Appendice. Interviste e lettere
Nel gennaio del 1850 la sorella maggiore di Chopin, Ludwika, tornò da Parigi a Varsavia portando con sé, oltre a vari ricordi e al cuore del fratello, un pacco di lettere di George Sand. Giunta in Slesia, in prossimità della frontiera fra Prussia e Russia, Ludwika temette che la dogana ispezionasse il suo bagaglio e che le lettere di George Sand, nota in tutta Europa per le sue idee politiche di sinistra, potessero essere confiscate. Affidò perciò il pacco contenente le lettere ad un amico di suo marito, proprietario di un’impresa commerciale a Myslowice, nella parte della Slesia appartenente alla Prussia. Nel 1851 il letterato Samud Erdnas Kela, passando per Myslowice durante un viaggio in Polonia, venne casualmente a sapere dell’esistenza delle lettere, convinse il depositario a mostrargliele e cominciò a farne copia, ma alla fine riuscì a farsi consegnare tutto il plico, sostenendo che apparteneva di diritto a George Sand e che lui si sarebbe fatto carico di restituirglielo. Sia Samud Erdnas Kela che suo padre, famoso romanziere, conoscevano la Sand e avevano conosciuto Chopin. Le lettere della Sand, da lui scorse avidamente, suggerirono all’Erdnas Kela di preparare una biografia di Chopin, ed a tal fine egli si recò subito a Varsavia, dove poté avvicinare la madre e la sorella minore di Chopin. Si spostò quindi a Poturzyn, dove viveva Titus Woychiekowski, ritornò a Varsavia per incontrare il pianista Moritz Ernemann, e poi, una volta rientrato in Francia, cercò altre persone che avevano ben conosciuto Chopin, compresa George Sand, e parlò a lungo con loro o, quando non riuscì ad incontrarle, le contattò epistolarmente. La biografia, per ragioni che restano ignote, non fu tuttavia mai scritta. Si è molto fantasticato sul contenuto delle lettere, ma pare ormai accertato che la Sand le distruggesse. Non ci sono pervenute neppure le copie dell’Erdnas Kela.
CON JUSTYNA KRZYZANOWSKA IN CHOPIN ED IZABELA CHOPIN IN BARCINSKI
Dalla morte del marito la mamma di Chopin, Justyna Krzyżanowska, vive in casa della figlia Izabela, sposa di Antoni Barciński. La signora Chopin, prossima a compiere settant’anni, è in buona salute e perfettamente lucida di mente. Ricorda avvenimenti di un passato ormai lontano con estrema precisione e parla del figlio con un affetto profondissimo. Durante il colloquio la signora Barciński, bionda come il fratello, è intervenuta di tanto in tanto. Anche lei parla di Fryderyk con una devozione assoluta.
S.E.K.
– Gentile, e cara Signora Chopin, grazie per avermi generosamente fissato questo appuntamento, grazie di tutto cuore. Non voglio farvi perdere troppo tempo e perciò entro subito in argomento. Risulta dai miei appunti che voi abbiate conosciuto la buonanima di vostro marito a Żelazowa Wola.
– Sì, è proprio così. Lavoravamo entrambi per la contessa Gora-Skarbek, separata dal marito, poverella. Il mio futuro sposo era stato in precedenza precettore dei figli di madame Lonczyńska, tra i quali c’era Marie, divenuta poi moglie del conte Walewski e che, come voi saprete di sicuro, diede un figlio all’imperatore Napoleone. Mio marito era successivamente diventato precettore dei giovani rampolli di casa Gorga-Skarbek. Così ci conoscemmo, il mio Nicolas ed io, così volle il caso, o così volle Qualcuno che la sa più lunga di noi. Ci sposammo nella antica, magnifica chiesa di Bronchow.
– I vostri primi due figli nacquero a Żelazowa Wola, non è vero? E gli altri a Varsavia.
– No. Solo Fryderyk nacque a Żelazowa Wola. Anche Ludwika, la nostra primogenita, era nata a Varsavia, dove ci eravamo spostati momentaneamente perché il contino Skarbek doveva terminarvi i suoi studi. A proposito della data di nascita di Fryderyk devo farvi notare che quando venne battezzato – madrina e padrino furono i conti Skarbek – quando venne battezzato, il 23 aprile 1810, mio marito prese un abbaglio e disse al parroco che la nascita era avvenuta il 22 febbraio, mentre la data giusta era quella posteriore di una settimana, il 1° marzo. Il giorno era giusto, giovedì, ma con lo scarto di una settimana.
– Scusate, mammà, ma così come l’avete detto sembra che la madrina e il padrino fossero i conti Skarbek moglie e marito, mentre erano la figlia e il figlio della contessa.
– Hai ragione, Izabela, non era chiaro, ...però avevo detto che la contessa e il conte erano separati.
– Vero: siete molto precisa, Signora, mi complimento con voi per la vostra memoria. Perdonatemi ancora tanto se vi sembro importuno. Mi serve una precisazione. Le date sono da intendere secondo il calendario giuliano o secondo il calendario gregoriano?
– Secondo il calendario gregoriano. La Polonia non è la Russia, e comunque nel 1810 i russi erano fuori gioco (solo momentaneamente, purtroppo): avevamo allora il Granducato di Varsavia creato da Napoleone.
– Quando lasciaste Żelazowa Wola?
– Nello stesso 1810, in settembre. Mio marito aveva avuto la nomina a professore di francese nel liceo di Varsavia. Andammo ad abitare in una dépendance del Palazzo di Sassonia, e nel 1816 ci trasferimmo nel Palazzo Casimir, sede del liceo. Dopo la nascita della nostra ultima figlia tenemmo a pensione sei o sette ragazzi. Ce ne avevo da sbrigare, di lavoro domestico!
– Quando capiste che vostro figlio possedeva una forte predisposizione per la musica?
– Molto, molto presto. Mia figlia Ludwika, che suonava il pianoforte, gli diede le prime lezioni. Quando aveva sette anni lo affidammo al professor Żywny, grande amico di mio marito. Non sapeva ancora scrivere la musica, il mio Frycek, ma già componeva. Żywny mise sulla carta una Polacca che Fryderyk aveva creato al pianoforte: fu subito pubblicata.
– Quando imparò a scrivere la musica?
– Tre anni dopo, nel 1820. Ma già nel 1816, a sei anni, conosceva l’alfabeto, leggeva e scriveva. A sei e a sette anni preparò e scrisse delle brevi poesie per gli onomastici miei e di mio marito.
– Dei biglietti d’auguri in poesia, se ho ben capito.
– Avete capito perfettamente. Per il San Nicola del 1818 scrisse un augurio in prosa: “Sarebbe per me più facile farti partecipe dei miei sentimenti se ciò fosse possibile con i suoni della musica, ma siccome il più bello dei concerti non arriverebbe a farti partecipe, mio caro papà, di tutto l’affetto che ti porto, devo impiegare le semplici parole che escono dal mio cuore per dirti che depongo ai tuoi piedi l’omaggio della mia riconoscente tenerezza e del mio attaccamento filiale”. Amò sempre moltissimo suo padre.
– E sua madre.
– E sua madre. È così. Era un bambino talmente dolce che mi si inumidivano gli occhi, guardandolo. A otto anni era già noto, a Varsavia: aveva suonato per l’arciduca Costantino e per la zarina madre, la sua marcia era stata eseguita sulla piazza di Sassonia, e nel Palazzo Radziwiłł si era esibito con grande successo in un concerto di un compositore che... Tu te lo ricordi, Izabela, chi era?
– Certo, mammà. Era Adalbert Gyrowetz. Fryderyk suonò un movimento del suo Concerto in mi minore.
– E quando iniziò a studiare la composizione?
– Nel 1822, come allievo privato del professor Elsner. Nel 1823 si iscrisse al liceo e al termine dell’anno scolastico ricevette persino un premio.
– Un allievo modello.
– Faceva tutto con grande facilità ed aveva un ingegno multiforme. Il signor Żywny, eccellente persona e professore quanto mai coscienzioso, era violinista, più che pianista. A Fryderyk insegnava la musica, e lui la realizzava al pianoforte senza fatica. Non si attardò mai su esercizi e studi.
– Dove trascorrevate le vacanze?
– Non potevamo permetterci vacanze da signori, e del resto non ne sentivamo affatto la necessità. Nel ’24 Fryderyk fu ospite, in agosto e in settembre, dei nostri amici Dziemanowski a Szafarnia. Nel ’25 andò in vacanza ancora a Szafarnia, e a Kowalewo, con escursioni a Toruń e a Danzica. Nel ’26, preoccupati per lo stato di salute della nostra figlia minore e facendo uno strappo alle nostre usanze, passammo le acque a Reinertz, Fryderyk, Ludwika, Emilia ed io. La nostra Izabela, che aveva quindici anni, si sacrificò, restando a casa per tenere compagnia al papà. Nel 1827 fummo colpiti da una tremenda sciagura: Emilia morì, a quattordici anni. Il colpo fu così forte che non ce la sentimmo più, nella nostra desolazione, di abitare in un appartamento traboccante di tanti ricordi felici. Ci trasferimmo nel Palazzo Krasiński.
– Mi è stato detto che Frédéric ed Emilia scrissero una commedia.
– Una commedia in versi. La scrissero e la recitarono nel 1824. Frycek fu irresistibile, come Borgomastro Grantrippa. Più tardi fece un viaggio a Berlino in compagnia di un collega di mio marito, e al ritorno recitò in una commedia, in casa di nostri amici. Il suo talento letterario si era manifestato nel 1824 con il Corriere di Szafarnia, resoconto umoristico delle avventure della villeggiatura. Frycek raccontava fatterelli di poco conto con un brio straordinario, ci faceva ridere di cuore.
– Vi ricordate, mammà, che si riferiva a se stesso come al “sieur Pinchon?”.
– Certo, lo ricordo.
– Ma lo sapete voi, cara signora Chopin, che in Francia esistono le Associazioni Pinchon! È un nome molto comune.
– Guarda un po’, non l’avrei mai immaginato. Izabela, com’era la storia del cameriere sul pero?
– Un cameriere sale sul pero e ne scuote i rami per farne cadere i frutti, attesi da un gruppo di dame assetate. Scuoti e scuoti, nessun frutto si stacca, ma a un certo punto piomba a terra il cameriere.
– Una storia banalissima, non vi sembra, dottore? Però quest’immagine delle dame che guardano in su come volpi fameliche, scrutando l’albero, e che vedono piombare giù un omone invece dei succosi frutti in cui piantare i candidi dentini, ci faceva sbellicare dalle risa.
– È certamente vero che non il contenuto, ma il modo di esporlo diverte il lettore. Mi permetto di introdurre un altro argomento. Non pensaste mai di avviare a vostro figlio verso la carriera di enfant prodige?
– Assolutamente no. La signora Catalani ci disse: “Questo ragazzino farebbe impazzire tutta Parigi”. Ma mio marito non era uomo da correre dietro alle chimere. Noi, dottore, siamo gente semplice. Ci piace la vita operosa e tranquilla, ci piace di avere molti amici fidati e della nostra condizione. Varsavia è più che sufficiente per noi. Fryderyk è diventato celebre e noi ne siamo immensamente orgogliosi e felici. Ma so che era giusto mandarlo al liceo, dargli un’istruzione regolare, lasciare che crescesse come tutti gli altri ragazzi, anche se era un po’, o molto, speciale.
– Però, come dicevate prima, a Varsavia era conosciutissimo.
– Lo invitavano in tutti i palazzi dell’aristocrazia, suonava, era vezzeggiato, ma ciò non lo rendeva superbo. In pubblico s...