Solimano il Magnifico
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Solimano il Magnifico

  1. 20 pagine
  2. Italian
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Solimano il Magnifico

Informazioni su questo libro

Era il sultano, ma anche il califfo, protettore della Mecca; usava il titolo ancestrale di khan, che sapeva di steppa e orde nomadi, ma era anche l'erede di Roma e Bisanzio e ostentava il titolo di 'Cesare dei Cesari'. Era il Gran Turco, Solimano il Magnifico, e il suo regno rappresentava per gli europei, di volta in volta, uno specchio distorto, un incubo e una speranza, la fertile terra dei paradossi. Se in Occidente non era permessa la residenza a nessun musulmano ed era inconcepibile l'esistenza di una moschea, l'impero ottomano era invece abitato quasi per metà da cristiani, considerati, è vero, sudditi di seconda classe, ma autorizzati a praticare pubblicamente la loro religione. Solimano aveva potere di vita e di morte e tutti i suoi ministri erano giuridicamente degli schiavi; ma proprio quest'autocrazia creava la mobilità sociale, perché non esisteva nobiltà di nascita ma un sistema di selezione dei talenti che permetteva a figli di pastori di diventare pascià e visir, con grande scandalo degli osservatori europei. Si spiega così che tanti marinai, artigiani, fonditori di cannoni scegliessero di 'farsi turchi', cercando sotto la protezione del sultano un'ascesa sociale impensabile nell'Europa delle gerarchie nobiliari e del diritto di sangue.

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Informazioni

Solimano il Magnifico

di Alessandro Barbero
«Il sultan Solimano, al presente imperator dell’Oriente, è uomo [...] di anni circa 62, lungo della persona [...], magro, di color fosco, ed ha in faccia una mirabil grandezza insieme con una dolcezza, che lo fa amabile a tutti che lo veggono. È molto sobrio nel mangiare, mangiando raro e poca carne [...]. Né beve vino come è fama che facesse al tempo d’Ibrahim, ma acque molto delicate [...]. Ha fama di essere molto giusto, dimodoché quando è bene informato non fa torto ad alcuno. È servatore della sua fede e legge quanto altro che sia stato di casa sua, facendo professione di non mancare alla sua parola ed alla fede; né si può dir maggior laude che questa. È uomo che per la continua pratica che ha avuta già tanti anni che è nell’imperio, intende tutte le cose molto bene, e si risolve il più delle volte al meglio. È stato per sua natura sempre più inclinato alla pace che alla guerra, ed al presente più che mai per esser vecchio e per aver quattro figli ormai grandi [...] ha avuto questo Gran Signore due donne molto care; una circassa, madre di Mustafà primogenito, l’altra, che contro l’istituto de’ suoi passati ha sposata e tiene per moglie, di nazione russa, tanto amata da Sua Maestà, che non fu mai nella casa ottomana alcuna donna che avesse maggiore autorità».
Così alla metà del Cinquecento l’ambasciatore veneziano Bernardo Navagero descriveva il sultano Süleyman Khan, che noi occidentali chiamiamo Solimano il Magnifico, sovrano dell’impero ottomano dal 1520 al 1566. Il suo regno di quasi mezzo secolo coincide con la fase più matura del Rinascimento: Solimano è contemporaneo di Michelangelo, che però è più vecchio di lui, e durante il suo regno si avviano a Roma i lavori per la nuova cupola di San Pietro. È un contemporaneo di Carlo V, l’ultimo grande imperatore cattolico che ha tentato di tenere insieme gran parte dell’Europa e dell’America, in un impero su cui non tramontava mai il sole; e dunque è anche contemporaneo dei conquistadores che si impadroniscono del continente sudamericano.
È un momento in cui ai nostri occhi l’Europa sta lanciandosi alla conquista del mondo; ma gli europei di allora, i contemporanei di Solimano, non la vivevano così. Loro non sapevano che dalle imprese dei conquistadores sarebbe nato un nuovo mondo, ed erano molto più colpiti dal trauma della Riforma protestante, dalla fine della millenaria unità della Cristianità latina. Solimano è un po’ più giovane di Lutero, è contemporaneo di Calvino e del Concilio di Trento, che avvia l’enorme impresa della Controriforma e che si svolge tutto durante il suo regno. Gli europei erano spaventati e sconvolti da questa spaccatura religiosa, dalla violenza che si era scatenata subito dopo la Riforma, dall’odio che era nato fra protestanti e cattolici, dalla violenza bestiale delle guerre di religione. Non avevano la sensazione che il loro mondo stesse partendo alla conquista degli altri continenti, ma che stesse sprofondando nel sangue e nella violenza. E questo è un dato che dobbiamo tener presente, perché ci aiuta a spiegare il fascino strano e contraddittorio che Solimano e il suo impero esercitavano sugli occidentali di quel tempo.
Solimano il Magnifico è un soprannome che usiamo noi in Occidente, e non c’è dubbio che se l’è meritato, qualunque sia il criterio che impieghiamo per giudicare la grandezza di un sovrano: per esempio ha compiuto grandi imprese militari e ampliato enormemente il suo dominio, e se Navagero dice che è sempre stato «più inclinato alla pace che alla guerra», è perché non si ricorda più bene. Da giovane Solimano aveva diretto personalmente grandi guerre di conquista e il suo impero si era allargato fino a occupare gran parte del Mediterraneo e dell’Europa Orientale. Solimano conquista gran parte dei Balcani, prende Buda e Belgrado, distrugge il grande regno d’Ungheria con la battaglia di Mohács del 1526, tre anni dopo arriva ad assediare Vienna: non la prende, ma intanto ha portato i confini dell’Islam fino al Danubio.
Nel 1535 combatte l’altra grande potenza islamica del suo tempo, la Persia sciita e dunque eretica, la sconfigge e conquista Baghdad. Anni prima ha conquistato Rodi, dove si erano installati i Cavalieri di San Giovanni, corsari temutissimi dai naviganti musulmani: Solimano li scaccia dall’isola e li costringe a ripiegare fino a Malta. Nel suo penultimo anno di vita cercherà di prendere anche quest’ultima, e sarà una delle sue poche sconfitte, ma intanto negli anni di Solimano il Mediterraneo va davvero vicino a diventare un lago turco, e dunque un lago islamico. È l’epoca dei pirati barbareschi, che fino a quel momento erano imprenditori indipendenti: Solimano li prende sotto il suo controllo, e le squadre di corsari annidate a...

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