermo davanti a una delle più sbalorditive statue che siano mai state scolpite. È una donna distesa, longilinea eppure pesante sul sottile materasso dove riposa. Una coperta sagoma il suo corpo. La gamba destra è dritta, la sinistra sta leggermente scosciata, scomposta. Una mano posa sul grembo ancora dilatato, presso l’inguine slabbrato e pulsante sotto le coltri color sangue. Lo sguardo perso nel vuoto, l’espressione vacua, annientata dal parto. È la Madonna come non si è mai vista. È una puerpera stremata. È una donna che si tiene la pancia perché ha appena dato alla luce un bambino, è puro peso buttato su un letto, è un corpo sconvolto dal male fisico. Bisogna risalire fino al Trecento per trovare una figura simile. Per sanzione teologica, dal Concilio di Trento in poi Maria non soffre più partorendo, la venuta al mondo del Salvatore passa attraverso la reticenza sul dolore delle madri.

Una quantità di fiorellini rosa

Qualche settimana fa è entrata in casa questa pianticella in vaso che non saprei nominare, fa crescere le foglie come se dovesse mostrare la lingua al medico e si ricopre di una quantità di fiorellini rosa. Ora che è quasi spoglia mi sono reso conto che è una specie di cactus. In neanche trenta centimetri, il magro fusto pentagonale ha più di duecentocinquanta spine. L’esercito di spuntoni difende i quattro fiorellini superstiti sull’ultimo picciolo: sopravvalutazione della castità, eccesso di divieti e tabù, zelo intimidatorio, moralismo e spauracchi, intangibilità dei delicati organi sessuali, ecc. Ma una stagione fa, le parti erano esattamente rovesciate: la nuvola di fiori rosa nascondeva tutte quelle spine; di più: le proteggeva da sé stesse con una proliferazione di sensualità. Il sesso spudorato copriva la tendenza alla solitudine rostrata, all’autodifesa sanguinaria; un gran numero di genitali sfacciati vestiva pudicamente l’oscena cattiveria dei pungiglioni.

Il taglio vaginale è sommario

Di fronte all’Origine du monde, la mia impressione è che tutto sia dipinto minuziosamente, il lenzuolo, la pancia, le cosce, i batuffoli di peli neri, mentre non altrettanto dettagliata è la cosa in questione. Il taglio vaginale è sommario, quasi sfuocato rispetto al resto. Finalmente l’arte occidentale mette il sesso femminile al centro della visione (centro focale, geometrico; e anche prospettico, se si considerano le cosce della modella come due quinte che guidano lo sguardo). Ci sono voluti appena tre millenni per arrivarci, e quattro secoli di pittura a olio. Ma proprio per questo è come se l’arte si trovasse impreparata a scrutare la vagina, a fronteggiarla, e anche un virtuoso del realismo, pronunciandola per la prima volta, fosse riuscito soltanto a balbettarla.

Entra nel negozio una biondina

Entra nel negozio una biondina sui diciotto anni. Indossa jeans e scarpe da ginnastica. Si dirige verso la mensola delle scarpe più clamorose, da transessuali, ne sceglie un paio rosso fiammante, con il tacco da quattordici centimetri, la zeppa da cinque. Le prova. Si issa su quelle piattaforme sopraelevate, infila i due scafandri da piedi, di vernice brillante, coloratissima: è una fodera di plastica che finge di modellare una forma umana per crearne in realtà un’altra del tutto astratta, autonoma. Montando lassù la biondina ha fatto un balzo nella gerarchia degli esseri, è diventata un’altra donna, un esemplare di un’altra specie. Decuplica il suo potere sessuale; anche il suo sguardo diventa più severo, un’inedita autorevolezza le risale dai talloni al volto. Si dirige alla cassa a comprare quegli attrezzi magici da metamorfosi in drago, che qui a Londra anche un’innocua biondina può procurarsi con quarantaquattro sterline e novantanove centesimi.

Sulla sessantina, capelli bianchi, paffuto e calmo

Dopo averci fatto sfogliare il suo ultimo libro fresco di stampa, lo scrittore si siede a tavola intrattenendoci sulla storia del suo amore. È un uomo sulla sessantina, capelli bianchi, paffuto e calmo. Ci racconta che quasi vent’anni fa ha conosciuto la sua attuale compagna, della quale è innamoratissimo e che non ha mai tradito. «Quando l’ho vista, dopo cinque minuti mi sono detto: la frequenterò, e se nei prossimi giorni continua a essere così com’è stata in questi primi istanti, voglio stare con lei per sempre». Hanno lasciato tutti e due la famiglia, hanno dei figli dai matrimoni precedenti. Le anime gemelle esistono, e si riconoscono anche quando i giochi sembravano fatti: fra i commensali si sparge la curiosità di conoscere l’essere che ha fatto scoccare un amore così travolgente. Eccola che arriva. È una donna sulla sessantina, capelli bianchi, paffuta e calma (ma chi sono io per giudicare chi chiama amore il surrogato di sé stessi?).

Nella posta elettronica

Nella posta elettronica un mio amico poeta scrive sempre «Oggi» nella dicitura in oggetto di tutte le sue mail, qualunque sia il messaggio che ha scritto, evidentemente pensa che il contenuto di tutto quello che diciamo e scriviamo e ci comunichiamo è la nostra appartenenza a questo istante, al tempo presente; non siamo che sintomi della nostra epoca. Una mia amica poetessa, nella stessa riga, scrive sempre il suo nome, non credo sia megalomane, evidentemente pensa che il contenuto di tutto quello che diciamo e scriviamo ecc. è l’essere noi stessi, irrimediabilmente, secerniamo il nostro io anche quando sembra che parliamo d’altro. Un altro mio amico poeta lascia la riga vuota, perché è pigro, perché ha fretta, perché non accetta le regole, per irridere qualunque tentativo di circoscrivere l’oggetto del discorso, o per significare tutto attraverso il niente, l’infinito, l’indicibile, la vacuità, l’inanità, oppure la cornice che rende possibile il dicibile: « ».

Di colpo arriva una telefonata

Di colpo arriva una telefonata, ci vestiamo e usciamo di corsa, attraversiamo la città a perdifiato. Percorriamo un vestibolo, rasentiamo un cortile, prendiamo un ascensore, un giovane ci chiede dov’è il reparto rianimazione, fila via appena le porte si apron...

Indice dei contenuti

  1. Io
  2. Tu
  3. Egli
  4. Noi
  5. Voi
  6. Essi