La letteratura nel secolo delle innovazioni
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La letteratura nel secolo delle innovazioni

Da Monti a d'Annunzio

  1. 176 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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La letteratura nel secolo delle innovazioni

Da Monti a d'Annunzio

Informazioni su questo libro

Un percorso attraverso la vicenda letteraria, la temperie culturale, i libri più rappresentativi dell'Ottocento italiano. Tredici capitoli monografici, dedicati ciascuno a un autore e a un'opera particolarmente significativa, delineano i tratti della 'nuova' letteratura dopo la rivoluzione romantica, dal progressivo rifiuto delle costrizioni di genere e delle codificazioni formali alla proclamazione del ruolo centrale della soggettività.

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Informazioni

1. Ettore e Andromaca

Vincenzo Monti, Iliade di Omero VI 523-653

Sospinti dalla furia di Diomede, a cui arride il favore della dea Pallade, gli Achei stanno per avere il sopravvento sui Troiani. Ettore, allora, lascia il campo di battaglia e rientra in città per allestire sacrifici alla dea nel tentativo di ingraziarsela. Dopo aver cercato invano la moglie Andromaca, ritorna alle porte Scee, attraverso le quali i Troiani escono al campo di battaglia, e proprio qui la consorte gli viene incontro correndo: l’accompagna la nutrice, che porta in braccio il loro unico figlioletto. Andromaca si era precipitata alle porte, quasi fuori di sé, quando aveva udito della rotta dei Troiani. Alla vista del figlio, Ettore sorride.
Ma di gran pianto Andròmaca bagnata
accostossi al marito, e per la mano
525 strignendolo, e per nome in dolce suono
chiamandolo, proruppe: Oh troppo ardito!
il tuo valor ti perderà: nessuna
pietà del figlio né di me tu senti,
crudel, di me che vedova infelice
530 rimarrommi tra poco, perché tutti
di conserto1 gli Achei contro te solo
si scaglieranno a trucidarti intesi2;
e a me fia3 meglio allor, se mi sei tolto,
l’andar sotterra. Di te priva, ahi lassa!
535 ch’altro mi resta che perpetuo pianto?
Orba del padre io sono e della madre.
Dopo aver raccontato come Achille, conquistata Tebe, le avesse ucciso il padre e tutti e sette i fratelli, e come la madre fosse poi morta di dolore, Andromaca prosegue:
Or mi resti tu solo, Ettore caro,
tu padre mio, tu madre, tu fratello,
560 tu florido4 marito. Abbi deh! dunque
di me pietade, e qui rimanti meco
a questa torre, né voler che sia
vedova la consorte, orfano il figlio.
Al caprifico5 i tuoi guerrieri aduna,
565 ove il nemico alla città scoperse
più agevole salita e più spedito
lo scalar delle mura. O che agli Achei
abbia mostro6 quel varco un indovino,
o che spinti ve gli abbia il proprio ardire,
570 questo ti basti7 che i più forti quivi
già fêr tre volte di valor periglio8,
ambo gli Aiaci, ambo gli Atridi, e il chiaro
sire di Creta ed il fatal Tidìde9.
Dolce consorte, le rispose Ettorre,
575 ciò tutto che dicesti a me pur anco
ange il pensier10; ma de’ Troiani io temo
fortemente lo spregio11, e dell’altere
troiane donne, se guerrier codardo
mi tenessi in disparte, e della pugna
580 evitassi i cimenti12. Ah nol consente,
no, questo cor. Da lungo tempo appresi
ad esser forte, ed a volar tra’ primi
negli acerbi conflitti alla tutela
della paterna gloria e della mia.
585 Giorno verrà, presago il cor mel dice,
verrà giorno che il sacro iliaco13 muro
e Prìamo14 e tutta la sua gente cada.
Ma né de’ Teucri il rio15 dolor, né quello
d’Ecuba16 stessa, né del padre antico,
590 né de’ fratei, che molti e valorosi
sotto il ferro nemico nella polve
cadran distesi, non mi accora, o donna,
17 di questi il dolor, quanto il crudele
tuo destino, se fia18 che qualche Acheo,
595 del sangue ancor de’ tuoi lordo l’usbergo19,
lagrimosa ti tragga in servitude.
Misera! in Argo20 all’insolente cenno
d’una straniera tesserai le tele:
dal fonte di Messìde o d’Iperèa21,
600 (ben repugnante22, ma dal fato astretta23)
alla superba recherai le linfe24;
e vedendo talun piovere il pianto
dal tuo ciglio, dirà: Quella è d’Ettorre
l’alta25 consorte, di quel prode Ettorre
605 che fra’ troiani eroi di generosi
cavalli agitatori26 era il primiero,
quando intorno a Ilion si combattea.
Così dirassi da qualcuno; e allora
tu di nuovo dolor l’alma trafitta
610 più viva in petto sentirai la brama
di tal marito a scior27 le tue catene.
Ma pria morto la terra mi ricopra,
ch’io di te schiava i lai pietosi intenda.
Così detto, distese al caro figlio
615 l’aperte braccia. Acuto mise un grido
il bambinello, e declinato il volto,
tutto il nascose alla nudrice in seno,
dalle fiere atterrito armi paterne,
e dal cimiero che di chiome equine
620 alto su l’elmo orribilmente ondeggia28.
Sorrise il genitor, sorrise anch’ella
la veneranda29 madre; e dalla fronte
l’intenerito eroe tosto si tolse
l’elmo, e raggiante30 sul terren lo pose.
625 Indi baciato con immenso affetto,
e dolcemente tra le mani alquanto
palleggiato31 l’infante, alzollo al cielo,
e supplice sclamò: Giove pietoso
e voi tutti, o Celesti, ah concedete
630 che di me degno un dì questo mio figlio
sia splendor della patria, e de’ Troiani
forte e possente regnator. Deh fate
che il veggendo32 tornar dalla battaglia
dell’armi onusto33 de’ nemici uccisi,
635 dica talun: Non fu sì forte il padre:
e il cor materno nell’udirlo esulti.
Così dicendo, in braccio alla diletta
sposa egli cesse34 il pargoletto; ed ella
con un misto di pianti almo35 sorriso
640 lo si raccolse all’odoroso seno.
Di secreta pietà l’alma percosso
riguardolla il marito, e colla mano
accarezzando la dolente: Oh! disse,
diletta mia, ti prego; oltre misura
645 non attristarti a mia cagion. Nessuno,
se il mio punto fatal36 non giunse ancora,
spingerammi a Pluton37: ma nullo al mondo,
sia vil, sia forte, si sottragge al fato.
Or ti rincasa, e a’ tuoi lavori intendi,
650 alla spola, al pennecchio38, e delle ancelle
veglia su l’opre; e a noi, quanti nascemmo
fra le dardanie39 mura, a me primiero
lascia i doveri dell’acerba guerra.
Con questi accenti, all’inizio del XIX secolo, risuona la voce di Omero in Italia. Una voce molto diversa da quella che echeggiava nel testo originale. Eppure la sostanza del racconto è omerica. Omerici sono la tensione drammatica che percorre la scena, dominata dalla consapevolezza, comune a entrambi i protagonisti, dell’incombere di un destino di morte e distruzione; il tentativo femminile di scongiurare il compiersi di quel destino, tentativo che si scontra con la ferma volontà dell’eroe di non venir meno al proprio dovere; i...

Indice dei contenuti

  1. Premessa
  2. 1. Ettore e Andromaca
  3. 2. La morte di Napoleone
  4. 3. L’infinito
  5. 4. I capponi di Renzo
  6. 5. Polifonia plebea
  7. 6. La patria perduta
  8. 7. La cucina di Fratta
  9. 8. «Sia gloria al Machiavelli»
  10. 9. Il sogno del professore
  11. 10. La nobiltà dei Malavoglia
  12. 11. La morte di un burattino
  13. 12. Un piccolo Io
  14. 13. Il gigantismo dell’Io
  15. Bibliografia essenziale